Un pane per la vita – XX Domenica ordinario B

Quando ci prepariamo per un viaggio controlliamo che il mezzo, con il quale dobbiamo affrontare la strada, sia a posto, e soprattutto facciamo il pieno di carburante. Quando ci sentiamo deboli e abbiamo fame, mangiamo.
Mi veniva da riflettere, quindi, sulla consapevolezza che tutti noi siamo in cammino! Il cammino della nostra vita, non in astratto, ma parlo della nostra vita quotidiana. Per alcuni questo cammino va verso il nulla e la dissoluzione, per color che si professano cristiani va verso la vita eterna, il Paradiso.

È un cammino che può essere anche faticoso, aspro, in salita come in montagna, difficile come affrontare una ferrata, ma ci procuriamo quello che è necessario per affrontarlo? Per avere l’energia di arrivare alla metà?

La Parola del Signore ci ha fatto riflettere in queste domeniche sul “pane di vita”, sul “pane disceso dal cielo” che dona la vita eterna. Un pane di cui il credente deve nutrirsi “per avere in sé la vita” e non solo quella che ci attende oltre l’umano, il terreno, nei cieli, quella che è la nostra patria, ci rammenta l’apostolo Paolo. Per noi il riferimento all’ Eucaristia, alla Messa è evidente, o almeno dovrebbe esserlo. Continue reading

Assunzione della B.V. Maria: Risplende la Regina Signore alla tua destra.

Vi è una frase nel Vangelo che pronuncia Elisabetta rivolgendosi a Maria : “E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.

Se questa festa ci fa volgere gli occhi al Cielo dove Maria SS è in anima e corpo e ricorda a tutti noi quale è la nostra meta finale non dobbiamo dimenticare che anche Lei ha dovuto fare il suo pellegrinaggio nella fede, tanto da essere indicata come la prima discepola del Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Questa beatitudine che è riservata a Maria può essere per ciascuno di noi se anche noi, come Lei crediamo e viviamo la nostra fede con semplicità ed umiltà nella nostra vita indicando, come in tante icone, Gesù, come via per l’ uomo che conduce a Dio.

È sempre un po’ difficile parlare di Maria senza cadere nel pericolo di allontanarla ed enfatizzarla rispetto quello che è l’esperienza del credente, che lei in prima persona ha vissuto. Vi è il rischio di porre Maria in una “nicchia”, come se fosse fuori dal mondo, come se non avesse vissuto nella propria carne l’esperienza di fidarsi di Dio, che non è un’esperienza che non comporta anche sacrifici e incomprensioni, dolori sul piano umano. Continue reading

In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. (Gv cap6)

In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.”

“Gesù ci dice che chi crede in ha la vita eterna.
“Ha” la vita eterna, non “avrà”:
La vita eterna, cioè, non è una specie di liquidazione che accumulo con i miei meriti e di cui potrò godere alla fine della mia vita. La vita eterna è già cominciata, credere significa acquisire uno sguardo nuovo su me, sulle cose, sugli altri, sulla storia. Continue reading

Conoscere e riconoscere Gesù come pane di vita … della nostra vita! XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

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Di fronte alle innumerevoli fami che stimolano al vita dell’uomo, Gesù, Domenica scorsa ci ricordava di “darci da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”!

L’ immagine della nostra vita come un cammino non è nuova e la usiamo tante volte come una metafora. La prima lettura ci presenta il cammino di Elia verso il monte di Dio l’Oreb. Per noi potrebbe essere il cammino verso il Paradiso, verso quell’ eternità di vita a cui tutti aspiriamo. Come Elia, in questo cammino anche noi, possiamo sperimentare la persecuzione, il fallimento e lo sconforto. Le prove che la vita ci riserva sono innumerevoli ed è difficile, anzi non mi è mai successo di trovare una famiglia, una persona che non abbia dispiaceri, ferite, qualcosa di cui rammaricarsi. Può, allora venire la tentazione di sederci e aspettare che sopraggiunga la morte come risoluzione dei problemi.

Ma non è questa la soluzione! Occorre camminare fra le prove e le difficoltà della vita, nei giorni di tempesta e nei giorni luminosi dei cieli sereni. Per questo occorre avere una forza ed un’energia che non può venire solo da un cibo umano terreno. Continue reading

Perché cerchiamo Gesù? – 18 Domenica del tempo ordinario B

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».
Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».
Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

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Continuiamo oggi l’ascolto della Parola del Signore dopo l’episodio della moltiplicazione dei pani. Per la nostra riflessione vorrei iniziare, però, da uno stralcio del salmo che abbiamo pregato:

“Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.”

Credo che questa frase ci interpelli tutti, genitori nell’educazione dei figli, adulti nella testimonianza ai giovani, comunità ecclesiale che, fedele al mandato che le è stato affidato deve annunciare la fede nell’unico e vero Dio, quello che ci ha fatto conoscere il Signore Gesù.

Certo il Signore ha compiuto grandi prodigi, come al tempo
dell’Esodo quando gli israeliti mormoravano contro Dio e contro Mosè che li avevano fatti uscire e liberati dalla schiavitù dell’Egitto e Dio interviene con il prodigio della manna e delle quaglie. Continue reading

Cercate per prima cosa il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato in sovrappiù …

“Imploriamo dal Signore  Gesù la grazia di imparare un poco a ragionare secondo la sua mentalità e non secondo la nostra. Tanto più che se ci arrenderemo alla logica della fede e apriremo davvero a Cristo le porte del nostro cuore, avremo anche quanto è necessario per la nostra vita terrena, perché il Signore non si fa mai vincere in generosità. Perciò egli ci ha detto: Cercate per prima cosa il Regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato in sovrappiù”

Cardinal Giacomo Biffi

La chiesa deve essere povera?

” La Chiesa – si dice- deve essere povera; e dunque non deve mai parlare di soldi. Chi fa questi ragionamenti non merita di essere preso sul serio, prima di tutto perchè è in disaccordo con con il vero parere del Signore [Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perchè l’operaio è degno della sua mercede (Lc10,8).]
Ma anche perchè è in contraddizione con la sua stessa affermazione … ( le fonti di sostentamento si devono reperire tra coloro che sono i beneficiari dell’azione di evangelizzazione e di salvezza).
Solo ai ricchi, non ai poveri, è consentito di non pensare mai al denaro. Il povero ci pensa sempre, proprio perchè non ne ha. Una Chiesa dove non si parli mai di soldi, dove si abbia vergogna a chiedere il contributo di tutti, come se fosse una contaminazione dlla religione, non sarebbe una Chiesa evangelica; sarebbe una Chiesa ricca: solo i ricchi infatti non hanno angosce finanziarie e possono non chiedere nulla a nessuno.”

Cardinale Giacomo Biffi

Fame di Dio … fame di Gesù – XVII Domenica ordinario B – omelia per l’ inizio del campeggio parrocchiale

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei.
Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo».
Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini.
Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano.
E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

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Inizia oggi l’ esperienza annuale del campeggio incontrandoci con Gesù nella Messa perché Lui guidi questa vostra esperienza che ci auguriamo sia bella, stupenda, magnifica e nella quale possiate scoprire tantissime cose.
Nuove amicizie, rinsaldare quelle che avete già, ma il fare un esperienza di vita cristiana scoprendo sempre di più che è bello stare assieme non lasciando fuori dalla porta della nostra vita il Signore.

Il Vangelo ci ha parlato di un grande episodio della vita di Gesù, straordinario: Gesù che sfama una moltitudine di persone.
Ma cosa facevano tutte queste persone dietro Gesù? Continue reading

Il pane quotidiano – Pane per tutti i gusti

Noi, popoli supernutriti, abbiamo inventato:

Il pane insipido e il pane salato.
Il pane croccante e quello floscio.
Il pane a rosetta e quello a filone.
Il pane all’olio e quello col riso.
Il pane bianco e quello integrale.
Il pane magro e quello vitaminizzato.
Il pane a fuoco e quello a vapore.
Il pane diabetico e quello con patate.
Le fette rotonde e quelle quadrate.

I poveri cercano semplicemente il pane quotidiano.

Altra versione

Voi popoli del benessere avete pane per tutti i gusti: salato, insipido, pane bianco e integrale, magro e vitaminizzato, per diabetici e linfatici, cotto a legna o a vapore; pane di tutte le forme: a sfogliata, rotondo, quadrato, a filone o in grissini di varia grandezza; biscotti e focacce di ogni tipo.
Noi, popoli della fame, chiediamo solo pane e preghiamo Gesù: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”.

Rivista missionaria

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XV Domenica anno B- Missione del profeta, missione del cristiano, missione della Chiesa

In un momento in cui abbiamo cristiani che indossano magliette rosse e sacerdoti che al posto delle stole liturgiche indossano stole con i colori dell’ arcobaleno che non sono liturgici, i testi della liturgia della Parola di questa Domenica diventano illuminanti per ricordarci il compito profetico del popolo di Dio , (la Chiesa), e di ogni battezzato, chiamato ad essere in virtù del proprio battesimo sacerdote, re e profeta.

La prima lettura narra come nasce la vocazione ad essere profeta di Amos in quel dialogo con il sacerdote Amasia che è asservito al re e che tradisce il suo proprium di essere “sacerdote del Dio altissimo.”
La cosa che è evidente è quella che l’essere profeta di Amos non nasce da un’iniziativa personale, ma da una chiamata e da un compito che Dio gli affida.

«Non ero profeta né figlio di profeta;
ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro.
Il Signore mi prese,
mi chiamò mentre seguivo il gregge.
Il Signore mi disse:
Va’, profetizza al mio popolo Israele».

Fedele a questa chiamata egli non ha paura di annunciare la verità anche quando è scomoda e tocca i potenti e tutti quelli che a loro sono asserviti.

Il confronto fra Amasia e Amos ci invita anche a riflettere su un altro aspetto. Qual è il mio rapporto con la fede? Come penso il mio rapporto con Dio?

Amasia strumentalizza la fede per compiacere non Dio, ma il Re e quindi per trarne un tornaconto personale. Rappresenta chi fa uso della fede e della religione per trarne vantaggio e la strumentalizza per fini propri.
Il profeta invece non guarda in faccia a nessuno e non ha paura di proclamare la Verità, di richiamare e denunciare sia il peccato del popolo sia quello del Re. La tentazione di strumentalizzare la fede per propri fini personali è una tentazione che è sempre presente nel cuore dell’uomo e nella storia dell’umanità allora dobbiamo vigilare per essere fedeli, semplici e autentici nel nostro rapporto con il Signore.

Amos, chiamato viene mandato da Dio è questa la missione del profeta.
Anche nel Vangelo assistiamo a una chiamata: “chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui.” Leggiamo al capitolo 3 ed oggi: “Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli”.

Ma cosa manda a fare i dodici?

Devono annunciare che vi è un evento che sta cambiando la storia e la vita degli uomini: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». (MC1,14) .
La salvezza di Dio, con la venuta di Gesù, l’Incarnazione, è entrata nella storia è alla nostra portata, ma per entrarvi l’uomo deve cambiare vita, deve convertirsi.

Nell’ invio in missione Gesù: “dava loro potere sugli spiriti impuri.” Annunciare il Vangelo significa annunciare quel “ più forte[ di cui parla Giovanni Battista] di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. 8Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. (MC1,7)
Quel più forte che è venuto per sconfiggere il potere del diavolo e di quelli che gli appartengono e i suoi apostoli sono investiti della stessa della sua stessa forza. Oggi si tende a non parlare più del diavolo e vi sono tanti silenzi colpevoli, ma se andiamo a leggere il Vangelo vediamo che trasuda di questa lotta di Gesù contro il maligno. Ignorarla è quanto egli, il diavolo, vuole per potere continuare ad agire per la rovina dell’uomo.

“ungevano con olio molti infermi e li guarivano.” L’ annuncio del Vangelo non è disincarnato, è attento alle sofferenze che accompagnano la vicenda dell’ uomo, quindi anche di ciascuno di noi, ma è soprattutto anticipazione e annuncio della vita eterna e di una realtà che travalica i limiti del tempo e della storia umana.

Ma qual è lo spirito che deve animare la missione? Gesù raccomanda di non portare nulla con sé. Perché? Perché lo Spirito che deve animare il mandato, il missionari è quello che apre il discorso della montagna: “Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.”

“Le parole che stiamo esaminando, hanno però anche un significato assoluto ed eterno. Ed è che i suoi apostoli devono custodire nel cuore l’atteggiamento interiore degli anawin – dei poveri di Jawhè- che ripongono la loro fiducia sostanziale soltanto nel Signore. Le ricchezze umane, quando sono legittime, non sono condannabili, però sono pericolose. Perciò bisogna abituarsi a non collocare le nostre sicurezze sui mezzi economici che si possiedono o che in futuro si potrebbero possedere, ma solo sul Dio vivo, l’unico che alla fine non delude. (cfr. Cardinal Giacomo Biffi)

Con questo spirito continuiamo la celebrazione dell’Eucaristia e portiamo il buon annuncio di Gesù nel mondo, come missionari e testimoni

Deo gratias, qydiacdon

 

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