Aspettando il Natale. Il passero di Natale – racconto natalizio di B.Ferrero

Aspettando il Natale Il Passero di Natale : ecco un bellissimo racconto di Bruno Ferrero mentre stiamo aspettando il Natale; la notte in cui Dio inviò l’arcangelo Gabriele a Maria, un passero si trovava per caso lì, sul davanzale di una finestra, impaurito dall’apparizione, stava per fuggire ma non appena udì l’arcangelo annunciare a Maria che essa avrebbe dato presto alla luce il figlio di Dio, il suo piccolo cuore cominciò a battere forte per l’emozione e rimase fermo come un sasso fin quando l’arcangelo non fu volato via.

“Ho davvero capito bene? da Maria nascerà proprio il figlio di Dio?”, si chiese l’uccellino, provava una grande felicità “sono stato fortunato a sentire tutto”, pensò “devo andare subito a riferire il meraviglioso annuncio agli uomini affinché si preparino ad accogliere e a festeggiare il bambino” Così partì in volo sul villaggio di Nazareth e si diresse al mercato.

Lì vi erano donne che vendevano grano, farina e pane “ho uno straordinario segreto da rivelarvi!”, cinguettò il passero saltellando sulle zampette, impaziente di raccontare. Ma una di loro gli gridò arrabbiata “voi passeri fate sempre i furbi per rubarmi il grano! vattene via di qui, impertinente!” e lo minacciò con una scopa, senza ascoltare ciò che le voleva dire.

“si sta preparando qualcosa di grandioso!” Il passero volò allora fino alla piazza. Riuniti sotto un albero, i saggi del villaggio stavano discutendo animatamente.

“loro sì, mi ascolteranno di certo”, pensò, per farsi coraggio “si sta preparando qualcosa di grandioso per le creature della terra!”, cinguettò, posandosi su un ramo proprio sopra di loro.

I saggi alzarono per un attimo lo sguardo verso di lui, poi ripresero i loro discorsi, neanche si accorsero che l’uccellino, per nulla intimorito da un gatto, continuava a saltare di ramo in ramo tentando disperatamente di attirare la loro attenzione; scuotendo la testolina per la delusione, il passero proseguì fino alla capitale e puntò diritto verso il palazzo del Re “come osi oltrepassare le mura della reggia?”, gridò una guardia.

“vengo per darvi una notizia importante”, cinguettò il passero “sta per nascere il Figlio di Dio, il Signore dei cieli e della terra!”. “se non taci immediatamente ti chiuderò in una gabbia!”, tuonò il capitano “è il nostro Re il signore di tutto e di tutti!”.

Ma il passero riuscì a sfuggire alle guardie, entrò per una finestra nel palazzo, e si diresse verso la sala del trono “cacciate vi quell’uccello maleducato!” urlò il Re furente, senza ascoltare un bel niente di quel che il passero cercava di dirgli. Guardie e servitori inseguirono il passero, per fortuna, proprio nell’ultima stanza, il passero trovò una feritoia aperta, e in un baleno riguadagnò la libertà.

“i bambini mi daranno retta!” “salvo! finalmente sono salvo!”, esclamò l’uccellino librandosi alto nel cielo, da lassù scorse, vicino a un villaggio, dei bambini che giocavano allegri in mezzo alla neve.

“i bambini sì, loro mi daranno retta!”, pensò, avvicinandosi velocemente.Infatti, si era appena posato sulla neve, che tutti i bambini si erano già raccolti in cerchio attorno a lui “com’è carino questo passerotto!”, dissero “che cosa sarà venuto a fare? forse vuole giocare con noi”, “oh no! sono qui per svelarvi un bellissimo segreto!”, cinguettò l’uccellino, piegando un po’ di lato la testolina “nascerà tra poco sulla terra, proprio qui tra noi, un altro bambino, il figlio di Dio!”, “ascoltate quanti cip cip, cip cip”, notò un bambino “sembra proprio che voglia dirci qualcosa”, “io dico che ha fame!”, esclamò una bambina e gli diede delle briciole di torta.

Ma il passero non pensava davvero al cibo, era lì per qualcosa di ben più importante, per richiamare meglio la loro attenzione, batté eccitato le ali e ripeté da capo tutto, cinguettando nel modo più chiaro possibile. “come vorremmo capirti!”, disse un bambino all’uccellino, accarezzandolo, il passero fu certo che i bambini, purtroppo, non potevano comprenderlo. “gli adulti fanno i sordi”.

Al passero dispiaceva molto di non poter comunicare a nessuno il grande segreto “quale sfortuna che gli uomini non sappiano ciò che sta per accadere!”, pensava “gli adulti fanno i sordi e mi cacciano via, e i bambini, tanto gentili, non riescono a capirmi”, “se non posso raccontare nulla agli uomini, non vi sarà nessuno ad accogliere Giuseppe e Maria al loro arrivo a Betlemme”, si preoccupava l’uccellino “e nessuno, proprio nessuno sarà davanti alla stalla nella notte santa per far compagnia al figlio di Dio! debbo fare a ogni costo qualcosa!”, decise. Allora chiamò gli altri passeri e raccontò loro ciò che aveva udito nella casetta di Maria, i passeri si rallegrarono subito quanto lui. “se gli uomini non vogliono capire quale bambino sta per nascere, noi lo faremo sapere almeno agli altri uccelli”, decisero; in men che non si dica, volarono in ogni direzione e diffusero ovunque la notizia; allodole e fringuelli, cinciallegre e pettirossi, usignoli e merli, proprio tutti seppero del grande evento, nel mondo degli uccelli cominciò a regnare l’impazienza.

 

Ovunque fervevano preparativi, tutti provavano i loro più bei canti attendendo la nascita del figlio di Dio, quando Gesù nacque e fu deposto nella greppia, i primi a vederlo furono l’asinello che aveva portato Giuseppe e Maria a Betlemme, il bue che abitava nella stalla, e stormi di allodole, fringuelli, cinciallegre, pettirossi, usignoli e merli venuti da ogni parte, dal tetto della stalla i passeri vegliavano su Gesù bambino, mentre gli altri uccelli cantavano gioiosamente tutt’ attorno.

Poi arrivarono i primi pastori, che avevano finalmente udito l’annuncio dagli angeli discesi dal cielo, davanti a Gesù, si meravigliarono di trovare tutti quegli uccelli in festa, si guardarono l’un l’altro “cantiamo anche noi”, dissero, e fecero un coro solo con allodole e fringuelli, cinciallegre e pettirossi, usignoli e merli, suonando pure dolcemente i loro flauti e le zampogne. Quando gli altri uomini li udirono di lontano e capirono che era nato il figlio di Dio, pure loro si rallegrarono e cominciarono a cantare, così in ogni luogo della terra fu festa per il sacro evento.

Potete immaginare la felicità del nostro passero! per merito suo, Gesù, nascendo, aveva trovato tante e tante creature e tanti canti di felicità attorno a sé e ancor oggi, nella notte santa, davanti al Presepio o all’albero di Natale, bambini e grandi riempiono di canti le loro case.

Cosa mangia un passerotto? - Appena nato, piccolo e adulto

 

 

La rosa racconto sulle buone opere – Natale

Natale: andare incontro al Signore con le buone opere … anche se a volte sembrano insignificanti.

La rosa, da un racconto di Bruno Ferrero.

Per andare all’università, un ragazzo percorreva ogni giorno,
in compagnia di una sua amica, una strada molto
frequentata. In un angolo di questa via, c’era sempre una
mendicante che chiedeva l’elemosina ai passanti. La donna
sedeva sempre allo stesso posto, immobile come una statua,
con la mano tesa e senza mai alzare gli occhi su chi le dava
qualcosa. Il ragazzo non le dava mai nulla, la sua compagna
le dava sempre una moneta. Un giorno la giovane,
meravigliate gli domandò:”Ma perché non dai mai nulla a
quella poveretta?” E lui rispose: “Dovremmo regalare
qualcosa al suo cuore, non alle sue mani” Alcuni giorni
dopo,arrivò con una splendida rosa appena sbocciata, la
depose nella mano della mendicante e fece l’atto di andarsene.
Allora accadde qualcosa d’inatteso: la
mendicante alzò gli occhi, guardò il ragazzo, si sollevò a
stento da terra, prese la mano del ragazzo e gliela baciò. Poi
se ne andò stringendo la rosa al petto. Non si vide per una
settimana. Otto giorni dopo, la mendicante era di nuovo
seduta nel solito angolo della strada. Silenziosa e immobile
come sempre. “ Ma di che cosa avrà vissuto in tutti questi
giorni in cui non ha ricevuto nulla?” chiese l’amica. E il
ragazzo rispose:
“ Della rosa!”

Il padrone della rosa

Il grande re dell’Armenia possedeva una pianta di rose, una profezia diceva che quando fosse fiorita avrebbe donato al padrone l’eterna giovinezza.
Tutte le mattine il re si curava sul rosaio e spiava ansiosamente l’arrivo di qualche tenera gemma.
Ogni primavera il re cambiava giardiniere. Veniva gettato in carcere quello che aveva saputo far fiorire la rosa ne veniva assunto un altro che non riusciva afre meglio del suo predecessore e faceva anche lui la sua fine.
Arrivò un giovane dall’aria mite e gli fu concesso di provare. Percorse i viali del magnifico giardino e si accostò al rosaio. Gli parlò lungamente sottovoce, poi smosse la terra intorno al magro gambo della rosa, la innaffiò e si sistemò lì accanto in un sacco a pelo. Rimase accanto alla rosa giorno e notte, per ripararla dal vento, dai parassiti. Accarezzava le sue foglie, le parlava, dissodava il terreno intorno alle sue radici, la difese dal freddo coprendola di paglia e di tenerezza. Viveva e respirava con lei. Venna la primavera e il giardino si riempì di fiori. Il giovane giardiniere non aveva che occhi per la sua rosa.
Quasi subito sulla rosa apparve un bocciolo. Il giovane lo sfiorò con un bacio e la rosa si aprì al sole del mattino. Continue reading

Amici, hai detto amici? … Amici siiiii

 

Quanti « cuori desolati » durante quel periodo, pur così bello, della vita che è la seconda socializzazione. Quando il desiderio di amare ed essere amati si manifesta in modo sempre più pressante, l’amicizia diviene un bisogno imperioso. I bambini e i ragazzi sentono bisogno di amici come l’aria che respirano. L’amicizia si trasforma molto presto in un ‘esperienza di fondamentale intensità. Non devono essere lasciati soli. Hanno bisogno di sapere che l’arte di farsi degli amici si può imparare: chi vuole un amico qualcosa deve fare. Gli amici non piovono dal cielo e lamentarsi non serve a niente.

Anche gli adulti hanno bisogno di amici, veri e sinceri, anche diretti come sei tu

Raccontino

. LA PERLA

Il castoro Giuseppe giocava con il suo veliero di corteccia di pino sulla riva del lago. Improvvisamente si accorse che nell’acqua, proprio sotto il veliero, c’era un’enorme ostrica. Si tuffò e andò a prenderla. Tornato a riva posò
con precauzione l’ostrica, che aveva le valve ermeticamente sigillate, sulla sabbia.
Giuseppe cominciò a ispezionarla minuziosamente da tutte le parti. Aveva proprio l’aspetto di un’ostrica perlifera. Giuseppe era sicuro di aver trovato un tesoro. L’ostrica era come una cassaforte che conteneva una perla rara, preziosissima. Del resto, non era quello il mestiere delle ostriche?
Al colmo della felicità, Castoro Giuseppe strinse la preziosa conchiglia vicino al suo piccolo cuore, chiuse gli occhi e se ne andò nel paese dei sogni.

Il sogno di Giuseppe

Là, nel paese dei sogni, lo attendevano i suoi amici più cari Orso, Cinghiale e Caribù. Castoro Giuseppe portava al collo la sfavillante perla che aveva trovato nella conchiglia.
Invece di corrergli incontro, come sempre, i suoi amici lo guardarono da distante, sorpresi.
«Accidenti, Giuseppe è diventato ricco sfondato! Guardate che razza di perla ha trovato: come minimo vale un miliardo tondo tondo», pensarono tutti e tre. Giuseppe si accorse che erano lividi di invidia e gelosia. Gli chiesero subito dove aveva trovato la perla.
Castoro Giuseppe balbettò «Nel… nella foresta. L’ho trovata tagliando un acero, ma lontano… lontanissimo di qui».
I suoi amici non gli credettero neanche un po’ e sogghignarono: «Non ci prendere in giro! Le perle sono fabbricate dalle ostriche perlifere… E le ostriche si trovano nell’acqua, non nella foresta!».
Lo piantarono in asso e corsero sulla riva del lago. Arrivati là, si misero freneticamente a frugare sott’acqua, sollevando nuvole di fango.
«E’ il mio lago!», strillava Castoro Giuseppe. «Sono io che ho costruito la diga! Le conchiglie sono mie!». Più strillava, più gli altri si facevano grandi beffe di lui. Orso gli appioppò una sonora zampata, grugnendo: «E con cosa l’hai costruita la tua diga? Il lago è tuo come nostro, con tutto quello che contiene: le sue conchiglie e le sue perle!». Continue reading

Un fratello

Paul ricevette un’automobile come regalo di Natale da suo fratello. La vigilia di Natale, quando Paul uscì dall’ ufficio, un monello di strada stava girando attorno all’ auto nuova luccicante, ammirandola. ” E’ sua questa macchina, signore?” Paul annuì: “Me l’ha regalata mio fratello per Natale”. Il ragazzo rimase sbalordito.

“Vuole dire che suo fratello gliel’ha regalata e a lei non è costata nulla? Ragazzi vorrei…” Esitò. Naturalmente Paul sapeva che cosa avrebbe voluto. Avrebbe voluto avere un fratello così. Ma quello che disse il ragazzo scosse Paul.
“Vorrei”, proseguì il ragazzo, “poter essere un fratello così” Paul guardò il ragazzo con meraviglia, poi, impulsivamente aggiunse, “Ti piacerebbe fare un giro con la mia macchina?” “O sì, tantissimo” Dopo un breve giro, il ragazzo si volse e con gli occhi luccicanti chiese: “Signore, le dispiacerebbe passare davanti a casa mia?” Continue reading

Le orme

Tu e il Signore Gesù state camminando sulla strada insieme. Per un bel pezzo di strada le orme di Gesù procedono accanto alle tue, ma le orme del Signore sono ben impresse, marcate, solide, decise nella direzione. Tu, al contrario, lasci orme distratte, a zig zag, con pause, ripensamenti, giravolte, cambiamenti di direzione. Per un bel pò camminate così, ma gradualmente le tue orme si avvicinano sempre più a quelle di Gesù e cominciano ad avanzare in modo parallelo. Tu e Gesù come due amici fianco a fianco. Sembra tutto perfetto, ma interviene un altro cambiamento: le tue impronte che prima si disegnavano nella sabbia accanto a quelle di Gesù ora sono impresse dentro le sue. Nelle sue grandi, le tue orme sono più piccole, ma tu e Gesù cominciate a procedere come una sola persona. Andate avanti così per un bel po’, poi, gradualmente, interviene un altro cambiamento. Le tue orme, dentro quelle più grandi crescono fino a coincidere con quelle di Gesù. Ora c’è soltanto più una serie di orme sulla sabbia: tu e Gesù camminate come una persona sola. Sembra andare tutto bene, ma poi improvvisamente torna una seconda serie di impronte.
C’è qualcosa di strano!

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La promessa – una storia d’amore

 

Un professore sognava di diventare rettore dell’ Università in cui insegnava da molti anni. Per questo studiava giorno e notte, si preparava, teneva conferenze e pubblicava libri.
Un giorno, finalmente, realizzò il suo sogno. Gli arrivò la nomina a rettore. Prese possesso del suo ufficio e incominciò con decisione il suo compito. giornali e studenti avevano accolto con favore la sua nomina. Ma dopo pochi mesi, fra lo stupore di tutti, diede le dimissioni. Il motivo era semplice: si era dimesso dalla carica di rettore per potersi dedicare a tempo pieno a sua moglie. Sua moglie aveva cominciato a mostrare sintomi del morbo di Alzheimer. La malattia avanzava velocemente e nel giro di pochi mesi le conseguenze furono drammatiche: non solo sua moglie non ricordava più nulla di tutti quegli anni che avevano trascorso insieme, ma non era neppure in grado di riconoscerlo. Non si rendeva  più conto che era suo marito.
Praticamente tutti gli dissero che questa sua decisione non aveva senso. Chiunque avrebbe potuto prendersi cura della sua povera moglie, che tra l’altro non lo riconosceva nemmeno quando entrava in camera sua per aiutarla, mentre non tutti potevano ricoprire la carica di rettore per cui tanto aveva sacrificato e lottato.
Lui rispondeva semplicemente: “E’ vero, mia moglie non sa più chi sono io. Ma io so chi è lei, e in lei riconosco sempre la donna meravigliosa che ho sposato tanti anni fa. C’è soltanto una cosa più importante di una chiamata, ed è una promessa. Ed io promesso di rimanere al suo fianco “finche morte non ci separi”.

da  “è di notte che si vedono le stelle”
Bruno Ferrero

I magi e la befana

Vi sono molte leggende sui Magi che sembrano per certo non essere Re e, forse nemmeno astrologi. Quella che forse ci aiuta a capire come questa festa cristiana venga poi associata alla vecchia che porta i regali ai bambini, e che forse non tutti sanno è questa.

“I Magi, diretti a Betlemme con i doni, non riuscendo a trovare la strada chiesero informazioni a un’anziana. La quale, nonostante le loro insistenze, affinché li seguisse per far visita al Bambino, restò ferma. Salvo poi dopo pentirsi della sua riluttanza. Per questo preparò un cesto di dolci, uscì e cercò i re. Ma non li trovò. A quel punto decise che si sarebbe fermata a ogni casa lungo il suo cammino, donando qualcosa ai bimbi, sperando che uno di essi fosse Gesù.”  

 

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Le due candele

Le due candele
In una piccola chiesetta di montagna, vi era ai piedi di una splendida croce un cesto pieno di candele, pronte per essere accese e così illuminare il volto di Gesù.
Quella mattina, una delle candele iniziò a dire alla sua vicina: «Non vedo l’ora che qualcuno mi prenda e mi accenda per illuminare il volto del mio Signore». L’altra invece preoccupata rispose: «No, io non voglio morire così presto… voglio vivere ancora…». Continue reading

Il discepolo e i desideri negativi

Il discepolo disse al suo maestro: “Ho trascorso la maggior parte del giorno pensando cose che non avrei dovuto pensare, desiderando cose che non avrei dovuto desiderare e a preparare piani che non dovrebbero essere fatti”. Il maestro invitò il discepolo a fare una passeggiata con lui nella foresta dietro la sua casa. Lungo il cammino, indicò una pianta, e chiese al discepolo se ne conoscesse il nome. “Belladonna”, disse il discepolo. “Può uccidere chiunque mangi le sue foglie”. “Ma non può uccidere nessuno che semplicemente la osservi”, disse il maestro. “Allo stesso modo, desideri negativi non possono causare del male se non permetti a te stesso di esserne sedotto”.
Paulo Coelho, I racconti del maktub
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Non è sufficiente, però. “1Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: «Non dovete mangiare di alcun albero del giardino»?». 2Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare,3ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: «Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete»». 4Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto!5Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male». 6Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. 7Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.
8Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l’uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino.” (Genesi cap. 3).
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