Puntuale come il raffreddore autunnale arriva la polemica di Halloween. In realtà non è più un virus stagionale, ma una pandemia annuale.
Festa a vuoto
Cioé: quello che mi dà fastidio per la Festa di Ognissanti, mi dà fastidio anche a Natale e Pasqua; c’è un’occasione di festa, tutti si entusiasmano, ma nessuno sa più perché si fa festa. È triste, come ballare senza musica; si può fare, ma non è la stessa cosa. Il walzer ha un ritmo, il boogie un altro, il tango un altro ancora. Non si fa festa quando ci si rimpinza di dolci, ma quando c’è un motivo per essere lieti.
Che sia Halloween, Natale o Pasqua, la festività ha perso il suo ritmo e guadagnato un sacco di calorie: adesso al supermercato siamo invasi da corsie strapiene di zucche e caramelle, tra un mese – forse prima – lo saremo di panettoni e pandori, a primavera verremo assaliti da uova di cioccolato. In tutti questi casi, ci sono gli addobbi e manca l’invitato principale. A Natale si trabocca di ogni specie di decorazione, tranne quella di una capanna su cui brilla una stella; a Pasqua siamo circondati da conigli e gallinelle, ma neanche l’ombra del Risorto. In queste settimane alcuni entreranno nel merito dell’annosa questione se Halloween sia l’anticamera delle tenebre o una celebrazione santa, non so chi vincerà ma so chi ci guadagna sempre: la logica gaudente e spietata del commercio.
La maggior parte della gente che fa la spesa con me purtroppo non sa più nulla di tradizioni cristiane (e non è precipitata nella nebbia solo per colpa sua), figuriamoci se ha il tempo di cavillare su forze del bene e del male, l’Incarnazione e la Redenzione; anche perché è molto più veloce prendere una confezione di cioccolatini dallo scaffale. Nella confusione generale su chi tiene in piedi il mondo, eternità e inferno, bene e male, qualcuno si abbuffa sui nostri cuori alla deriva … ma col portafoglio in mano e un’urgenza indefinita di spensieratezza.
Manca il soggetto, ma abbondano le congiunzioni: “è festa, puoi comprare questo e questo e questo e questo”.
Toc Toc
Nel corso degli ultimi anni anche a casa mia è aumentato il numero dei gruppetti di bimbi mascherati che bussano e chiedono: «Dolcetto o scherzetto?». Prendo atto del fatto che è più che altro una moda, prendo atto del fatto che nessuno di questi giovanotti sa più nulla dei Santi ma si diverte a girare mascherato di sera, prendo atto – soprattutto – che qualcuno bussa alla mia porta.
A quel punto, entro in scena io e non c’è verbo più cristiano di accogliere. Ho l’occasione di lasciar loro un piccolo messaggio che parli di ciò che cercano – dolcezza e sorpresa – e qualcuno ha trovato, i Santi. Proprio da Francesco, Antonio, Gianna, Teresa io sono stata educata alla testimonianza più che alla predica, a essere vicino e compagno di strada di tutti, a portare un messaggio sorprendente con una mano tesa.
Quando scendono in campo i Santi, è una partita persa per i poveri dolciumi industriali e i giochetti di plastica. La strategia è semplice, preparo un dolce e una sorpresa; li offro a chi bussa. Ci vuole un po’ di tempo, neanche troppo, ma mi ha sempre procurato gioia riempire borsette a forma di zucca, sapendo che dietro c’è davvero un cuore che chiede di essere colmato. Con un biscotto e una sorpresa posso infilare nella loro testa il sussurro che noi siamo parte di un progetto buono ed eterno che ci chiama a scoprire il nostro vero volto; non siamo burattini da mascherare.
I biscotti di Ildegarda e i giochi di Don Bosco
La parte culinaria è delegata al femminile. Gli occhi di Santa Ildegarda mi hanno insegnato che Chi ha fatto il mondo lo ha riempito di ingredienti che le nostre mani possono trasformare in un messaggio di felicità, quindi preparo tantissimi “biscotti della gioia” usando la sua ricetta. Ecco il mio dolcetto.
La parte creativa è delegata al maschile. San Giovanni Bosco era un animatore fantastico e stupiva i ragazzi dell’oratorio con giochi di prestigio ed esercizi da saltimbanco. Il nostro cuore si spalanca di fronte alle sorprese perché, al contrario di quel che dice il mondo, non abbiamo tutte le risposte e attendiamo un messaggio di speranza. Ed è più luminosa la gioia di chi sa che quel messaggio arrivò sul serio, splendente e imprevisto come una Cometa.
Non ho molte capacità di intrattenimento, né molte risorse; mi limito a creare una piccola pesca a sorpresa: prendo dei fogli colorati e creo dei piccoli cartoncini stampati davanti e dietro, sul fronte metto l’immagine di un Santo, sul retro una parola buona che quel Santo custodisce. Mio marito è molto bravo a fare il saltimbanco e sa vestire questo piccolo dono con tutta la suspence ironica del caso, la sostanza è: “Pesca qui, c’è un amico che vuole svelarti un segreto“. Ecco il mio scherzetto. Anche se so bene che dal Cielo lo prenderanno sul serio, e davvero i Santi interpellati si metteranno a seguire i miei sconosciuti amici di una sera.
Avrete senz’altro molti spunti anche voi, qui vi do qualche suggerimento di Santi e messaggi da condividere.
Annalisa Teggi Aleteia