Fino alla settimana scorsa contemplavamo la magia, la tenerezza del presepe ed oggi il vangelo ci presente un Gesù adulto in fila al fiume Giordano per farsi battezzare da Giovanni Battista. Ma cosa è accaduto in tutti questi anni?
I Vangeli non ci dicono nulla, se non in Luca con gli episodi della circoncisione, della presentazione e dello smarrimento di Gesù e il suo ritrovamento fra i dottori del tempio di quegli anni.
Con la sua venuta in mezzo a noi Gesù assume pienamente e completamente la nostra umanità, tranne che per il peccato. Il Concilio Vaticano II afferma:
“Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo.
Ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con intelligenza d’uomo, ha agito con volontà d’uomo (31) ha amato con cuore d’uomo. Nascendo da Maria vergine, egli si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché il peccato (32). Agnello innocente, col suo sangue sparso liberamente ci ha meritato la vita; in lui Dio ci ha riconciliati con sé stesso e tra noi (33) e ci ha strappati dalla schiavitù del diavolo e del peccato; così che ognuno di noi può dire con l’Apostolo: il Figlio di Dio «Mi ha amato e ha sacrificato sé stesso per me» (Gal2,20). Soffrendo per noi non ci ha dato semplicemente l’esempio perché seguiamo le sue orme (34) ma ci ha anche aperta la strada: se la seguiamo, la vita e la morte vengono santificate e acquistano nuovo significato.” ( GS 22 )
La difficoltà di accettare questa logica la troviamo descritta oggi nel Vangelo nella figura di Giovanni. La sua predicazione è una predicazione forte che ricorda l’urgenza di un cambiamento e se dice cose giuste la fa in un modo duro, pensiamo all’ ammonimento: “Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente?(…) 10Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco.”
Gesù, però, non si presenta così, la modalità che egli indica anche a Giovanni è totalmente diversa. È quella di Dio che si fa accanto all’ uomo e nelle sue situazioni gli parla con pazienza, con tenerezza, con umiltà attraverso la vita di Gesù che sceglie la via dell’umiltà.
Questo è il motivo per cui troviamo Gesù, lui che non ha peccato in fila con i peccatori. A fronte di un’immagine di un Dio giustizialista e vendicatore, che viene a richiamare con forza e potenza ecco un Messia disarmante che scandalizza Giovanni Battista al punto di fargli dire: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?».
Giovanni vorrebbe un Dio trionfatore e vincitore, ma un Dio così sarebbe anche un po’ lontano dall’ uomo.
Vedete Giovanni fa’ un po’ come facciamo anche noi che vorremmo imporre a Dio il nostro modo di pensare ed insegnare a Dio a fare il Dio.
Il testo del Vangelo ci fornisce l’occasione di verificarci anche su questo punto. Perché magari implicitamente diciamo di sì, accettiamo questo Dio così strano, poi nelle vicende e negli accadimenti della vita non è così.
La risposta di Gesù ci illumina e ci aiuta: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia».
Scrive un commentatore: “Adempiere ogni giustizia significa sottomettersi alla volontà di Dio; non una volontà di sterminio, ma di salvezza; non di dominio, ma d’amore. Il comportamento di Gesù ci rivela la misericordia sconfinata di Dio. Questo evidentemente non significa che Dio si rassegni a perdere: tutt’altro! Questo significa soltanto che la via del trionfo di Dio è ben diversa da quella degli uomini che scelgono per i loro effimeri trionfi: Dio segue un’altra strada” (Card. Angelo Comastri)
Una strada che è quella di condividere i sentimenti umani: “la gioia, la tristezza, lo sdegno, la meraviglia, l’amore.” Soprattutto l’amore! Ci ricordava in questi giorni la prima lettera di Giovanni che abbiamo letto nella Messa feriale che Dio è amore, che l’amore è l’essenza stessa di Dio.
Tutta la missione pubblica di Gesù che inizia con il Battesimo è espressione di questo amore!
Allora lo stile cristiano non può essere che quello dell’amore. Non quello dell’amore mellifluo e sdolcinato, ma che sa anche denunciare l’ingiustizia e la sopraffazione, ma sempre illuminato del Vangelo per il bene e la salvezza di tutti, anche di quelli che come il giovane ricco, che Gesù guardò con amore, ma lui non riuscì a seguirlo.
Vi sono tanti altri aspetti su cui riflettere, come, ad esempio, Dio che si conferma e rivela ancora una volta come Trinità, come l’acqua, che è nella Bibbia segno di sia di morte, ma anche di vita nel Battesimo di Gesù diventa annuncio, invocazione, preghiera di quella risurrezione e liberazione dalla morte a cui l’uomo aspira. Adesso l’acqua diventa il segno di una guarigione, di una rigenerazione, di principio di vita nuova che è stata donata a ciascuno di noi nel nostro Battesimo.
Gesù è venuto per salvarci e donarci di nuovo la nostra dignità che avevamo perduto con il peccato, adesso tocca a noi vivere con responsabilità e con impegno, nel nostro vissuto ordinario di essere figli di Dio amati e salvati.
Deo gratias, qydiacdon