Vivere è camminare

 

Vivere è camminare: salvarsi è camminare per la strada che dall’esilio mena alla Patria. Il cristiano è un pellegrino. Se uno rifiuta la solidarietà nel camminare, cioè lo sforzo di vivere con gli uomini e per gli uomini, tradisce la propria vocazione d’uomo. La vita ha valore solo in quanto cammino.

 Camminare abbandonati e una volontà che si dichiara attimo per attimo, nel nostro dovere che è sempre umile e grande. E dopo aver fatto tutto, senza perfezione, ma con perfetto abbandono e spirito di carità, concludere: “ Sono servo inutile”.

 Abbiamo grazie a Dio, una fede che ha provato tutti gli attacchi e una speranza che non si smuove, tanto è ancorata in Cristo. Quindi continueremo a camminare la stessa strada, a pregare e  ad amare in silenzio, a parlare con discrezione e fermezza, fino a sera. Non è un’ostinazione, ma una vocazione. Potrò averla capita male, ne sono certamente indegno, ma prego Iddio di rimanerle fedele. È l’unico patrimonio che non voglio perdere

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Da: Il solco, spigolature dagli scritti di don Primo Mazzolari. – EDB

SS Corpo e Sangue di Cristo: “ Chi mangia e beve senza riconoscere il Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna”.

 

La prima cosa che verrebbe da pensare è: “ Ma è proprio necessaria una festa particolare, quando ogni Domenica, ogni giorno si celebra l’ Eucaristia, la Messa?”

La mia risposta è sì. È necessaria. È Necessaria per fermarci a riflettere su una realtà importante, che oggi molti di noi sembrano aver perso un po’ banalizzando quella che è una realtà importante, la più importante in assoluto l’ incontro con Gesù nella Messa e la  sua presenza  reale nell’ Eucaristia.

In una città della provincia romana nell’odierna Tunisia, nel 303 d.C. l’imperatore Diocleziano, dopo anni di relativa calma, scatena una violenta persecuzione contro i cristiani ordinando   Continue reading

Meditazione a chiusura del mese di Maggio

 

Ci ritroviamo stasera a concludere questo mese di maggio, in cui di solito si celebra la festa della Visitazione, infatti le letture che abbiamo ascoltato sono quelle proprie della festa, ma oggi abbiamo celebrato la festa della SS. Trinità.

Mi veniva naturale accostare il testo del Vangelo che abbiamo ascoltato e pregato in questa festa della Trinità e quello di stasera in cui Maria va a visitare Elisabetta.

Il testo della solennità della Trinità termina   Continue reading

SS. Trinità

 

Il catechismo di S.Pio X faceva imparare a memoria che Dio è: “Dio è uno solo, ma in tre Persone, uguali e distinte, che sono la Santissima Trinità”,  “Le tre Persone della Santissima Trinità si chiamano Padre, Figlio e Spirito Santo”,” che ogni persona della SS. Trinità è Dio”, che “della Santissima Trinità si è incarnata e fatta uomo la seconda, cioè il Figlio”. Con questa brevissima sintesi viene espresso il cuore, la particolarità, l’ originalità delle fede cristiana.

Ma come si fa, soprattutto per noi, uomini razionalisti, materialisti, calcolatori, che troppo spesso si arrogano loro stessi potestà che solo a Dio competono, come quella sulla vita e sulla morte, uomini e donne figli del metodo scientifico empirico ad accettare una definizione a scatola chiusa?

Abbiamo sentito che anche nel Vangelo: “In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.”   Continue reading

Vieni santo Spirito, riempi i cuori dei tuoi fedeli. – Pentecoste

 

Celebriamo la solennità di Pentecoste, il dono e la venuta dello Spirito Santo nella vita dei credenti, nella vita della comunità cristiana. In questi giorni in tante parrocchie si celebra il Sacramento della Cresima, la Pentecoste di ciascuno di noi. Vi è però un rischio: quello di fermarsi lì, al giorno della nostra Cresima. La venuta dello Spirito Santo rimane perciò un evento lontano, nel tempo e nella vita, rimane un ricordo relegato a un tempo che non ci appartiene più, staccato dalla nostra vita attuale. Eppure la presenza e l’ opera dello Spirito, come riviviamo in questa Solennità, continua nella vita di chi  lo accoglie nella verità e nell’ umiltà, è presente e  guida la Chiesa  sballottata più che mai fra  i marosi burrascosi del tempo, della storia. Lo Spirito non esaurisce la sua azione con la prima generazione dei cristiani, come leggiamo nel libro degli Atti, o con il Sacramento della confermazione/Cresima, ma opera perennemente.

Se ancora oggi vi sono uomini e donne che hanno la forza di dare testimonianza, pagando con la vita la fedeltà a Gesù Cristo e al Vangelo è per   Continue reading

Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi … ( Atti 1,9 )

Ascensione del Signore …

non è la fine, ma è un inizio. Inizio di un tempo diverso della presenza del Signore in mezzo a noi, fedele alla sua promessa:“ Sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.

Tempo in cui la comunità cristiana, la Chiesa, non deve cadere in una specie di attesa inerte, ma che deve assolvere ad un preciso mandato, quell’ andare ed annunciare la “ Buona Notizia” di una realtà grande, nuova, straordinaria, che va oltre quelli che sono i nostri modi di pensare di agire, di amare,  di comprendere la vita e la morte, la Risurrezione, che se è di Gesù non si ferma a Lui, ma  è data a noi, bagnati  come accade per la terra che viene fecondata dalla pioggia, dalla grazia e dall’ amore misericordioso del Signore.

Vi è mito in cui, si dice, che  vi sono degli uomini rinchiusi nel fondo di una caverna buia. Sono legati in modo da avere le spalle rivolte all’ ingresso della caverna  e in modo tale che possono guardare solo avanti a loro. Alle loro spalle, , seminascosta da un muretto vi è della gente che va e viene con vari oggetti, chi nelle mani, chi sulla testa . Collocato fra l’ ingresso della grotta e questa gente che va e viene con questi oggetti vi è un grande fuoco che proietta le ombre sulla parete di fondo, come in un gioco di ombre cinesi. Gli uomini incatenati che non vedono altro pensano che quelle ombre siano la realtà, che non vi sia altro. Così quando qualcuno riesce a liberarsi ed esce all’ aperto e torna poi indietro per dire ai prigionieri come stanno veramente le cose, essi lo uccidono.

( Platone – Mito della caverna )

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… Nulla accade che non sia previsto da Dio …

 

Partire … andare alla ventura senza aver previsto nulla, superare gli ostacoli che si presentano …, in uno slancio di allegria saltare su un muricciolo. Prendere per rifugio un albero che ci troviamo davanti e per sedile il paracarro della strada. Non temere la pioggia, né il vento che soffia sui nostri visi, né il caldo che rende i nostri passi pesanti, il fiato corto, la gola arida.
Lanciare il proprio canto attraverso il mondo, come la campana di un campanile … Andare senza nulla domandare alla vita se non la sua bellezza e il suo lento scorrere, accettando felici l’ offerta del momento, felici … Felici per il dono della vita !

“Non voi avete scelto me , ma Io ho scelto voi” – Gv 15,16.

Mi è sempre sembrata strana questa tua frase, Signore. Valeva per i tuoi apostoli, ma deve valere anche per noi? Oggi noi cristiani siamo sempre di meno, sempre meno convinti, sempre meno fedeli. Oggi siamo costretti a marciare contro corrente, a passare per bigotti e retrogradi, a essere considerati gli ultimi fessi e creduloni. E quel che è peggio, dalla politica siamo considerati bagaglio di voti, da conquistare con qualche sdolcinato contentino, mentre dall’ interno le spinte al rafforzamento dell’ identità diventano alibi per intolleranze, arroccamenti e chiusure mentali. Siamo noi ad averti scelto ed a prezzo sempre più alto!

Sei deluso, mio caro. Non è mai stato facile, ma per portare frutto occorre passare dalla morte del seme, dall’ appassimento del fiore. Attorno a te c’è, però, chi non desterà mai la meraviglia di una corolla rigogliosa, chi non gusterà mai il sapore della polpa prelibata, chi non diventerà seme perché nuova vita sgorghi da lui. Il cristiano  ha tutte queste possibilità, tra ombre e pieno sole, tra inverni e primavere, tra gioie e dolori. L’adesione al cristianesimo è una tua scelta, poter vivere da cristiano è un dono.

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Da: Abbiate sale in voi stessi –S. Messina, P. Raimondo; ed. Effatà

 

VI Domenica di Pasqua – Love Is … – omelia con i bambini 5 e 1 media

La seconda lettura e il vangelo, quasi come  una cantilena, un ritornello non fanno altro che riprendere un termine: amore, amare.

Parlare dell’ amore è facile?

Avete  mai letto le strisce di Schulz, questo vignettista autore di personaggi come Charlie Brown, Snoopy, Linus, , insomma quel gruppo di personaggi che vengono anche conosciuti con il nome italiano di “Noccioline”. In una striscia  vi è un colloquio fra Lucy,sua sorella maggiore che gli chiede: “ Lo sai cos’è l’ amore?” Linus risponde: “Amore. Singolare maschile, sentimento di affetto vivo, trasporto dell’ animo verso una persona ( o una cosa); profonda tenerezza; devozione.” Poi si rimette al pianoforte, perché ha questa passione [per il pianoforte e per  Bethowen], mentre Lucy  si volta sconsolata dall’ altra parte concludendo: “Sulla carta è bravissimo.”

Già perché se è parlare d’ amore può essere facile, e tanti ne parlano anche oggi e non sempre nel modo giusto, delle volte  presentandolo dal di fori come fosse una bella torta, ma poi quando vai a vedere cosa c’è dentro   Continue reading

V Domenica di Pasqua – La vite, i tralci e l’ albero della vita!

Inseriti in Cristo portiamo frutti abbondanti di vita, d’amore

 In questi giorni d’ inaugurazione dell’Expo 2015 una delle immagini che più rimandano i media è quella di questa struttura in acciaio e legno (credo) dal titolo: l’ albero della vita! L’ idea non è particolarmente nuova. L’ albero della vita è già presente nella Bibbia. All’ inizio,  nel giardino dell’ Eden, nell’ Apocalisse ( 2,7: a chi vince Io darò da mangiare l’ albero della vita), solo per ricordare due passi. Questa idea viene ripresa anche in un film di alcuni anni fa, famoso per gli effetti speciali Avatar.

L’ uomo è ancora un po’ presuntuoso perché si dimentica l’ essenziale, che l’ albero da cui nasce la vita, quella vera, autentica è uno solo: la Croce di Cristo da cui scaturisce la salvezza, riportando l’ uomo alla sua condizione originale, donando all’ uomo la vita eterna, la risurrezione, a cui occorre rimanere uniti.

Gesù ci dice: attenzione senza di me non potete fare nulla. Eppure tanti vivono nell’ ignoranza di questa verità. Cerchi la gioia, cerchi la speranza, cerchi un senso a ciò che sta accadendo in te, nella tua vita, nel mondo cercala nel Signore, stai non solo vicino a Lui, ma incollato a Lui, esattamente come il tralcio alla vite.

L’ immagine che richiama Gesù nel Vangelo.

Qui in campagna è un immagine che possiamo capire bene, come possiamo capire bene la potatura, le viti vengono infatti, pulite, perché possano dare buoni e bei frutti.

Gesù  dice: “ voi” siete i tralci. Se noi siamo i tralci significa allora gente concreta, con la realtà della loro vita. E non solo io! Anche tanti altri che incontro nel lavoro, facendo la spesa, a scuola, in ufficio, in famiglia, nel mondo. Tralci vivi che dovrebbero mostrare che sono uniti alla vera vite che è Gesù.

Pensiamo, quindi, se noi siamo tralci vivi, se la nostra vita è una vita da cui traspare Gesù, assieme a quella di tanti altri. Pensiamo ai cristiani perseguitati, a quelle persone che si dedicano gratuitamente, per amore di Gesù al soccorso dei poveri, alla cura di bambini e anziani soli, alla vicinanza e all’ assistenza dei malati. Mi piace ricordare questa ragazza, Barbara, che  ho conosciuta fin da bambina e che, cresciuta, andava in ospedale a fare la clown terapia ai bambini e che è morta di cancro troppo presto. Tanti tralci vivi, vitali. Ho letto che  sono stati pubblicati dieci volumi che raccolgono brevi biografie di uomini e donne del nostro tempo …

Persone che “ non amano a parole, né con la lingua, ma con i fatti e nella verità”.

Perché è la linfa che sgorga dalla vite, Gesù, che irrora i tralci, gli permette di vivere e di dare frutto. Questa linfa è l’ amore che Cristo ci dona, anche qui adesso e in ogni Eucaristia. È l’amore che ci permette di osservare i comandamenti, di tradurli in quell’ “amore a Dio e al prossimo” come Gesù ci ha insegnato, e fa sì che non li sentiamo come un peso, ma come un aiuto, un bene.

È  ancora l’ amore che ci consente di avere fiducia nel Signore, di credere in Lui e permettere  allo Spirito possa agire nella nostra vita.

Ma il Vangelo ci ricorda che perché vi possa essere frutto è necessaria la potatura!

Io non faccio l’ agricoltore,  mi dicono, però, che quando si pota la vite, dalla potatura sgorga come un “lacrima” di linfa. Sembra che la vita pianga, ma il tralcio potato nel punto giusto  darà il grappolo d’ uva.

Le potature non piacciono e la vita ne riserva a bizzeffe, e le lacrime sono tante, ma ci rammentano la nostra debolezza, la nostra fragilità, la necessità di non crederci ancora una volta noi stessi Dio. Le potature sono per tutti, non fanno distinzioni … anche Paolo, questo gigante del vangelo, ha dovuto subire la sua potatura, abbiamo sentito nella prima lettura.

Vi è un aneddoto, parla di uno scultore, che davanti al blocco di marmo cominciò a lavorare di scalpello traendo fuori una statua meravigliosa, a chi gli chiedeva come fosse riuscito a “ creare” un’ opera così bella rispose con molta semplicità che era già dentro e che lui non aveva fatto altro che togliere il superfluo. Proviamo a pensare che le potature che Dio fa non sono altro che “togliere” per fare di noi un opera meravigliosa. Certo, mentre avvengono, sono dolorose, ma non è doloroso il parto per una donna? Poi la gioia di stringere a se la vita è troppo grande …

Non vogliamo allora essere dei tralci così stolti, poco furbi, da non accettare che il Signore, pulisca tagli, per evitare di essere affastellati e “ buttati nel fuoco”.

Se essere vivi significa anche lasciarsi ferire, accettiamo la ferita, certi che non solo si rimarginerà, ma che attraverso quel dolore potrà nascere qualcosa di nuovo, qualcosa di più grande che ora però non riesco a vedere, non riesco a comprendere e mi verrebbe voglia davvero di staccarmi, ma solo se saprò rimanere unito a Gesù, la vera vite, potrò dare un frutto nuovo.

Gesù nell’ Eucaristia si dona a noi perché noi possiamo rimanere innestati in Lui, possiamo essere questi tralci che anche se potati, recisi sapranno concentrare tutta la forza dell’ amore, nel punto giusto, per portare a loro volta frutti abbondanti d’ amore là dove il Signore ci guida e ci manda.

Soli Deo Gloria, qydiacdon