I DOMENICA DI QUARESIMA – Le tentazioni

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Parola del Signore
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In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
Premettiamo che la tentazione non è ancora il peccato, è cedere alla tentazione che diventa peccato. E’ vero che Gesù è Dio, ma è anche vero che è vero uomo e come l’uomo prova anche Lui l’esperienza della tentazione. Se leggiamo il Vangelo abbiamo come l’impressione di assistere a un grande combattimento, quello fra Gesù e il diavolo. La prima considerazione è allora che il diavolo c’è esiste e tenta continuamente ciascuno di noi ad allontanarsi da Dio.

Il diavolo è colui che crea, attraverso la menzogna, separazione, frattura e inimicizia tra uomo e Dio, tra uomo e uomo. E’ colui che crea, attraverso l’inganno una frattura nell’anima del singolo individuo.
Gesù va’ nel deserto, dove prega e digiuna, ma lui non ha peccati. Avrà, in colloquio con il Padre pensato la sua missione? Il Vangelo non ce lo dice. Ma sicuramente questo suo ritirarsi ci deve fare riflettere in questo tempo così accelerato e per molti aspetti anche caotico. Continue reading

VII Domenica ordinario A – No al minimo sforzo… tendere all’alto

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Parola del Signore
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Anche oggi la Parola che il Signore ci rivolge è esigente, impegnativa da mettere in pratica: “amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano … . Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.

Amare i nemici, ma che cosa assurda ci proponi Gesù. Un nemico è un nemico, quindi va trattato come tale. Quando insegnavo mi succedeva di avere alunni che avevano della belle potenzialità, purtroppo non le mettevano a frutto. Quando venivano i genitori dovevo dire: ”guardate vostro figlio è intelligente, ha una “testa” che può fare ciò che vuole ma…” Già ma…. Anche a noi il Signore ci ha dato tante possibilità per compiere il bene, apprezzare e riconoscere il bello e il buono e per rendere felici noi e gli altri. Ecco allora che Gesù oggi alza l’asticella come nelle gare di salto in alto, perché vuole che noi facciamo il record perché la nostra vita si realizzi in pienezza davanti a Dio e agli uomini, non per essere applauditi, sentirci migliori degli altri, ma semplicemente come discepoli per aver fatto quello che dovevamo fare. Certo quello che il Signore chiede non è semplice, ma è un percorso che il cristiano deve compiere fino ad arrivare ad assomigliare sempre più a Gesù.
Il Signore è un maestro paziente e buono che rispiega ai suoi quelle cose che dice e che non sono comprese o perché fuori da una certa logica.
Quindi continua a darci ripetizioni con degli esempi forti che vanno contro un certo modo di pensare anche oggi. Continue reading

Chi c’era in principio? Dal commento teologico alla favola di Pinocchio

 

1 In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
2Egli era, in principio, presso Dio:
3tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. ( Dal Vangelo secondo Giovanni)

C’era una volta …
“Un re!” diranno subito i miei piccoli lettori.
No ragazzi, avete sbagliato.
C’era una volta un pezzo di legno

Chi si accinge a raccontare una fiaba o a compiere una meditazione teologica incontra subito il problema dell’inizio: come si deve cominciare? Da chi si deve partire? Chi c’era una volta? Le fiabe propongono da sempre una soluzione concorde: c’era una volta un re.
Non ci sono dubbi sulla riposta da dare. In principio c’è Dio. “In principio era il Verbo”. (Gv 1,1) In principio c’è lo Spirito di Dio; anzi tutti i principi sono dello Spirito: il principio della creazione, il principio dell’opera di salvezza, il principio dell’umanità redenta cioè della Chiesa.
In principio dunque c’è “il Re” che si è mostrato ad Isaia nell’ora della sua vocazione: “I miei occhi hanno visto il Re, il Signore degli eserciti” (Is. 6,5). Proprio perché da sempre questo infinito e semplicissimo oceano di luce, di fuoco, di gioia che è il Dio eternamente vivo ed eternamente beato, riempie ogni pensabile spazio, proprio per questo siamo salvi dal nulla. (…)

Senza Dio l’universo è un deserto, e l’uomo, per quanto talvolta appaia grande a se stesso, non lo riempie. Non riesce neppure a riempire il suo mondo interiore: l’uomo, per qualche aspetto, è uno spazio dello spirito che chiede di accogliere una presenza.
A chi dobbiamo fare attenzione?
Se in principio c’è il Re, l’attenzione primaria deve essere per lui. Dio, se esiste, non tollera di essere posposto o di essere sottointeso neppure metodologicamente, neppure per un istante. Nulla è più comico dell’asserita opportunità di comportarci “ut si Deus non daretur” – come se Dio non esistesse – nell’intento di restituire all’uomo e al mondo la dignità e il gusto di una giusta secolarità. Se Dio esiste, le cose sono essenzialmente relative a lui, sicché ogni altro modo di considerarle ne insidierebbe l’autenticità.
Se mi metto a pensare, amare, sperare, vivere come se Dio non ci fosse, similmente mi metto a pensare, amare, sperare, vivere come se neppure io avessi qualche consistenza.
(…)
Perciò da qualunque punto si parta, si arriva sempre ad attingere il progetto unico e onnicomprensivo di Dio. (…)
Si cominci pure da un pezzo di legno, purché lo si esamini senza alcun pregiudizio, e, se inaspettatamente si udrà uscirne una voce, non la si neghi – come maestro ciliegia – in nome di qualche assioma prefissato. Il Collodi, che pone all’inizio del suo discorso un pezzo di legno, riesce alla fine a raggiungere il Padre.(…)
Del resto chi parla dell’uomo, parla anche implicitamente anche di Dio, del quale l’uomo è immagine.

Ridotto da: Contro maestro ciliegia card. Giacomo Biffi – Commento teologico alle avventure di Pinocchio

ROMA. Pinocchio, il successo a 193 anni da nascita di Collodi - Giornale La Voce

VI Domenica ordinario anno A – A nessuno ha comandato di essere empio .. di peccare

Dal libro del Siràcide
Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno;
se hai fiducia in lui, anche tu vivrai.
Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua:
là dove vuoi tendi la tua mano.
Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male:
a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.
Grande infatti è la sapienza del Signore;
forte e potente, egli vede ogni cosa.
I suoi occhi sono su coloro che lo temono,
egli conosce ogni opera degli uomini.
A nessuno ha comandato di essere empio
e a nessuno ha dato il permesso di peccare.

Parola di Dio

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Parola del Signore.
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Il testo del Siracide può essere l’inizio di una grande riflessione sulla libertà dell’uomo, una libertà che anche Dio rispetta. “Fuoco e acqua vita e morte … bene e male … là dove vuoi tendi la mano”.
L’ uomo è l’artefice della propria vita e del proprio destino sia in positivo che in negativo. A nessuno, però è dato il permesso di compiere il male.
Purtroppo tante volte l’ uomo nell’ assurda pretesa di essere Dio a se stesso dimentica questa verità e compie il male e anche il male più grande che è quello di andare contro Dio, la sua legge, i suoi comandamenti che non sono per svilire l’ uomo, ma per sublimarlo, per portarlo ad altezze per lui inimmaginabili.
Molti cristiani confessandosi, o facendo l’ esame di coscienza al termine di una giornata, questi sono meno, si fermano al 5 comandamento e arrivano a pensare “Tanto non ho ucciso nessuno” , ma l’ odio, l’ invidia, l’arroganza, la prepotenza, le umiliazioni che infliggiamo agli altri? L’ apostolo ed evangelista Giovanni dice chiaramente: “Chiunque odia il proprio fratello è assassino” e lo è nel proprio cuore.
Gesù dice chi si adira contro il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio.
L’odio e l’ira, anche se non palesemente manifestati, sono già un peccato. Continue reading

Uniti a Dio

 

Voglio tenermi attaccato a Dio affinché la mia vita, il mio soffrire e la mia morte portino frutto eterno
(Romano Guardini)

Preghiera cristiana: la differenza dalle altre religioni c'è

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) – Sale e luce …

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Parola del Signore
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Oggi il Signore propone ai suoi discepoli due immagini, quella del sale e quella della luce.
La prima quella del sale! Il sale non ha solo il compito di insaporire, una minestra insipida non sa di nulla, così come un cristiano che fa niente per rendere la realtà che viviamo più bella, più buona, più vivibile, insomma migliore. Il sale, però, conserva anche, così il cristiano deve conservare “il Vangelo” che porta senso, aiuto nei momenti difficili della nostra vita oltre che gioia e bellezza. Allora siamo sale e opponiamoci con fermezza a tutto ciò che degrada la vita dell’uomo e a tutto ciò che va contro la Parola del Signore.

L’altra immagine è quella della luce! Senza luce noi non riusciamo a distinguere forme, dimensioni, colori, ma la luce ci permette di identificare tutto questo. Vediamo le cose nitide, i colori, le dimensioni, ma anche le alterazioni e le brutture. La luce poi è discreta, si impone da se senza violenza, accarezzando e rivelando il bello, se c’è, ma anche il brutto. Noi dobbiamo cercare di rivelare, di far uscire quel bello che vi è nelle persone.

Scrive un commentatore: “Voi siete il sale, avete il compito di preservare ciò che nel mondo vale e merita di durare, di opporvi a ciò che corrompe, di far gustare il sapore buono della vita. Voi siete la luce del mondo. Una affermazione che ci sorprende. Che Dio sia luce lo crediamo; ma credere che anche l’uomo sia luce, che lo sia anch’io e anche tu con i nostri limiti e le nostre ombre, questo è sorprendente. E lo siamo già adesso, se respiriamo Vangelo: la luce è il dono naturale di chi ha respirato Dio. Chi vive secondo il Vangelo è una manciata di luce gettata in faccia al mondo” (Luigi Verdi)

Questo dobbiamo farlo con una profonda umiltà “vedendo le opere buone” che i cristiani sono chiamati a compiere. Saranno molte, saranno poche, saranno quelle che sono, il Signore a valuterà, importante è che ci siano.
E’ poi nel tessuto del quotidiano che noi siamo chiamati aa essere luce e sale, a mostrare le nostre opere buone percorrendo quella via delle Beatitudini che la Parola del Signore annunciava Domenica scorsa. Opere di luce sono “I gesti dei miti, di chi ha un cuore bambino, degli affamati di giustizia, dei mai arresi cercatori di pace e a tutto ciò che corrompe il cammino del mondo”.

Ad esempio quando due persone si amano nella loro famiglia compiono
un’opera della luce verso chi vive la provvisorietà di relazioni aleatorie, così in ogni casa dove ci si vuole bene, si sa riaccogliere e perdonare si è sale e luce.

Come si può poi essere sale e luce, oltre il Vangelo, ce le fornisce anche il profeta Isaia.

Non consiste forse [il digiuno che voglio]
nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti? …
Se toglierai di mezzo a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio

Chiediamo al Signore di potere vivere tutto questo con umiltà e semplicità di cuore, assieme al grande e universale comandamento dell’amore che Gesù ci ha lasciato.

Deo gratias,qydiacdon

 

IL Frutto Celeste - <3 Domenica 9 febbraio 2020 V DOMENICA T.O. – ANNO A <3  + Dal Vangelo secondo Matteo 5,13-16 Voi siete la luce del mondo. In quel  tempo, Gesù

IV Domenica ordinario A – Beati …

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore
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Abbiamo davanti a noi e ascoltato la parola beato ripetuta più volte in questo discorso di Gesù. Questo termine non si trova solo nel Vangelo di Matteo e di luca. Vi è quella rivolta a Pietro ad esempio, sempre nel Vangelo di Matteo: “Beato te, Simone figlio di
Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato”(16,17).
Nel Vangelo di Luca la beatitudine che Elisabetta pronuncia rivolta a Maria, “E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” poi nella bellissima preghiera del magnificat: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”.

Nel Nuovo Testamento se ne contano una trentina diverse e una cinquantina in totale di questo vocabolo.
Ma che significato ha questo termine? Dal latino beatus, deriva dal verbo beare, “dare felicità” e significa “beato, felice”. Ci siamo poi chiesti mai seriamente cosa può rendere felici?

Molti adulti e giovani e adolescenti pensano che la felicità la ricchezza renda felici, una bella casa, un’auto potente e di grossa cilindrata, la carriera, il successo, insomma essere sulla ribalta del mondo acclamati e osannati.
Anche i ragazzini possono cadere in questo equivoco pensando che siano i giocattoli, bibite, dolciumi, insomma siano le cose che rendano felici. Gesù spiazza iniziando con i poveri.

Allora voglio raccontare questo piccolo episodio.
Nitsara è una ragazzina non cristiana, ma che vive sotto l’influenza delle sue amichette cristiane, la zia le regala una scatola di pasticcini di cui è ghiotta. Li vorrebbe mangiare tutti, ma le sue due sorelline vedono la scatola e le chiedono i pasticcini. Lei li divide con loro, ma vede che la bambina della casa accanto le sta guardando, così chiama anche lei. Alla fine, dice, per me ne rimase solo uno, ma nel cuore sentivo una gioia grande, più grande che se li avessi mangiati tutti. ( Si vede che le sue amichette cristiane erano state brave )
San Paolo direbbe: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”.
L’ enciclopedia Treccani definisce beato: “Stato di piena, perfetta e costante felicità, specialmente quella delle anime elette in Paradiso, conseguente al possesso del Sommo Bene”

Per dirlo con altre parole è beato/felice colui che fa’ la volontà di Dio, che significa seguire Gesù, il Vangelo e arrivare a casa: in Paradiso.
Gesù definisce “beati”, ovvero “eletti da Dio”, i poveri, gli oppressi, i perseguitati. Insomma gli ultimi, gli scarti dell’umanità. E poi i miti ed i portatori di pace. I giusti.

Quella delle Beatitudini è una via che il cristiano, pure attraverso difficoltà, contraddizioni, nonostante cada tante volte nel peccato , deve sforzarsi di seguire.
In questa Eucaristia chiediamo a Gesù che ci sostenga e ci guidi.

Deo gratias semper, qydiacdon

IV Domenica del Tempo Ordinario - Anno A - Matteo Farina

3 Domenica ordinario

 

Dal Vangelo secondo Matteo

Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano,
Galilea delle genti!
Il popolo che abitava nelle tenebre
vide una grande luce,
per quelli che abitavano in regione e ombra di morte
una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.
Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

Parola del Signore.
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Il Signore passa e rivolge a noi la sua Parola invitandoci a seguirlo. La parola che ci rivolge è, come abbiamo sentito, luce che viene a rischiarare la nostra vita. Un commentatore scrive: “Nella nostra vita, vediamo spesso tenebre, resistenze, difficoltà, compiti non risolti che si accumulano davanti a noi come un’enorme montagna, problemi con i figli, o gli amici, con la solitudine, il lavoro non gradito…
È tra tutte queste esperienze penose che ci raggiunge la buona parola: non vedete solo le tenebre, guardate anche la luce con cui Dio rischiara la vostra vita. Egli ha mandato Gesù per condividere con voi le vostre pene. Voi potete contare su di lui che è al vostro fianco, luce nell’oscurità.” Tutti cerchiamo il senso e lo scopo della nostra vita, cercando questo senso anche in cose che alla fine si rivelano vuote ed illusorie e non lo danno neppure il sapere, il successo, e nemmeno il lavoro. Chi dà senso alla nostra vita è il Signore che si china sudi noi, ci guarda, si rivolge a noi raggiungendoci anche là dove abitano i nostri errori, le nostre mancanze verso Dio e verso il prossimo. Lì la sua Parola porta luce e speranza.

Noi oggi, dopo la messa faremo la nostra piccola processione in onore di S. Antonio abate che ha risposto alla Parola di Gesù che lo interpellava.

“Antonio nacque presso Eraclea (Egitto Superiore) nel 251 da nobili genitori, ricchi e timorati di Dio, i quali si presero grande cura di educarlo cristianamente. A soli diciotto anni li perdette, rimanendo egli custode di una piccola sorella e possessore di considerevoli ricchezze.
Ma la voce di Dio non tardò a farglisi sentire, era orfano da appena sei mesi, quando in chiesa sentì leggere le parole di Gesù: « Se vuoi essere perfetto, vendi quanto hai, e dallo ai poveri, così avrai un tesoro nel cielo, poi vieni e seguimi.
Antonio le prese come dette a se medesimo: andò a casa, distribuì le sue sostanze ai poveri, riservandosene solamente una piccola porzione pel mantenimento suo e della sorella. Poco dopo avendo udito le altre parole di Gesù: « Non vi prendete fastidio del domani », diede ai poveri anche il rimanente, pose la sorella in un monastero di vergini, e lui stesso si ritirò a fare vita penitente nel deserto.
Lavorava inoltre per procacciarsi il cibo, e tutto ciò che guadagnava in più lo donava ai poveri. Ma il demonio non poteva sopportare in un tal giovane tanto ardore di perfezione, e cercò tutte le maniere possibili per distoglierlo dal suo intento.
Ai suoi discepoli il Santo raccomandava continuamente la perseveranza, la custodia del cuore, l’esortazione vicendevole, la pratica delle virtù, e il ricordo quotidiano dei Novissimi. Morì esortando i suoi monaci l’anno 356 al 17 gennaio, in età di 105 anni.” (Da: il Santo del giorno)

Allora non abbiamo paura di seguire anche noi la Parola del Signore che ci viene rivolta oggi attraverso la Chiesa, che come recita, il Credo è “una, santa, cattolica, apostolica” anche se purtroppo può accadere e accade che anche gli uomini di chiesa commettano errori e peccati.
Preghiamo, quindi perché la luce della Parola di Gesù sia sempre più luce in noi.

Deo gratias,qydiacdon

 

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) Parrocchia Don Bosco

 

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) – Ecco l’Agnello di dio

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».

Parola del Signore

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“ Ecco l’ Agnello di Dio, colui che toglie  il peccato del mondo”. Quante volte abbiamo sentito questa frase in ogni celebrazione dell’Eucaristia così come in ogni Messa cantiamo Agnello di Dio che togli i peccati del mondo. Mi chiedo se siamo, però pienamente consapevoli delle parole che pronunciamo. In un mondo che e così intriso di violenza ogni Domenica, ogni Messa ci viene proposta l’immagine dell’agnello, che è un immagine di piccolezza, di mitezza, di chi èfragile. L’ agnello era uno degli animali che veniva sacrificato nel tempio per rendere gloria a Dio, anche se a noi sembra crudele, ma era la modalità degli antichi di immolare animali alla divinità per renderle onore.

L’agnello era poi consumato nella cena pasquale ebraica, quando il popolo di Israele si affrancò dalla schiavitù degli egiziani e commemorava ogni anno questa avvenimento nella grande festa di Pasqua. Con il sangue dell’agnello erano stati segnati gli stipiti delle porte delle case degli Israeliti, che furono risparmiati. Così anche noi con il sangue dell’agnello che è Gesù, veniamo liberati dal peccato, e siamo salvati e ci viene donata la vita senza fine e la risurrezione.

Ma cosa significa che Gesù è l’Agnello di Dio, per noi? Significa che Gesù, con il dono dello Spirito che riceviamo già nel nostro Battesimo, mette dentro la nostra vita e la vita del mondo, degli uomini l’amore, quello con la A maiuscola, quello che Gesù stesso ha vissuto, quell’ amore a Dio e al prossimo che ci ha lasciato come comandamento. Continue reading