IV Domenica di Pasqua anno A 2023 – Il buon Pastore, la Porta

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Parola del Signore
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L’ immagine che noi abbiamo quando pensiamo a Gesù come buon pastore è quella in cui il pastore si carica la pecora sulle spalle e la porta all’ ovile. E’ un immagine dolcissima e bellissima, colma di tenerezza per questa cura che il pastore si prende per la pecora. Una tenerezza e una dolcezza che tante volte non si riscontra nei rapporti fra gli uomini, anzi oggi a fronte di tanti fatti riprovevoli vi è la tendenza a voltarsi dall’altra parte. Il pastore che ama il suo gregge, che ha visto le madri partorire gli agnelli non fa così, non è un prezzolato, ma ama vuole profondamente bene al suo gregge e lo custodisce come perla preziosa.

Oggi, però, vorrei riflettere sull’ immagine della Porta. Gesù dice: : «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Proviamo a pensare un attimo a quante porte vi sono nella nostra vita. Continue reading

Domenica in Albis o della Divina Misericordia – Tommaso …

Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Parola del Signore
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Otto giorni fa abbiamo celebrato la Pasqua del Signore Risorto. Oggi celebriamo, in quello che è il primo giorno della settimana di nuovo la Pasqua nell’ Eucaristia, come ogni Domenica Gesu viene sotto le specie del pane e del vino, e continua a dirci “pace” . Sentiremo: “la pace del Signore sia sempre con voi” e: “scambiatevi un segno di pace”. Oggi noi sentiamo invocare la pace in un contesto di guerre, non solo in Ucraina, anche se quella focalizza
l’attenzione del mondo, chiediamoci, quindi cos’è la pace e da dove può nascere la vera pace. Non certamente dalla forza delle armi, che sentiamo richiedere con sempre più forza ed inviare, non su criteri umani razionale e semplicistici. Giovanni nel suo Vangelo al cap.14 scrive: “Giovanni scrive nel Vangelo capitolo 14,27, “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.” Un’espressione bellissima di Gesù che infonde nel nostro cuore tanta pace. Al solo leggerle, scende in noi un balsamo di amore. Vi lascio la mia pace. Gesù va via, sale al cielo ma ci lascia la sua pace. Cosa vuol dire? Gesù ci lascia il frutto della sua venuta tra noi, quel frutto dolcissimo che cancella l’amarezza del peccato. Gesù ci lascia la Grazia, quella che dona al nostro spirito la vera pace. E lo dice; non come la dà il mondo. La pace del mondo viene identificata come serenità ma non è pace. La pace viene da di dentro, è quando il nostro cuore e la nostra anima respirano Dio.” In quel saluto: “Pace a voi è racchiuso tutto questo.
Quanta diversità da come gli uomini pensano di costruire la pace solo con le proprie forze. Scrive S. Agostino: “:Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te). Il Cuore di Dio è il nostro rifugio , la nostra salvezza , oserei dire il posto in cui ci troviamo a casa. Quel luogo dove non veniamo giudicati , ma solo amati e dove troviamo la pace dell’Anima , insomma la nostra roccaforte tra le onde di questo mondo spesso agitate dalla mentalità lontana da Dio . Nel Signore siamo al sicuro perché troviamo in Lui , tutto quello che ci manca , e questo non ci deve , meravigliare : è Lui che ci ha creati.”
Poi li manda. A fare cosa? “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». E’ il perdono di Dio che rappacifica il cuore, che proviamo quando celebriamo il Sacramento della confessione. Quando noi usciamo dal confessionale non solo ci sentiamo liberati, ma risollevati e in pace. Continue reading

Gennaro l’ubriaco. Di don Tonino Bello

L’anno scorso, ricordo, una sera d’inverno mi ero ritirato in episcopio e vidi un uomo che veniva di giorno continuamente a suonare il campanello, a chiedere l’elemosina; quella sera era ubriaco fradicio. Dico: “Che cosa vuoi? A quest’ora cosa stai a fare qui?” “Dammi qualche cosa” “Dove vai a dormire?” “Sotto la barca” “Andiamo”. Pioveva; presi l’ombrello e andai sul porto dove ci sono delle barche capovolte. Sollevo una barca e lui dice: “Io qui dormo!”: c’erano dei cartoni, al posto del guanciale un ammasso di giornali, una bottiglia, una candela. Dormiva davvero sotto una barca!! Gennaro si chiama.

Lo condussi da me; veniva ogni sera, a volte brillo. Dopo 3-4 mesi, ancora non mi diceva i suoi dati precisi: come si chiamasse, di dove era. Poi seppi che era di Bari; il cognato e la sorella lo rintracciarono e lui comunque si era già rimesso a nuovo. Tornò a casa a Bari, mi invitarono anche a casa loro…Gennaro…sotto la barca…Sono passati tanti mesi e l’avevo perso di vista. Nel mese di giugno a Pentecoste è venuto il Cardinale Maier a nobilitare la chiesa della Madonna dei Martiri col titolo di Basilica. La notte di Pentecoste c’erano tantissimi giovani nella chiesa, abbiamo pregato oltre mezzanotte. Ad un certo momento un giovane ha chiesto al Cardinale: “Perché si chiama Basilica minore?” Il Cardinale ha risposto: “Perché Basiliche maggiori sono le chiese che stanno a Roma, le altre si chiamano Basiliche minori”. Continue reading

Domenica di Pasqua 2023

Dal Vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.

Parola del Signore
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Meditazione

Vi è un momento, l’aurora è l’apparizione della luce, dorata e talvolta rosea o purpurea e anche ramata, che appare nel cielo poco prima del sorgere del Sole. Essa costituisce l’ultima fase del crepuscolo mattutino o alba. Poi il sole sorge e illumina ogni cosa.
Qualcosa di simile è avvenuto Anche questa notte all’inizio di questa veglia. Dapprima la notte, poi una luce piccola, quella del cero che poi si è diffusa in tante altre luci, le candele che avevamo ma che da quella prima luce hanno attinto. E’ la luce del risorto che viene ad illuminare la vita di ognuno di noi e che infonde speranza, forza e gioia perché ci annuncia che Dio è il Dio della vita che trionfa, sconfigge il peccato e la morte per introdurre l’uomo nell’eternità.
Nella grande lettura dalla Creazione al Vangelo colgo due aspetti. Primo è la presenza di Dio nella storia dell’uomo. Un Dio quindi che non si disinteressa. In questa storia Egli porta avanti il suo progetto che ha come finalità il nostro bene attraverso vie che solo a Lui sono conosciute, ma che hanno una meta sicura. La salvezza dell’uomo e la vita per sempre, la vita eterna in Lui, questo è quanto di più grande ci possa accadere nonostante le difficoltà e le tribolazioni che accompagnano la nostra condizione terrena. Questa luce non deve essere spenta mai. Continue reading

GIOVEDI SANTO (MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE) Dal Vangelo secondo Giovanni Prima della festa di Pasqua, Gesù,

 

GIOVEDI SANTO (MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE)

Dal Vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a “voi».

Parola del Signore

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Noi sappiamo che il Vangelo di Giovanni non ci descrive l’ultima cena, come gli altri evangelisti, ma questo gesto che Gesù compie e che ha un significato profondo su cui riflettere. Fermiamoci a considerare alcuni aspetti.
“Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”. Gesù ama i suoi e li ama di un amore infinito … fino alla fine, fino al dono completo, totale di sé, fino alla vita, fino alla croce. I suoi siamo anche noi, uniti a lui, alla sua Passione, Morte Risurrezione dal giorno del nostro Battesimo e, se siamo fedeli, lasciandoci amare da Lui ben oltre la nostra vita.

E’ singolare che Giovanni parlando della Pasqua parli dei piedi. I piedi sono importanti senza di essi non si cammina, ma forse dobbiamo chiederci anche dove vogliamo andare. Vogliamo camminare sulla via che Gesù ha tracciato oppure sulla via che vuole tracciare qualcun altro, come è successo a Giuda, si perché il tentatore, colui che si oppone a Dio e che istiga l’uomo a rivolgersi contro Dio con il peccato è sempre in agguato e ci prova. Se camminiamo su questa via siamo senza piedi. Continue reading

Domenica della Palme – pensiero

Leggeremo la passione secondo Matteo  nella quale vi sono tanti personaggi e tanti atteggiamenti nei confronti di Gesù. La folla osannante, che poi cederà al: “ crocifiggilo”, i capi religiosi che temono di perdere il loro potere che si insinua nel cuore, nell’anima del popolo oltre che regolarne la vita. Giuda , che tradirà Gesù e il suo è un grande mistero “Non chiariremo mai il mistero di Giuda, né quello del rimorso che da solo non può cambiare nulla” . Pietro che rinnega Gesù non una, ma tre volte. Pilato il potere terreno che si erge ad assoluto, Barabba un detenuto, i Soldati che sbeffeggiano Gesù!  Poi, però alla fine fanno una professione di fede: “Davvero costui era Figlio di Dio” che è anche quella che noi dovremmo fare davanti al crocifisso, soprattutto quando la Croce irrompe nella nostra vita. Infine le donne con quel cuore che solo sanno dare quando l’amore è sincero e generoso, e Giuseppe di Arimatea con quella pietà che tutti noi dovremmo avere e non solo verso i morti,

Ascoltando la lettura della Passione facciamo attenzione a questi personaggi e ai loro atteggiamenti, forse possiamo scoprire che sono stati anche i nostri nei confronti di quell’amore donatoci nel crocifisso.

Deo gratias, nunc et semper qydiacdon

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V Domenica di Quaresima : Lazzaro …

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.
Parola del Signore.

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Tutti pensiamo di conoscere abbastanza bene questo episodio del Vangelo, ma ne siamo poi così sicuri? A me ha fatto molto pensare questa espressione di Gesù: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Lazzaro è morto e Gesù non corre subito dal suo amico. Possibile non gli importi niente? Eppure manda a dire alle sorelle: “Questa malattia non è per la morte ma è per la gloria di Dio”

Ma cos’ è che manifesta la gloria di Dio? Certo il creato ci manifesta la gloria e la grandezza di Dio, pur se anche lui ha subito le conseguenze del peccato e anche quando non vi sono belle giornate piene di sole perché “Dio fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti”.

Un santo, Ireneo, dice: «La gloria di Dio è l’uomo vivente»Allora mi sono chiesto cosa significhi. (per gli adulti)“Ogni desiderio che si affaccia al cuore umano si fa eco di un desiderio fondamentale che non è mai pienamente saziato. L’uomo, conosce bene ciò che non lo sazia, ma non può immaginare o definire ciò che gli farebbe sperimentare quella felicità di cui porta nel cuore la nostalgia. Non si può conoscere Dio a partire soltanto dal desiderio dell’uomo. Da questo punto di vista rimane il mistero: l’uomo è cercatore dell’Assoluto, un cercatore a passi piccoli e incerti. E tuttavia, già l’esperienza del desiderio, del «cuore inquieto» come lo chiamava sant’Agostino, è assai significativa. Essa ci attesta che l’uomo è, nel profondo, un essere religioso( CCC).

(Per tutti) L’ uomo è davvero un vivente quando si apre a Dio e compie ciò che Dio vuole, quando si lascia illuminare da Lui, soprattutto nei momenti in cui la vita diventa difficile. Se l’uomo non incontra Dio, che ci viene incontro, ieri è stata la festa dell’Annunciazione, può respirare, fare tante cose, possederne tante altre e di più ma non è vivo, è un po’ come uno zombie anche se di bell’aspetto.E qui arriviamo a Marta che dice a Gesù: “Se tu fossi stato qui non sarebbe morto”. Certo noi vorremmo che le persone che amiamo non morissero mai, ma questo passaggio fa parte della fragilità dell’esistenza dell’uomo.

Ma ecco che vediamo una delle altre grandi opere di Dio.

Gesù le chiede di credere, e questo lo dice anche per tutti noi, se crederemo potremo vedere e contemplare Dio che opera cose grandi. Come nella vita di Maria.

In quel: “Lazzaro vieni fuori” contempliamo il Signore della vita, che ci dice che noi siamo destinati alla vita. Certo Lazzaro dovrà affrontare di nuovo il passaggio della morte, anche Gesù lo dovrà affrontare sulla croce, che spesso più dell’espressione di un atto di fede diventa un ornamento fra i tanti, ma da lì sgorga la vita senza fine che attende ciascuno di noi, che sfocia nella luce della risurrezione.

Non abbiamo paura di credere, anzi facciamo nostra la preghiera: Signore credo, ma tu aumenta la mia fede; per essere viventi e credenti

Deo gratias, qydiacdon

Tempo di Quaresima - Anno A

 

 

 

IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE (ANNO A) – Il Signore guarda il cuore … ciechi e vedenti

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».
Parola del Signore.
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Leggendo mi sono incontrato con un fatto che ci può aiutare a riflettere meglio sul Vangelo di oggi e riguarda un sacerdote: Don Carlo Gnocchi, cappellano dell’esercito della seconda guerra mondiale, vide morire tanti soldati che lasciavano figli piccoli, anche con disabilità e tornato dal fronte fondò per loro diversi istituti in Italia. Quando nel 1956 morì a 54 anni lasciò i suoi occhi ai ciechi. Il suo era il primo caso di donazione di quel genere, di cui la legge vietava gli interventi e che la polizia voleva impedire, ma i medici non si tirarono indietro e le sue cornee furono trapiantate a un ragazzo di 11 anni e ad una ragazza di 19 e andarono bene tutti e due: riuscirono a vedere.
Anche oggi il Vangelo ci parla di un cieco, ma anche di persone che credono di vedere bene. Al cieco Gesù fa il dono più grande che è quello della vista. Continue reading

3 Domenica di quaresima anno A

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Parola del Signore.
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Se dovessi mettere un titolo alla Liturgia della Parola di oggi l’intitolerei sete ed acqua.
Non è che la terra promessa sia questa terra così ricca di acque. Nella stagione estiva i ruscelli si prosciugano, così come i laghetti che contengono l’ acqua piovana, le sorgenti, dalle quali anche nel tempo di secca continuava a sgorgare l’ acqua avevano “l’acqua viva”. L’ acqua si trovava anche nei pozzi più profondi. Il pozzo presso il quale si ferma Gesù, il pozzo di Giacobbe in Samaria era profondo 32 metri. Continue reading

II Domenica di Quaresima … della trasfigurazione

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Parola del Signore
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Gesù va su un alto monte e si trasfigura. Ha annunciato ai suoi discepoli la sua Passione: “Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.”
Un annuncio che Pietro non accetta, e che gli varrà di essere apostrofato da Gesù come “Satana”.
Ecco, quindi, che Gesù assieme a Giacomo e Giovanni conduce Pietro su un alto monte. Il monte nella Bibbia è il luogo dell’incontro con Dio. Nella maggior parte delle religioni, è il punto dove la terra e il cielo si incontrano, così Dio e l’uomo.
Il monte indica stabilità, Se gli uomini passano, i monti restano. Questa esperienza fa vedere i monti come simbolo della giustizia fedele di Dio.
Indica potenza, alto sopra le pianure che le calamità sovente sovrastano, il monte offriva un rifugio.
Indica anche umiltà ed esultanza. Quando il Signore visita la terra, i monti prorompono in grida di gioia. Continue reading