XXII Domenica ordinario A – E dopo … ?/ omelia con adulti e ragazzi del catechismo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». (Mt 25,1-13)

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Vorrei riprendere una frase del Vangelo: “Vegliate perché non sapete né il giorno né l’ ora”.

Ma di quale giorno e di quale ora sta parlando Gesù?
Gesù sta parlando di quando ci incontreremo con Lui. Il nostro cammino qui sulla terra finirà e si aprirà un’altra pagina del grande libro della vita in cui è stato scritto il nome di ciascuno di noi dal giorno del nostro Battesimo.

Nasce allora una domanda: Cosa succederà allora?

A questo proposito vi voglio raccontare due brevi piccole storie! Continue reading

A proposito dell’ipocrisia

L’ ipocrisia è una mala pianta e può crescere nei luoghi più impensati. In famiglia quando esigo dai bambini che dicano le preghiere, ma io non prego mai.  A scuola esigo tutto dal maestro e io sono sempre distratto. Durante la Liturgia faccio il volto del contemplativo, ma in realtà penso alla schedina della SISAL.  Continue reading

XXXI domenica ordinario A-2017: coerenza e credibilità/ omelia con i ragazzi del catechismo

 

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». (Mt 23,1-12)

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Che ne dite di una persona che quando è fra la gente, in pubblico sembra tutta buona, carina, gentile, poi quando siete soli tu e lui vi tratta in un certo modo, è prepotente, magari vi offende anche …Se poi questa persona fosse un vostro amico, o peggio ancora un vostro genitore?
Come lo chiamereste?
Sapete come si chiamano queste persone: ipocriti, che vuol dire poi commedianti, attori che interpretano una parte, ma che è solo finzione. Persone che: “ Dicono e non fanno…”, come dice Gesù nel Vangelo. Gente che nella loro vita non è trasparente e che ha un cuore falso.

Conoscete la favola di Giacomo di cristallo?

Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente. Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l’aria e l’acqua. Era di carne e d’ossa e pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente. 
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Commemorazione dei fedeli defunti/2017

Oggi non siamo qui a celebrare una giornata di mestizia, come persone che non hanno speranza, ma a vivere una giornata sicuramente di riflessione seria sul grande mistero della vita e della morte. Un mistero che ha anche aspetti di drammaticità perché questa tappa della nostra vita, alla quale non possiamo sottrarci ci pone tanti interrogativi sul senso del nostro esistere, sulla sua origine, sul fine ultimo della nostra esistenza.

Noi però, pur riflettendo su tutto questo, vivendo la nostra vita alla luce della fede, vogliamo per prima cosa vivere la dimensione del ringraziamento per ciò che i nostri cari sono stati per noi, per quanto hanno seminato di buono nei nostri cuori, nelle nostre vite e per il bene che con l’aiuto di Dio sono riusciti a compiere. Li vogliamo presentare al Signore nel grande ringraziamento che è la Messa che stiamo celebrando, ma che nello stesso tempo è anche la celebrazione del mistero della passione/morte/ e risurrezione di Gesù. Ecco allora che essere qui oggi vuol dire compiere un atto di fede, e non solo ricordare, e aprirsi alla speranza.

“questa piccola speranza, vacillante al soffio del peccato, tremante a tutti i venti, ansiosa al minimo soffio,
sia così invariabile, resti così fedele, così eretta, così pura; e invincibile, e immortale, e impossibile da spegnere; come questa fiammella del santuario.
Che brucia in eterno nella lampada fedele.” (Peguy).

 Sì c’è una speranza che va oltre, la vita e oltre la morte ed è quella della Risurrezione e della vita eterna, come professiamo nel Credo. Sperare in quel Dio che “eliminerà la morte per sempre, asciugherà ogni lacrima” e non delude chi si affida a Lui.  Tutto questo attraverso la morte/risurrezione di Cristo. Continue reading

Solennità di tutti i Santi- 2017-

La festa di Ognissanti o Tutti i santi è una festa che ci invita alla contemplazione, a ripensare cosa significhi per noi la santità, alla gioia, perché in loro contempliamo la realizzazione di una grande chiamata, di un cammino che è iniziato nel giorno del nostro Battesimo, ma nello stesso tempo anche una grande festa di speranza. Come ci ricorda S. Paolo nella seconda lettura: “noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.” Quale speranza più grande?

Dobbiamo perciò camminare come Figli di Dio, riscoprire questa realtà, ogni giorno della nostra vita. Camminare come figli grati, che vivono un rapporto d’amore e di fiducia con il Signore, anche quando i nostri giorni si fanno pesanti, perseverando nella fede.

Non crediamo che per i Santi tutto sia facile. Mi veniva da pensare a S. Giovanni Paolo II. Questo Papa così energico, che muoveva le masse in ogni parte del mondo in cui si recava e che non Continue reading

XXX DOMENICA ORDINARIO A/017 – Amerai …

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». (Mt 22,34-40)

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Anche questa Domenica continua il confronto di Gesù con coloro che sono i suoi oppositori, che gli pongono quesiti per coglierlo in fallo.
Ecco allora la domanda che questo dottore della legge gli pone: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Anche questo interrogativo è per metterlo alla prova. Una domanda che potremmo porci anche noi oggi.

Cosa debbo fare di ciò che il Signore prescrive per essere gradito di più ai suoi occhi? Oggi sembrerebbe che la risposta più attuale che viene data, anche da tanti uomini di Chiesa sia: l’amore al prossimo, di cui la prima lettura ci dà delle esemplificazioni. “Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto.
Non maltratterai la vedova o l’orfano … non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse… Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole”
Tutte espressioni importanti, attuali anche oggi, sostituiamo l’orfano e la vedova con le parole ultimi, emarginati, poveri, oppressi, stranieri o immigrati, tutte espressioni ricorrenti, anzi spesso sembrano che siano ormai le uniche.

Ci si dimentica, forse un po’ troppo spesso della prima parte della risposta di Gesù: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento.” Continue reading

XXIX domenica ordinario A/2017 – Cesare o Dio(omelia con i bambini/ragazzi del catechismo parrocchiale

Mt 22,15-21

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»

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Prima di riflettere sulle letture vi chiederei di fare un attimo di silenzio e, chiudendo occhi, lingua e orecchie di immaginare una scala, lunga come volete e vedere cosa o chi è nel gradino più alto!

Vi ho chiesto di fare questo piccolo esercizio perché, abbiamo sentito nella prima lettura, “Io sono il Signore e non c’è alcun altro, fuori di me non c’è dio” ma è proprio vero che sia così?

Se Dio- Gesù occupavano il gradino più alto, che vuol dire erano sopra tutto e tutti allora bene, se no bisogna registrare, mettere a posto qualcosa.  A me sembra che in realtà, spesso per tanti non sia proprio così! Mi sembra, e sarei felicissimo di sbagliarmi, che le persone nel loro cuore e nella loro vita mettano al posto di Dio altro e che il Signore non sia proprio sopra a tutto ma al secondo, al terzo, al quarto o, speriamo che non sia così, al 350.000 posto, cioè all’ ultimo. Continue reading

XXVIII Domenica ordinario A – Venite alla festa…

 

Mt 22,1-14

In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

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Il Signore Gesù, attraverso le parabole, continua anche questa Domenica a parlarci del Regno di Dio. Dopo l’immagine della vigna, oggi abbaiamo davanti a noi

l’immagine del Banchetto, di una festa, una festa di nozze.

Se è vero che Gesù indirizza in modo particolare questa parabola ai capi dei sacerdoti e dei farisei, oggi potremmo dire a coloro che nella Chiesa hanno il compito di guidare la comunità, è anche vero che è indirizzata tutti coloro che lo ascoltano, quindi anche a noi oggi.

Quando ci troviamo ad affrontare il grande evento della nostra vita che è quello della morte di una persona che ci è cara ci chiediamo cosa possa esserci oltre questa nostra vita che sperimentiamo qui e adesso. Il Signore nella prima lettura ci dice che ci sarà una realtà di gioia come quella che si sperimenta partecipando ad un grande banchetto con Dio e insieme tra noi, nell’ accoglienza di quello che siamo. Continue reading

XXVII ordinario A – inizio catechismo- “ la pietra scartata …”

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

Mt 21,33-43

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Oggi inizia un nuovo anno di catechismo, un anno in cui cerchiamo di crescere non solo nella conoscenza del Signore, ma in una conoscenza che ci aiuti sempre di più a vivere la nostra amicizia con Lui, e così anche fra noi! Siccome poi noi siamo chiamati anno dopo anno, giorno dopo giorno a vivere il nostro rapporto con Gesù tutta la nostra vita deve essere un catechismo.

Sapete, a proposito cosa vuol dire la parola catechismo? Vuol dire: “ insegno/ insegnamento a viva voce”. Per insegnare a viva voce bisogna non solo aver appreso ascoltando, avendo fatto nostro quello che abbiamo ascoltato, ma conoscerlo in un modo così profondo come si conoscono un papà e una mamma, e la loro conoscenza è basata su un rapporto d’ amore, per poi porgerlo a quelli a cui io sono mandato ad annunciare. Questo annuncio lo dobbiamo fare tutti. Prima di tutto noi grandi, i vostri catechisti, ma anche voi cari ragazzi, per questo venite a catechismo e anche io continuo a cercare di ascoltare e di conoscere, e sarà così per tutta la vita, perché Dio è Dio e Dio è più grande di me, della mia intelligenza e quello che è necessario è fidarsi di Lui e viverlo, cioè farlo davvero nella nostra vita! Continue reading

XXVI Domenica ordinario A – Dalle parole ai fatti

Mt 21,28-32
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

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Una breve parabola del Signore che ci spiazza, come accade sempre quando con cuore sincero ci confrontiamo con la sua parola e che ci invita a guardare in noi stessi e chiedendoci a quale dei due figli assomigliamo.

Già perché ciascuno di noi è stato mandato a “lavorare” nella vigna del Signore come battezzati ai quali è stato affidato un compito: quello di annunciare Gesù crocifisso/risorto/ via, verità, vita e salvezza dell’uomo.
Compito non così semplice a volte, perché richiede coerenza nei fatti e non bastano le parole, ma richiede anche di accogliere e tradurre nella nostra quanto noi professiamo nella preghiera che Gesù ci ha insegnato: “Padre nostro che sei nei cieli … sia fatta la tua volontà”. Preghiera ardua, scriveva il cardinal Biffi aggiungendo: “Il valore reale che ciascuno di noi possiede in faccia a Dio, più che dalle espressioni della bocca, è determinato dalla risposta della vita”. Continue reading