Le dimissioni del vescovo spagnolo Xavier Novell Gomà hanno tutta l’aria di essere un delitto perfetto Media-Vaticano: nessuno, se non la Santa sede, conosce i motivi della rinuncia, c’è chi parla di uno scontro di potere nella Chiesa spagnola, ma tutti i media ricordano le sue posizioni sui gay, lasciando intendere che sia normale dover togliere il disturbo per aver toccato certi temi. Il modo migliore per estromettere un testimone scomodo senza sparare un colpo e contemporaneamente avvertire tutti gli altri vescovi che chi tocca la dittatura Lgbt, muore.
Com’è facile cacciare un vescovo sgradito e contemporaneamente lanciare il messaggio a tutti gli altri di non intromettersi nelle questioni Lgbt. Xavier Novell Gomà è il vescovo più giovane di Spagna e l’ottavo più giovane della Chiesa e da ieri non è più alla guida dell’episcopato di Solsona, in Catalogna.
Lo scarno comunicato vaticano che ne annuncia l’accoglimento della rinuncia da parte di Papa Francesco non fornisce nessuna pista per cercare le motivazioni, eppure in pochi minuti a tutti i media è stato automatico associare la figura di Novell al tema della propaganda Lgbt. Quasi come un riflesso pavloviano: il Vaticano ne annuncia la rinuncia e zac: tutti pronti a ricondurla alle sue posizioni sulla causa omo.
Sarà vero? Non lo sappiamo, anche perché il Vaticano parla di una rinuncia per “motivi strettamente personali”, che però è una scusa così vaga e infantile che ricorda le assenze strategiche del liceo quando c’era aria di interrogazione di matematica. Il punto, però, è il fatto che a fronte di una unica versione mediatica autoimposta, nessuno dal Vaticano si è affrettato a smentire o puntualizzare che le motivazioni non andassero ricercate nelle sue posizioni contro la montante marea Lgbt. Così, certe notizie è facile che si impongano: come una freccia dall’arco scoccano e volano veloce di bocca in bocca.
Anche Vaticaninsider, giornale vicino all’entourage della comunicazione vaticana ha messo in relazione Novell con le sue parole chiare, pronunciate però negli anni scorsi. Quasi a voler lasciare che nell’ambiguità, si facesse strada questa lettura: chi tocca i gay, muore.
Il vescovo, infatti, in passato era finito nel mirino di alcune associazioni gaie (QUI la Bussola si era occupata del linciaggio di cui era stato vittima) e anche recentemente aveva attirato le ire di alcuni genitori di figli omosex per via di una frase pronunciata dall’ambone sulla genesi dell’attrazione omosessuale: “L’omosessualità può essere correlata a una figura paterna assente e lontana”. Frase, questa, che ogni psicologo di buona volontà sottoscriverebbe, ma che era costata a Novell un po’ di guai. Cercò di rimediare, scusandosi con i genitori e ribadendo di non aver voluto ferire nessuno, ma altresì disse che non avrebbe smesso “di presentare senza paura la visione cristiana della persona e delle conseguenze morali che derivano da essa”.
Anche sull’aborto, il nostro non scherzava, paragonandolo a un olocausto moderno, frase anche questa indiscutibile ma che – come sappiamo – può costare parecchio in termini di tranquillità.
Insomma, i media, col consenso tacito del Vaticano, hanno potuto confezionare a puntino un personaggio da cui guardarsi e contemporaneamente avvertire tutti gli altri. A poco sembra infatti che interessino le sue simpatie politiche. Il vescovo era uno sfegatato tifoso della Catalogna indipendente tanto da aver preso posizione pubblica nel corso del referendum finito come si sa nella repressione o nel tentativo di golpe, a seconda delle opposte visioni, ma queste, si dirà, sono questioni spagnole. E nemmeno l’idea che Novell fosse vittima di una guerra di potere – diciamo così – nella Chiesa spagnola come vescovo non gradito al potente cardinal Juan José Omella, vescovo di Barcellona, che di Novell non amava lo stile contundente nè le sue simpatie politiche.
Così, senza nessuna motivazione se non generica e senza alcuna smentita il delitto si è compiuto. Non sapremo mai quale è stato il vero perché della sua rinuncia, ma vista la piega che ha preso il circo mediatico, quella anti-Lgbt è l’unica motivazione. Accettata la quale, il Vaticano può rimettere nella fondina la pistola senza neanche bisogno di sparare un colpo. Lasciando ingtendere implicitamente e senza mai dirlo apertamente, che parlare male dei gay possa essere una motivazione più che lecita, anche canonicamente, per levarsi di torno.
È ormai una tecnica molto rodata. I casi D’Ercole e Cavina insegnano. Le dimissioni spintanee avvengono sempre, guarda caso, quando ci sono dei vescovi che non si allineano al mainstream ecclesiale. In ogni caso, sono tutti avvertiti. Anche in Italia. Che cosa accadrebbe infatti se un vescovo dovesse parlare dopo l’approvazione della legge Zan? Si è tanto parlato di clausola salva Chiesa, ma se è la stessa Chiesa che ti dimissiona, allora, forse è quasi meglio essere linciati dalle milizie Lgbt…
Andrea Zambrano in la NBQ