Jan Vanier ha avviato nel 1964 la Comunità dell’ Arca, accogliendo due persone handicappate mentali adulte in un piccolo focolare, invitandole ad andare con lui a causa di Gesù e del Vangelo, con lo scopo di creare “focolari” di vita, dove persone handicappate e “assistenti” condividono gioie e pene in una vita ispirata alla carta delle Beatitudini.
Racconta:
“ Mi ricordo che un giorno a Parigi sono stato avvicinato da una donna che aveva l’aria fragile e ferità. Mi chiedeva dieci franchi. Ho voluto sapere il perché e mi rispose che era appena uscita dall’ospedale psichiatrico e che era malata. Abbiamo iniziato a parlare e a un certo punto mi sono reso conto che se continuavo sarebbe diventato troppo pericoloso, perché di certo l’ avrei invitata a pranzo e non avrei più potuto lasciarla per la strada. E ho sentito dentro di me ogni sorta di potenza che mi diceva di fermarmi. Le ho dato dieci franchi e sono andato all’ appuntamento che avevo”.
Aggiunge.
“ Io sento che il mio posto nella Chiesa e nella società umana è di camminare con i poveri e con i deboli. Nel cuore del povero c’è un mistero. Il povero nella sua insicurezza totale, nella sua angoscia e nel suo abbandono, si identifica con Gesù. Nella sua povertà radicale, nella sua ferita evidente, si trova celato il mistero della presenza di Dio”.
Accogliere non è per prima cosa aprire la porta della propria casa, ma aprire le porte del proprio cuore e perciò diventare vulnerabili. È uno spirito , un atteggiamento interiore. Dare la vita significa essere colmi di sacro stupore e di profondo rispetto davanti al mistero della persona; significa vedere al di là di tutto quello che è spezzato.
Liberamente tratto da Abbiate sale in voi- ed. Effatà : il Vangelo secondo Jan Vanier