Lettera al popolo di Dio

Senza posa, Signore Gesù cristo, tu mi interpelli e mi domandi: “ Chi dici che io sia?”. Tu sei colui che mi ama fino alla vita che non finisce.
Tu apri davanti a me la strada del rischio.
Tu mi precedi nel cammino della santità, dove è beato chi muore per amore, dove il martirio é
l’ultima risposta. Di giorno e di notte tu preghi in me senza che io sappia come il mio balbettare è la preghiera: chiamarti con il solo nome di Gesù mi conduce alla comunione con te.
Tu sei colui che, ogni mattina, mi pone al dito l’ anello del figlio prodigo, l’ anello della festa. Instancabile tu mi cercavi. Perché ho esitato di nuovo, chiedendo un po’ di tempo per occuparmi dei miei affari? Perché dopo aver messo mano all’aratro mi sono voltato indietro?
Quasi senza accorgermene mi rendevo inadatto a seguirti.
Eppure senza averti visto ti ho amato.

(R. Schulz)

L’ amore comincia dalla famiglia

“ Una bambina ha scritto: “ Alla sera, quando sono a letto, mi volto verso il muro e mi parlo, perché io mi ascolto”

Credo che quello che tutti dobbiamo capire è che l’ amore comincia dalla famiglia. Ogni giorno di più ci rendiamo conto che nel nostro tempo le sofferenze maggiori hanno origine nella famiglia stessa. Non abbiamo più tempo per guardarci in faccia, per scambiarci un saluto, per dividere insieme un momento di gioia, e meno ancora per essere quello che i nostri figli attendono da noi, quel che il marito attende dalla moglie e la moglie attende dal marito.     Continue reading

Gesù e la libertà del discepolo … – XXI Domenica tempo ordinario B

Gesù e la libertà del discepolo,
potremmo intitolare così questa pagina di Vangelo.
Abbiamo ascoltato in queste Domeniche il discorso che Gesù ha fatto ha fatto dopo la moltiplicazione dei pani. Un discorso difficile da comprendere per i giudei allora, ma anche per noi oggi, se non siamo nell’ ottica della fede.

Questa parola è dura chi può ascoltarla?
Già la parola di Gesù, il Vangelo, sine omissis non fa sconti a nessuno e interpella tutti. Prenderlo sul serio vuol dire mettersi in cammino dietro Gesù ed essere disposti a intraprendere strade scomode, impervie come le ha percorse Lui.
Credere che Gesù si dona come nutrimento indispensabile per un cammino di vita facendosi dono nell’ Eucaristia, che è il Suo Corpo e il suo Sangue perché anche noi sappiamo fare della nostra vita dono! Credere che questo nutrimento è per la vita eterna, credere nella Risurrezione.

Parola difficile, dura: la Messa, l’ Eucaristia diventa centro, cuore pulsante della nostra vita che viene prima del fine settimana, della partita di calcio dei figli, degli interessi economici che vorrebbero togliere la sacralità del giorno dedicato al Signore, il giorno della risurrezione … e allora occorre scegliere!

Linguaggio duro, quello del discorso della montagna, che parla di riconciliarsi anziché vendicarsi, di essere coerenti con quanto diciamo, di credere nella Provvidenza di Dio, di pregare, di perdonare, di fare agli altri quello che vorremmo che gli altri facessero a noi,… e altro ancora … Si può consultare su “Vangelo. It”.

Duro anche quando il Signore ci ricorda che saremo giudicati sull’ amore vissuto in modo concreto: avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete, ero straniero, nudo, malato, carcerato …, poi sappiamo come va finire: ogni cosa che avete fatto al più piccolo di questi fratelli l’ avete fatto a me. Amore vero e chiacchiere sulla solidarietà!     Continue reading

“Siate saggi, fate buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi”. XX Domenica ordinario B

Nella seconda lettura S. Paolo scrive ai Galati esortandoli ad “ Essere saggi facendo buon uso del tempo perché i giorni sono cattivi”.

Ci mancava pure S. Paolo a ricordarci che stiamo vivendo dei tempi brutti e difficili, a mettere una nota grigia nella festa. Il Tempo, questa realtà così importante nella nostra esperienza umana, terrena, perché finché siamo in cammino su questa terra siamo nel tempo, anche se noi siamo destinati all’eternità.

Per la nostra realtà nulla c’è più misterioso e sfuggente del tempo; esso ci appare come la forza più grande ed inarrestabile dell’universo, che ci accompagna inesorabilmente dalla culla alla tomba.
Che cos’è dunque il tempo? Molti filosofi, scienziati, poeti e artisti hanno cercato di dare una qualche risposta a quello che è uno dei grandi interrogativi irrisolti dell’uomo.
Nel VII secolo Sant’Agostino nelle Sue Confessioni diceva: “Se nessuno me lo chiede, so cos’è il tempo, ma se mi si chiede di spiegarlo, non so cosa dire”.

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Glorificate Dio nel vostro corpo – Assunzione della B.V. Maria/15 Agosto 2015

 

Leggevo in questi giorni: “ Sia ben chiaro un fatto: quando aumenta il numero dei ciechi non smette di esistere il sole; e basta che uno lo veda e può legittimamente gridare a tutti la verità inoppugnabile di ciò che vede”, (Card. A. Comastri).

La festa dell’ Assunzione in corpo e anima al cielo di Maria, madre di Gesù, madre di Dio e madre di nostra ci dovrebbe fare prendere coscienza di una realtà di cui tutti noi abbiamo desiderio, ma che, nella pratica, sembra abbiamo dimenticato che è quella dell’ eternità.
Da sempre l’ uomo desidera l’ immortalità, il culto dei morti ce lo testimonia, e oggi più che mai si comporta come se tutto si dovesse esaurire nell’immediato, nel tutto qui adesso, subito, nel cogliere l’ attimo senza pensare che a quell’ attimo se ne aggiungeranno tanti altri, altri che condurranno ad un’ eternità beata.
Modelli di vita insensati fanno presa su giovani e giovanissimi, la cronaca di questi giorni purtroppo con la sua crudezza non esita a “buttarcelo in faccia”. La vita esaurita nella ricerca di un’evasione che deve andare oltre, sballare, esagerare. I ritmi sono stravolti e la notte non è più fatta per riposare, ma per perdersi in una pasticca, o nel frastuono, nell’alcol, salvo poi piangere, rattristarsi ed indignarsi quando succede l’irreparabile.
Tutto si perde e si esaurisce qui adesso. Non solo per i giovani, ma anche per noi adulti, tutti indaffarati a costruirci le nostre sicurezze e dimenticandoci di un oltre di cui ci ricorderemo, ma speriamo non sia così, solo quando non potremo fare più nulla.

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Dio preferisce contare su di te …

Dio solo può dare la fede;
ma tu puoi dare la tua testimonianza.
Dio solo può dare la speranza;
tu, però, puoi infondere fiducia nei tuoi fratelli;
Dio solo può dare l’amore;
tu, però, puoi insegnare all’altro ad amare.
Dio solo può dare la pace;
tu, però, puoi seminare l’unione.
Dio solo può dare la forza;
tu, però, puoi dare sostegno a uno scoraggiato.
Dio solo è la via;
tu, però puoi indicarla agli altri.
Dio solo è la luce;
tu, però puoi farla brillare agli occhi di tutti.
Dio solo è la vita;
tu, però, puoi far rinascere negli altri
il desiderio di vivere.
Dio solo può fare ciò che appare impossibile;
tu, però, potrai fare il possibile.
Dio solo basta a se stesso;
egli, però, preferisce contare su di te.

(Canto brasiliano)

Il pane del cammino – XIX Domenica ordinario B.

La vita dell’ uomo è un cammino. Noi siamo dei viandanti perenni, da un’ età all’ altra, da una situazione all’ altra. Nasciamo che non siamo consapevoli, siamo piccoli, fragili, deboli, poi man mano che cresciamo e ci sviluppiamo acquistiamo conoscenza su noi stessi e sugli altri. Anche la nostra vita, per i più non si svolge nello stesso luogo, nello stesso paese o nella stessa città in cui siamo nati e dobbiamo affrontare cambiamenti.
La storia ci parla di movimenti di popoli simili a quelli che si stanno verificando nel nostro tempo! Ma dove siamo diretti? Qual è la nostra meta?

Il profeta Elia e il suo camminare verso il monte di Dio diventano il paradigma della nostra storia, la mia, la vostra! Egli è in fuga, perseguitato, la regina vuole la sua morte, egli si ritira nel deserto, lontano dagli uomini, che non vuole più vedere. Sopraffatto dagli eventi butta la spugna e non vuole più combattere, desidera morire! Non ha nulla con se che possa sostenerlo, nutrirlo. Ma Dio non si dimentica di lui. In quel deserto Dio colma quella solitudine che si è impadronita del cuore del profeta e provvede a dargli quel nutrimento che gli permetterà di giungere alla montagna di Dio, l’ Oreb, lì nell’ incontro con Dio ritroverà nuova forza e nuovo vigore per compiere la missione che il Signore gli ha affidato.
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Resistere alle tentazioni.

Finché saremo nel mondo non potremo essere senza tribolazioni e tentazioni; infatti sta scritto nel libro di Giobbe che la vita dell’ uomo sulla terra (Gb 7,1) è tutta una tentazione. Ognuno dovrebbe, dunque stare attento alle tentazioni e vigilare in preghiera (1 Pt 4,7), affinché il diavolo non trovi il punto dove possa esercitare il suo inganno; il diavolo che mai non posa, ma va attorno cercando chi possa divorare (1Pt5,8).
Nessuno è così avanzato nella perfezione e così santo da non avere talvolta delle tentazioni.

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Un cibo per la vita eterna. Gv 6,24-35; XVIII Domenica ordinario B

Racconta Madre Teresa di Calcutta:
… Le nostre sorelle uscirono di notte ( a volte vanno a lavorare di notte, per raccogliere i poveri dalla strada). Scoprirono un ragazzo a notte fonda abbandonato in mezzo alla strada. Gli dissero: “Non dovresti essere qui. Dovresti stare con i tuoi genitori.” Egli rispose: “Quando vado a casa, mia madre non mi vuole perché ho i capelli lunghi. Tutte le volte che ci vado mi scaccia di casa.” Quando le sorelle, al ritorno, passarono di là il ragazzo aveva preso un overdose e fu necessario portarlo in ospedale.” Questo episodio ci aiuta a comprendere che vi è nell’ uomo un’ altra fame, diversa da quella che noi troppo spesso intendiamo con questo termine, allora è necessario un cibo diverso. Un cibo che possa saziare quella “fame di verità” che vi è nel cuore di ognuno di noi, ( come ci ricorda la preghiera di colletta).

Nel Vangelo leggiamo:    Continue reading

L’ uomo ha fame! Gesù prese i pani, i pesci e sfamò la folla …

Gv 6,1-15

Il gesto che il Signore compì, quel giorno, sull’ altra riva del mare di Galilea, è un segno decisivo che ci permette di capire chi è e qual è la sua missione.
Il Signore conosce la fame degli uomini! Tutti i tipi di fame. Quella materiale. Quella dei poveri che non hanno da mangiare. Quella dei malati che desiderano guarire. Quelli di coloro che soffrono in ogni modo e vorrebbero una risposta alla loro sofferenza. Quelli di coloro che , abbandonati a se stessi, da un sistema ingiusto che emargina, esclude, scarta, hanno bisogno di affetto, di tenerezza, di una mano tesa che si allunga per risollevarli; che hanno bisogno di perdono, benevolenza, e di un volto che fraternamente li rassicuri.
Gesù ha compassione e vuole colmare questa fame, che il denaro non può saziare.
E, per fare ciò accetta il dono povero di cinque pani d’orzo e due pesci, li affida al Padre, spezza il pane, distribuisce i pesci, fino a saziare quella che è una moltitudine.

Signore accetta la mia povertà, spezzala, perché diventi dono per gli altri.
dqy