Chi vuol essere il primo sia l’ ultimo e il servo di tutti … (cfr. Mc 10, 35-45 ; XXIX Domenica Ordinario B)

 

Lettera ad un animatrice

Cara A.
In quella notte al campo passata fino alle tre e mezza a chiacchierare, eri molto depressa. Ti sentivi fuori posto, sbattuta a gestire per un mese trenta ragazzi quindicenni da un giorno all’ altro, senza conoscerli e senza avere esperienza di animazione.
Avevi vent’ani, una crisi all’ università e la scelta di fare l’ anno di volontariato civile. Dopo due giorni notavi la differenza di stile con me e con S. chiedendomi cosa potevi dare.
A, in tutto quell’anno tu hai dato la cosa più preziosa secondo Gesù Cristo: il servizio. Mi vergogno pensando alle possibilità che la mia età e il mio ruolo mi concedono. Se voglio una fotocopia, devo passare dai bidelli. Eppure ho le mani anch’io! Gesù stava lanciando la sua più grande rivoluzione: il capo è colui che serve, il primo è quello che è considerato ultimo, il grande è l’ umile cuoco, autista o spazzino.

Gli apostoli erano ovviamente tardi a comprendere. I figli di Zebedeo badavano alla gloria del posto migliore, con tanto sdegno e invidia da parte degli altri dieci.

Alla domanda di Giacomo e Giovanni Gesù risponde senza rimproveri. Sa che i posti di comando o d’ onore esistono, ma insinua un dubbio. Sono veramente posti privilegiati? Spesso portano con se’ grandi sofferenze e responsabilità. Ma tra i suoi dovrà essere chiara questa indicazione: il vero discepolo sarà umile servitore di tutti gli altri, ad imitazione del Figlio dell’ uomo, che non ha mai tralasciato di mettere in pratica per primo le sue esortazioni.
Cara A, proprio perché meno visibile da tutti gli altri, il tuo lavoro è stato particolarmente amato da Dio. Non scordarlo mai, anche quando sarai un’ educatrice provetta, alla guida di tante brave persone, umili come te.

( Tratto da: Abbiate sale in voi stessi, ed. Effatà)

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