Sulle linee di interpretazione del capitolo VIII di Amoris laetitia proposte dai vescovi della regione di Buenos Aires, abbiamo avuto l’importante risposta del Santo Padre. Il quale, come sappiamo, ha espresso che oltre quella dei vescovi argentini “non c’è altra interpretazione”.
Tuttavia, come richiesto dall’esortazione apostolica, altre diocesi dell’orbe cattolico stanno proponendo linee guida, che, in alcuni casi, approdano ad interpretazioni diverse da quella indicata dai presuli di Buenos Aires.
L’ultimo esempio viene dai vescovi dell’Alberta (Canada), responsabili di circa 1 milione di cattolici nello loro cinque diocesi. A proposito dell’accompagnamento pastorale delle coppie di divorziati risposati, cioè dell’elemento che solleva più discussioni e varietà interpretative, il documento non menziona la famigerata nota 351 del capitolo VIII, quella che “entro una condizione oggettiva di peccato – che non sia soggettivamente colpevole o che non lo sia in modo pieno” apre, in certi casi, “all’aiuto dei Sacramenti” per l’integrazione nella vita della Chiesa di queste coppie.
Inoltre, il documento dei vescovi dell’Alberta, fa esplicito riferimento alla necessità di vivere “come fratello e sorella” così come insegnato da Familiaris consortio n°84, per l’accesso ai Sacramenti. “Tale fermo proposito [astenersi dagli atti coniugali, ndr] di vivere in conformità con l’insegnamento di Cristo, basandosi sempre sull’aiuto della sua grazia, apre loro la possibilità di celebrare il sacramento della Penitenza, che a sua volta può portare alla ricezione della Santa Comunione durante la Messa”.
Secondo i vescovi canadesi “per un cristiano battezzato l’adulterio non è soltanto una mancata osservazione di uno dei dieci comandamenti, ma è anche un’anti-testimonianza pubblica dell’autentica natura della Chiesa: l’unione tra Cristo e i battezzati.” Per questo ogni rottura “di questa unione, come l’adulterio, deve essere sanata prima della ricezione della Santa Comunione”.
In questa linea interpretativa di Amoris laetitia possiamo includere anche le linee guida pastorali espresse nel giugno scorso dalla diocesi di Philadelphia, oppure la lettera che monsignor Hector Aguer (foto), inviò ai suoi sacerdoti). Quest’ultimo caso è piuttosto curioso visto che monsignor Aguer è vescovo di La Plata, città vicinissima a Buenos Aires, e la sua lettera si discosta un po’ dai criteri che i suoi confratelli vescovi di Buenos Aires hanno appena proposto. (LB)
In Sinodo 2015 Osservatorio