Meditazione su Mt 21,31b

“In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio.” (Mt 21,31b – XXVI domenica ordinario A)

Non mi perdo la Messa della domenica e dico le orazioni tutti i giorni, sia alla mattina che alla sera. Porto al collo una catenina d’oro con una medaglia della Madonna.

Quando passo per la Chiesa non manco di accendere una candela. Mi muovo a mio agio nel mondo religioso, sono addirittura un membro del consiglio pastorale. Ma di tanto in tanto mi domando, Signore, se questo conta veramente qualcosa ai tuoi occhi, se consideri tutto quello che dico, se apprezzi tutto quello che faccio. Continue reading

XXV Domenica ordinario A – 2017: meritocrazia o bontà e generosità?

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».(Mt 18,21-35)

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Nel nostro lessico comune vi è una parola che sentiamo abbastanza di frequente ed è il termine meritocrazia. Se andate a leggere in un dizionario potrete trovare una definizione che dice pressappoco così: Sistema di valutazione e valorizzazione degli individui, basato esclusivamente sul riconoscimento del loro merito.

 Proviamo a pensare anche solo per un attimo se il Signore dovesse usare questo sistema di valutazione nei nostri confronti? Quali meriti possiamo vantare nei confronti del Signore? San Paolo scrivendo agli Efesini dice: “eravamo per natura meritevoli d’ira, come gli altri.” Perché? “Siamo vissuti nelle nostre passioni carnali seguendo le voglie della carne e dei pensieri cattivi”, più semplicemente nel peccato. Per fortuna la Parola che il Signore oggi ci rivolge ci rassicura subito! “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.
” Meno male che il tuo modo di vedere,  di pensare, di comportarti, Signore, sono completamente diversi dai nostri, altrimenti sarebbe un bel guaio, così possiamo sempre sperare. Continue reading

10 insegnamenti del Curato d’Ars nella lotta contro il demonio

Satana voleva impedirgli di celebrare la Messa e diede fuoco alla sua camera da letto

Il Santo Curato d’Ars nacque in Francia nel 1786. Era un grande predicatore, compiva molte mortificazioni ed è stato un uomo di preghiera e carità. Aveva un dono speciale per la Confessione. Per questo le persone accorrevano da ogni luogo per confessarsi con lui e ascoltare i suoi santi consigli. Per via del suo fecondo lavoro pastorale è stato nominato Patrono dei Sacerdoti. Ha anche combattuto contro il Maligno in varie occasioni, a volte anche non solo a livello spirituale.

In un’occasione, mentre si preparava a celebrare la Messa, un uomo gli disse che la sua camera da letto stava andando a fuoco. Quale fu la sua risposta? “Quel villano d’un grappino! Non ha potuto prendere l’uccello, e così brucia la gabbia”. Consegnò la chiave a chi andava ad aiutare a estinguere il fuoco. Sapeva che Satana voleva impedirgli di celebrare la Messa e non glielo permise.

Dio premiò la sua perseveranza di fronte alle prove con un potere straordinario che gli permetteva di espellere i demoni dalle persone possedute.

La sua fiducia in Dio e la sua fede inamovibile ci offrono varie lezioni che possono aiutarci anche nelle nostre lotte quotidiane su questa terra. Sì, il male esiste, ma Dio è più potente. “Chi è come Dio?”

Ecco alcuni insegnamenti che ci offre il Curato d’Ars nella lotta contro il demonio:  Continue reading

XXIV Domenica Ordinario A: Debiti e debitori

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». (
Mt 18,21-35)

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Il tema trattato da Gesù oggi è molto chiaro: il perdono. Argomento difficile questo. Avere la forza di perdonare non è semplice. È un gesto difficile da compiere, concederlo è spesso eroico. Il male, quando è ricevuto, non è qualcosa che si possa cancellare così facilmente nella nostra vita, ferisce, distrugge, le cicatrici sono difficili da rimarginare, spesso non si rimarginano affatto. Il perdono non avviene spontaneamente, immediatamente, come qualcosa di magico che ad un certo momento appare nella vita di chi lo riceve e di lo concede.

Diciamocelo francamente è molto più semplice trovare giustificazioni attenuanti e, quando compiamo qualcosa che fa male al nostro prossimo, non è così ovvio riconoscere la nostra responsabilità, chinare anche la testa. Vi è un episodio nella vita Simon Wiesenthal, ebreo, che è stato portato dalla persecuzione nazista in tredici diversi campi di concentramento e di sterminio, ma fortunatamente scampato alla Shoah.

Nel 1942, mentre con altri detenuti del campo stava lavorando all’ interno dell’università trasformata in un ospedale militare, un’infermiera gli si avvicina e gli chiede di seguirlo. Lo porta in una stanza dove, disteso su un letto, c’è un giovane delle SS. Le mani bianche ed esangui sono posate sulle coperte, la testa è completamente fasciata, sono libere solo la bocca, il naso e le orecchie, sa che non gli resta più molto tempo e che si è macchiato di delitti terribili e vuole chiedere perdono!

“Lo so che quello che ho raccontato è orribile. Nelle lunghe notti in cui aspettavo la morte, ero assillato dall’ ansia di parlare con un ebreo… di chiedergli il suo perdono. Solo non sapevo se ne erano rimasti ancora … Lo so quello che chiedo è forse troppo per lei. Ma senza una sua parola io non posso morire in pace.”

Quel giovane tedesco, quella SS, chiede a lui, perché ebreo, di essere perdonato. Simon guarda quella figura distesa, quelle mani giunte. E poi decide. Senza dire una parola esce dalla stanza e torna al lager. Ma anche lui, ora, ha un interrogativo che lo perseguita. Ha fatto bene? Ha fatto male? Che cosa era giusto fare?

Abbiamo ascoltato cosa dice la prima lettura:

Rancore e ira sono cose orribili,
e il peccatore le porta dentro.
Chi si vendica subirà la vendetta del Signore,
il quale tiene sempre presenti i suoi peccati.
Perdona l’offesa al tuo prossimo
e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. (Siracide 27,33 ss)

Gesù mette il perdono verso il prossimo come condizione per ricevere il perdono da Dio.

“Perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi.” (Mt 7,2); “rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.” (Mt 6,12); “Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; 1ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe.” (6,14-15).

La domanda di Pietro appare, quindi, legittima ed è una domanda che ci facciamo in modo più o meno esplicito anche noi oggi: “Quante volte devo perdonare?”. Domanda che possiamo parafrasare anche in questo modo: “Vi è un limite al perdono?”

Allora vorrei proporre un’altra domanda: “Vi è un limite all’ amore? Se sì qual è?”

Questa settimana abbiamo celebrato la festa dell’Esaltazione della Croce e leggevamo nel Vangelo di Giovanni: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. 
“Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” .
Da lì nasce la risposta che Gesù dà a Pietro e a ciascuno di noi, anche attraverso la parabola, che significa: sempre! Questo non significa, disconoscere il male e l’ingiustizia. Vi è un amore che ci precede sempre, che è l’amore di Dio, che non ha risparmiato il suo figlio, per noi, che siamo i servitori insolventi della parabola, quelli che per intenderci hanno un debito di diecimila talenti, impossibile da restituire, ma che gli viene condonato solo per l’amore che Dio ha nei nostri confronti, anche se siamo meritevoli di condanna! Spesso, però ci comportiamo nei confronti degli altri esattamente come il servo a cui l’ enorme debito è stato condonato ed egli non riesce a condonare una cifra esigua.

La nostra capacità di perdonare allora comincia nel riconoscere e nell’ accogliere un amore che ci offre il perdono, ma nello stesso nel cominciare anche un cammino, fatto di azioni, di parole di perdono, di riconciliazione che vengono posti nella nostra vita, essendo consapevoli che noi abbiamo fatto già un’esperienza di misericordia dal giorno del nostro Battesimo e lì abbiamo già ricevuto l’abbraccio dell’ amore magnanimo di Dio per donare lo stesso gesto anche al nostro fratello.
La magnanimità del Signore, però, non può essere presa come buonismo della serie: “tanto il Signore è buono e misericordioso, perciò ci perdona”. Non può andare a discapito per minimizzare il peccato, come avviene oggi che per tanti aspetti non viene più riconosciuto come tale e come ha scritto qualcuno: “ … Non viene più riconosciuto come pensiero, parola, e gesto che si contrappone a Dio, ma come semplice distrazione e limite, mancanza insignificante di rispetto alla nostra relazione con il Signore (…) La possibilità di pensare la nostra condotta indifferente al rapporto con Dio ci conduce alla mancanza del senso del peccato e, di conseguenza, alla richiesta di perdono.”

Rinnoviamo in questa Eucaristia quanto diciamo nella recita del padre Nostro: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori” e chiediamo al Signore la forza per tradurlo nella nostra vita ogni giorno!

Deo gratias, qydiacdon

 

Un cuore che batte

… “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.”… 1 Gv 4,8 

C’è da riflettere per un cristiano, cioè per chi crede all’ apostolo Giovanni quando ci rivela che “Dio è Amore”. C’è da riflettere, apprendendo dagli astronomi che all’ interno del sole è un cuore che batte, con pulsazioni regolari. E non soltanto il sole: tutte le stelle sembrano ugualmente unite da questo battito. L’ universo intero pulsa. L’ amore non è legato da sempre, per l’umanità intera, al battito del cuore? Continue reading

XXIII Domenica ordinario A, 2017: Sentinelle e correzione …

 

Dal Vangelo secondo Matteo 18,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. 
In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo.
In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

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Se vi è un’immagine che possiamo legare a quella che è la Parola che abbiamo ascoltato è quella della sentinella, di colui che veglia perché non entrino lupi rapaci nell’ ovile, o nella casa e distruggere, annientare, ferire, uccidere,  richiama S. Paolo nel suo discorso agli anziani di Mileto: “At 20,29 Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge”.

Allora il compito della sentinella è quello di vegliare attenta e fedele  a quanto  gli è stato affidato. Qui vorrei aprire una parentesi e ricordare il cardinal Cafarra, che si è speso in questo, un gigante che difese fede, verità e famiglia.

Se questo è il compito di coloro che il Signore ha posto a guidare la sua Chiesa è anche un compito che è affidato ad ogni credente, perché ciascuno di noi, dal giorno del suo Battesimo condivide la missione del “profeta”, di cui ci parla il testo di Ezechiele nella prima lettura. Continue reading

22 Domenica del tempo ordinario A – 2017- Pensare secondo Dio o secondo gli uomini?

Domenica scorsa sentivamo l’elogio che il Signore faceva a Pietro e oggi Gesù lo riprende aspramente: “Va’ dietro di me, Satana! Tu mi sei di scandalo perché non pensi secondo Dio, secondo gli uomini”.

Cosa vuol dire pensare secondo Dio e pensare secondo gli uomini?

Significa che la verità del Vangelo sarà sempre una verità scandalosa, per chi fa suoi altri modi di vedere, di pensare, di condurre la propria vita non secondo quanto il Vangelo ci propone, ma quanto ci viene proposto oggi da una cultura e un modo di vivere e di pensare dove non vi sono più verità assolute, dove ciascuno crede cosa e come gli pare!

Gesù ha detto: “Io sono la verità” e la verità è qualcosa di scandaloso, di scomodo, che non viene accettata, esattamente come fa’ Pietro.

Proviamo a riflettere, partendo dal nostro vissuto!

Chi dice oggi che esiste la morte, la sofferenza e il distacco, che la nostra esistenza terrena è a tempo? Non lo diciamo più e i nostri giovani,  non ritornando all’ orginaria convivemnza quando si ritrovano di fronte al mistero della morte,  si smarriscono e non sanno dove andare a cercare una speranza. Eppure questa è una verità!

Provate ad andare a dire oggi che la famiglia vera è quella che nasce da un legame d’ amore fra un uomo e una donna e che è il luogo naturale dove viene trasmessa la vita e nascono dei figli. Come minimo siete accusati di omofobia, eppure è una verità. Continue reading

Prendere la Croce e seguire Gesù

Mt 16,24-25
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

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Ho paura della sofferenza, Signore, di qualsiasi sofferenza. Di quella che colpisce il corpo e lo riduce a una massa dolorante, ma anche di quella che genera tristezza ed amarezza fin nel profondo dell’anima.
Ho paura della malattia, di qualsiasi malattia, e per questo prendo ogni precauzione per difendere la mia salute. Mi ausculto continuamente Continue reading

XXI Domenica ordinario A – 2017 – Chi sono io per te

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
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Le domande che pone Gesù oggi sono fondamentali per l’esistenza e la vita dell’ uomo, qualsiasi risposta che l’ uomo come singolo o come collettività voglia dare!

“La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo? Voi chi dite che io sia?”
Gesù si pone di fronte a noi, ci interpella! Nessuno, anche quando sembra non dare o voler dare una risposta all’ enigma della sua persona, può sottrarsi alla domanda e all’ interrogativo che nasce di fronte a Lui.
Dalla risposta che diamo ne consegue un’impostazione di vita, una relazione di fede, la visione del mondo, il riconoscere ed affermare valori non negoziabili sulla sacralità della vita, il modo in cui ci si pone di fronte al mistero del dolore, della morte, e se vi può essere per l’uomo una speranza che vada oltre la visione ristretta dell’esistenza umana. Continue reading

Il commento al Vangelo di oggi di don Luigi Maria Epicoco 22-8-2017

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

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Credo che a tutti noi sia balenata qualche volta nella testa la stessa espressione di sconforto dei discepoli del Vangelo di oggi: “Allora, chi può essere salvato?” (cfr Mt 19, 23-30). E’ una constatazione che nasce dalla distanza che percepiamo tra le cose che Gesù chiede e le nostre mediocri capacità che il più delle volte sono pure ad intermittenza. Questo sconforto lo proviamo Continue reading