Che in Italia vigesse un sistema informativo completamente succube se non direttamente gestito dalla politica ne abbiamo avuto prova in questi ultimi due anni. Ma che si arrivasse ad attaccare duramente un programma per aver osato porre delle domande, doveva ancora succedere. Ed è successo a Report, celebre programma in onda su Rai 3 condotto da Sigfrido Ranucci reo di aver messo in questione il regime sanitario in vigore in Italia attraverso delle semplici domande e, soprattutto, di aver definito la somministrazione della terza dose un “grande business” per le case farmaceutiche che preferiscono offrire terze e quarte dosi ai paesi industrializzati piuttosto che le prime ai paesi del terzo mondo. Parole che per la verità, afferma il conduttore, sono state pronunciate da un manager della Pfizer.
Il programma Rai è ora bersaglio della critica della politica che accusa ferocemente il conduttore di diffondere “tesi no vax”. Secondo quanto riferito da Il Corriere l’ira funesta è esplosa proprio nel mondo politico. Forza Italia e PD, assieme a Matteo Renzi, chiedono alla RAI di intervenire contro il programma. Per il PD «su Report è andato in onda un lungo compendio delle più irresponsabili tesi No vax e No Green Pass». Mentre da Forza Italia arriva l’accusa di «lagna qualunquista». Secondo PD e FI Report diffonderebbe quelle falsità che incoraggiano e alimentano le manifestazioni “no green pass” contro il governo. Dando così per scontato che le molte manifestazioni contro il “passaporto verde” (tutte rigorosamente silenziate o strumentalizzate dai media di regime e ora vietate dalla politica che d’altro canto tollera i rave party) siano mosse da falsità e violenza.
Un episodio che non fa che confermare il clima di censura e di bavaglio che si respira nel paese dove è lecito fare, pensare e dire solo ed esclusivamente ciò che viene prescritto dalle autorità politiche e dove è proibito porsi delle domande pena l’esclusione dal dibattito pubblico e l’accusa di complottismo e disobbedienza civile.
Tuttavia le domande poste da Ranucci sembrano lecite, così come affermato dal conduttore che ha provato a difendersi dicendosi «stufo delle accuse» e appellandosi al diritto di critica sancito dall’articolo 21 della Costituzione Italiana. «Nascondere le criticità della campagna vaccinale del governo alimenta o abbatte le tesi no vax? » Si è chiesto il conduttore intervistato da Radio Radio TV.
«È da no vax dire che il 9 settembre AIFA si è sbagliata a scegliere con troppa fretta di iniettare Moderna a dose intera quando la stessa azienda sei giorni prima aveva raccomandato metà dose?». Sull’Ansa la replica di Ranucci: «È da no vax chiedere che venga fatto il tampone più frequentemente agli infermieri che rischiano di contagiarsi perché cala l’efficacia del vaccino? È da no vax chiedere di sorvegliare con attenzione gli anticorpi per fare prevenzione?».
Il programma infatti questiona il mancato controllo sull’efficacia dei vaccini così come il fatto che i sanitari (categoria a rischio) non vengano sottoposti a monitoraggio tramite tamponi frequenti per il fatto di essere stati vaccinati diversi mesi fa. Questo nonostante i vaccini, alla prova dei fatti, non sembrino affatto mantenere l’efficacia annunciata. Un rischio (per i dipendenti!) che le aziende sanitarie sono disposte a correre in obbedienza (cieca) alle disposizioni politiche. È infatti palese che la politica certifichi oggi una validità del vaccino (attraverso il green pass) che non trova affatto riscontro nei dati scientifici; anzi in contrasto coi risultati degli studi sul decadimento degli anticorpi effettuati autonomamente dal reparto di microbiologia dell’ospedale Niguarda di Milano. L’efficacia del cosiddetto Green Pass non è dunque supportata dalla scienza, come affermato categoricamente dal professore di microbiologia dell’Università di Padova Andrea Crisanti che ha dichiarato: “Abbiamo sentito molti politici affermare che col green pass creiamo degli ambienti sicuri ma non è assolutamente vero”. Una scelta burocratica dunque spacciata per esigenza sanitaria che coinvolge l’intera popolazione italiana. Come infatti commentare il fatto che i vaccinati con monodose Johnson abbiano un green pass valido per dodici (12!) mesi mentre secondo recenti studi la copertura di tale vaccino è pari a due (2!) mesi?
Eppure in Italia la politica non accetta dubbi sul suo operato né domande sulle misure adottate. Misure che il governo Draghi si appresta a confermare prolungando lo stato di emergenza fino a Pasqua «per contrastare la recrudescenza della Pandemia».
E mentre, di fronte all’evidente calo dell’efficacia dei vaccini, si prevedono terze e quarte dosi da gennaio, il presidente Biden pensa ai nostri bambini: gli Usa sembrano pronti a somministrare i vaccini dai cinque anni in su. Una decisione che porterà di conseguenza l’avvio del sistema del lasciapassare anche per le scuole. Come già succede ad esempio dall’altro capo del mondo: a Panama il certificato vaccinale Covid è richiesto ai bambini come requisito indispensabile per l’iscrizione a scuola. Senza vaccino dunque i bambini non saranno ammessi alla scuola pubblica, come di fatto succede per i vaccini obbligatori.
Tornando in Italia i non vaccinati dunque saranno sempre più costretti ad una ghettizzazione; dovranno pagare ancora cara la loro disobbedienza civile procurandosi obbligatoriamente e a pagamento un certificato di buona salute (che altro non è che un certificato di buona condotta civica) ogni due giorni per partecipare alla vita sociale. Mentre i vaccinati (nonostante, lo ripetiamo, non abbiano la garanzia di essere immuni, anzi con la chiara possibilità di infettarsi ed infettare) avranno il lasciapassare come un premio per la loro obbedienza allo Stato così come ha affermato Enrico Letta leader della sinistra italiana che ha affermato: «Chi segue le regole va premiato». Allo stesso modo il Green Pass si presenta, non una misura sanitaria volta alla tutela della salute, ma uno strumento per rendere più difficile la vita ai non vaccinati come ha affermato pubblicamente il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta che ha parlato di misura geniale che impone un «costo psicologico» per indurre alla vaccinazione ed «aumentare il costo della non vaccinazione» ai non vaccinati “schiacciandoli” fino all’inconsistenza.
Peccato che il green pass da vaccino sia un pericolo per chi lo può vantare e per chi gli sta vicino perché offre una falsa sensazione di sicurezza e l’idea di non doversi più proteggere né di dover proteggere gli altri, mentre si additano i non vaccinati (di per sé sicuri grazie ai tre tamponi obbligatori a settimana) di mettere a rischio il paese.
“Serve un pizzico di incoscienza” diceva Draghi ai giovani. Un pizzico. È ormai palese, però, che se parliamo di incoscienza lui stesso abbia leggermente esagerato con le dosi…
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