Sta dilagando a più non posso, su tutto il web, la sconcertante notizia proveniente da Pinerolo, un piccolo comune in provincia di Torino, in cui domani due suore francescane uscite dal convento si uniranno “civilmente”.
Hanno dichiarato di essersi incontrare circa tre anni fà in un viaggio pastorale, e vogliono rimanere nell’anonimato. Delle due sappiamo infatti solo i nomi di battesimo ( Isabel e Federica ) che una è italiana e l’altra proviene dal Sudamerica e che hanno entrambe quarantadue anni. Per arrivare a coronare il loro sogno, hanno deciso di farsi togliere i voti in Vaticano – come che i voti fossero qualcosa da poter rimuovere materialmente a seconda dei propri innaturali impulsi sessuali, invero dalle proprie inclinazioni – e sistemare le pratiche burocratiche.
Le due ex consorelle non si sentono spaventate dalla reazione della Chiesa, quanto piuttosto dai pregiudizi, in particolare la suora italiana, originaria di un piccolo paese del Meridione:
“Non solo dovrò dire a mio padre che non sono più suora, ma anche che sono felice di sposarmi con Isabel”, ha dichiarato in un’intervista a La Stampa.
La vita delle due francescane è stata sempre proiettata verso il cosiddetto “spirito pastorale”, in uscita verso “le periferie esistenziali”. Ed ecco i risultati che ne scaturiscono; Isabel e Federica si sono sempre dedicate alle missioni ed alla vicinanza a tossicodipendenti o emarginati. Possiamo facilmente dedurre come l’intento non fosse quello di portare il messaggio evangelico al prossimo, visto le posizioni assunte e le decisioni prese.
La superbia delle due personagge non si limita a farle uscire dal loro convento in modo silenzioso, ma anzi la loro scelta viene fatta rimbombare non risparmiando lezioni di Fede, da due persone che hanno fatto del Vangelo ( se mai ciò fosse possibile ) un qualcosa di soggettivo e personale.
“Dio vuole persone felici, che vivano l’amore alla luce del sole”, ha dichiarato al quotidiano torinese Isabel.
La loro speranza è che “la Chiesa possa poter accogliere tutte le persone che si amano”.
Nuove pressioni dunque, unite alla caparbietà di chi vuole fecondare il proprio distorto pensiero e la propria menomata visione a tutto il panorama ecclesiastico.
L’unione (in)civile sarà celebrata dal sindaco pentastellato Luca Salvai, in municipio, e l’osceno spettacolo non si limiterà all’applicazione della boriosa “legge” Cirinnà, ma successivamente si terrà anche una blasfema ed invalida funzione “religiosa”, da un personaggio che le conosce bene: Franco Barbero, l’ ex-presbitero che quest’anno ha scimmiottato ben 19 “matrimoni” omosessuali prima del loro.
“Sarà bello averle qui nella nostra comunità di ascolto e preghiera“, ha dichiarato l’uomo a La Stampa.
Come sappiamo Franco Barbero non è propriamente un sacerdote: ha avuto parecchi problemi per le sue posizioni sui matrimoni gay, fino al punto di subire numerosi processi ecclesiastici. Finalmente nel 2003 ha ricevuto da Giovanni Paolo II la sospensione a divinis, che lo ha messo fuori dalla Chiesa Cattolica, dimettendolo dal suo stato clericale.
“Usciamo dal convento, ma non lasciamo la Chiesa e non dimentichiamo la fede” .
Così hanno concluso le dichiarazioni lasciate ai giornali le due ex francescane, ribadendo ancora una volta lo squallido ed ipocrita intento di voler restare a “servizio della Chiesa”.
L’epilogo di questa triste vicenda non è tanto lo specifico fatto in sé, quanto piuttosto le conseguenze che esso genera, particolarmente dal punto di vista mediatico: le lobby-LGBT, purtroppo infiltratesi anche nella Chiesa, trovano da queste situazioni energie vitali su cui costruire, sempre più, i marchingegni che potremmo tranquillamente definire – e nel verso senso della parola – infernali.
Del resto viene così dimostrato che l’effetto Charamsa sta facendo il suo corso, e che probabilmente siamo solo all’inizio dello scoperchiamento del traboccante vaso di Pandora.
Cristiano Lugli in Osservatorio Gender