Quanto, però a quel giorno e a quell’ ora…( Mc 13,32) – XXXIII Domenica B

È vero, Gesù, Tu non ci hai mai abbandonati, ma quel giorno ti manifesterai a noi nella gloria. Allora ogni tua promessa troverà compiacimento, allora sarà evidente per tutti che non ci siamo sbagliati a fidarci di te, a mettere nelle tue mani questa nostra esistenza.
Fino a quel momento, però, tu chiedi ai tuoi discepoli di rimanere pronti, vigilanti, di non abbassare la guardia. C’è il rischio, infatti, di perdere il senso, l’ orientamento della storia, di lasciarsi andare o addirittura di dubitare della tua parola, del tuo disegno d’ amore.
C’è il pericolo di non cogliere i segnali che ci mandi, le tracce che lo Spirito dissemina sui nostri passi.
Quindi di farci trovare impreparati all’ appuntamento decisivo, con il cuore colmo di mille altre cose, smarrito dietro a messaggi illusori.
Ecco perché Tu ci inviti a vivere questo nostro tempo come un’attesa operosa e a farci tenere desti dalla tua parola d’amore.

R. Laurita in Servizio della Parola

 

…Vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere… – XXXII Domenica anno B

Dal vangelo secondo Marco cap.12
Contro i maestri della Legge
Diceva loro nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, 39avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. 40Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
La piccola offerta di una vedova
41Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. 42Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. 43Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. 44Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

La parola che il Signore oggi ci rivolge ci pone davanti due vedove. Una delle categorie ultime della società al tempo di Gesù. Spesso la vedova si vedeva costretta, per vivere, a mendicare o, peggio, a prostituirsi. La condizione della vedova, perciò, era la peggiore che si potesse immaginare: sola, senza sussistenza economica, disprezzata perché mendicante o prostituta. Eppure, come gli orfani, le vedove sono una di quelle categorie particolarmente amate da Dio, come ci ricorda anche il salmista: “il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi.” (Slm 146)

Ma anche il profeta Isaia dice: “imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova». (Isaia 1,17).
Queste due vedove, pur così distanti cronologicamente nel tempo hanno qualcosa che li accomuna!
Sia di fronte alla richiesta del profeta, la prima, sia nel dare il proprio obolo al tempio tutte e due danno
“ quello che a loro è necessario per vivere”.
Ambedue vivono una condizione di miseria. Alla prima viene chiesto dal profeta di adoperare quel po’ che gli resta, per sfamarlo. Cosa avremmo fatto se noi saremmo stati al suo posto? Come avremmo agito, secondo la logica del buonsenso. L’ unica garanzia che la donna ha è la parola del Signore, che attraverso il profeta , gli garantisce che non verrà meno né la farina né l’ olio. Ma è una parola che non è immediatamente verificabile, esige davvero una fiducia incondizionata.

Anche a noi il Signore rivolge la sua Parola, ma quale credito gli diamo?

La vedova del vangelo!
Anche la vedova del vangelo si comporta in modo illogico. È difficile per noi capire il motivo della sua totale donazione, perché donare tutto? Aveva due monetine, avrebbe potuto darne solamente una che era una già grande quantità, è il cinquanta per cento di tutto quello che possiede, non è poco, ma ella “dà tutto”, dona tutto a Dio , perché questoè il significato dell’ offerta.
Espressione di una donazione più grande che è quella di affidarsi completamente, totalmente al Signore. Buttare la propria vita nelle sue mani e non in senso metaforico o spirituale, ma totale, nella fiducia che Dio si prenderà cura di lei. È quella cosa così difficile da fare per noi … buttarsi totalmente nella braccia di Dio, confidare che, comunque, Lui si prende cura di noi.
È quella cosa che si chiama Provvidenza, questa spericolatezza che ci permette di andare al di là, oltre la logica umana. La spericolatezza tipica dei santi, di cui abbiamo da poco celebrato la solennità.

Ecco, quindi, affacciarsi nella nostra mente delle domande: dobbiamo perciò essere imprevidenti o incoscienti? Come si fa?       Continue reading

L’ acqua della pace – don Tonino Bello

Chi sono gli operatori di pace? Sono i tecnici delle condutture; gli impiantisti delle reti idrauliche; gli esperti delle rubinetterie. Sono coloro che, servendosi di tecniche diversificate, si studiano di portare l’ acqua della pace nella fitta trama dello spazio e del tempo, in tutte le case degli uomini, nel tessuto sociale della città, nei luoghi dove la gente si aggrega e fioriscono le convivenze. Qui è bene sottolineare una cosa. L’acqua è una: quella della pace. Le tecniche di conduzione, invece, cioè le mediazioni politiche, sono diverse. E

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Cosa siamo senza Dio?

Cosa siamo senza Dio? Se non mille granelli di sabbia, smarriti nel deserto e rapiti da un vento di sfiducia, che ogni speranza allontana? Solo Tu, Signore, accogli le nostre infinite solitudini nell’ oasi eterna del tuo amore e consoli ogni cuore illuso dai miraggi della vita.
Cosa siamo senza Dio, se non mille barche alla deriva disperse in un mare di paura, che ci lascia annegare tra i fondali delle incertezze?
Solo Tu, Signore, guidi il viaggio del cuore vagabondo verso porti sicuri. Tu sei l’ unica zattera che ci salva dal naufragio dell’ anima.
Che cosa siamo senza Dio se non mille fiori che appassiscono al primo vento e alla prima pioggia? Chi illuminerà e scalderà i momenti bui e freddi della vita?
Signore Tu sei l’unico vero sole che splende nel giardino inaridito del mondo.

Caterina Famularo 

 

“ Ai nostri cari la vita non è tolta, ma trasformata”. Commemorazione dei fedeli defunti – 2015

Come tutti anch’io ho fatto visita ai miei cari defunti in questi giorni e ci siamo ritrovati in diversi parenti con alcuni era tanto, tantissimo tempo che non ci vedevamo.
Non ci siamo mesi a fare tante chiacchiere, come accade spesso, ci siamo salutati, ci siamo abbracciati, chi ha perso il marito da poco mi ha detto …: “ Non è mica vero che il tempo cancella … non passa … si impara a convivere”, ed è così, vi sono ferite e lacerazioni che il tempo non rimargina.
Mi veniva poi da pensare! Guarda ci siamo ritrovati noi davanti ai nostri cari che sentiamo vivi presenti anche se in un modo diverso e senza rendercene conto abbiamo vissuto una grande realtà di comunione, quella comunione fra i credenti che ci ricordava proprio la festa di Tutti i Santi che ieri abbiamo celebrato!
Quindi ,questo giorno diventa per noi il giorno del “fare memoria”, che è molto di più di un semplice ricordo. È questo sentirci uniti

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…Ecco una moltitudine immensa che nessuno poteva contare … Solennità di tutti i Santi – 2015

Nel Simbolo apostolico, quel credo un po’ più breve che recitiamo in determinati periodi dell’ anno anche durante la Messa, che una volta, e ho incontrato persone anziane che lo ricordavano a memoria, ma oggi non si esercita più questa forma di apprendimento e le memorie sono son quelle dei computer o dei telefonini,
( poveri noi!), si professa la Comunione dei santi!

Ma cos’ è questa comunione dei santi?

Parafrasando le parole di papa Benedetto proviamo ad immaginare il mondo come un grande giardino in cui vi sono tanti fiori diversi e bellissimi, con colori stupendi e meravigliosi, ognuno originale , diverso dall’ altro e in questo giardino nessuno è invidioso o dice io son il più bello, io sono il più profumato, io sono il più forte . Alcuni di questi fiori stanno ancora crescendo, siamo noi, in cammino qui adesso nel tempo, in questo mondo così com’è, altri non sono ancora arrivati nella pienezza dei loro colori e del loro profumo, son quei nostri amici che attendono in quello che noi chiamiamo purgatorio, altri sono già invece al top, al meglio del meglio, nella pienezza del loro colore, della loro bellezza, del loro profumo, quelli che sono già assieme a Gesù in Paradiso e sono nella felicità piena.

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Cosa vuoi che io faccia per te? – XXX Domenica ordinario B

 

Poiché, ecco, le tenebre ricoprono la terra,
nebbia fitta avvolge le nazioni;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.(60,2 )

Queste parole del profeta Isaia ben si adattano a descrivere quella che è la nostra situazione.
Che oggi si viva in un momento in cui si stiano perdendo i punti di riferimento, il buon senso, la capacità di discernimento, di orientamento e l’umanità brancoli nel buio, muovendosi a tentoni, non sapendo dove andare, proprio come un cieco, non sapendo a chi rivolgersi, credo sia un dato inconfutabile.
Che questo accada anche nella nostra storia personale, anche se spesso ci illudiamo di essere certi, di avere in pugno la situazione, di avere chiaro la direzione in cui rivolgere il cammino della nostra vita, di fronte a certi accadimenti che vi entrano in modo prepotente e violento più spesso di quello che noi immaginiamo, anche questo è difficile da smentire. Mi venivano in mente le parole delle persone che in questi ultimi giorni sono state colpite dalle alluvioni e hanno perso tutto. Così, anche noi, 

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Tutti i Santi – 1 Novembre 2015.

 

In questo giorno di festa, o Padre,
noi vogliamo celebrare tutti i santi,
di qualsiasi razza e cultura,
di qualsiasi età e condizione,
quelli che la chiesa ha dichiarato tali
dopo accurate indagini,
quelli che il popolo di Dio ha venerato
con un movimento spontaneo dell’animo,
quelli che
solo tu conosci ed apprezzi,

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Come raggi: … diverse sono le vie che portano a Dio

 

“ … Si tratta di una metafora ricavata dai Padri e forse risalente agli Apostoli. Attraverso quest’immagine Doroteo vuole mettere in evidenza come tutti noi camminiamo insieme verso Dio, come i raggi del cerchio convergono verso il loro centro. Con la caratteristica che quanto più essi si avvicinano al centro, tanto più si avvicinano anche tra loro, e quanto si avvicinano tra loro tanto più convergono verso il centro.
É una metafora molto limpida: diverse sono le vie che portano a Dio, come diverse e irripetibili sono le persone e le vocazioni, e diverse sono le vie che convergono verso il centro. Il cerchio al di là della fredda figura geometrica, rappresenta uno stile di vita, lo stile dei santi che camminano decisamente verso il loro centro, Dio.

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“ Fra voi non sia così…” – XXIX Domenica ordinario B – omelia/ meditazione con i bambini

 

Ricordo sempre i primi giorni di scuola quando andavo a prendere le mie classi e le portavo nell’ aula che mi era stata assegnata per le lezioni, lasciando liberi i ragazzi di sedersi come volevano la corsa ad avere questo o quel compagno vicino, addirittura quando vi erano tre banchi assieme qualcuno si sdraiava quasi in quello centrale per avere vicino questo e quell’amico . È un po’ quello che succede nel vangelo che abbiamo letto. Forse i discepoli, che non avevano ancora proprio capito molto di Gesù e pensavano a un regno molto umano, molto terreno, andando verso Gerusalemme, stavano pensando a quale posto poteva essere loro riservato in questo famoso Regno.

Giacomo e Giovanni fanno un colpo di mano! Si raccomandano a Gesù per avere un posto d’ onore: … facci sedere uno alla tua destra e uno alla tua sinistra …! Furbi i due, non vogliono mica rimanere indietro, anticipano tutti, passano davanti anche a Pietro. E cosa fanno gli altri discepoli? Se la prendono molto, si arrabbiamo con Giacomo e Giovanni!

Già a nessuno piace rimanere indietro, arrivare ultimo … tutti corrono per arrivare primi! Voi ragazzi se fate una gara correte per arrivare primi o secondi?… Nessuno corre per arrivare ultimo!
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