Meditazione – IV Domenica di Pasqua anno A: il pastore … la porta

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Nel Vangelo Gesù applica a sé vari immagini. Durante il Vangelo feriale in queste giorni abbiamo letto di come lui si attribuisca l’immagine del pane di vita, facendo il confronto con la manna che ha sostenuto il cammino degli ebrei nell’Esodo.
Nel Vangelo di oggi due sono le immagini che riferisce a sé stesso: quella del pastore e quella della porta.
Quella del pastore ha una precisazione: buon. Gesù è il pastore buono, un pastore unico perché supera e va oltre ogni modello di pastore, anche se prudente, pieno di buon senso, perché nell’ immagine di questo pastore ci viene svelato l’amore e la sollecitudine che Dio ha per noi.

Nella figura del pastore viene descritto il rapporto che egli instaura con le “pecore”, che siamo poi noi, ma anche quello che le pecore hanno con lui.

“Egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei” Continue reading

III Domenica di Pasqua: Sulla strada di Emmaus – credevamo che fosse Lui – meditazione

Anche noi come i discepoli di Emmaus siamo sulla strada, quella della nostra vita, della nostra esistenza, quella della nostra esperienza di fede. Come noi hanno vissuto l’esperienza della Pasqua, anche se quest’anno non abbiamo potuto celebrarla come sempre si è fatto. Abbiamo, però, lo stesso sentito l’annuncio della risurrezione risuonare così come lo è stato per gli apostoli: “Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.

Eppure ci ritroviamo sulla strada a tornare indietro, magari anche noi che ci siamo messi in cammino dietro al Signore nell’ esperienza della fede in questo momento difficile, di prova grande, in cui sperimentiamo fragilità, debolezza e dobbiamo ridimensionare tante cose, anche la nostra libertà, dove la morte sembra avere il sopravvento sulla vita e nemmeno possiamo andare a piangere sui nostri morti.

Questi due viaggiatori camminano fra fatica e delusione. Sono stanchi e afflitti come possiamo essere noi in questo tempo di dolore, di domande a cui nessuno riesce a dare risposta.
Ma ecco qualcuno si fa vicino: “Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.” Dio si fa vicino, Gesù si fa vicino, ma tanto spesso, proprio come Cleopa e il suo compagno siamo incapaci di riconoscerlo. Vuole aiutarci per uscire dal buio in cui siamo caduti, dallo scoraggiamento e dalla paura. Viene in modo discreto, in incognito senza compiere gesti eclatanti, come di qualcuno che vuole stare con noi, condividere la nostra situazione, la nostra sofferenza.

Questo sconosciuto vuole dare risposta ai loro e ai nostri dubbi:

“Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.

Perché spuntasse l’alba nuova della Risurrezione non bisognava che il Cristo passasse attraverso il Calvario? Lentamente i due sembrano cominciare a comprendere facendo anche loro un cammino faticoso, la loro salita al Calvario. Percepiscono, attraverso le Scritture, che lo sconosciuto spiega, che l’amore di Dio arriva fino alla Croce.

Ma ecco il desiderio che questo sconosciuto compagno rimanga con loro.

«Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto»

Il loro cuore comincia ad aprirsi e ad aprirsi alla speranza facendo percepire una luce che può illuminare la vita e l’esistenza, oltre la notte. A tavola, allo “spezzare del pane” lo riconoscono. È
nell’ Eucaristia che noi continuiamo a riconoscere Gesù, a comprendere il suo mistero di morte e risurrezione.

Questa Eucaristia che tanto manca a noi in questo momento pellegrini sulla strada di Emmaus, ma il Signore si fa ancora vicino nella Scrittura, nella preghiera, nel grande mistero della Chiesa che unisce tutti i battezzati.
Capaci di andare oltre a quello che vedono gli occhi di carne, avendo un cuore accogliente e aperto al mistero che trasfigura la nostra vita.
Torneremo a celebrare l’Eucaristia e potremo ancora riconoscere il Signore allo spezzare del pane, per poi andare ad annunciarlo vivendo la carità e diventando portatori di Speranza. Voglio condividere con voi questo breve testo che ho trovato in un vecchio messalino del 2011, ma che mi sembra più che mai attuale.

“Il risorto libera l’uomo da una vita senza scopo, da cammini senza uscita, da percorsi di morte o senza meta. Egli cammina accanto all’ uomo all’ uomo fino alla fine del tempo. Tocca all’ uomo scoprirlo, vederlo con gli occhi del cuore illuminati dalla fede, incontrarlo, riconoscerlo nel Pane spezzato e in quel Sangue prezioso che libera
l’uomo dalla sua vuota condotta per donargli un futuro di gloria”. (Messalino LDC anno A- 2011)

Quel futuro di gloria che preghiamo e invochiamo per tutte le vittime della Pandemia.

Deo gratias,qydiacdon

 

Preghiera per la comunione spirituale

Gesù mio,

io credo che sei realmente presente

nel Santissimo Sacramento.

Ti amo sopra ogni cosa

e ti desidero nell’ anima mia.

Poiché ora non posso riceverti

sacramentalmente,
vieni almeno spiritualmente

nel mio cuore.

Come già venuto,

io ti abbraccio e tutto mi unisco a te;

non permettere che mi abbia mai

a separare da te.

Eterno Padre, io ti offro

il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo

in sconto dei miei peccati,

in suffragio delle anime del purgatorio

e per i bisogni della Santa Chiesa

Emmaus | Cantalavita

II Domenica di Pasqua e della Divina Misericordia. – Dall’ incredulità alla fede nel Signore della Misericordia.

Meditazione

Seconda Domenica di Pasqua. Domenica in Albis (sottinteso deponendis, in Rito Ambrosiano è chiamata Domenica in Albis Depositis, letteralmente: “domenica in cui le vesti bianche vengono deposte”) è legato al rito del Battesimo: in esso i nuovi battezzati ricevono e indossano una veste bianca, segno della vita divina appena ricevuta; gli adulti battezzati nella solenne Veglia Pasquale la indossano poi per tutta la settimana dell’Ottava di Pasqua, fino alla domenica successiva, detta perciò domenica in cui si depongono le bianche vesti.

Questa domenica è stata proclamata Festa della Divina Misericordia da papa Giovanni Paolo II nel 2000. Continue reading

V Domenica di Quaresima- Meditazione su Giovanni Vangelo Gv 11,1-45 “Io sono la risurrezione e la vita”

In questa Domenica di fronte al dramma della pandemia del corona virus Papa Francesco ci dice che è la giornata del pianto.

Certo è la giornata del pianto per le tante vittime uccise dal virus, è la giornata del pianto per le loro famiglie che non hanno potuto restare accanto ai loro cari nel momento della malattia e del loro passaggio.

È il momento del pianto della comunità cristiana che non può celebrare l’Eucaristia porgendola al popolo di Dio e non può celebrare l’ultimo saluto a chi ci lascia per la casa del Padre.

Momento di pianto per una Pasqua diversa, inusuale che trova conforto solo nell’abbandono della fede, perché, comunque il Signore non ci lascia soli. Continue reading

IV Domenica di Quaresima, ciclo A 2020- “ Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo”

Oggi il Vangelo di Giovanni ci fa contemplare, oltre il miracolo di una guarigione, come Gesù si ponga come “luce” che viene ad illuminare la vita dell’uomo, la vita corporale e non solo. Cerchiamo, come fa l’evangelista, di andare oltre il fatto della guarigione e cerchiamo che cosa può dire a noi, alla nostra vita, anche in questo momento di prova di difficoltà, potremmo dire di buio.

“Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita”

Può essere accaduto che in qualche momento della nostra vita ci siamo sentiti lascati soli da Dio, penso anche ai familiari delle persone decedute a causa dell’epidemia che non hanno potuto neanche essere accanto ai loro cari. Dio davvero vuole punirci in questo modo per i nostri peccati? Gesù sgombra subito il campo da ogni equivoco: “Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio”. Opera di Dio è poi credere in Gesù, come alla fine farà il cieco: “Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui”.

Dio non è cieco, anzi ci vede bene e ci vede per primo, ma che cos’è che ci impedisce di cogliere lo sguardo di Dio? È quella cecità che è frutto del nostro avergli voltato le spalle con il peccato. Non è Dio che volta le spalle a noi, ma siamo noi che guardiamo da un’altra parte. Questo vedere di Gesù verso il cieco, ma anche verso ciascuno di noi ci deve riempire di conforto perché ci dice che il Signore è il Signore della tenerezza e della misericordia. Continue reading

III Domenica di Quaresima anno A: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva»

Immagini: una samaritana, l’acqua di un pozzo, un’acqua viva che disseta per sempre, un cibo diverso che per Gesù è fare la volontà del Padre: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete».

Scena: Gesù affaticato siede presso il pozzo.

La Samaria era una regione considerata eretica per gli ebrei, questo emerge anche nel dialogo fra Gesù e la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. La donna che arriva è una donna che è una pubblica peccatrice, con la quale è meglio non avere nulla a che fare, eppure Gesù le rivolge la parola. Egli va oltre quelle che sono le nostre incapacità di accogliere le persone che vivono anche una situazione di peccato, senza giustificarlo, non passa sotto silenzio quello che è il peccato della donna. Egli risveglia, però, nella donna una sete, più che una curiosità, che alla fine poi diventa un cammino di apertura alla fede.
Questa donna si sente accolta anche se la sua situazione è quella di una peccatrice pubblica in un modo che forse non ha mai sperimentato.

Dobbiamo allora riflettere sulle nostre chiusure, sulle nostre cattiverie, ma soprattutto sull’ amore del Signore che non esclude mai nessuno e che tutti ama e cerca, perché anche io sono un peccatore! Continue reading

II Domenica di Quaresima anno A: Ascoltatelo …

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La nostra vita è fatta di luce e di ombre, come questo momento che stiamo sperimentando in cui sembra prevalere il buio in una situazione che l’ uomo non riesce a gestire. Eppure anche in questa situazione vi è una luce, una speranza presente nella vita dei credenti.

La prima di lettura ci presenta Abramo che confidando nel Signore si mette in cammino senza conoscere la meta. Allo stesso modo anche noi dobbiamo porci in cammino nella grande avventura della vita, anche se dopo la venuta di Gesù noi sappiamo qual è la nostra meta, ma anche il nostro cammino. “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” dice il Signore.

Oggi noi, purtroppo, viviamo tanti momenti di dubbio, di incertezza, in cui facciamo esperienza di limitatezza e anche di morte, pensiamo ancora a quello che il mondo sta vivendo.
In questa situazione noi cristiani dobbiamo percorrere le strade
dell’invisibile, che non significa non reale, ma che va oltre quello che la nostra limitatezza umana e anche spirituale può sperimentare. Come Abramo ci mettiamo in cammino rispondendo al Signore anche se la meta non ci è conosciuta, se non dopo la rivelazione che ci ha portato Gesù. Continue reading

I Domenica di Quaresima ciclo A – Domenica delle tentazioni

“Ricordati uomo che sei polvere e che polvere ritornerai / Convertiti e credi al Vangelo” sono queste le due frasi che accompagnano l ‘ imposizione delle ceneri.

Siamo polvere… Nel delirio di onnipotenza che ha tante volte attraversato la storia dell’umanità, in tanti potenti che pensavano di essere i depositari del destino del mondo ci si è scordato di questa verità. “il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.” Leggiamo nel libro della Genesi. Le vicende di questo tempo in cui sperimentiamo tutta la contraddizione e il limite di questa vanagloria umana ci dovrebbero spingere ad “andare anche noi nel deserto”. A raccoglierci in noi stessi per ascoltarci, ma soprattutto per ascoltare Lui, il Signore e chiederci quali cristiani vogliamo essere.Noi spesso oggi veniamo sedotti e cediamo ritenendo che siano i beni materiali a riempire la nostra vita,  sedotti dal fascino del potere e da un’immagine di Dio che ci semplifichi la vita mettendosi al nostro servizio, come il genio della lampada di Aladino.

All’inizio di questo cammino quaresimale ecco che siamo chiamati a verificarci, nel deserto luogo del silenzio esattamente in contrasto con il nostro tempo che è il luogo della confusione, delle troppe parole che non lasciano spazio al nostro riflettere, ma che non lasciano spazio neanche alla Parola di Dio che diventa così volatile  al punto che da una Domenica all’altra non la ricordiamo più. Andiamo nel deserto per comprendere che noi, se è pure vero che siamo polvere, siamo polvere illuminata. Illuminata dalla parola e dall’ aiuto misericordioso di Dio che giunge a noi attraverso il Signore Gesù.

“Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio…Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo…Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”

Tutte le risposte che Gesù dà al tentatore sono un sì a Dio in antitesi a quanto era avvenuto all’inizio e che ci è stato descritto nella prima lettura, che è poi in definitiva la grande tentazione che ha sempre accompagnato la storia dell’uomo: quella di non fidarsi di Dio, di non affidarsi a Lui affinché la sua vicenda storica e personale sia per il suo bene e non contro di lui. Il serpente fa credere che Dio sia geloso dell’uomo che viene spinto alla sfiducia nei confronti del Creatore e i nostri progenitori si lasciano sedurre dal miraggio di diventare Dei loro stessi. Il risultato è un disastro!

Non è così per Gesù, che non dimentichiamo è pienamente uomo. “Il racconto dice che Gesù ha vinto la tentazione in modo umano, confidando totalmente nella Parola di Dio. E l’obbedienza alla volontà del Padre accompagnerà sempre la sua storia, perché ne costituisce la vita intima: «Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere la sua opera» (Gv 4,34). Questa lotta di Gesù contro il male e la sua vittoria contro il «diavolo» (detto anche «il tentatore» o «satana») sono anche il nostro cammino personale (nel brano di Mt 4,1-10 troviamo tutti e tre i termini, mentre ricordiamo che «satana» nella sua etimologia indica quanto è d’intralcio per far cadere). Confidando nella vittoria di Gesù, suo Signore, il cristiano prega sempre perché il Padre «non lo induca in tentazione”

Chiamato a scegliere definitivamente e liberamente Dio, nell’esercizio di questa libertà l’uomo tende verso di Lui attraverso un cammino, all’interno del quale è posto fra il bene e il male. Qui trova spazio il mistero della tentazione, che non dovrebbe essere vista come un trabocchetto, ma la strada concreta per giungere alla pienezza dell’amicizia con Dio. Dio ci ha creato liberi per amare, perché solo nell’amore ricambiato liberamente si ha la perfezione dell’amore: la comunione d’amore fra gli uomini è un riflesso, una somiglianza della stessa misteriosa comunione che unisce le Persone divine, del Padre, del Figlio e dello Spirito santo (cf Catechismo della Chiesa Cattolica 1701). ( padre Valerio Mauro, docente di Teologia sacramentaria)

 Concludendo: è una questione di libertà. Dio ci ha lasciato liberi: convertiti e credi al Vangelo. Convertirsi significa accettare Gesù nel nostro cuore e nella nostra vita riponendo la nostra fiducia in Lui! Il tempo di Grazia della Quaresima è un’occasione per aprire il nostro cuore alla sua azione di grazia, ma che richiede la nostra disponibilità, a noi accettarla o respingerla.

Qydiacdon

 

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“Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste”- VII domenica ordinario A

Domenica scorsa Gesù, proseguendo il discorso della montagna ci proponeva un cambio di passo importante nel vivere il nostro rapporto di fede: “Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.”

Gesù chiede di andare oltre un rapporto formale nel vivere la nostra fede, pur mantenendo la validità di quelle regole che il Signore stesso ha indicato, ma che devono avere come anima il cuore ed esserne l’espressione.

Oggi Gesù alza ancora l’asticella con quel: ““Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro celeste”.

Le cose che Gesù propone sembrano anacronistiche, non conciliabili con la vita pratica in un mondo in cui il più grande vuole ingoiare e mangiare il più piccolo. Espressioni come: “Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. (…) amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli”. Non suonano bene ai nostri orecchi e, forse, anche al nostro cuore.

La legge di Mosè non era riuscita a tradurre l’amore al prossimo come universale, considerando il prossimo solo coloro che appartenevano al popolo di Israele. Ma anche per noi queste
indicazioni ci sembrano paradossali e irrealizzabili: chi può mai pensare di potere eguagliare Dio nella sua perfezione?

Gesù ci propone come una stella polare che deve guidare e orientare tutto il nostro agire, un cammino in una direzione che Lui stesso ha tracciato e che ha come riferimento lui stesso il Dio incarnato che ci rivela quella giustizia di Dio che è la misericordia. Gesù ci dà come modello l’amore di Dio che: “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?”

Occhio per occhio e dente per dente

La legge del taglione che tanti vorrebbero fosse applicata anche oggi, come accade nei paesi islamici. In realtà è una legge limitativa alla vendetta. Ma in quello che il Signore ci ha detto ci viene indicata una strada da intraprendere verso “la perfezione”, (tra virgolette), che non si limita di limitare e di regolare la proporzione fra il male subito e la giustizia che deve essere applicata, ma si tratta di eliminare la mentalità della vendetta. Il male si vince con il bene
Quella mentalità di vendetta che è ancora presente fra gli uomini, anche nel cuore di tanti cristiani e non e che crea tanti disastri e tragedie. Magari succede che ci si senta anche nel giusto, ma se il Signore facesse sorgere il sole solo sui buoni e non su tutti perché abbiano la possibilità di potere contemplare la bellezza della luce, dei colori della vita e convertirsi?

Cosa difficile da realizzare, una meta, un faro che sta davanti a noi a cui approdare nel mare tempestoso delle nostre emozioni e sentimenti.

Porgere l’altar guancia …

Rispondere alla violenza con la non violenza! Quando si parla di questo tanti che si dimenticano di essere cristiani ricorrono a Ghandi, ma io vorrei ricordare un cristiano anche se non cattolico come Martin Luther King ricordando quello che diceva. “”Noi faremo fronte alla vostra capacità di infliggere sofferenze con la nostra capacità di sopportare le sofferenze; andremo incontro alla vostra forza fisica con la nostra forza d’animo. Fateci quello che volete, e noi continueremo ad amarvi.

Noi non possiamo, in buona coscienza, obbedire alle vostre leggi ingiuste, perché la non-cooperazione col male é un obbligo morale non meno della cooperazione col bene.
Metteteci in prigione, e noi vi ameremo ancora.

Lanciate bombe sulle nostre case e minacciate i nostri figli, e noi vi ameremo ancora.
Mandate i vostri incappucciati sicari nelle nostre case, nell’ora di mezzanotte, batteteci e lasciateci mezzi morti, e noi vi ameremo ancora.

Ma siate sicuri che vi vinceremo con la nostra capacità di soffrire”

Le frasi dell’altra guancia e del mantello descrivono un orientamento, Gesù con mitezza e fermezza nella sua passione chiede conto della prepotenza e della violenza subita. ( cfr. Gv18,32)

Queste parole del Signore non devono essere prese come pretesto per non denunciare l’ingiustizia.
Scriveva il cardinal Biffi: “Niente è più contrario al vero spirito del Signore, soprattutto perché in questo modo viene lasciate senza difesa la fede dei più piccoli e dei più deboli, che non avrebbero nessuna protezione di fronte alle insidie del male e sarebbero scandalizzati dal silenzio e della acquiescenza della Chiesa davanti all’ errore e all’ empietà”

Chiediamo al Signore in questa Eucaristia di camminare con lui che fà sorgere il sole sui giusti e sugli ingiusti e perché ci renda capaci di amare tutti e pregare per tutt i, anche per quelli che sono ingiusti con noi! Amen

qydiacdon

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