Sinceramente mi suonano strane queste parole, Signore.
Tu sai che in fondo io non voglio consolazione, per quanto tu non sia ipocrita e non te ne vada dopo pochi minuti a riprendere la tua vita, senza aver provato la mia sofferenza, senza averla compresa nel profondo.
Come capita spesso a noi, io desidero gioia, liberazione, salvezza.
Tu sai che in fondo io non voglio verità, per quanto la tua verità faccia luce nella mia vita. Spazzi via la polvere dei miei limiti, in fondo nel tempo costruisca la mia felicità. A me fanno comodo i miei vizi, con i quali tampono le falle della mia vita.
Tu sai che in fondo non voglio un protettore, (un Paraclito), per quanto discreto, non abbia manie di protagonismo, non vada in cerca del suo interesse e rispetti assolutamente le mie scelte, la mia libertà. Io ho l’orgoglio di sapermela cavare da solo, ho la paura di perdermi lasciandomi conquistare. Forse per questo sono così refrattario allo Spirito, e con me tanti uomini.
Ma Cristo sapeva che saremmo stati orfani senza di Lui. Sapeva che la natura umana è troppo fragile per poter vivere soltanto la gioia nel tempo della caducità e della libertà. Il mondo è troppo variegato ed insicuro per comprendere la verità assoluta. Il male è troppo falsamente gustoso per poterlo riconoscere, sconfiggere e sradicare da soli.
Ecco perché dobbiamo ringraziarti, anche quando ci riprendi e ci lamentiamo di te. Ma non possiamo non riconoscere che il tuo stile non è quello del mondo, perché Cristo l’ha vinto e ci dona la caparra della completezza.
P. Raimondo, S, Messina in Avvenga secondo la vostra fede.