L’ antico avversario insinua molti pensieri perversi, per molestarti e spaventarti, per distoglierti dalla preghiera e dalle sante letture. Lo disgusta che uno umilmente si confessi; se potesse, lo farebbe disertare dalla comunione. Continue reading
L’ antico avversario insinua molti pensieri perversi, per molestarti e spaventarti, per distoglierti dalla preghiera e dalle sante letture. Lo disgusta che uno umilmente si confessi; se potesse, lo farebbe disertare dalla comunione. Continue reading
IN CAMMINO VERSO GERUSALEMME
I Samaritani respingono Gesù
51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Come seguire Gesù
57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Quanto è duro il tuo vangelo, oggi, Signore. Niente casa, niente giaciglio; niente saluti, niente famiglia. Andare ad annunciare il Regno senza voltarsi indietro. Tu che parli lo fai! Sai che Gerusalemme è la tua croce, la tua morte, ma ti dirigi verso di lei “decisamente”, senza ripensamenti, senza preoccuparti per gli ostacoli che incontri lungo la strada. Tu hai tutto chiaro e chiedi la stessa cosa ai tuoi discepoli. Scusami, Signore, non sono ancora tuo discepolo. Non riesco ad essere così radicale come lo sei tu. Continue reading
Voi chi dite che io sia? Questa è la domanda che il Signore Gesù pone ai suoi. Questa domanda, che è come un pugno nello stomaco, ci interpella: sei sicuro della risposta che dai?
Qual’é questa risposta ciascuno di noi la conosce, sta dentro al suo cuore, dentro alla sua vita, nei gesti e nelle scelte di ogni giorno. Per rispondere a questa domanda occorre aver fatto esperienza di Gesù. Proprio poco prima le folle hanno visto, sono state oggetto del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci con cui è stata soddisfatta la loro fame. Hanno incontrato Gesù come taumaturgo, come guaritore e lo sono andate a cercare … noi cerchiamo Gesù? E, se lo cerchiamo ci siamo chiesti chi è per me e perché lo cerco?
Per rispondere alla domanda: chi è per me, con una professione di fede come quella che pronuncia Pietro occorre incontrare e sapere riconoscere Gesù, anche oggi in cui Egli ci passa accanto in un modo che non è evidente agli occhi.
Questo spazio che mi permette di riconoscerlo è quello della preghiera, del silenzio. In questo che è lo spazio dell’intimità con il Signore, faccio esperienza di Lui e veramente posso permettere che il mio cuore si apra ad un’ esperienza profonda di dialogo, di relazione, di ascolto. Continue reading
“Vita breve e morte certa
Del morire l’ ora è incerta.
Un anima sola si ha;
se si perde che sarà?
Dio mi vede, Dio mi giudicherà:
o paradiso o inferno mi toccherà.
Se perdo il tempo che adesso ho,
dalla morte non l’avrò.
Finisce tutto, finisce presto;
l’ eternità non finisce mai.”
Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?
(Mc 8,36)
Su cosa stiamo puntando nella nostra vita?
“Soprattutto è interessante rilevare come Gesù sia pieno di compassione e di affetto per una persona che ha sbagliato, ed è pentita e determinata a mutare condotta; ma non attenua affatto la colpa e la sua gravità. Non assomiglia affatto a quanti oggi credono di esprimere misericordia per l’ uomo e comprensione per le sue reali e innegabili difficoltà, alterando le regole della vita morale o svigorendo la legge di Dio. Continue reading
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”
Questa parabola che sta al centro del Vangelo di oggi è scritta per tutti noi, perché tutti siamo debitori nei confronti del Signore; dice s. Giovanni : “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.
Se diciamo di non avere peccato, facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi” (1Gv 1).
Ecco che nell’ accostarci a queste due figure, così distanti fra loro, come quella di un osservante, potremmo dire un religioso, e una peccatrice pubblica, una prostituta, ciascuno di noi è chiamato a confrontarsi e discernere con quale atteggiamento si pone nei confronti di un Signore che ci chiama, all’ accoglienza di Sé e del suo amore, ad un cammino continuo di conversione, di cambiamento. Continue reading
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. (Mt 5,20)
Un giovane cristiano libanese, rapito e molestato duramente da un fanatico, non gli opponeva che un sorriso. Per quanto i colpi continuassero, il cristiano continuava a sorridere. Esasperato, il fanatico gridò: “Parla, di’ qualcosa! Non sei che un vigliacco! Smetti di sorridere o ti ammazzo”. Il cristiano rispose: “Fratello, se il tuo dovere di fanatico è di battermi, il mio dovere di cristiano è di perdonarti”.
Tre anni più tardi, il fanatico ricevette il battesimo. Il cristianesimo condivide con le altre religioni la fede in Dio, la giustizia e la carità, ma differisce in modo radicale per quanto riguarda la morale. Direi che è la religione dell’impossibile. La legge del taglione sostituisce quella della giungla (legge del più forte), mentre la legge di Cristo esige dall’uomo più di quanto egli possa umanamente dare. È che Dio ha un tale amore e una tale fiducia nell’uomo, che non ha potuto fare altro che deificarlo, e diventare a sua volta uomo, per confermarlo nella sua dimensione divina.
“Siate come Dio”, dice Cristo, “siate figli di Dio!”. Quale magnifica risposta alla tentazione del paradiso terrestre.
E l’uomo sarà figlio di Dio essendo più che giusto, oltrepassando i propri limiti, amando i suoi nemici dell’amore che comprende il perdono.
Questa fiducia, questa fede di Dio in noi, dovrebbe farci piangere di gratitudine e riempirci di forza e di fierezza. Sì, devo dirmi (e i santi lo testimoniano), sono capace, con Dio, di agire come lui, di amare come lui e di rifiutare ogni odio. Dio è in me, dunque con lui, per mezzo di lui, posso l’impossibile.
( da La Chiesa. It)
Vi do’ una notizia un po’ riservata. Vi rivelo un segreto; ma, mi raccomando, resti tra noi. La notizia è questa: grande è la fortuna di noi credenti. Grande è la fortuna di chi è “cristiano”, cioè appartiene, sa di appartenere, vuole appartenere a Cristo.
Grande è la fortuna dei credenti in Cristo. Però non andate a dirlo agli altri: non lo capirebbero. E potrebbero anche aversela a male: potrebbero magari scambiare per presunzione il nostro buon umore per la felice consapevolezza di quello che siamo; potrebbero addirittura giudicare arroganza la nostra riconoscenza verso Dio Padre che ci ha colmati di regali.
C’è perfino il rischio di essere giudicati intolleranti: intolleranti solo perché non ci riesce di omologarci – disciplinatamente e possibilmente con cuore contrito – alla cultura imperante; intolleranti solo perché non ci riesce di smarrirci, come sarebbe “politicamente corretto”, nella generale confusione delle idee e dei comportamenti.
Cardinale Giacomo Biffi. La fortuna di appartenergli – esd.
Se vi è una cosa che incute timore, ma che è l’ unica cosa certa e sicura, fin dal momento che veniamo alla luce è la morte. Di fronte ad essa tutti rimaniamo senza parole, la sentiamo come una violenza al nostro desiderio di vita, cerchiamo parole, che la mente non trova, per rispondere a quella domanda che sempre appare: Perché? Perché, se Dio ci dà la vita,
poi … accade questo? Perché questa nera Signora, che non guarda in faccia a nessuno e sembra farla da padrona. Lasciandoci nella disperazione e in una condizione miseranda, come quella della vedova che Gesù incontra a Nain.
Davvero viene la tentazione grande di gridare coma fa quella madre, anche lei vedova, che incontriamo nella prima lettura verso Dio e verso chi ci parla di Lui, perché la lotta è impari e noi sembriamo sconfitti in partenza, come quei condottieri che con mille uomini vogliano scendere in battaglia contro diecimila. Ma noi abbiamo un alleato potente!
È quanto ci dicono le letture che abbiamo ascoltato che ci parlano di un Dio liberatore, amante della vita e che è più forte, perché sconfiggendo quello che nessun uomo può sconfiggere: il peccato, ci salva anche da quella che è la morte, conseguenza del peccato, come ci dice la Bibbia. Un Dio che non è insensibile al dolore e alla sofferenza, che vuole togliere dal nostro volto le lacrime, come ci ricorda il testo dell’ Apocalisse. Continue reading
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Signore Gesù, che provasti una grande compassione per la vedova di Nain e agisti prontamente restituendole il figlio perduto, fa che anche noi non ci limitiamo alla compassione, ma che agiamo, possibilmente subito. Quando ci accorgiamo di avere accanto chi ha fame e sete, bisognoso di acqua e cibo, o semplicemente considerazione, affetto, fiducia, fino all’esigenza sacrosanta di rispetto e giustizia, Signore, facci provare compassione e passare all’azione.
Quando negli occhi dello straniero o del debole troviamo paura o frustrazione, incertezza o disperazione, quando la società e le norme sembrano avallare i nostri comodi e mettere in secondo piano la solidarietà umana, Signore, facci provare compassione e passare all’azione.
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