XXXIV domenica anno c- 2016- Cristo Re dell’ universo – ricordati di me quando sarai nel tuo regno …- omelia con i ragazzi

 

Luca 23,35-43

35 Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo: «Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo, l’Eletto di Dio!» 36 Pure i soldati lo schernivano, accostandosi, presentandogli dell’aceto e dicendo: 37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!»
38 Vi era anche questa iscrizione sopra il suo capo: QUESTO È IL RE DEI GIUDEI.
39 Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» 40 Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? 41 Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male». 42 E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!» 43 Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».

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A proposito della festa di oggi : Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’ Universo vorrei raccontarvi una storia. 

Il Racconto:

Molto tempo fa in un paese nel regno di … un uomo infagottato di stracci, con la barba lunga e il viso sporco, le scarpe rotte, le spalle ingobbite camminava per le strade, bussando alle porte delle case, chiedendo l’ elemosina, era inverno.

La gente reagiva in malo modo: chi gli chiudeva la porta in faccia, chi lo insultava, alcuni, addirittura, spronavano il cane ad abbaiargli contro, altri ancora gli davano pane duro o cibo marcio.

Solo una porta si aprì. La porta di una casa piccola, dove viveva una famiglia di condizioni modeste. La casa era pulita, ordinata e accogliente, e un fuoco allegro alimentava il camino. Fecero entrare il pover’ uomo e lo fecero sedere. “Scaldati un po’, fra poco andremo a pranzo, rimani assieme a noi, divideremo quello che abbiamo preparato”.   Continue reading

“Primi pensieri del Natale …”

“ Quando i giorni diventano via via più corti, quando nel corso di un inverno normale, cadono i primi fiocchi di neve, timidi e sommessi si fanno strada i primi pensieri del Natale. Questa semplice parola emana un fascino misterioso, cui ben difficilmente un cuore può sottrarsi. Anche coloro che professano un’ altra fede e i non credenti, cui l’ antico racconto del Bambino di Betlemme non dice alcunché, preparano la festa e cercano di irradiare qua e là un raggio di gioia.    
Già settimane e mesi prima un caldo flusso d’amore inonda tutta la terra. Una festa dell’amore e della gioia, questa è la stella verso cui tutti accorrono nei primi mesi invernali. Continue reading

“Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta».

“11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta». Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno.” (Lc 15,11-32)

Sono anch’io, Gesù, come quel figlio, che si illude di trovare la felicità lontano dalla casa del padre e poi sperimenta la degradazione e la vergona. Si vergogna per quello che ha provocato, – un tesoro prezioso dilapidato-, vergogna per la propria condizione, – non è decisamente presentabile-, vergogna per essere costretto a rubare le carrube ai maiali, mentre a casa sua c’è pane in abbondanza.

Sono anch’io, Gesù, come quel figlio che compone il discorsetto destinato ad ammansire Colui che è stato ferito ed offeso, che dà per scontato di non essere accolto con lo stesso trattamento di prima e dunque si prepara ad una giusta punizione, – non più figlio, ma dipendente!-

Sono anch’io, Gesù, come quel figlio che rimane meravigliato di fronte alla misericordia del Padre, del suo amore tenero, alla sua gioia incontenibile, ai mille segni del suo affetto, alla festa che organizza per il mio ritorno, per il mio passaggio dalla morte alla vita.

R. Laurita

Risollevativi e alzate il capo … nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto -XXXIII Domenica Ordinario C, 2016

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo.
Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto.
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita»

Vangelo di Luca 21,5-19

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Le parole della prima lettura dette dal profeta, le parole stesse del Vangelo gettano una luce fosca e suscitano una certa angoscia nei nostri cuori, anche perché il momento che stiamo vivendo è veramente attraversato da grandi catastrofi, il terremoto che ha colpito recentemente le nostre regioni centrali, un ordine mondiale economico, ma non solo, che appare incerto, un degrado etico e morale che è sotto i nostri occhi ogni giorno … oggettive e palesi condizioni di ingiustizia. Davvero di fronte alla domanda,: “ Qual è il futuro che ci attende”, viene da sospirare, scoraggiati e chiederci ci sarà una speranza? Una speranza che a volte sembra sbriciolarsi e allora?

Non solo. Oltre ad ammonirci con parole che annunciano catastrofi naturali, il sorgere di “falsi messia”, il Signore ammonisce richiamando la persecuzione che vi sarà nei confronti di coloro che lo seguono! Una persecuzione che è in atto sia in modo cruento, sia in un modo più subdolo e strisciante.     Continue reading

Con la vostra perseveranza salverete la vostra anima (Lc 21,5-19)

Nello scenario apocalittico che presenta il Vangelo di oggi, Signore, ci stanno tutti i mali che l’ uomo deve affrontare in questo mondo, non necessariamente per scelta o colpa sua.
Guerre e violenze, distruzioni e persecuzioni si accompagnano a terremoti, carestie ed epidemie. Ci parli di divisioni interne alle nostre sicurezze, di tradimenti delle persone più care, di odio che sembra non dare scampo, estremo tentativo del principe delle tenebre di avere il sopravvento sui Figli della Luce. La storia ci ha insegnato che tutto ciò non è il segno della fine dei tempi, ma la realtà della sconfitta dell’ uomo.    Continue reading

XXXII Domenica C, 2016 – La vita oltre la vita

 

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
(Lc 20,27-38)
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“ Mamma i bambini muoiono?”, mi chiese Hanna senza nessuna traccia di paura e di preoccupazione. Si era girata e aspettava una risposta. Mi dimenticai delle auto nel parcheggio delle apparecchiature dell’ospedale: la domanda di Hanna mi risucchiò, completamente. Esitai prima di rispondere. Avrei potuto dirle che i bambini non muoiono, è una cosa davvero rara e che lei non doveva preoccuparsene. (…)Nel mese appena trascorso, da quando Hanna si era ammalata, sentendo che non avevo niente da perdere, finalmente avevo cominciato ad essere onesta con me stessa e con la vita. “ Sì, Hanna, a volte i bambini muoiono”, le dissi. Ma prima di aver il tempo di ripensarci, una cosa mi saltò fuori dalla bocca: “Tu sai cosa succede quando muoiono?”, chiesi.”

Di fronte a questa domanda, che è una delle domande fondamentali la Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci risponde, assieme alla fede della Chiesa, che fra un po’ professeremo, in quella espressione: “Aspetto la risurrezioni dei morti”.
Proprio in questa settimana abbiamo celebrato la festa di Tutti i Santi e la Commemorazione dei defunti e ancora oggi il Signore pone davanti a noi la speranza cristiana della risurrezione, attraverso le risposte che i giovani della prima lettura danno a quel re che vuole costringerli a cibarsi di carni proibite, ma soprattutto attraverso l’ episodio del vangelo, di questa donna che ha avuto ben sette mariti, un episodio surreale, forse inventato ad arte da coloro che non credevano nella risurrezione.

Anche oggi di fronte alla domanda su ciò che attende l’ uomo dopo la morte, anche in tanti cristiani, le idee son un po’ confuse. “Qualcosa ci sarà”, “ reincarnazione”, “ rimarrà di noi solo un entità spirituale evanescente”, mentre la cultura atea e materialista, che impregna il nostro vivere nega vi sia un oltre, che la vita non abbia una meta e che vi sia una speranza.

Nel ricordo e nel suffragio dei fedeli defunti, che abbiamo vissuto, chiediamoci, di fronte alla parola del Signore che oggi ci viene rivolta, quale è stato il nostro atteggiamento nell’ andare a visitare i nostri cari al cimitero, è importante perché, come dice S. Paolo il nostro atteggiamento non diventi come quello di coloro “ che non hanno speranza” (1Ts 4, 12). Siamo andati certamente a fare memoria dei nostri cari, ma non solo, dovremmo anche essere andati a dare una testimonianza di fede nella Risurrezione. Ricordare è importante, ma se il ricordo è senza speranza è un ricordo vuoto.

È infatti molto diverso pensare che dopo la morte non vi sia più nulla, e quindi anche per i nostri cari non vi sia più niente, che non li rivedremo mai più; che tutto ciò per cui loro hanno lottato, amato, sperato, ciò che hanno creduto sia vanificato, anzichè pensare a loro e a noi come gente che un giorno si ritroverà nella pienezza di vita, di gioia, a cui parteciperà tutta la nostra persona, e non solo parzialmente , in Cristo per sempre in Dio.

Vediamo velocemente la risposta del Signore Gesù!
-A tutti quelli che pensano che non vi sia più nulla, come i Sadducei, Gesù dice: Attenzione non tutto finisce, la morte è una porta aperta su una realtà nuova, ma completamente diversa da quello che noi possiamo pensare e immaginare. Che non sarà un prolungamento della vita che abbiamo sperimentato qui sulla terrà, non conteranno più i parametri umani, perché saremo “uguali agli angeli”.

Vi è un aldilà, un oltre che ci attende. Un oltre in cui noi risponderemo di come avremo vissuto, come ci ricorda l’ evangelista Giovanni: “viene l’ ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna” (5,29). Il bene seminato fruttificherà in premio e il male commesso in punizione, non è quindi indifferente il credere o il non credere, ma questo ha anche un’ incidenza nella nostra vita pratica.

-Dice anche che la nostra non è una evanescente speranza, ma è ben fondata su Dio e sulla sua potenza: “ Dio è il Dio dei vivi e non dei morti” e “ I figli Dio sono anche i figli della risurrezione” proprio per quel rapporto particolare che vivono in Gesù Cristo con il Padre.

Gesù ha detto: “ Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà” . Facendosi uomo il Figlio di Dio ha condiviso tutta la nostra umanità, quindi anche la morte per risorgere con il suo corpo glorioso, così anche noi, se crediamo e viviamo in Lui, moriremo per ritornare alla vita con tutta la nostra umanità, ma trasfigurata e per sempre dall’ amore di Dio: questa è la nostra speranza.

PS. Volete sapere quale fu la risposta di Hanna a sua madre:
“ Uhm, uhm, vanno in cielo a tenere compagnia a Dio”, mi strinse la mano con più forza e come un coniglietto si mise a saltellare sul marciapiede.”

Anche noi  chiediamo al Signore la fede pura e semplice di questa bimba e non abbiamo paura di metterci nelle sue  mani! Deo gratias, qydiacdon.

Contro ogni buonismo

“La via di Dio ci fa obbligo di condannare senza incertezze e senza esitazioni il peccato e di avere comprensione con il peccatore; e questo deve essere sempre anche l’atteggiamento della Chiesa. Contro ogni buonismo e contro ogni permissivismo, bisogna dire che non si può assolvere chi, avendo sbagliato, non intende affatto cambiare la sua vita riprovevole; si può invece e si deve accogliere a braccia aperte colui che, qualunque cosa abbia commesso, è deciso, come Zaccheo a vivere secondo la legge del Vangelo. Non è misericordia far finta che il male sia bene e lasciare correre tutto; è misericordia vera e salvifica aiutare tutti a lasciare il male e a scegliere il bene, ad abbandonare il proprio capriccio e la propria trasgressione e a trovare il Signore.”

Cardinale Giacomo Biffi, dall’omelia su Lc 19,1-10, (Zaccheo)

Consolida in noi la fede della certezza nella Risurrezione – Novembre 2016 – Commemorazione fedeli defunti-

La commemorazione dei fedeli defunti, assieme alla Solennità di Tutti i Santi che abbiamo celebrato ieri, sono i giorni della memoria. I giorni in cui i cimiteri si animano, meta di tante persone.
Vengono pulite le lapidi, portati fiori. Ci si ferma davanti alle immagini che ritraggono i nostri cari e si ricorda!

Si ricorda chi e cosa hanno significato per noi, magari si sussurra una preghiera o si fa un segno di croce.
Un ricordo che, per chi ha fede va oltre, si dilata nella preghiera, si apre alla speranza che deve poi essere sostenuta dalla carità.

Ieri vedevo un’ anziana signore che aveva messo un fazzoletto sull’ impugnatura del bastone e così puliva la foto sulla lapide, troppo in alto per potervi arrivare, della persona che le era stata cara, quasi una carezza ad illuminarle il viso. Avrei voluto dirle che stavamo pregando perché quel suo caro fosse nella luce piena, trasfigurato dal Signore in una bellezza incomparabile che non possiamo immaginare.      Continue reading

Siamo tutti in cammino… – Solennità di Tutti i Santi 2016

Le due feste che stiamo per vivere, la Solennità di tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti sono strettamente unite fra loro, ma con sfumature particolari. Tutte e due ci invitano ad alzare lo sguardo su quella che è la nostra storia umana, terrena per alzare gli occhi in su, in alto, al cielo, sperando di andare oltre il cielo stesso e intravvedere una realtà che crediamo e che nello stesso tempo vorremmo già ora contemplare; per noi che siamo in cammino nella fede e per tutte le persone che ci sono care. 

Oggi contempliamo i Santi che sono in Cristo nella gloria. La santa Chiesa ancora pellegrina sulla terra venera con gioia la  loro memoria in un solo giorno, perché stimolata dal loro esempio, gioisca della loro protezione e contempli quella meta che loro stesso hanno già raggiunto, come ci ricorda il Martirologio Romano. Una meta verso la quale tutti noi siamo incamminati, per raggiungere la quale invochiamo il loro aiuto, la loro preghiera anche per quelle persone che non sono più fra noi e che ancora devono raggiungerla. Noi non crediamo per noi e per i nostri cari defunti un destino di oscurità, di mostruosità, di tenebra, ma di luce e di gioia, di vita in tutta la sua bellezza che solo si può realizzare in quella perfetta comunione con Dio in Cristo che ci attende.

Tutte e due queste feste ci interrogano e ci fanno riflettere non solo su quell’ oltre che ci attende dopo la nostra vita terrena, ma sulla vita di adesso, quella che conduciamo qui oggi, su ciò che orienta il nostro essere e il nostro fare. La Festa di tutti i Santi mette davanti a noi quella che è una vita perfettamente riuscita, un’ umanità pienamente realizzata. Continue reading