“Due uomini salirono al tempio a pregare”. Noi siamo quei due uomini, l’ uno e l’ altro contemporaneamente, perché come il pubblicano, siamo realmente peccatori e, come il fariseo, ci crediamo giusti. Che dobbiamo fare dopo aver ascoltato una parola come quella di oggi? Cosa si esige da noi per poter tornare a casa veramente “giustificati”, con la sensazione dello sguardo di Dio amorevolmente posato su di noi, come lo era sul pubblicano? Con il cuore – ha scritto Paolo – si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza (Rm 10,10). Ebbene noi crediamo oggi con tutto il cuore e professiamo con tutta la fede che tu o Dio, ci ami nonostante che siam dei peccatori; che ci hai giustificati gratuitamente in Gesù Cristo, per fare onore a lui che è morto e risorto per noi. Crediamo che se ci hai dato lui, Gesù, non ci negherai nessuna cosa necessaria per coronare nella gloria questa avventura meravigliosa della salvezza. Crediamo che ti siano gradite le nostre opere buone fatte per rispondere all’ amore, perché tu metti tra le nostre mani i doni tuoi come se fossero meriti nostri. Ci facciamo umili e piccoli come bambini davanti a tutto questo mistero e ti diciamo: Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te! Crediamo, crediamo, crediamo!
R. Cantalamessa: La parola e la vita – anno C