“Ci ha detto che ci avrebbe accolto così come i principi cristiani vogliono e così come ha detto il Vescovo di Albenga ed il Papa“. Così ha esordito Fernando “Ferdy” Trivino, un omosessuale residente nel Comune di Ceriale che si è unito civilmente al suo compagno Salvatore, poco meno di due settimane fa.
La notizia si è diffusa a livello locale, specialmente in seguito alle dichiarazioni di Eugenio Maineri, vicesindaco di Ceriale, che si è duramente opposto sopratutto ai festeggiamenti avvenuti presso le opere parrocchiali dopo il “sì” nella sala consiliare. È proprio questa notizia infatti a gettare scandalo ed indignazione fra tanti, specie perché la cosa è stata resa – come spesso accade in queste circostanze – pubblica e nota ai più.
Lo stesso Fernando “Ferdy” la racconta senza risparmiare nulla, alludendo alla solidarietà mostrata a lui e al compagno Salvatore dagli amici e dallo stesso parroco locale, don Antonio Cozzi:
“Ieri è stato un giorno meraviglioso. Quando siamo arrivati in comune ed abbiamo visto tutte queste persone che ci hanno applauditi eravamo felicissimi. Poi abbiamo fatto il rito ( “rito”? n.d.r. ) nella sala consiliare con i nostri amici più cari e alla fine ci siamo scambiati un bacio, ma sulla guancia – precisa – noi abbiamo una morale e una attenzione particolare e non siamo mai stati per le smancerie in pubblico. Non vogliamo fare sceneggiate”.
Un’unione dunque non solo contestata, ma anche e soprattutto accolta con gioia da parte di molti cittadini, dalle istituzioni e dal parroco del paese che, “nello spirito cristiano”, ha accettato volentieri che la coppia festeggiasse l’unione contro-natura nella “sala delle opere parrocchiali”, “esattamente come avrebbe fatto per qualunque altro cittadino”:
“Il parroco ci ha accolto ed anche il Papa, in questi giorni, ha parlato in questi termini” – spiega uno dei due omosessuali, riferendosi alla recente intervista rilasciata da Bergoglio durante il viaggio di ritorno dalla Georgia.
Ferdinando Trivino conclude tornando nuovamente sulla questione della sale delle opere parrocchiali concessa per i festeggiamenti:
“Abbiamo chiesto la sala per una festa e senza discriminazioni il parroco l’ha concessa a noi come avrebbe fatto con chiunque. Abbiamo lasciato la nostra offerta ed abbiamo fatto una festa elegante e senza eccessi, consona al posto dove ci trovavamo. So che il parroco ha chiesto il consenso anche del Vescovo di Albenga il quale, ci ha riferito Don Antonio , ha dato il suo pare re positivo chiedendo solo rassicurazioni, come è ovvio, che non si sarebbe trattata di una festa che potesse risultare fuori luogo dimostrando anche lui una grande apertura nei nostri confronti”.
Il caso sarebbe dunque risolto e normalizzato in base al tono assunto dai festeggiamenti, quando invece la cosa che dà già scandalo è non come si sia festeggiato, ma piuttosto cosa si sia festeggiato… in una sala parrocchiale! La conquista del territorio ecclesiale da parti di omosessuali, metaforicamente, è sempre più vicina: oggi è la sala parrocchiale per i festeggiamenti, domani sarà la chiesa stessa per l’unione. Sono questi i sempre più certi risultati della “Chiesa in uscita”.
Cristiano Lugli – Osservatorio Gender