Al di là dell’opportunità di celebrare l’anniversario del secondo mese della morte del cardinal Carlo Caffarra con questa iniziativa, sconcerta quanto accaduto lunedì 6 novembre in piazza san Pietro a Roma, quando un camion vela con affissa sopra la foto del cardinale e di san Giovanni Paolo II è stato fermato per due ore dalla Polizia italiana. La notizia del fermo del mezzo ha fatto il giro del web e dei giornali cattolici che non capivano se si fosse trattato di uno scherzo, ma “invece è tutto vero”, spiega alla Nuovabq.it Toni Brandi di ProVita, fra i responsabili dell’iniziativa.
Brandi, ci spieghi precisamente che cosa è accaduto lunedì?
Eravamo in via della Conciliazione a Roma e un commissario di polizia mi ha raggiunto telefonicamente bloccando il camion per due ore circa e chiedendomi quale fosse lo scopo dell’iniziativa visto che il cardinale raffigurato era un eretico non in linea con papa Francesco.
La Polizia ha affermato questo? Che cosa avete risposto?
Sì la polizia ha pronunciato queste parole ma noi abbiamo risposto che Caffarra era un principe della Chiesa morto per servirla e per difendere gli uomini e gli innocenti. È finita con un appuntamento in commissariato per il giorno successivo. Così ieri mi sono recato al commissariato di Borgo in Piazza Cavour.
Cosa le hanno domandato?
Premetto che il dirigente di Polizia e gli altri quattro poliziotti presenti sono stati cordiali. Mi hanno trattenuto circa 45 minuti chiedendomi se avevamo avuto l’autorizzazione a girare con il camion vela, così gli ho mostrato il documento di autorizzazione. Poi però hanno voluto sapere il motivo della nostra azione: chi ha organizzato il gesto? Chi c’è dietro l’iniziativa? Perché è stata fatta? Ne sono al corrente le autorità vaticane?
Non vi hanno spiegato cosa ci fosse di sospetto nel girare con la foto di una persona sopra ad un camion, azione assolutamente legale per lo Stato italiano e che cosa c’entrassero con questa vicenda le autorità vaticane?
Ci hanno fatto capire che erano domande che dovevano farci. Ho risposto informandoli sulle associazioni che hanno appoggiato il gesto commemorativo: Vita è, Pro Vita e Fede e Cultura. Poi ho aggiunto che non credevo che le autorità vaticane fossero state informate e che non vedevo il perché avremmo dovuto rendere conto ad esse di un’azione pacifica svolta da liberi cittadini e da laici fedeli.
Come hanno reagito a tale riguardo?
Non hanno risposto, ma hanno proseguito con l’interrogatorio chiedendomi di nuovo se avevo contatti con le autorità vaticane e ho confermato che conosco monsignor Paglia, il cardinal Antonelli e Ruini. Poi ho ricordato ai presenti che Giovanni Paolo II e il cardinal Caffarra (a cui il primo affidò l’Istituto pontificio per la difesa della famiglia e della vita, successivamente intitolato a Giovanni Paolo II), come noi, hanno difeso la vita. Quindi abbiamo voluto abbinare queste due grandi personalità e ricordare l’anniversario della morte del cardinale così.
A quel punto vi hanno lasciati andare?
No. Hanno continuato chiedendoci di nuovo se era una campagna di sensibilizzazione, una protesta o solo una commemorazione. Ho ripetuto che la nostra non era una protesta, ma una commemorazione di un grande cardinale morto due mesi fa, voluta anche per ricordare ai romani queste due grandi personalità. Ma loro insistevano su quale fosse il vero scopo dell’inziativa. Così ho dovuto ripetere almeno due volte quanto già detto.
Brandi, ha capito come facesse la Polizia a pensare che la figura del cardinale potesse rappresentare qualcosa di sovversivo per lo Stato italiano?
No, ma aggiungo che sapevano persino che era un cardinale di Bologna. Hanno usato anche questa come obiezione. Ho detto loro che volevamo ricordarlo a Roma perché è la sede della cristianità e che volevamo anche celebrare la difesa della vita.
Come è proseguito l’”interrogatorio”?
Il dirigente ha obiettato che la vita non è più un argomento di cui la Chiesa parla di questi tempi.
Brandi, lei scherza?
No, non scherzo. E ho risposto loro che se non ora la Chiesa si è espressa numerose volte in difesa della vita umana dal concepimento alla nascita. Infine la Polizia ha cominciato a fare domande su di me, sulla mia vita e il mio lavoro. Hanno voluto i miei documenti e le mie carte da visita con i miei contatti. Alla fine il dirigente pareva soddisfatto, ma mi ha avvertito di stare attento alle foto che avremmo pubblicato sul nostro sito facendo attenzione alle didascalie.
Cosa pensa di quanto avvenuto?
La Polizia è stata gentile ma abbiamo capito che dovevano fare questo brutto lavoro.
Benedetta Frigerio – La NBQ