IV Domenica di Avvento: Quale Natale?

Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

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Stiamo quasi per giungere a Betlemme, presto sarà Natale penso allora che sia importante Interrogarci su quale Natale ci viene proposto e vogliamo vivere. Tutti gli spot che ci fornisce la pubblicità vogliono rappresentare un Natale luminoso, felice, gioioso, dove gente sorridente si scambia regali. Vi è un motivo ricorrente di cui abusiamo forse anche noi predicatori: pace, serenità, gioia, bontà. Già bontà, ma abbiamo mai riflettuto cosa significa quando pronunciamo questa parola?

Eccovi un significato che non ho inventato io, ma che ho trovato e ve lo propongo: “L’essere buono; carattere di chi è d’animo buono e gentile, e particolarmente di chi, sensibile alla sorte degli altri, cerca di procurare loro tutto il benessere possibile e di evitare tutto ciò che li può fare soffrire”.

Possiamo così forse capire meglio la risposta che Gesù dà quando gli dicono: “Maestro buono” e Lui risponde: “Solo Dio è buono”. Infatti, ha vissuto in pienezza l’essere buono. Continue reading

3 Domenica di Avvento: Gaudete

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Parola del Signore
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A questa domenica è dato il nome Gaudete, l’incipit (la prima parola) del testo della messa nel rito romano. Di tale testo il primo elemento è l’antifona d’ingresso ossia l’introito, che in latino comincia con la frase “Gaudete in Domino semper: iterum dico, gaudete. Dominus enim prope est”: in italiano, “Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino.”

Si tratta di una citazione di Paolo dalla Lettera ai Filippesi (4,4-5), anticipa la gioia del Natale che si avvicina.

Al tempo di Gesù il popolo di Israele era in attesa del Messia. Proviamo allora a calare questa attesa nella nostra vita quotidiana, nel nostro tempo, in questo tempo che appare così complicato. Quale Salvatore, quale salvezza ci attendiamo, quale Messia unto di Dio? Chiediamoci anche quale importanza ha questa attesa per la nostra vita? Se veramente vi è un’attesa.
C’è un’attesa per essere liberati da questo virus  assieme ad errori e ad una scienza che dà le risposteche riesce , in quanto imperfetta. C’è un’attesa per tanti poveri che ci sono nel mondo, ma anche in una realtà vicina, vicinissima a noi; per chi sta perdendo il posto di lavoro e il regalo che troverà sarà una lettera di licenziamento, per tante famiglie che non sanno come arrivare alla fine del mese … attese. Continue reading

IMMACOLATA CONCEZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA(2021- Ianua coeli)

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
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Immacolata … cosa significa questa parola. Prendiamo in mano un dizionario e andiamo a vedere. Significa: senza macchia, pulita, candida, intatta, incontaminata.

Anche fra i cristiani, purtroppo molti corrono il rischio di non capire fino in fondo certe feste. In questo periodo usciamo per le strade dove viviamo e vediamo luci ovunque, ma cosa significano queste luci? Per non dilungarmi troppo molti celebravano il culto al sole: presso Stonehenge in Gran Bretagna, e in Irlanda, in Francia, in Iran, e nella Val Camonica, in Italia. Oggi il Natale e il Capodanno rappresentano due differenti ricorrenze di cui la prima viene festeggiata il 25 Dicembre, l’altra il 1° Gennaio. Per i Romani le due date coincidevano, perché il Natale era il “NATALIS SOLIS INVICTI” che segnava il ciclo dell’anno nuovo.

Per noi cristiani vi è una luce più grande che viene ad illuminare la storia dell’uomo. Questa luce si accende a Betlemme con la nascita di un bambino apparentemente uguale agli altri, ma che nello stesso tempo non lo è. Perché questa luce inizi a brillare occorre una donna e il suo sì.

Se noi andiamo a leggere il libro della Genesi vediamo che la donna, Eva, cede alla lusinga del tentatore, il serpente, e l’uomo si associa. Ora, come abbiamo sentito nel brano del Vangelo, la donna , Maria, non dice no, ma dice sì lei che è una giovane adolescente, ma che riflette, valuta. Vi è uno spazio di silenzio fra ciò che l’angelo gli propone e la sua risposta. Un silenzio carico di responsabilità perché avrebbe potuto anche dire aspetta, fammi pensare meglio. Assieme la risposta di Maria che accetta la “follia” che le viene proposta vi sarà anche quella dell’uomo che è Giuseppe e che accetterà anche lui di dire sì. All’ inizio una donna e un uomo che dicono no, ora una donna ed un uomo che dicono sì. (Cfr. Genesi) Continue reading

II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) – … Viene nell’ umiltà della condizione umana… il nostro Dio

Dal Vangelo secondo Luca

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
«Voce di uno che grida nel deserto:
Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri!
Ogni burrone sarà riempito,
ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
le vie tortuose diverranno diritte
e quelle impervie, spianate.
Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».
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In un Europa che vuole che non si dica Buon Natale, dimenticando che essa si è costruita attraverso la fede cristiana, con quanto vi è stato di bene e di male, di brutto e di bello, di luci e d’ombre, in nome di uno pseudo rispetto per le altre religioni, ignorando così le nostre più intime e profonde radici e tradizioni io dico no.

Vorrei che la nostra fede fosse rispettata al pari delle altre e non cancellata in nome del politicamente corretto, così procedo andando verso Betlemme e verso il Natale, consapevole della mia pochezza, ma allo stesso tempo desideroso di andare a contemplare qualcosa di grande: un mistero che è realtà e che ha diviso la storia dell’umanità in due. Camminare ancora verso Betlemme e verso il Natale non significa andare verso una melliflua e sdolcinata storia, che può anche suscitare buoni sentimenti, ma andare verso un evento. Luca lo colloca bene nella storia del tempo. Un evento che per il cristiano è qualcosa di grande: Dio che viene nella storia nella carne umile e semplice di un bambino.
Per il non credente è respirare un’aria diversa, purificata, resa più dolce dalla bontà che può sgorgare anche da un cuore ferito e pieno di cicatrici. Continue reading

1 Domenica di Avvento anno C – 2021

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
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Avvento, venuta, e noi ci rimettiamo in cammino verso il Natale, un Natale che nonostante quello che ci viene rassicurato: “Vogliamo salvare il Natale”, sembra che non si salverà da quello che potranno fare gli uomini e la scienza, almeno per il momento, ormai incapaci di gestire un momento come quello che stiamo vivendo. Il Natale è già salvato, nella fede per la venuta di Gesù fra noi, ma anche per i non credenti nei sentimenti di maggiore umanità, di fraternità, di famiglia, di bontà e di apertura che esso suscita.

Che il mondo si stia allontanando dal “mistero”, stupendo e meraviglioso di quanto è avvenuto a Betlemme lo riscontriamo ogni giorno a cominciare dagli attacchi che vengono portati alla “famiglia”, quella composta da un uomo e una donna e figli, la cosiddetta famiglia tradizionale, e lo intendo sul piano naturale e non solo religioso, proponendo modelli alternativi che ci lasciano sbigottiti. Non vi è da stupirsi poi se, come in questi giorni di Black Friday, “tra le proposte di sconti che inondano il web, c’è la raccapricciante offerta della Bio TexCom, un centro ucraino che offre utero in affitto e fecondazione artificiale. Un mondo fatto di sofferenze e sfruttamento nascosto dietro una promessa di felicità che è solo una trovata del marketing”. (fonte: La NBQ). Continue reading

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo: regalità, servizio, verità

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

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La solennità di questa Domenica, che chiude l’anno liturgico, fu istituita dal Papa nel 1925 per richiamare a quelli che erano i sovrani del mondo, e noi oggi potremmo dire ai potenti che governano la terra, dai vari capi di stato, presidenti, le varie lobbyes economiche, non ultime quelle delle case farmaceutiche i cui proventi stanno schizzando alle stelle , la figura di un re nudo, svalutato da una ignobile condanna, condannato e morto sulla croce.

Nel suo animo vi era la speranza di fare comprendere a tutti quelli che aspirano ai troni di ogni specie, politici, finanziari, mass mediatici che non sono la pomposità, l’apparenza, il potere che debbono essere la guida ad intervenire a favore dei popoli, ma che è solo l’amore la stella polare che può illuminare chi ha responsabilità a questo riguardo. L’ amore per le persone che sono a loro affidate.

La storia ci è maestra dimostrando che le strutture umane, sia laica che religiosa, animate dalle migliori intenzioni, al di là della eroica testimonianza dei loro fondatori scivola pian piano, in modo impercettibile nel volere un potere sempre più grande e patrimoni sempre più consistenti. Chi ambisce ad essere il primo fa presto a dimenticare le sue buone intenzioni vivendo in un mondo tutto suo che non ha più il contatto con la realtà, con le persone vive e vere.
Così anche oggi.
Gesù ha detto : “Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. 43Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, 44e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. 45Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. (vangelo di Marco Cap. 10) Continue reading

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) – Quale futuro …

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».

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Se c’è una domanda che l’uomo si pone, consapevole del suo limite temporale fisico, è quella sul suo futuro. Il suo personale, ma anche quello del mondo.
Una domanda che a volte si vorrebbe stornare dalla vita, ma che puntualmente appare in certi momenti. Anche in un mondo laico, lontano dall’esperienza di fede e dalla religione questa domanda non può essere cancellata. E’ una domanda che risuona ancora in questo tempo incerto che stiamo vivendo a che sembra avere toni apocalittici come quelli del Vangelo e della prima lettura. (Dn 12,1-3).
Se da una parte vi è questo tentativo di voler rimuovere il pensiero di ciò che attende l’uomo dopo la fine della sua vita temporale, d’ altra parte tanti si rivolgono all’occulto per tentare di decifrare se vi è un oltre e quale oltre. G. Chesterton afferma: “O credente o credulone”. Ciascuno di noi ha bisogno di credere in qualcosa o in qualcuno, meglio in Qualcuno.

Qui ci poniamo la prima domanda noi cosa pensiamo del futuro? Chi ci può dare una luce, una speranza?” Domande profonde la cui risposta non è semplice perché può essere di speranza, ma anche di pessimismo, di sfiducia, di disperazione. Continue reading

XXXII domenica ordinario anno B: dare tutto..

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
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Le letture di questa Domenica ci presentano due vedove. Una nella prima lettura, (1 Re 17, 10-16) e il Vangelo.

Cosa hanno in comune queste due vedove? Tutte e due sono in una situazione di indigenza, di povertà. Al tempo di Gesù rimanere vedove era una vera e propria tragedia, per vivere spesso si vedevano costrette a mendicare o peggio ancora a prostituirsi. Inoltre disprezzate perché mendicanti e prostitute. Direi che le donne, purtroppo, nell’arco della storia umana, quelle che non avevano un certo stato sociale, hanno subito delle grandi ingiustizie, e questo per certi aspetti continua ancora oggi pur sentendo parlare di parità di genere e non di parità di dignità, di valore pur nella diversa specificità maschile/femminile.

Cosa accomuna queste due vedove nella loro condizione di indigenza?

La generosità, il dare quello che hanno pur nella loro condizione.

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Chiunque vede il Figlio e crede in lui avrà la vita eterna. Dal Vangelo Gv 6,40 – Commemorazione dei defunti

È VIVO!
Quanta è strana la nostra fede: per noi che crediamo, morire significa vivere. Ci pensiamo forse troppo poco o forse ci lasciamo prendere dal senso forte di un distacco insuperabile e drammatico. Eppure, la morte dice il sì definitivo a un Dio in cui abbiamo creduto, di cui ci siamo fidati, anche nei momenti più difficili, anche quando la sofferenza stava consumando la carne, le relazioni, la fiducia… anche quando la paura del dopo stava lentamente togliendo ossigeno alla nostra preghiera. Continue reading