II Domenica dopo Natale – Omelia: “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: “grazia su grazia”.

Vangeli

 

L’ evangelista Giovanni contempla il mistero di Dio, della sua venuta in mezzo a noi, della sua missione.

Mistero di comunione quello di Dio, mistero d’amore che trabocca e si espande nella creazione.
Mistero di vita e di luce. Luce che nel Natale viene ad illuminare un mondo avvolto dalle tenebre, dall’oscurità, dal peccato! Le tenebre, l’azione del maligno nel cuore degli uomini cercano in continuazione di spegnere questa luce, ma non vi riescono. La luce della verità e dell’amore di Dio sono più forti. Apparentemente sembreranno essere sconfitti con la Croce, ma per brevissimo tempo dopo tre giorni il Signore risorge e la luce torna a risplendere. Luce di speranza e di vita, di vita eterna.
Eppure tanti, anche oggi, rifiutano questa luce andando dietro a fiammelle tremolanti e incapaci di riscaldare il cuore e la vita degli uomini. Non accettare la luce che Gesù è venuto a portare significa condannarsi alla mancanza di senso della nostra esistenza, all’ inquietudine, alla mancanza di pace.

Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di ritrovare e rincontrare Dio in un mondo in cui le tenebre sono fitte e sembra prevalgano. Non solo per il Covid, “ma per il cuore indurito” dal peccato, dall’autosufficienza per la quale l’uomo pensa di essere lui il padrone del mondo, della propria vita, ma anche di quella degli altri. Quando ci verrà chiesto conto della nostra vita cosa diremo, come risponderemo? Cosa mostreremo? Magari mani anche pulite, ma vuote di qualcosa di bene.

“Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce …”
Il Battista ha il compito di dare testimonianza a quella luce che si è accesa nella capanna di Betlemme. Se questo è specifico per Giovanni lo è anche per ogni battezzato. Ciascuno di noi deve dare testimonianza. Testimonianza di essere prima di tutto noi ad essere illuminati, vivendo la nostra vita in conformità al Vangelo, al Signore Gesù, a quello che ci ha mostrato, a quello che ci ha insegnato e comandato. Una testimonianza umile, vera, coraggiosa e vigorosa come quella del Battista.

L’evangelista ci descrive poi il grande dono che ci viene fatto se noi accogliamo il Signore Gesù che non viene a mani vuote.

A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome”

Figli di Dio, ma ci pensiamo cosa significa? Per grazia, per dono. Quale dono più grande. Se ci pensassimo certo la nostra fede, la nostra vita, la vita del mondo sarebbe migliore.

In Gesù noi incontriamo quel Dio che desideriamo vedere, con il quale vorremmo interloquire, soprattutto nei momenti di difficoltà, di prova, di dolore. Occorre, però, superare quel legalismo che fa della fede solo un’ostentazione esteriore, ma mettere il cuore, l’amore. Solo così, a piccoli passi, in silenzio potremo entrare in quel mistero che l’ evangelista Giovanni ci descrive.

Il Signore è qui in mezzo a noi e ci chiede che il nostro cuore, la nostra vita diventino la sua dimora stabile superando quello che, qualche commentatore, ha definito “il buonismo natalizio” (Curtaz)

Accogliamo quella luce che è Cristo e tutta la nostra vita sarà illuminata!

Deo gratias, qydiacdon

 

 

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