Sullo scandalo: Mc 9, 45. 47-48 – XXVI Domenica Ordinario B

Dal Vangelo secondo Marco (9,45. 47-48)

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

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Scandalo. Nella storia abbiamo, ma anche oggi, assistiamo a degli scandali. Falsi, artefatti, presunti, ma anche veri!
Gesù parla dello scandalo arrecato ai piccoli, che non sono i bambini! Apro una parentesi, mi ricordo che tempo fa, in occasione della prossimità delle feste natalizie, di fronte al fatto che qualcuno aveva detto a dei bambini che Babbo Natale non esiste ci si scandalizzò molto perché non si poteva togliere ai bambini questa figura.
Gesù parla, però dei piccoli nella FEDE. Dare scandalo a questi piccoli significa, non solo procurare un danno a coloro che sono traditi nella loro fiducia, ma un’azione che trae in inganno nella fede, così si procura un danno perché si corre il rischi serio e vero che si possano allontanare pregiudicando la loro salvezza. Continue reading

Il Paradiso esiste.

C’è gente, anche tra quelli che si vogliono riconoscere cristiani, che a sentir parlare del Paradiso sorridono ironicamente. Il pensiero del Paradiso, dicono, distolgie dagli impegni veri, dalle lotte che dobbiamo affrontare: è un pensiero alienante. Continue reading

Chi vuol essere più grande… – meditazione su MC 9,30-37- XXV Domenica ordinario B

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

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“Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”, erano queste le parole che sentivamo pronunciare da Gesù Domenica scorsa. Rinnegare sé stessi, che non significa non avere consapevolezza di sé, noi siamo preziosi agli occhi di Dio, talmente preziosi che si è fatto uno di noi in tutto tranne il peccato da cui è venuto a liberarci. Talmente preziosi da donare la sua vita.

“Rinnegare sé stessi”, significa togliere da noi l’egoismo, l’arrivismo, che ci porta ad avere quella mentalità che anima i discepoli mentre Gesù sta recandosi dalla Galilea a Gerusalemme e parla a loro apertamente del futuro che lo attende: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Questo annuncio, però, trova gli orecchi degli apostoli chiusi, più che gli orecchi il cuore. Già perché il cuore dell’uomo più che ascoltare le parole del Signore ascolta la mentalità del mondo, i propri sentimenti e le proprie passioni. Che generano “gelosia, spirito di contesa, disordine e ogni sorta di cattive azioni”, come ci ricorda l’apostolo Giacomo nella seconda lettura.
Sempre domenica scorsa in cui ascoltavamo il primo annuncio della Passione, Morte, Risurrezione di Gesù Pietro viene ripreso e apostrofato da Gesù: “tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”, oggi ascoltiamo il secondo annuncio della Passione, ancora una volta i discepoli non sono capaci di comprendere: “Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.” Sono prigionieri di una mentalità ancora terrena in cui i potenti e coloro che hanno il compito di ricercare il bene comune di coloro che sono affidati alle loro cure più che porsi a servizio pretendono di farsi servire, come ricorda sempre Gesù in un altro contesto. Di fronte all’ insegnamento, potremmo dire la catechesi che il Signore sta facendo loro sulla Pasqua, si mettono a discutere di chi sia il più grande.

Essere il più grande, questa aspirazione che alberga nel cuore dell’uomo, magari anche legittima, a chi non piacerebbe essere grande?
Ma l’importante è chiederci qual’ è la motivazione che ci spinge e il modo di esserlo. La motivazione non può essere la ricerca dell’autoaffermazione, del sentirsi appagati in noi stessi, di sentirci superiori e migliori rispetto ad altri, ma deve essere la ricerca del Regno di Dio. “Mt 6,33 Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.”

Il Regno non viene con fragore e potenza, ma con la presenza di Gesù è già in mezzo a noi. Quel Gesù, Messia, Dio con noi, che ha il volto del “Servo sofferente” tracciato nella prima lettura, ma che nello stesso tempo è scomodo, perché mette in evidenza quello che c’è veramente dentro al cuore degli uomini.
Quello che fa nascere problemi nell’ incontro/scontro con una mentalità mondana, pagana che non perde occasione di irridere che cerca di essere fedele al Vangelo, irridendo il Signore Gesù, e perseguitando chi accetta un Dio che si servò e servo per amore dell’uomo donando sé stesso sulla croce.
Ecco, quindi, che è meglio togliere di mezzo chi viene a fare chiarezza svelando la verità e ciò a cui aspira il cuore umano di vero, giusto e santo.

[Dissero gli empi:]
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta. ( Sapienza cap2)

Difficile accettare quello che Gesù propone e anche come si propone per gli apostoli, che non comprenderanno se non dopo la Pasqua, difficile anche per noi, così attaccati alle cose della terra da scordarci spessissimo di quelle del cielo, ma che sono le più importanti!

Ecco, quindi, la provocazione che Gesù fa a noi oggi: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
Una provocazione che in oltre 2000 anni di cristianesimo è stata accettata da tanti: i santi, quelli del calendario, ma anche quelli che io chiamo i santi anonimi, quelli che hanno cercato di accogliere e vivere con coerenza nell’ abbandono della fede il Vangelo, come fanno i bambini che si abbandonano fiduciosi nelle braccia dei loro genitori! I bambini al tempo di Gesù facevano parte di quella categoria che noi chiameremmo oggi gli ultimi, perché non godevano di alcun diritto

Mc 10,15 In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso.

Così, ancora una volta, in sostanza il Signore ci chiede di abbandonarci con fiducia a lui e di accoglierlo con la semplicità di un bambino, mettendo il servizio, come espressione d’ amore alla base del nostro essere veramente cristiani.

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XXIV Domenica ordinario B – Chi sono io per te?

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».

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La domanda che il Signore Gesù pone ai suoi, la pone anche a noi. La pone sempre. Non solo nel ciclo delle letture degli anni liturgici, ma ci viene posta ogni volta che noi dobbiamo fare qualcosa, dire qualcosa, accostarci a qualcuno nella nostra vita. Non solo: «La gente, chi dice che io sia?», ma e soprattutto: “Chi sono io per te”.
“Mi viene in mente un fatto o una storia di quel prete che all’inizio del catechismo chiedeva ai suoi bambini chi era Gesù del quale avevano sentito parlare. Facile immaginare le risposte dei bimbi: “un uomo speciale… il Figlio di Dio, la sweconda persona della SS. Trinità, [risposta da teologi in erba], la persona più importante del mondo … fino a che… Continue reading

XXIII Domenica ordinario B – “Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e parlare i muti”

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

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Il Vangelo che abbiamo letto attualizza quella parola di salvezza e di speranza che il profeta Isaia pronuncia a ricordarci che la salvezza, l’amore risanante di Dio si sta facendo vicino all’uomo, si rende presente in Gesù.

Come noi oggi, il popolo di Israele stava vivendo un momento di timore grande, l’imminenza di una catastrofe ed ecco allora parole di speranza.

“Dite agli smarriti di cuore: Coraggio non temete, ecco il vostro Dio”
Anche noi oggi viviamo un grande momento di crisi, perdita di valori che fino a poco tempo fa sembravano inattaccabili, come quello della famiglia e della vita, ma soprattutto quello di una fede che ognuno interpreta a modo suo e che rischia di non essere più quella fede cattolica che da più di 2000 anni ha guidato, animato, illuminato generazioni di credenti suscitando innumerevoli santi e testimoni autentici del Vangelo di Gesù. Continue reading

Apriti – XXIII domenica ordinario anno B.

Ed oggi ancora, Signore pronuncia quella parola: “Effatà. apriti!.” di fronte a ciascuno di noi. Apri le nostre orecchie affinché non siamo sordi agli appelli del nostro prossimo. amico o traditore che sia, e della tua voce nella coscienza, piacevole o antipatica che sia.
Apri le nostre bocche perché possa sgorgare sincera la voce dell’affetto e della stima, ferma e convinta quella che difende la giustizia e la pace.
Apri le nostre mani affinché restino pulite nella nostra professione, leste e operative nelle nostre attività, capaci di stringere le mani di tutti, indipendentemente dal loro colore e calore.
Apri i nostri cuori affinché vibrino all’unisono col tuo, vivendo emozioni che conducono a scelte concrete e sentimenti che resistono alla corsa del tempo e dei tempi.

P. Raimondo, S. Messina. Abbiate sale in voi stessi, commenti al Vangelo dell’anno B. 

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“Fa udire i sordi e fa parlare i muti”

Dal cuore dell’uomo escono i desideri cattivi…

Mc 7,1-8.14-15.21-23 (XXII ordinario B)

«Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

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Vorrei portarvi a questo proposito una testimonianza di questa donna ebrea, Liana Mililu vissuta ad Auschwitz che nelle sue memorie parla non di una evidente brutalità, ma di una brutalità indotta che andava crescendo anche fra le vittime, racconta: Continue reading

Davanti a Dio nessuna maschera regge

Quando Gesù ci minaccia con un “Guai a voi!” è per lavare via i nostri mille modi di camuffare le nostre nevrosi con la fede
In quel tempo, Gesù parlo dicendo: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate,
e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci .
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l’oro del tempio si è obbligati.
Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l’oro o il tempio che rende sacro l’oro?
E dite ancora: Se si giura per l’altare non vale, ma se si giura per l’offerta che vi sta sopra, si resta obbligati.
Ciechi! Che cosa è più grande, l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta?
Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra;
e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l’abita.
E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.”(Mt 23,13-22)

I rimproveri che Gesù rivolge nel Vangelo di oggi sono un toccasana per certi cortocircuiti religiosi che delle volte ci prendono come credenti. Infatti ci sono dei momenti in cui non sembriamo cristiani ma sembriamo solo presi da deliri religiosi in cui trasformiamo la religione nell’alfabeto delle nostre frustrazioni, e delle nostre nevrosi, usando i riti, le preghiere, e la morale solo per farci male o fare del male. Continue reading

XXI Domenica ordinario B – Volete andarvene anche voi?

Le parole che Gesù ha pronunciato pongono una domanda che riguarda tutti noi oggi, almeno noi che diciamo di credere e ci impongono una seria verifica fatta sul nostro stile di vita. “Chi serviamo, in chi crediamo, e come viviamo?”

La domanda che Giosuè pone al popolo di Israele è per ciascuno di noi oggi: “Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire”.
Oggi sono molti gli dei e gli idoli che l’uomo si costruisce e a cui serve, a volte senza averne anche la piena consapevolezza, perché una mente debole segue quello che è il pensiero che la maggioranza impone, ma che non è detto che sia vero. Sarebbero molti gli esempi e si potrebbe compilare un lungo elenco in cui ritroviamo sempre le stesse nuove divinità che vediamo comparire sulla scena del mondo e a cui l’uomo indulge e dà la sua adesione. Continue reading

Con quali disposizioni d’ animo ci accostiamo al banchetto eucaristico?

L’ Eucaristia non è solo il segno dell’amore del Padre, è anche il segno della autenticità e della intensità della nostra risposta all’appello divino.
Un cristiano che lo ritiene un gesto puramente formale , e perde con facilità la Messa, e non partecipa mai alla comunione, o vi partecipa senza reale conversione interiore, non è un cristiano che abbia capito molto dell’insegnamento di Cristo.
Un cristiano che vi partecipa svogliato, distratto ,magari chiacchierando, magari annoiandosi come capita quando si assiste a uno spettacolo mal riuscito,  un cristiano che ha bisogno di tanta luce e di tanta misericordia. Continue reading