Se avessi meno anni, più energia e più neuroni mi divertirei forse a scrivere un bestiario ecclesiale, elencando alcune – tutte è impossibile – delle scemenze commesse in buona fede da quelli che dovrebbero essere le guide del povero gregge che siamo. A cominciare dal parroco iper-progressista Biancalani che parla di “nemici” (fascisti e razzisti) in un post. Un prete che parla di “nemici” e non di persone da convertire? Ma che prete è? E che vescovo è quello che non lo corregge? Per non parlare del vicario di Ceuta e parroco della cattedrale della città spagnola.
Qualche giorno fa – precisamente domenica scorsa – la cattedrale di Ceuta ha infatti aperto le sue porte per onorare un dio indù, Ganesh. La chiesa, conosciuta anche come santuario della Vergine d’Africa, è stata attraversata da una processione della comunità indù dopo aver percorso le strade della città portando un palanchino su cui era seduto Ganesh. Così, sempre sul palanchino, la statua è entrata in cattedrale ed è stata deposta davanti all’altare. Dopodiché il vicario generale di Ceuta ha tenuto un breve discorso. Ganesh, un dio con il corpo di bambino e la testa di elefante, è una divinità popolarissima che si invoca come buon auspicio, come protezione del commercio, per aprire le strade chiuse, libersi dagli ostacoli e per riuscire in molte altre cose. Di recente, anche in Occidente, c’è stato un forte revival del suo culto.
Ma la presenza di un Dio indù, accolto con canti e fiori in cattedrale, ha provocato sconcerto. Tanto che il vescovo di Cadice e Ceuta, Rafael Zornoza, si è mosso rapidamente. In un comunicato ha definito come negativo il fatto di accogliere all’interno della cattedrale i membri della comunità indù che portavano immagini di una divinità da loro venerata: “Un fatto riprovevole che non doveva essere consentito”. Il vescovo ha espresso il suo profondo dolore per “questo fatto lamentevole che ha potuto causare danno, confusione e scandalo nella comunità cristiana e chiede perdono a tutti quelli che per questa situazione sono stati scandalizzati o confusi”.
Ribadisce rispetto e amore per le varie comunità religiose, che però “fanno sì che siamo sempre più obbligati ad essere fedeli alla nostra tradizione cristiana…Il vicario di Ceuta, debitamente rimproverato per aver permesso queste azioni, si è detto triste per i fatti, riconoscendo che è stato un errore permettere l’ingresso di quest’immagine”. E “ha dichiarato che non voleva in nessun momento venerare niente che non fosse nostro unico e vero Dio, ma che la sua intenzione era solo quella di accogliere in segno di rispetto ciò che la comunità indù voleva offrire alla comunità cristiana e alla patrona con un dono floreale all’esterno del tempio senza celebrare nessun tipo di atto religioso. Il vicario ha riconosciuto il danno che ha potuto causare ai fedeli e accetta la sua totale responsabilità presentando le sue dimissioni che sono state accettate”.
Ma non è finita qui. Infatti gli indù hanno deciso di rivolgersi a papa Francesco chiedendogli di riamettere al posto di vicario il sacerdote dimissionario. In un comunicato si scrive che “è sconcertante sapere che invece di premiare il vicario generale di Ceuta, Juan José Mateo Castro, per la sua promozione della fratellanza e della convivenza, la diocesi di Cadice e Ceuta ha deciso di punirlo”. Il comunicato dà anche una lezioncina al vescovo: “C’è bisogno di una comprensione più ampia e inclusiva della religione, nessuna religione è un’isola. Dobbiamo imparare a vedere interconnessioni e interdipendenze fra le religioni. Dio non aveva agenti esclusivi, come molti potrebbero sostenere”.
Marco Tosatti
In la NBQ
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Questa è la conseguenza di un certo sincretismo religioso che si è andato insinuando anche fra coloro che dovrebbero essere guide e pastori del popolo di Dio, ma che purtroppo si sono dimenticati di quanto disse Pietro in Gerusalemme “davanti ai loro capi, gli anziani e gli scribi, il sommo sacerdote Anna, Caifa, Giovanni, Alessandro e quanti appartenevano a famiglie di sommi sacerdoti. (…) Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo… In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati.” (Atti degli Apostoli capitolo 4)
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