“Hai compassione di tutti perché tutto puoi …” – XXXI Domenica ordinario C, 2016

Il testo del Vangelo ci presenta quel bellissimo episodio di umanità che è l’ incontro di Gesù con Zaccheo, che forse diamo un po’ troppo per scontato. Per comprendere bene ciò che accade in questo episodio dobbiamo soffermarci prima sulla lettura tratta dal libro della Sapienza, (11,22-12,2), che abbiamo ascoltato. È una bellissima pagina piena di poesia e di tenerezza.

“Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia,come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra …” È la confessione della grandezza di Dio e della piccolezza del mondo. Questo mondo con le sue cose che noi riteniamo tanti importanti per le quali siamo disposti a fare carte false per possederle, conseguirle. Quel mondo dentro al quale sta ciascuno di noi che “ dalla polvere è stato tratto”, come ci rammenta il libro della Genesi “perché sei polvere e in polvere ritornerai» (Gn 3, 19). Quel mondo che Dio ha creato per amore. E il mondo di fronte alla grandezza di Dio è come polvere, che non pesa nulla sulla bilancia è come la rugiada che sparisce e si dissolve quando giunge il sole.    Continue reading

Premio a tutto è la vita eterna

 

Non durerà a lungo la tua sofferenza quaggiù non continuerà per sempre il peso dei tuoi dolori . Attendi un poco e li vedrai finire d’ un tratto, questi dolori; verrà il momento in cui fatiche ed agitazioni cesseranno. È poca cosa, e dura poco, tutto ciò che passa, con questa vita.
Fa quel che devi; lavora fedelmente nella mia vigna: io stesso sarò la tua ricompensa. Scrivi, leggi, canta, piangi, taci, prega, sopporta virilmente le avversità: premio a tutto questo, alle più grandi lotte, è la vita eterna.
Sarà pace, in quell’ ora che sa il Signore. E non ci sarà giorno e notte, come adesso, ma perpetua luce, chiarità infinita, pace ferma e sicura tranquillità. Allora non dirai: “ chi mi libererà da questo corpo di morte?” (Rm 7,24); e non esclamerai: “ohimè, quanto si prolunga il mio stare quaggiù” (Sal 119,5). Ché la morte sarà annientata e vi sarà piena salvezza, senza ombra di angustia; e intorno a te una gioia beata, una soave schiera gloriosa.

Dall’ Imitazione di Cristo

XXX Domenica anno C 2016 – Preparare il cuore per invocare misericordia- Meditazione con bambini e ragazzi.

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.
Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
(Vangelo di Luca 18,9-14)
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Nel “Piccolo Principe”, nell’ episodio in cui il principe incontra la volpe, ad un certo momento la volpe dice al principe, quando il giorno successivo torna a trovarla:

” Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora”, disse la volpe.
” Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore …”

Anche noi oggi siamo venuti a Messa. Ci presentiamo davanti al Signore, ascoltiamo la sua parola, gli diciamo grazie perché suo figlio Gesù è venuto in mezzo a noi, riviviamo la Pasqua di Gesù, in cui Lui dona la vita per noi, ma abbiamo preparato il nostro cuore? O abbiamo preparato solo il vestito, lo zainetto, le scarpe, o magari niente di tutto questo, perché lo ha fatto qualcun altro al posto nostro: la mamma!     Continue reading

«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.” (Lc 18, 9-14)- XXX Domenica C

“Due uomini salirono al tempio a pregare”. Noi siamo quei due uomini, l’ uno e l’ altro contemporaneamente, perché come il pubblicano, siamo realmente peccatori e, come il fariseo, ci crediamo giusti. Che dobbiamo fare dopo aver ascoltato una parola come quella di oggi? Cosa si esige da noi per poter tornare a casa veramente “giustificati”, con la sensazione dello sguardo di Dio amorevolmente posato su di noi, come lo era sul pubblicano? Con il cuore – ha scritto Paolo – si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza (Rm 10,10). Ebbene noi crediamo oggi con tutto il cuore e professiamo con tutta la fede che tu o Dio, ci ami nonostante che siam dei peccatori; che ci hai giustificati gratuitamente in Gesù Cristo, per fare onore a lui che è morto e risorto per noi. Crediamo che se ci hai dato lui, Gesù, non ci negherai nessuna cosa necessaria per coronare nella gloria questa avventura meravigliosa della salvezza. Crediamo che ti siano gradite le nostre opere buone fatte per rispondere all’ amore, perché tu metti tra le nostre mani i doni tuoi come se fossero meriti nostri. Ci facciamo umili e piccoli come bambini davanti a tutto questo mistero e ti diciamo: Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te! Crediamo, crediamo, crediamo!

R. Cantalamessa: La parola e la vita – anno C

Rendere grazie al Signore

La vita, Signore, più che un dovere da espletare è un dono da Te ricevuto e che, per tale, è nella sua pienezza, se vissuta come quotidiani rendimento di grazie, come Eucaristia vivente e personale.
Questo ritornare vicino al tuo altare nel primo giorno dopo il sabato non è tanto per chiederti qualcosa,
quanto per fare il memoriale della tua bontà, per cantare le tue lodi, per dirti la nostra riconoscenza, per consegnarti il nostro grazie per i miracoli quotidiani che in noi compi e per la mano che ci offri quando la nostra strada è in salita.
Fa’, o Signore, che ogni nostra giornata si apra a un grande grazie a te, si consumi come una lode a te, si chiuda come un’ Eucaristia che prolunga e continua, pur in forma appariscente e diversa, la tua santa cena, sublima Eucaristia al Padre che, per essa, volge verso di noi il suo cuore misericordioso!
Amen!

A.Dini

 

Fede e preghiera-XXIX Domenica ordinario c, 2016

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
(Vangelo di Luca 18,1-8)

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Il tema che è evidente nella liturgia della Parola di questa Domenica è la preghiera. Vi è, però una domanda inquietante che conclude il Vangelo: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”. Domanda che dovrebbe agitarci un po’ tutti e, forse, procurarci un sano turbamento notturno.
Perché? Prima di tutto a questa domanda il Signore non da’ nessuna risposta, poi ci interpella, nessuno escluso su noi stessi. Veramente viviamo nella fede, viviamo di fede? Oggi la nostra fede è insidiata da tanti nemici! Unioni di ogni tipo, distruzione della famiglia e del matrimonio, guerre e genocidi, migrazioni che non siamo capaci di gestire, perdita di valori, un sistema economico che macina uomini, specie i più deboli, Ideologie malvagie come quella del gender, che si diffondono sempre più fra noi e vengono proposte ai nostri bambini, ragazzi, giovani.      Continue reading

Lasciato a me stesso …

“Lasciato a me stesso, ecco il nulla; tutto è manchevolezza. Se, invece, d’ un tratto, Tu guardi a me, immediatamente divento forte e pieno di nuova gioia. Ed è veramente cosa meravigliosa questo sentirmi così improvvisamente sollevato, e così amorosamente abbracciato da Te, ché, per la mia gravezza, sono portato sempre al basso. È opera questa del Tuo amore senza mio merito esso mi viene incontro, mi aiuta in tante mie varie necessità, mi mette al riparo da ogni grave pericolo e mi strappa da mali veramente innumerevoli.”

da: L’ Imitazione di Cristo 

XXVIII ordinario C, 2016 – meditazione con i bambini/ragazzi del catechismo – Si gettò ai piedi di Gesù per ringraziare era un samaritano!

Dal Vangelo secondo Luca

Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». (Lc 17, 11-19)
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Un racconto per cominciare

I ragazzi dell’Oratorio di Santa Maria avevano preparato una recita sul mistero del Natale. Ma quando suor Renata vide le prove dello spettacolo sbottò: “Avete dimenticato i Re Magi!”. Don Pasquale suggerì la soluzione. “Cerchiamo tre persone della parrocchia! – disse – Spieghiamo loro che devono fare i Re Magi moderni, vengono con i loro abiti di tutti i giorni e portano un dono a Gesù Bambino. Un dono a loro scelta. Tutto quello che devono fare è spiegare con franchezza il motivo che li ha spinti a scegliere proprio quel particolare dono”.

La squadra dei ragazzi si mise in moto e nel giro di due ore erano stati trovati i Re Magi sostituti. La sera di Natale, il teatrino parrocchiale era affollato.    Continue reading

Ti ho mai detto grazie Signore ….

Ti ho mai detto grazie Signore
Per la stupenda avventura della vita, o mi sono limitato a lamentarmi con te per il peso dei disagi e delle difficoltà, delle incomprensioni e delle fragilità?

Ti ho mai detto grazie, Signore,
per chi mi è stato, e mi sarà accanto in ogni giorno della mia esistenza, da quando ero in fasce e dipendevo dagli altri ai momento in cui credevo di poter fare da solo, anche se in realtà solo sul serio non sono mai stato?

Ti ho mai detto grazie, Signore,
per ogni frutto della terra che mi nutre e mi riveste, per la luce, l’ aria e il cielo che rinnovano la vita, per le cose belle che mi riempiono gli occhi e l’ anima di gioia?

Ti ho mai detto grazie, Signore
per ciascun organo del mio corpo, per le grandi possibilità della mia mente, per le vibrazioni che legge il mio cuore, per la pienezza che a volte sfiora la mia anima?

Ti ho mai detto grazie, Signore,
per ogni contatto ed incontro della mia vita, per le lezioni apprese da ogni persona, per il gusto di sentirsi sostenuti dalla gente che viaggia nella nostra stessa direzione, verso di te?

Ti ho mai detto grazie, Signore,
per le notti buie e gli ostacoli sul cammino, per le sconfitte e gli sbagli, per essermi amaramente scoperto niente più che un piccolo uomo, bisognoso di te?

Ti ho mai detto grazie, Signore,
per il fragile dono della fede, per la possibilità di rivestirmi di speranza, per il desiderio innato di non mollare anche nelle circostanze più buie? Anch’io come i lebbrosi, ho ricevuto tanti doni e li ho dati per scontati. E spesso me ne accorgo quando non ho più gioia, salute allegria, voglia di vita, e imploro un miracolo da te. Mentre sarebbe più facile giusto tornare a lodarti per gli altri mille che sono lì, al mio fianco a portata di mano.

P. Raimondo, S. Messina in Suo padre uscì a supplicarlo.
Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato! ( Lc 17, 11-19; XXVIII ordinario C)

Signore aumenta la nostra fede – XXVII ordinario c 2016

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».(Lc 17,5-10)

Tutti noi preghiamo, o almeno lo abbiamo fatto qualche volta nella nostra vita, se non altro rivolgendoci al Signore in momenti difficili, per qualcuno che amiamo. Magari noi genitori per i nostri figli, quando li vediamo in difficoltà, quando soffriamo per loro, o magari quando vediamo che quello che abbiamo cercato di trasmettergli, non è proprio germogliato come ci aspettavamo, magari avremmo voluto che si sposassero, ma convivono e hanno dei figli, pensavamo che avessero un posto di lavoro e il loro futuro fosse al sicuro, invece l’ azienda sta fallendo e si ritrovano disoccupati e con una famiglia da mantenere … allora sembra crollare un po’ tutto. 

S. Giacomo ci ricorda: “2Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; 3chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni.” (cap 4).

Nel vangelo vi è una preghiera che gli Apostoli fanno al Signore: “ Signore accresci (aumenta) la nostra fede”.
Ho detto già altre volte che la fede” è abbandonarsi a qualcuno, affidare a Lui la nostra vita, le nostre attese, le nostre speranze e credere in Lui. Affidarsi a qualcuno che non ci chiede una sottomissione sconsiderata e irragionevole per la quale si è disposti ad uccidere, ma a qualcuno che ci ha dimostrato il suo amore. Che ha dato la sua vita per noi e che può condurci anche quando noi non vediamo e non sappiamo dove andrà a finire la nostra vita.

Questo qualcuno, a cui noi affidiamo la nostra vita e nel quale crediamo ci è Padre e, con amore, ci ha donato la vita per questo non ci può abbandonare, perché continua ad amarci giorno dopo giorno.

Egli ci ha amato al punto di mandare il suo Figlio in mezzo a noi perché noi potessimo conoscere il suo amore, perché la nostra vita acquistasse un senso vero e autentico e perché noi fossimo capaci di amare come siamo amati da Lui in modo gratuito, senza doppiezze e falsità.

Credere in Lui è essere consapevoli che la nostra vita è una vita illuminata dallo Spirito santo, lo Spirito mandatoci dal Signore Gesù risorto che, guidandoci, ci aiuta a distinguere il bene dal male, ad unire e non di dividere, ad essere veri “costruttori di pace”, che è dono di Gesù risorto.

Questo qualcuno, a Cui affidiamo la vita, ci dice: guarda che la vita e l’ amore che ho per te vince la morte e quello che ti attende, se ti lasci prendere per mano da me, e guidare è la vita eterna.

Ecco quello che dice un grande scrittore/ poeta:
Per credere basta solo lasciarsi andare, basta solo guardare. Per non credere bisognerebbe violentarsi, torturarsi, tormentarsi, contrariarsi. Irrigidirsi. Prendersi a rovescio, mettersi a rovescio, andare all’inverso. (…)Per non credere, bambina mia, bisognerebbe tapparsi gli occhi e le orecchie. Per non vedere, per non credere.(…) La Fede vede ciò che è. Nel Tempo e nell’Eternità.” (Charles Peguy)

Il Signore poi ci dice che la fede ha una forza straordinaria e inimmaginabile attraverso l’immagine del Gelso che si sradica a va a piantarsi nel mare. Pensiamo ad Abramo che “Per fede, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio” (Lettera agli Ebrei).

Per fede tanti santi martiri hanno avuto e continuano ad avere la forza di dare la vita per il Signore. Dalle statistiche il numero dei cristiani uccisi nel mondo per la loro fede sono ogni anno sono 105.000, significano fra 287 e 288 morti al giorno e dodici all’ora, cioè uno ogni cinque minuti. E questo avviene nell’ indifferenza dei potenti del mondo impegnati più per l’ economia, importante certamente, ma mai più anche di una sola vita.

Fede è continuare a credere anche quando ci troviamo in una situazione simile a quella del profeta della prima lettura, che grida: “ fino a quando Signore implorerò aiuto e non ascolti … Perché mi fai vedere l’ iniquità e resti spettatore dell’ oppressione?” Un quadro attuale anche oggi!
Chiediamo anche noi con fiducia: “Signore aumenta la nostra fede, perché i tempi sono difficili e non sappiamo dove volgerci, intorno a noi solo parole vuote perché lontane da Te che sei la Parola vivente!”

Vi è però ancora un’ aspetto sul quale noi dobbiamo riflettere. Il cardinal Biffi scrive: “Ci sono quelli che, se vengono a messa la Domenica credono di avere fatto un piacere al Signore” È vero, spesso noi siamo tentati di impossessarci di Dio. Addirittura vorremmo essere padroni di Dio, in realtà noi siamo davvero e solamente “servi”, di quanto Dio ci ha messo e mette a nostra disposizione, a cominciare dalla vita stessa, ma se noi pensiamo di non avere bisogno di Dio ci illudiamo e siamo meno uomini. Tutti hanno bisogno di Dio, un tremendo bisogno di Dio, ma non abbandonandosi non riescono a trovarlo e brancolando come ciechi mettono altro al suo posto.

Avere fede è anche questo: essere consapevoli della nostra finitezza, della nostra piccolezza di fronte a Dio consapevoli che se saremo fedeli al suo ritorno  e ci troverà “ ancora sveglisi stringerà le vesti ai fianchi, ci farà mettere a tavola e passerà a servirci.”

Saremo, così, beati per sempre!

Deo gratias, qydiacdon