Meditazione XVIII Domenica anno C – tenetevi lontani da ogni cupidigia

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
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Non è che il Signore ce l’abbia particolarmente con la ricchezza, anche se tante volte ci mette in guardia da questo pericolo come oggi in cui esorta a tenerci lontani da ogni cupidigia. Cos’è la cupidigia? È l’avidità sfrenata di ricchezze, di possesso: di denaro; di ciò che hanno gli altri, dal pericolo del possedere che distoglie e allontana da Dio facendo pensare all’ uomo di poter disporre della propria vita indipendentemente da Lui.

Attraverso la richiesta della divisione dell’eredità e dell’uomo della parabola ci viene offerta l’opportunità di esaminarci sul nostro rapporto con i beni, sulla ricchezza e sul nostro desiderio di possedere, di avere sempre di più.

Una volta il possedere qualcosa veniva considerato in un contesto di sussistenza oggi è diventato un idolo. Il denaro è diventato qualcosa attraverso il quale si pensa di avere accesso a tutto, non solo le cose materiali, ma anche salute, successo, prestigio, onorabilità e si pensa di potere comprare anche le persone. Per fortuna vi è qualcosa che il denaro e la ricchezza non possono comprare che è l’amore, quello autentico, quello vero che è ciò che appaga veramente il cuore dell’uomo rendendolo autenticamente ricco.

La prima lettura
Dal libro del Qoèlet  Continue reading

MEDITAZIONE XVII DOMENICA ORDINARIO ANNO C: PREGATE

 

Dal Vangelo secondo Luca

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

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Tutta la Parola di Dio ci porta oggi a riflettere su quella caratteristica che dovrebbe animare la vita del Discepolo: La preghiera.
La prima lettura quella di intercessione di Abramo per Sodoma e Gomorra, nel Salmo responsoriale abbiamo pregato: Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto, nel Vangelo Gesù di fronte alla richiesta dei discepoli  risponde con la preghiera del Padre nostro poi ancora l’esempio di colui che chiede i tre pani. Di fronte a questa Parola siamo chiamati seriamente a riflettere su quanto spazio occupi la preghiera nella nostra vita; se è un optional e se fonda davvero la nostra esperienza di discepoli. Gesù è uomo di preghiera. Prega di notte, in località deserte, prega poco prima della Passione nell’ orto degli ulivi. È impossibile nel breve spazio di un’omelia approfondire ed esaurire il tema della preghiera, anche perché, come una pietra preziosa, essa ha molte facce. Vi è la preghiera di intercessione, di richiesta, forse quella più diffusa, di lode, di ringraziamento, di abbandono, di contemplazione, la preghiera in famiglia, quella comunitaria e potrei continuare.
Mi limito ad alcune sottolineature.

La prima domanda che possiamo porci è: “Perché pregare?” Perché la preghiera deve essere l’ossatura che sostiene la nostra fede?
Oggi la vita frenetica che ci siamo imposti dà poco spazio alla preghiera che può arrivare anche a rasentare come una specie di superstizione. Continue reading

La pace interiore (Imitazione di Cristo)

… Così ho detto: ” io vi lascio la pace, vi dono la mia pace; non quella però che dà il mondo” (Gv 14,27). Tutti tendono alla pace; non tutti però si preoccupano di ciò che caratterizza la vera pace. La mia pace è con gli umili ei miti di cuore; e la tua pace consisterà nel sape molto sopportare. Se mi ascolterai e seguirai le mie parole, potrai godere di una grande pace.
Che farò dunque?
In ogni cosa guarda bene a quello che fai e a quello che dici. Sia questa la sola intenzione, essere caro soltanto a me; non desiderare né cercare altro fuori di me; non giudicare  mai avventatamente quello che dicono o fanno gli altri e non impicciarti in faccende che non ti siano state affidate.
In tal modo potrai essere meno turbato, o più raramente; ché (perché) non sentire mai turbamento alcuno e non patire alcuna noia, nello spirito e nel corpo, non è di questa vita, ma è condizione propria della pace eterna.

Dall’ Imitazione di Cristo  

 

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XVI Domenica ordinario anno C – Ospitalità … accoglienza

 

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta»
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Marta e Maria, a volte vengono messe in contrapposizione. Cosa privilegiare? Una fede che nasce da una specie di quietismo o una fede che nasce dall’ attivismo? In realtà non è così? Prendiamo una moneta, anche
l’euro, ha due facce, che in realtà penso anche un po’ bruttine. Così anche della fede, che si esprime con due modalità come dice il Vangelo. Marta e Maria conoscono Gesù e lo accolgono nella loro casa. Ma andiamo a vedere come. “Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.”

«La fede nasce dall’ascolto». Lo dice san Paolo nella Lettera ai Romani, riducendo al minimo i vocaboli (Rm 10,17). La fede è relazione personale, è relazione fra persone perché è fiducia interpersonale e nasce dall’ascolto dell’altro.

“Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. Dice Gesù a Marta.
Ma cosa significa quello che potrebbe sembrare un rimprovero che viene fatto a chi si sta facendo in quattro per accogliere l’ospite, arrivato. Significa una cosa molto semplice. Certo quello che sta compiendo Marta sono segni di considerazione e di amicizia verso Gesù ma vi è qualcosa che sta a monte di tutto questo, che viene prima: l’accoglienza interiore da cui potrà poi nascere tutto il nostro agire. Conoscere Gesù e il Vangelo, pregarlo e accettare i suoi insegnamenti. Tutto questo può nascere, però solo se noi ci mettiamo in ascolto della sua Parola. Ascoltando la Parola potremmo poi immergerci in un vero autentico servizio agli altri. Come una moneta che ha due facce, come il nostro corpo che ha due polmoni Maria e Marta rappresentano le caratteristiche del discepolo, non uno piuttosto che l’altro non la contemplazione contro l’azione, ma un binomio inscindibile.

Solo così potremo compiere gesti di carità autentica come quello del buon samaritano che ascoltavamo Domenica scorsa. Azione che trae il suo nutrimento dalla preghiera.
A questo punto occorre che riflettiamo su come sia la nostra preghiera. Se essa assomiglia ad un grande elenco di richieste, oppure un’ora circa di Messa domenicale, per carità l’Eucaristia è la preghiera per eccellenza, ma è veramente un accogliere con tutti noi stessi, mente, cuore, Gesù e con Lui il vangelo imitando Abramo che accoglie i tre uomini alle querce di Mamre. Continue reading

” Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te” ( S. Agostino)

… la vita stessa ci pone l’ interrogativo di chi siamo veramente, di cos’è la vita, del senso di quello che facciamo. Sperimentiamo in noi stessi una serie di dubbi e di domande che restano senza risposta, che ci rimandano a una dimensione “altra” della vita. Tecnicamente si dice che abbiamo in noi un’eccedenza, un bisogno di pienezza che nessuna realtà umana riesce a colmare. (  P. Curtaz: il Credo)

Mater Verbi on Twitter: ""Ci hai fatti per Te,Signore, e il nostro cuore è  inquieto finchè nn riposa in Te. Buongiorno creature amate da Dio!  https://t.co/4v5lLJx0pR" / Twitter

 

Il buon Samaritano: và e fa anche tu così – XV Domenica ordinario C

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
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Carissimi noi siamo mandati per rendere presente il Vangelo, come sentivamo anche Domenica scorsa, vi è, però, un pericolo che è sempre in agguato, esattamente come fa il dottore della legge ed è quello di separare la fede dalla vita o di ridurre l’impatto e le conseguenze del Vangelo nella vita pratica. C’è un libro della Bibbia che è il libro del Levitico in cui leggiamo: “Non mantenere odio contro un fratello … Non vendicatevi contro i vostri connazionali. Ciascuno di voi deve amare il suo prossimo come sé stesso” (19,17s). Il prossimo erano i connazionali, i fratelli. Stranieri e infedeli non erano tali e quindi non rientravano in questo comandamento. Continue reading

XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C) …Ne inviò 72

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

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72 discepoli mandati. Ma perché proprio 72 o non 75 o non 80?
Perché quello era, secondo la concezione storica del tempo il numero dei popoli della terra. Certamente comprendiamo che è un numero simbolico, come lo sono tanti altri nella Bibbia, ma se quello è il numero dei popoli ci dice che nessun battezzato è esente dall’ annunciare il Vangelo, mettendosi in cammino lungo le strade del tempo, della storia. Di una storia concreta fatta di tante contraddizioni, di tante falsità che vengono propagandate anche oggi, ma anche di tanto dolore e sofferenza, di dubbi, di incertezze, di inquietudini e di paure, come quella che stiamo vivendo.

Vi è però qualcosa, a me sembra, che anche tanti cristiani, debbono maturare che vi è una forza, per noi che siamo deboli, fragili, incoerenti che è la forza stessa di quello che dobbiamo annunciare: è la forza stessa del Vangelo.
Quando noi al termine della lettura del Vangelo al termine della Liturgia della Parola diciamo: “Parola del Signore”, lo è veramente, non sono parole nostre o del personaggio emergente di turno che appartenga al mondo della politica, dello spettacolo, dell’economia, ma di Qualcuno che è più grande di tutti loro. Quando battezzo i bimbi io dico ai loro genitori, al padrino e alla madrina che da quel momento loro sono figli di Dio, e lo sono realmente, e che non vi è un titolo più grande e bello di questo, non lo ha il presidente degli Stati Uniti, non lo ha quello della Russia, né nessuno di quelli che si occupano di economia con tutti i dubbi che mi vengono se fanno davvero il bene della gente. Continue reading

XIII DOMENICA ORDINARIO : Seguire…

Dal Vangelo secondo Luca

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio”


“Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”.
Gesù va a Gerusalemme per portare a compimento la missione che il Padre gli ha affidato, senza tentennamenti, senza incertezze, anche se sa quello che lo attende.

Mi veniva da pensare, al contrario quanti tentennamenti, quanti se e ma abbiamo così spesso noi cristiani nel porci in cammino dietro al Signore, che ci chiama e ci manda per preparagli la strada. Se anche noi abbiamo la stessa risolutezza nell’ annuncio del Vangelo, nell’ indicare Gesù come colui che viene a liberare l’uomo. Il mese di giugno ad esempio è il mese dedicato al Sacro cuore, ma in tante città questo mese è dedicato al gay pride, cioè all’ orgoglio omosessuale, che non corrisponde alla visione cristiana della sessualità e che dà un pessimo messaggio ai nostri ragazzi e giovani. In America vi sono manifestazioni perché si è sancito che l’aborto non è un diritto, ma come può essere un diritto la soppressione di una vita? Cosa fanno i cristiani di fronte a queste realtà? Certo non invochiamo un fuoco dal cielo come Giacomo e Giovanni, ma affermare che non è secondo quello che dice la Bibbia si può! Continue reading

Corpus Domini 2022 – mistero e realtà

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

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Oggi celebriamo la presenza del Signore nell’ Eucaristia, nel segno del pane e del vino che non sono più tali sulle parole stesse di Gesù.
Mistero di una presenza diversa da quella che noi possiamo sperimentare nella nostra esperienza umana e terrena. Vorrei richiamare qui l’immagine di due innamorati. Due innamorati che cercano di vedersi, di incontrarsi più che possono, in tanti e diversi modi. Adesso che abbiamo questi strumenti, i social, attraverso le immagini. Due innamorati appena possano si cercano e uno sogna l’altro. Comunicano anche attraverso i silenzi, che non sono tali, ma che dicono più di tante parole.
Così il Signore, che parla con noi, ci rassicura, ci dice: “guarda che io ci sono, sto con te”. E lo dice ancora una volta in questa solennità. È una presenza silenziosa, che noi cristiani a volte facciamo fatica a comprendere. Si avverte in certe espressioni come: “Prendere Messa” … “Quelli che vanno a Messa sono poi peggiori degli altri” Ecc. Continue reading

SS Trinità anno C

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

Parola del Signore
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• Molti dicono di credere in Dio, ma in quale Dio credono?

I musulmani credono in un Dio unico, ma che non lascia all’uomo, che deve essere sottomesso, il libero arbitrio, per cui, alla fine l’uomo non è libero e se non accetta questa realtà è un infedele.

Gli ebrei credono anche loro in unico Dio, ma è il Dio che si rivela solo nell’Antico testamento, pur con tutta la sua grandezza, per cui manca la rivelazione che ci è venuta a portare Gesù e per cui Gesù è solamente un profeta.

Per chi ama le filosofie orientali, con quello che ne consegue e che noi non comprendiamo con la nostra mentalità occidentale anche in tante loro espressioni, non ultima quella del diffusissimo Yoga. La parola yoga significa unione, ed è generalmente interpretata come l’unione con Dio, con l’assoluto, l’integrazione tra corpo, spirito e anima, ma il significato letterale è “unione tramite soggiogamento”, in quanto la radice sanscrita yug indica il “soggiogare”, per cui viene anche interpretato come l’unione dovuta allo spirito che soggioga la materia, ovvero il corpo, la manifestazione materiale. Cosa che non avviene nella visione cristiana in cui la nostra dimensione corporale viene valorizzata. Basti pensare all’ incarnazione.

Ma stiamo sulla Parola e cerchiamo di dare la risposta cristiana alla domanda: ”Qual’è il Dio in cui crediamo?” Non è una domanda superflua soprattutto in questa festa della SS. Trinità, perché sembra che tanti cristiani non l’abbiano chiara e non credano proprio , nel Dio che Gesù ci è venuto a fare conoscere, pensando a un Dio un po’ antipatico, vendicativo pronto sempre a punire coloro che sbagliano e non il Dio che ama, che perdona e che è misericordia. Ma che è soprattutto amore come afferma l’apostolo Giovanni.
È forse questa la più alta definizione di Dio nel Nuovo Testamento. Non si tratta di una definizione astratta, filo­sofica, ma di una sintesi della manifestazione che Dio ha dato di sé nella storia della salvezza, e in particolare nel dono del suo Figlio unigenito Continue reading