L’Islam ha negli immigrazionisti i suoi “utili idioti” e la Chiesa sta vivendo il suo “inferno”. Queste, in sintesi, le posizioni più forti di don Alfredo Morselli, 59 anni, parroco nella diocesi di Bologna, predicatore di esercizi spirituali secondo il metodo di sant’Ignazio. Licenziato al Pontificio Istituto Biblico, é autore di saggi quali “La negazione della storicità dei Vangeli.
Storia, cause, rimedi” (2006) e “Allora tutto Israele sarà salvato” (2010). – “Porto avanti fedelmente – ci dice – quanto mi ha insegnato il Card. Caffarra» E in effetti sono molti i suoi saggi sulle questioni suscitate da Amoris laetitia, pubblicati per lo più su internet. Don Alfredo, prima di rispondere alle nostre domande, ci fa una gentile richiesta: “non chiamatemi “tradizionalista” nella presentazione, sono solo un cattolico”.
Don Alfredo Morselli, lei ha recentemente parlato di “scisma di fatto”. Ci spiegherebbe la sua posizione in merito?
“Con scisma di fatto intendo una reale divisione tra cattolici, che credono cose diverse e inconciliabili tra loro. Le faccio un esempio: alla domanda “Due persone non sposate tra loro possono compiere con piena avvertenza e deliberato consenso gli atti propri degli sposi senza peccare mortalmente?” oggi ci sono due risposte: da un parte i buoni cattolici che dicono “No mai”; altri dicono: “Sì, in certi casi”. Queste risposte sono inconciliabili tra loro e presuppongono due fedi sostanzialmente diverse. Questo è uno stato di fatto, non dichiarato ufficialmente da nessuno, ma reale”.
La linea mediana rappresentata dal cardinale Mueller, insomma, non sarebbe possibile…
“Il Card. Müller lodevolmente cerca di fare un opera di mediazione, ma ha fatto sue le posizioni di Rocco Buttiglione secondo le quali, se ho ben capito, ”una situazione oggettiva di peccato non viene imputata a causa di circostanze attenuanti”. Ora la teologia morale classica indica quattro specie di attenuanti: l’ignoranza, il timore, la violenza e le passioni. Queste circostanze difficilmente si possono applicare ad atti che sono compiuti con piena avvertenza e deliberato consenso, ponderatamente, da chi sa bene qual è la dottrina della Chiesa in materia (quali sono i fratelli che vivono da sposi senza esserlo). E per quanto riguarda le passioni, è dogma di fede che abbiamo sempre la grazia per non peccare: “Non c’è più nessuna condanna per cloro che sono di Cristo Gesù” dice San Paolo”.
Pare che lei abbia parlato di “setta” nell’ultima intervista a La Fede Quotidiana. A cosa si riferiva? A una setta modernista? E il Papa?
“Mi riferivo alla setta modernista, ovvero a quella famiglia spirituale che vuole colpire la Chiesa dal suo interno: nella storia questa setta si è realizzata dapprima nel giansenismo, che ha cercato di traghettare il calvinismo nel cattolicesimo: poi abbiamo avuto i modernisti condannati da San Pio X: più recentemente abbiamo avuto la teologia di Karl Rahner, la morale della situazione condannate da Pio XII e da San Giovanni Paolo II, la negazione della storicità dei Vangeli, la crisi della teologia missionaria etc. Insomma tutto quello che il Beato Paolo VI ha chiamato fumo di satana all’interno del tempio. Lei mi chiede anche del Papa: io prego per Lui, credo che è il Papa. Il Papa non si giudica, ma gli si possono fare domande e gli si possono offrire filialissime correzioni. Vorrei tanto che rispondesse ai quesiti posti con tanta pietas dai Cardinali”.
Condivide la posizione del Papa sul tema dei migranti oppure anche lei ritiene che l’accoglienza non sia un diritto sempre sostenibile?
“Anche la questione dell’immigrazione rientra nell’ambito della dottrina sociale della Chiesa, sotto le voci del principio di solidarietà, di retto ordine internazionale e di pace tra le nazioni. E senz’altro il Papa fa bene a ribadire i suddetti principi: tuttavia le decisioni pratiche particolari devono essere giudicate e non direttamente indotte da uomini di Chiesa. Vedo in questo due pericoli: uomini di Chiesa che fanno dello ius soli e della immigrazione gli unici temi della predicazione e che tacciono sui valori non negoziabili, ad esempio di fatto tacendo o quasi sull’ultima legge sul fine vita”.
A cosa si riferisce quando dice che stiamo vivendo “L’inferno della Chiesa”?
“A Fatima la Madonna ha mostrato tre parti del segreto, che corrispondono a tre inferni: l’inferno dei singoli (il mare di fuoco mostrato ai pastorelli, dove cadono molte anime), l’inferno delle nazioni, ovvero il comunismo e il relativismo (che hanno annientato fisicamente e moralmente molte nazioni) e una sorta di inferno della Chiesa, ovvero una grande persecuzione che culmina con l’uccisione del Vescovo vestito di bianco: egli, stranamente, viene colpito non solo da armi da fuoco, ma anche da frecce. Queste nella S. Scrittura, sono talvolta le armi di chi colpisce a tradimento: allora mi chiedo se il Vescovo vestito di bianco non possa essere l’istituzione del papato colpita dalla setta modernista. E concludo – visto che mi ha dato l’occasione di parlare del mare di fuoco mostrato dalla Madonna a Fatima – dicendo che noi uomini di Chiesa dobbiamo ricordare non solo quei poveri migranti affogati nel mare di acqua, ma soprattutto il pericolo di essere inghiottiti nel ben peggiore naufragio, in un mare di fuoco, di chi perde per l’eternità la propria anima”.
La Chiesa, come alcuni pensano, ha iniziato ad abbracciare il mondo? C’è un desiderio di piacere alla contemporaneità?
“La Chiesa non può abbracciare il mondo; lo possono – e lo stanno facendo – uomini di Chiesa, sia a livello di tendenze, per mancanza di vita interiore e di convinzioni radicate, sia a livello di idee, perché alla fine di finisce per pensare come si vive; dall’orgoglio e sensualità all’eresia il passo è consequenziale. Naturalmente con “mondo” non intendiamo quel mondo che Dio ha tanto amato da dare il duo unico figlio, ma – per usare un’espressione del Card Biffi – quella sinfonia di errori, mode, mentalità, di cui il demonio – principe di questo mondo – è direttore di orchestra”.
Ritiene che ci sia il rischio di una islamizzazione dell’Europa?
“Basta un pallottoliere per fare due calcoli sull’implosione demografica della ex-civiltà cristiana da un lato e dalla esplosione del mondo islamico dall’altro. Vede, Lenin aveva coniato il termine di “utili idioti” per indicare quei “borghesi” l’alleanza momentanea con i quali avrebbe accelerato il moto rivoluzionario. Ebbene oggi abbiamo “gli utili idioti” dell’Islam, gli immigrazionisti selvaggi che chiamano “risorse” i futuri loro dominatori e carnefici. La speranza è solo soprannaturale, ovvero che il trionfo del Cuore Immacolato di Maria promesso a Fatima avvenga prima fi tutto ciò”.
Qualcuno ha scritto che il Papa sta aprendo alla teologia della liberazione. O meglio, che sta “abbracciando” alcuni teologi allontanati dagli insegnamenti durante gli anni di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI…
“Non importa quali collaboratori il Papa sceglie: importa ciò che dicono e se è vero che San Guovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano stoppato ad esempio Mons. Tucho Fernandez, un motivo ci sarà stato (Sandro Magister ha mostrato come egli sia il ghost writer di Amoris Laetitia). Io non mi addentro in questo tipo di indagine e ripeto quella preghiera vecchia di secoli in cui si chiede al Signore che il Papa non entri nel giro mentale dei suoni nemici (e – aggiungo io – cattivi amici).
Questo anche in riferimento al viaggio in Cile e Perù. Che posizione ha in merito?
“Oggi la teologia della liberazione non è più quella di 30 anni fa: da evoluzionismo tipo materialismo dialettico ha preso la forma di evoluzionismo ecologista. Ma anche la teologia della liberazione ha la sua “Rifondazione comunista”. Mi sembra che il Papa, al di là di qualche gesto per me incomprensibile (tipo l’accettazione del crocifisso falce e martello in Bolivia e la ost-politik cubana), e il giro mentale “anche se ci sono elementi discutibili, l’importante è comunque essere Chiesa in uscita”, non possa essere definito un “teologo della liberazione”. Per il Cile e Perù è ancora troppo presto”.
Francesco Boezi per Il Giornale
Fonte Corrispondenza Romana