Il pastore Miguel Brun era stato messo in prigione perché la polizia voleva avere da lui notizie di un giovane della sua comunità che era sospettato di appartenere ai Tupamaros e che si era reso irreperibile. Alla vigilia di Pasqua tutti i prigionieri politici erano raccolti in uno stanzone, sorvegliati, attraverso una piccola feritoia nella porta, dalla polizia che era nella stanza accanto. I poliziotti, temendo che potessero complottare insieme, avevano ordinato loro di camminare ed essere continuamente in movimento. Fra i prigionieri un buon gruppo erano agnostici, alcuni credenti cattolici e lui l’ unico protestante. I credenti cattolici, pensando alla Pasqua imminente, avevano il desiderio di partecipare all’ Eucaristia, ed allora chiesero al pastore di celebrarla. Il pastore fece notare l’ impossibilità della cosa, ma tutti insistettero proponendogli di raccontare la narrazione dell’ ultima cena e di fare i gesti dello spezzare il pane e del distribuirlo insieme al vino anche se con un finto calice. Loro avrebbero fatto il gesto di portarlo alla bocca. I compagni agnostici suggerirono di mettersi nell’ angolo d’ombra della porta dove non sarebbero stati visti. Loro, intanto, avrebbero fatto più movimento perché le guardie non si rendessero conto di cosa accadeva. E così, in quella vigilia di Pasqua, in un carcere di massima sicurezza di un paese dove la libertà era negata, un gruppo di credenti ha vissuto la più significativa Cena del Signore dalle mani vuote.
( tratto da: Abbiate sale in voi stessi, S. Messina, P. Raimondo ed Effatà )
“ Io sono il pane vivo disceso dal cielo, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” ( Gv.6,51)