Il cardinale tedesco Paul Josef Cordes, già presidente emerito del Pontificio consiglio Cor Unum, condivide i “dubia” che quattro cardinali hanno presentato al Papa in merito ad alcune controverse interpretazioni del capitolo VIII di Amoris laetitia. E’ una notizia che non meraviglia in quanto, come avevamo già preannunciato , il porporato tedesco con ogni probabilità è uno dei sei prelati che hanno firmato la lettera consegnata al pontefice nel settembre scorso.
In un’intervista concessa al portale web austriaco kath.net, Cordes ha specificato che non comprende «l’indignazione» che questi “dubia” hanno sollevato. «Con un tono obiettivo, i quattro cardinali hanno chiesto un chiarimento su alcuni dubbi sollevati dal testo di Amoris laetitia», ha detto il cardinale, «e sono stati accolti con una protesta sproporzionata. Io non sono stato in grado di comprendere questo sdegno diffuso. Ho anche avuto dubbi che queste persone indignate fossero motivate dal desiderio di trovare la verità».
Il cardinale Cordes ha poi fatto riferimento alle recenti dichiarazioni del prefetto della Congregazione della Dottrina della fede, cardinale Gherard L. Muller, il quale ha sottolineato come «questo documento [Amoris laetitia, ndr] non deve essere interpretato in modo tale da indicare che le precedenti dichiarazioni dei papi e della Congregazione della Dottrina della fede non sono più validi».
A questo proposito Cordes rileva che «la Chiesa non ha mai dismesso nessun contenuto centrale [dell’insegnamento di Cristo]». L’insegnamento della Chiesa non può cambiare, perciò il porporato si chiede: «Come può la Chiesa oggi reclamare affidabilità per una certa dichiarazione di fede, mentre un’altra dichiarazione di fede non ha più rilevanza ed oggi è considerata falsa?»
Sul tema specifico dell’accesso ai sacramenti per i conviventi more uxorio, divorziati risposati in particolare, Cordes ha detto che «il fondamento teologico di una tale autorizzazione [all’eucaristia, ndr] non è affatto convincente. La sua espressione formale (una nota a piè di pagina) di certo non ha lo status né il rango del dogma».
In Sinodo 2015 Osservatorio