Anche noi come i discepoli di Emmaus siamo sulla strada, quella della nostra vita, della nostra esistenza, quella della nostra esperienza di fede. Come noi hanno vissuto l’esperienza della Pasqua, anche se quest’anno non abbiamo potuto celebrarla come sempre si è fatto. Abbiamo, però, lo stesso sentito l’annuncio della risurrezione risuonare così come lo è stato per gli apostoli: “Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.
Eppure ci ritroviamo sulla strada a tornare indietro, magari anche noi che ci siamo messi in cammino dietro al Signore nell’ esperienza della fede in questo momento difficile, di prova grande, in cui sperimentiamo fragilità, debolezza e dobbiamo ridimensionare tante cose, anche la nostra libertà, dove la morte sembra avere il sopravvento sulla vita e nemmeno possiamo andare a piangere sui nostri morti.
Questi due viaggiatori camminano fra fatica e delusione. Sono stanchi e afflitti come possiamo essere noi in questo tempo di dolore, di domande a cui nessuno riesce a dare risposta.
Ma ecco qualcuno si fa vicino: “Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.” Dio si fa vicino, Gesù si fa vicino, ma tanto spesso, proprio come Cleopa e il suo compagno siamo incapaci di riconoscerlo. Vuole aiutarci per uscire dal buio in cui siamo caduti, dallo scoraggiamento e dalla paura. Viene in modo discreto, in incognito senza compiere gesti eclatanti, come di qualcuno che vuole stare con noi, condividere la nostra situazione, la nostra sofferenza.
Questo sconosciuto vuole dare risposta ai loro e ai nostri dubbi:
“Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.
Perché spuntasse l’alba nuova della Risurrezione non bisognava che il Cristo passasse attraverso il Calvario? Lentamente i due sembrano cominciare a comprendere facendo anche loro un cammino faticoso, la loro salita al Calvario. Percepiscono, attraverso le Scritture, che lo sconosciuto spiega, che l’amore di Dio arriva fino alla Croce.
Ma ecco il desiderio che questo sconosciuto compagno rimanga con loro.
«Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto»
Il loro cuore comincia ad aprirsi e ad aprirsi alla speranza facendo percepire una luce che può illuminare la vita e l’esistenza, oltre la notte. A tavola, allo “spezzare del pane” lo riconoscono. È
nell’ Eucaristia che noi continuiamo a riconoscere Gesù, a comprendere il suo mistero di morte e risurrezione.
Questa Eucaristia che tanto manca a noi in questo momento pellegrini sulla strada di Emmaus, ma il Signore si fa ancora vicino nella Scrittura, nella preghiera, nel grande mistero della Chiesa che unisce tutti i battezzati.
Capaci di andare oltre a quello che vedono gli occhi di carne, avendo un cuore accogliente e aperto al mistero che trasfigura la nostra vita.
Torneremo a celebrare l’Eucaristia e potremo ancora riconoscere il Signore allo spezzare del pane, per poi andare ad annunciarlo vivendo la carità e diventando portatori di Speranza. Voglio condividere con voi questo breve testo che ho trovato in un vecchio messalino del 2011, ma che mi sembra più che mai attuale.
“Il risorto libera l’uomo da una vita senza scopo, da cammini senza uscita, da percorsi di morte o senza meta. Egli cammina accanto all’ uomo all’ uomo fino alla fine del tempo. Tocca all’ uomo scoprirlo, vederlo con gli occhi del cuore illuminati dalla fede, incontrarlo, riconoscerlo nel Pane spezzato e in quel Sangue prezioso che libera
l’uomo dalla sua vuota condotta per donargli un futuro di gloria”. (Messalino LDC anno A- 2011)
Quel futuro di gloria che preghiamo e invochiamo per tutte le vittime della Pandemia.
Deo gratias,qydiacdon
Preghiera per la comunione spirituale
Gesù mio,
io credo che sei realmente presente
nel Santissimo Sacramento.
Ti amo sopra ogni cosa
e ti desidero nell’ anima mia.
Poiché ora non posso riceverti
sacramentalmente,
vieni almeno spiritualmente
nel mio cuore.
Come già venuto,
io ti abbraccio e tutto mi unisco a te;
non permettere che mi abbia mai
a separare da te.
Eterno Padre, io ti offro
il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo
in sconto dei miei peccati,
in suffragio delle anime del purgatorio
e per i bisogni della Santa Chiesa