Gesù è meravigliato della poca scaltrezza dei cosiddetti “buoni”. Ha ragione, perché noi “buoni” potremmo rivoluzionare il mondo in poco tempo, ma siamo timidi e paurosi, indecisi e un po’ imbelli. Molti di noi hanno la capacità e i mezzi economici per ribaltare la mentalità imperante e la cultura del consumismo del perbenismo ed invece si fanno soggiogare ed abbagliare da ciò che è insignificante e “impermanente”.
Ci illudiamo di essere buoni, ma non lo siamo veramente. Se fossimo davvero buoni il mondo sarebbe certamente assai migliore. Forse siamo solo degli inguaribili moralisti che amano produrre teorie e convegni scrivere libri e trattati piuttosto che vedere compromesso il proprio assurdo standard di vita che spesso non ha nulla di cristiano.
Se cominciassimo ad essere consapevoli che “ nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’ uno o amerà l’ altro, oppure si affezionerà all’ uno e disprezzerà l’ altro” e che non “possiamo servire Dio e la ricchezza”, diventeremmo “beati” secondo la promessa di Gesù, e capiremmo, fin da ora, che “ il Regno di Dio è nostro” e ci appartiene e che solo l’ attaccamento alla ricchezza e il suo uso egoistico ce lo possono portare via. Allora, finalmente, ameremmo “la povertà” e non invidieremmo più “gli sfortunati ricchi” perché, essi, “ avendo già ricevuto la loro ricompensa”, di là si ritroveranno nullatenenti e nudi.
da: Suo Padre uscì a supplicarlo ed. Effatà