Natale 2016, Messa della notte – “Il popolo che camminava nelle tenebre …”

Di fronte all’ apologia di babbo Natale che i media ci hanno propinato in questi giorni, questa sera mettiamo davanti a noi le parole del profeta:

“Il popolo che camminava nelle tenebre
ha visto una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse.”,

abbiamo sentito proclamare dal profeta Isaia. Queste parole sembrano adattarsi pienamente alla situazione del nostro tempo, in cui sembra che le ombre prevalgano sulla luce. La settimana che ha preceduto questa grande festa della cristianità si è tinta di rosso. Sangue di persone innocenti che volevano anticipare in qualche modo la gioia che è la caratteristica di questa festa, perché:    Continue reading

EMMANUELE, DIO CON NOI

E così il controsenso teologico è avvenuto! Dio l’essere perfettissimo, il Creatore dell’ universo e di tutto ciò che sta oltre l’ universo a noi conosciuto, ha abbandonato i suoi spazi siderali per diventare uno di noi. Il totalmente Altro si impasta di umanità e fragilità, viene a condividere i nostri limiti e a sposare le nostre ingiustizie, sapendo di rischiare di non essere riconosciuto, scoprendo sulla propria pelle fin dove può arrivare la cattiveria umana.    Continue reading

IV Domenica di Avvento, anno C, 2016 – Il sogno di Giuseppe …

Penso che tutti noi abbiamo portato dentro un “sogno”, una speranza, un progetto da realizzare. Per qualcuno si è realizzato, per altri forse ancorano, per altri ancora si sta forse realizzando, non senza difficoltà, magari per qualcuno si è infranto portando amarezza e delusione, di fronte alla quale la Parola che abbiamo ascoltato e il Natale che ci apprestiamo a vivere vuole donare luce e speranza.

L’ evangelista Matteo, che scrive per dei cristiani che provengono dal giudaismo ci racconta la venuta di Gesù fra noi dalla parte di Giuseppe, a differenza di Luca che la porge dalla parte di Maria.     Continue reading

3 Domenica di Avvento A– Gaudete- “E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!” – omelia con i ragazzi

Fra i vari personaggi del presepe ne avete uno che suona, magari un pastore con il flauto … perché

C’era una volta un vecchio pastore, che amava la notte e conosceva bene il percorso degli astri. Appoggiato al suo bastone, con lo sguardo rivolto verso le stelle, il pastore stava immobile sul campo.
“Egli verrà!” disse.
“Quando verrà?” chiese il suo nipotino.
“Presto!”.
Gli altri pastori risero.
“Presto!”, lo schernirono. “Lo dici da tanti anni!”.
Il vecchio non si curò del loro scherno. Soltanto il dubbio che vide sorgere negli occhi del nipote lo rattristò. Quando fosse morto, chi altri avrebbe riferito la predizione del profeta? Se lui fosse venuto presto! Il suo cuore era pieno di attesa.
“Porterà una corona d’oro?”. La domanda del nipote interruppe i suoi pensieri. “Sì!”.
“E una spada d’argento?”. “Sì!”.
“E un mantello purpureo?”. “Sì! Sì!”.
Il nipotino era contento. Il ragazzo era seduto su un masso e suonava il suo flauto. Il vecchio stava ad ascoltare. Il ragazzo suonava sempre meglio, la sua musica era sempre più pura. Si esercitava al mattino e alla sera, giorno dopo giorno. Voleva essere pronto per quando fosse venuto il re. Nessuno sapeva suonare come lui.
“Suoneresti anche per un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo?”, chiese il vecchio.
“No!”, disse il nipote.
Un re senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, come avrebbe potuto ricompensarlo per la sua musica? Non certo con oro e argento! Un re con corona, con spada e mantello purpureo l’avrebbe fatto ricco e gli altri sarebbero rimasti a bocca aperta, l’avrebbero invidiato.
Il vecchio pastore era triste. Ahimé, perché aveva promesso al nipote ciò a cui egli stesso non credeva? Come sarebbe venuto? Su nuvole dal cielo? Dall’eternità? Sarebbe stato un bambino? Povero o ricco? Di certo senza corona, senza spada e senza mantello purpureo, e tuttavia sarebbe stato più potente di tutti gli altri re. Come poteva farlo capire al suo nipotino?
Una notte in cielo comparvero i segni che il nonno così a lungo aveva cercato con gli occhi. Le stelle splendevano più chiare del solito. Sopra la città di Betlemme c’era una grande stella. E poi apparvero gli angeli e dissero: “Non abbiate paura! Oggi è nato il vostro Salvatore!”.
Il ragazzo corse avanti, verso la luce. Sotto il mantello sentiva il flauto sul suo petto. Corse più in fretta che poteva. Arrivò per primo e guardò fisso il bambino, che stava in una greppia ed era avvolto in fasce. Un uomo e una donna lo contemplavano lieti. Gli altri pastori, che l’avevano raggiunto, si misero in ginocchio davanti al bambino. Il nonno lo adorava. Era dunque questo il re che gli aveva promesso?
No, doveva esserci un errore. Non avrebbe mai suonato qui.
Si voltò deluso, pieno di dispetto. Si allontanò nella notte. Non vide né l’immensità del cielo, né gli angeli che fluttuavano sopra la stalla.
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Perché il nipote del pastore si comporta così?

Il nipote del pastore aspettava un Messia molto diverso da quello che trova, da quello che aveva immaginato nei suoi sogni. Come magari anche noi tante volte pensiamo a un Dio molto diverso da quello che è Gesù.

Anche Giovanni Battista ad un certo momento viene assalito dal dubbio. È Gesù il Messia che viene, che viene a portare nel mondo gioia, consolazione e speranza?

Lui aveva annunciato la venuta del Signore con parole severe, come uno che avrebbe fatto pulizia separando buoni e cattivi, ma Gesù si presenta in modo diverso. Accoglie tutti, non prende la distanza con i peccatori e non a paura ad andare a mangiare con loro, compie quei segni che secondo il profeta Isaia avrebbero accompagnato la venuta del Messia: fa vedere i ciechi, udire i sordi, guarisce gli storpi, parlare i muti … perché il Signore è paziente, ha quella pazienza di cui ci parla S. Giacomo nella seconda lettura.
La pazienza dell’ agricoltore che semina nella certezza che la semente porterà frutto. Bella virtù quella della pazienza, perché ci fa evitare di brontolare, lamentarci mentre si attende, ma soprattutto perché con questa virtù la nostra attesa diventa fiduciosa.

A chi vorrebbe un Dio giustiziere, Gesù svela il volto di un Dio che è amore, che è Carità, quella Carità che “è magnanima, benevola, non si adira, non tiene conto del male ricevuto.” La carità che è tipica di Dio.

A chi vorrebbe un Dio che si manifesti nella forza, Dio si fa conoscere nella debolezza di un bambino che ha bisogno di tutto, che diventato adulto annuncia la Buona Notizia ad ogni uomo: Dio è amore e ama proprio te, e me, dà la vita per te, per me.

“… E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo.”, dice Gesù!
Anche il Battista ha dovuto fare il suo cammino di fede ripensare la sua visione del Messia, anche a lui, come a noi è chiesta una conversione. Anche a lui viene chiesto di dire il suo sì, e lo dirà con il martirio.

Con quella frase: “E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo.” è come se Gesù ci dicesse: “sei disposto a credere in me, a credere in un Signore così diverso…” Dire di sì significa credere che quel Signore è l’ unico che ha cambiato e cambia la nostra vita, per questo possiamo essere nella gioia. Quella gioia, che non è confusione, spensieratezza, divertimento, andare “fuori di testa”, ma quella vera che nessuno ci potrà mai togliere.
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Ma cosa successe al nipote del pastore che non voleva suonare per quello che, secondo lui non era un Re?

Ma poi sentì piangere il bambino. Non voleva sentirlo. Si tappò le orecchie e corse via. Ma quel pianto lo perseguitava, gli toccava il cuore e infine lo costrinse a tornare verso la greppia.
Eccolo là, per la seconda volta.
Vide che Maria, Giuseppe e anche i pastori erano spaventati e cercavano di consolare il bambino piangente. Ma tutto era inutile. Che cosa poteva avere il bimbo?
Non c’era altro da fare. Tirò fuori il suo flauto da sotto il mantello e si mise a suonare. Il bambino si quietò subito. Si spense anche l’ultimo, piccolo singhiozzo che aveva in gola. Guardò il ragazzo e gli sorrise.
Allora egli si rallegrò, e sentì che quel sorriso lo arricchiva più di tutto l’oro e l’argento del mondo.
(Il flauto del pastore- da qumran2, i ritagli)

 

Deo gratias, qydiacdon

Immacolata Concezione della B. V. Maria, (2016) – Un sì di obbedienza, libertà e servizio

A metà del nostro cammino di Avvento verso Betlemme, si fa nostra compagna di viaggio Maria. In realtà vi era già, ma, forse, in molti, non avevano fatto caso a Lei, perché la sua presenza è sempre una presenza silenziosa. Maria non è mai alla ricerca della notorietà, delle luci della ribalta di questo mondo, della fama, del successo.

Non è facile parlare di Maria, quest’adolescente che ad un certo momento della propria vita viene interpellata da Dio che le fa una proposta sconvolgente .

Un progetto che sarà possibile nel rispondere di sì ad una chiamata che si realizza in ciò che è tipico dell’ essere femminile, dell’ essere donna: quella della maternità. Ma, proprio perché, la maternità di Maria è straordinaria occorre una qualità che non è affatto scontata, che spesso vacilla anche in chi si definisce credente: quella dell’ obbedienza della fede.       Continue reading

LE VIRTU’ DI MARIA

E’ un percorso spirituale: la vita spirituale come cammino.
Avviciniamo alcune virtù di Maria: il silenzio, l’ascolto, l’obbedienza, l’umiltà, il cammino, il servizio, la meditazione, la purezza di cuore, la misericordia.

La virtù del silenzio
Il silenzio è indispensabile alla vita spirituale. Se non ci è vuoti, Dio non ci può riempire.
Il silenzio è la virtù primaria: essere vuoti per essere riempiti: Dio immette la Parola di vita. Ma perché Dio possa agire in noi, occorre il silenzio.
Per essere riempiti bisogna svuotarsi, per essere “vergini” (come Maria) bisogna essere tutti di Dio, bisogna che il grembo sia solo per Dio, e non per altri.
Bisogna “disintossicarsi” di tutto e lasciarsi riempire da Dio.
Stare davanti alla Croce di Cristo –trono di gloria (Kenosi) per una maternità senza confini, come Maria.
Il vero silenzio è Maria davanti alla Croce. Il silenzio non è solo virtù ascetica ma virtù “teologica”: Dio parla.    Continue reading

II Domenica di Avvento 2016, anno A. Preparare la via al Signore. – omelia con i bambini/ ragazzi del catechismo.

Quando Dio creò tutto vi era pace, armonia, equilibrio in tutta la creazione, esattamente come ci viene descritto nella prima lettura.
Proviamo a pensare per un attimo il mondo dove lo stare assieme degli animali e degli uomini, ma anche degli uomini fra di loro,  ci viene descritto come  nella prima lettura. Voglio ricordarvelo un po’:
“Il lupo dimorerà insieme con l’agnello;
il leopardo si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l’orsa pascoleranno insieme;
i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera;
il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.”       Continue reading

I Domenica di Avvento anno A (2016).Omelia con i ragazzi del catechismo: Mettiamoci in cammino verso Betlemme.

Iniziamo questo tempo di grazia particolare che è l’ Avvento. Ci mettiamo in viaggio verso un paesino Betlemme, che significa “casa del pane”, pensate che bello, perché poi il Gesù che nasce a Betlemme è quel “pane di vita”, che è sempre Gesù, che si dona a noi nell’ Eucaristia.

Avete già cominciato a pensare, se farete il presepe? Come sarà?
Il cuore del presepe è la capanna della natività e tutti i suoi personaggi sono in cammino verso quella capanna, e tutti portano qualcosa che fa parte della loro vita, delle cose che fanno ogni giorno, e questo è importante perché è mettere ai piedi, pensate, di un bimbo appena nato la nostra vita sperando che Gesù con la sua nascita la renda più bella, più luminosa, completa, alla quale non manchi più nulla! Questa cosa si chiama speranza. Cosa porteremo noi allora ai piedi di Gesù in questo Natale, al quale iniziamo a prepararci?     Continue reading

Betlemme, la casa del pane – di Don Gabriele Amorth

“A te, o Cristo, che sei apparso sulla terra come uomo, noi offriamo per madre la Vergine Maria, parte della nostra umanità”. Betlemme [che in ebraico significa “casa del pane”] è stata teatro di grandi eventi biblici [tra i quali la consacrazione di Davide re d’Israele], fino al più straordinario fatto della storia umana: la nascita di Gesù, il Figlio di Dio.

Dal Vangelo sappiamo come Giuseppe e Maria dovettero scegliere – nell’imminenza del grande evento della nascita di Gesù – il ripiego di una grotta isolata, che serviva da riparo occasionale per i pastori e per il loro bestiame.    Continue reading

Vegliare in attesa del Signore – Avvento

Il tempo di Avvento ci invita a vegliare nell’ attesa del Signore, che è venuto, che viene, che verrà! Me che significa vegliare? Riflettiamo guidati dal beato John Henry Newman(dqy)

Vegliare

E’ necessario studiare da vicino la parola “vegliare”; bisogna studiarla perché il suo significato non è così evidente come si potrebbe credere a prima vista e perché la Scrittura la adopera con insistenza. Dobbiamo non soltanto credere, ma vegliare; non soltanto amare, ma vegliare; non soltanto obbedire, ma vegliare.
Vegliare perché? Per questo grande evento: la venuta di Cristo.     Continue reading