Festa della visitazione, come accade alla chiusura di ogni mese di Maggio. Ancora una volta in questo mese mariano, Maria si è messa in viaggio, come ha fatto con Elisabetta per incontrarci in quella che è la preghiera della contemplazione per eccellenza: il Rosario.
Nel Rosario noi contempliamo tutti i misteri della vita di Gesù e di Maria, la sua recita, non dovrebbe essere una cosa meccanica, come purtroppo può accadere. Vi è a questo proposito un bell’aneddoto della vita di S. Giuseppe da Copertino.
Quando S. Giuseppe da Copertino era ancora un giovane frate usciva ogni giorno dal convento, insieme ad un confratello, per la questua. Andare a piedi verso il paese era un tragitto lungo che poteva risultare noioso dopo averlo percorso tante volte, così ché quel giorno il confratello suggerì a Giuseppe di recitare, ognuno per proprio conto e silenziosamente, tante Ave Maria finché fossero arrivati.
Giunti in paese il fraticello disse: “Io sono arrivato a cento Ave Maria, così tante ne ho dette durante il tragitto e tu? Quante ne hai recitate tu?”. Il confratello chiedeva, ma Giuseppe non rispondeva. Dietro le numerose insistenze dovette cedere e, abbassando la testa umilmente disse. “Non ho ancora finito la prima!”.
Il fatto è che Giuseppe, ogni volta che vedeva o parlava con la “cara mamma sua” come chiamava la Madonna entrava in estasi!
L’ estasi è un dono che viene concesso, ma meditare e contemplare possiamo cercare di farlo tutti.
E cosa ci fa contemplare Maria attraverso il Rosario, Lei che si mette in viaggio per incontrare i suoi figli? Che cosa ci vuole comunicare in questo momento di disordine, di buio della nostra storia? Ma anche di interrogativi e perplessità nella Chiesa! Vuole metterci in guardia richiamandoci alla conversione, alla lotta contro il maligno con le armi della preghiera e della penitenza. Sì, perché l’antico avversario è sempre all’ opera e continua ad insidiare e tentare, facendo apparire come ragionevole, opportuno anche quello che va palesemente contro il Vangelo, contro quel progetto di salvezza, di vita e di bellezza che il Signore ha sull’ uomo. Ci distrae con tante cose con un ritmo incalzante che non abbiamo tempo di riflettere, di pregare e andiamo avanti pensando che alla fine tutto andrà bene e non ci chiediamo più se la nostra vita è un canto di riconoscimento delle grandi opere di Dio, come la preghiera del magnificat oppure una ballata ripetitiva e che anestetizza, facendoci dimenticare che saremo chiamati a rendere conto dei doni che il Signore ci fa’! ( e qui io tremo più di voi per quella Parola che dice; A chi è stato dato di più verrà chiesto molto di più).
Maria , incontrandoci, come fa con la sua anziana parente, toccata anche Lei dalla tenerezza di Dio, ci abbraccia, perché anche noi possiamo danzare la vita, la vita di Figli di Dio.
Si fa per noi esempio di accoglienza e di amore verso Gesù, anche quando l’accoglienza si fa difficile, complessa, faticosa perché attraversa vie misteriose che non si riescono a comprendere pienamente, ma, nello stesso tempo portando Gesù, indicandoci Gesù, ci porta e ci indica la speranza. Una speranza che raccoglie le nostre attese, umane, quelle che portiamo nel cuore, ma che non si fermano ai confini del tempo. Abbattendo i confini del tempo, della nostra storia importante, ma pur sempre esigua, questa speranza va verso un oltre senza fine. Quest’ unica speranza, che può salvare l’ uomo e il mondo, si apre a noi affidandoci a quel figlio che Maria porta in grembo e alla Parola del Vangelo.
Concludo con le parole che S. Giovanni Paolo II pronunciò a Fatima
Maria,
Madre della speranza,
a Te con fiducia ci affidiamo.
Con te intendiamo seguire Cristo,
Redentore dell’uomo:
la stanchezza non ci appesantisca
né la fatica ci rallenti,
le difficoltà non spengano il coraggio
né la tristezza la gioia del cuore.
Tu Maria,
Madre del Redentore
continua a mostrarti Madre per tutti,
veglia sul nostro cammino
e aiuta i tuoi figli,
perché incontrino, in Cristo,
la via di ritorno al Padre comune!
Amen. ( Giovanni Paolo II a Fatima)
Deo gratias, qydiacdon