Gli errori della maternità “surrogata”

 

Il Corriere della sera invia alcuni suoi giornalisti sotto mentite spoglie in un albergo di Roma dove un’organizzazione californiana, la Extraordinary Conceptions, offre in gran segreto uteri in affitto per coppie italiane desiderose di avere un figlio e non timorose di avere guai con la giustizia dato che la pratica della maternità surrogata da noi è vietata dalla legge 40 .

Nella piccola stanza dove si svolge la presentazione – ma non di pentole – ci sono altre tre coppie selezionate via internet. Il responsabile, Mario Caballero (sarà il suo vero nome?), esordisce dichiarando che è da undici anni e mezzo che si occupa di queste pratiche e tiene a precisare che «come agenzia non facciamo alcun tipo di discriminazione: uomini e donne single, omosessuali maschi e lesbiche, persone anziane». Quando il male è democratico. «Abbiamo detto ‘No’ solo ad una persona, ma aveva 93 anni», chiosa l’americano. Verrebbe da dire che anche chi vende i bambini e il corpo delle loro madri ha in fondo una coscienza, molto sporca ma sempre di coscienza si tratta.   

Poi il responsabile dell’agenzia che si occupa non di affittare immobili ma persone, spiega come funziona l’iter per portarsi a casa un bebè. Alle coppie verranno presentati tre dottori con cui parlare via Skype. C’è chi via Skype giustamente non acquisterebbe nemmeno un tostapane, ma per un figlio alcuni decidono di non andare tanto per il sottile e si fidano ciecamente di chi ha un camice bianco addosso.

Le coppie poi avranno libero accesso ad alcuni data base contenenti informazioni sui “donatori” di gameti (le virgolette sono d’obbligo dato che gli ovociti e gli spermatozoi vengono ben pagati) e sulle gestanti in conto terzi. Lo staff dell’agenzia è ben nutrito: 2.000 donne che come polli in batteria sono pronte, tra gli Usa e il Canada, a sfornare bebè su richiesta. Ogni mese l’agenzia riceve tra le 100 e le 200 richieste per diventare madri surrogate, ma viene scelta solo una ventina.

Il motivo di questa spietata selezione? «Perché vogliamo che abbiano un approccio orientato al business – spiega Caballero – vogliamo che pensino al business e non abbiano un approccio emotivo. Non ho bisogno di persone emotive che dicano: “Come sta il nostro bambino?”. Io voglio che non ci facciano niente con il vostro bambino». Insomma cercasi solo serie professioniste, motivate a far carriera in sala parto, dedite allo sfruttamento e che concepiscano il figlio come prodotto da vendere. I sentimenti materni sono da bandire, così come i carattere inclini all’emotività. La maternità surrogata è un lavoro sporco e solo poche donne sono o così avide o così disperate per farlo.

Comunque questo sentimento di maternità è stranamente così radicato in queste lavoratrici stagionali che vengono affiancate per tutto il periodo della gestazione da una psicologa che come un mantra per 9 mesi continua a ripetere che quel bambino non è loro. Mr. Utero in Affitto rassicura le coppie presenti: al momento del parto le puerpere hanno subito un lavaggio del cervello così massiccio che nessuna avanza più alcuna pretesa sul bambino.

La ditta comunque è seria: infatti gli aspiranti genitori possono visionare il book fotografico di ogni “donatore” e della locataria d’utero da quando era in fasce fino ai giorni nostri. Così si possono fare un’idea – del tutto falsa aggiungiamo noi – di che aspetto avrà il figlio a 2 mesi, a 8 anni e quando prenderà la patente.

Il secondo step è la visita medica sia del donatore/donatrice che della gestante. Se stanno bene «siamo pronti per partire» dichiara l’americano. E vengono in mente i controlli agli animali fatti dal veterinario prima di portarli al macello per verificare che le bestie siano sane. Dopo queste visite la coppia è pronta per firmare il contratto e pagare una prima rata affinchè la procedura continui. Nel contratto «la donatrice vi trasmetterà tutti i diritti su questi ovuli, sono vostri».

Come cedere ad una casa editrice i diritti d’autore su un libro. Ovviamente sia la donatrice che i committenti conservano l’anonimato, tanto per evitare brutte sorprese: donne che reclamano i figli, figli che vogliono sapere chi è la madre. Però in merito a quest’ultimo caso, dato che nel mondo sempre più ragazzi desiderano conoscere le proprie origini biologiche, l’azienda si è vista costretta ad inserire nel contratto una clausola facoltativa che permette al ragazzo, se così vorrà la coppia richiedente, di conoscere chi è sua madre al compimento della maggiore età.

La maternità surrogata offerta da questa agenzia è ritagliata secondo i desideri della clientela. Volete che la gestante faccia l’agopuntura ogni giorno? Non c’è problema. Volete che il parto avvenga in acqua? Presto accontentati. Siete superstiziosi e non desiderate che la donna in affitto stia a contatto con gatti neri? Vi verremo incontro. Un altro paio di note tecniche.

Naturalmente il bambino, in barba alla legge italiana, figurerà come figlio della coppia richiedente. Ed per quanto riguarda la cittadinanza? «Appena nato il bambino è cittadino americano – spiega il piazzista venuto dalla California – dopo cinque anni, se lo volete, potete richiedere la cittadinanza italiana». In merito ai costi, il responsabile dell’agenzia afferma che la tariffa per l’Italia è la più economica al mondo. Ai cinesi vengono chiesti 15mila dollari in più. Questo perché l’agenzia vuole lanciare il mercato dell’utero in affitto anche in Italia e quindi – fedele ad un business planning vincente – tiene bassi i prezzi. La maternità una volta era un gesto d’amore, oggi è solo marketing.

Dopo che il Corriere ha reso pubblica questa inchiesta, il Ministro della Salute Lorenzin ha allertato i Nas i quali si sono messi subito al lavoro. Tutti quindi inorriditi per questa pratica che schiavizza le donne. Per i bambini così concepiti e così venuti al mondo invece solo indifferenza. In caso contrario siffatta sdegnosa ripugnanza per l’utero in affitto colpirebbe non solo l’eterologa, ma anche l’omologa. Il perbenismo discrimina eccome ed è sempre incinto senza bisogno di madri surrogate.

(Tommaso Scandroglio – Corispondenza Romana)

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