DOMENICA DI PENTECOSTE – MESSA DEL GIORNO (ANNO C)

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre.
Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

Parola del Signore
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Festa di Pentecoste. “Se mi amate, osserverete i miei comandamenti…”
Oggi però sembra che i comandamenti siano stati un po’ dimenticati, anche con quello che viene spacciato come acquisizione di diritti, che non di rado vanno contro la legge naturale, e così si dimentica anche Dio.
Solzenicyn, rinchiuso nei lager sovietici ha scritto: “Abbiamo dimenticato Dio: questo è il vero male; il resto è solo una conseguenza”.
Ma questo accade anche a numerosi cristiani che non riescono a testimoniare amore, serenità, fervore nella loro vita.
E perché? Perché hanno dimenticato lo Spirito Santo. Questo significa però non credere alle parole di Gesù che abbiamo udito o letto nel Vangelo.
In questa festa di Pentecoste vediamo allora di ritornare a queste parole e alla luce di queste parole invocare il dono dello Spirito per leggere la situazione della Chiesa e del mondo.
Se lo facciamo credo che la prima parola che viene in mente sia amore/comunione.
Oggi nella nostra storia attuale, anche dentro le nostre comunità cristiane la comunione non è scontata.

“Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio”.

Leggiamo nella prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli. Oggi però il mondo sembra il mondo della disunione, la gente sembra non solo non parlare lo stesso linguaggio, ma anche non comprendersi più, esattamente come ai tempi della torre di Babele al cap. 11 della Genesi, letto ieri sera nella messa vespertina della Vigilia. Possiamo constatarlo tutti i giorni dalle notizie che ci vengono fornite dai media, dalle dichiarazioni dei vari politici fino a scendere ai luoghi di lavoro e spesso anche all’interno delle stesse famiglie. Questo accade perché non ci lasciamo guidare dallo Spirito santo che parla il linguaggio della comunione costruita sull’amore come ci ha insegnato Gesù, un’amore che non giustifica l’ingiustizia ma che distingue l’errore dall’errante.

Con il dono dello Spirito la Chiesa e i cristiani hanno il dovere di testimoniare con la loro vita la novità portata dalla Pasqua di Gesù guidati dallo Spirito che ci può dare forza e coraggio quando questo diventa difficile.

Nell’ ebraismo la festa di Pentecoste era una festa agricola, quella della mietitura, poi divenne la festa in cui veniva rinnovata l’allenza fra Dio e il suo popolo fatta al Sinai, per noi vuol dire la nuova alleanza nel dono dello Spirito che viene nel cuore di ogni credente.
Accogliere questo dono significa non avere paura di dare la nostra testimonianza di credenti, allora usciamo anche dal “cenacolo” che chiudeva gli apostoli paurosi, ma che dopo il dono dello Spirito non hanno paura ad annunciare il risorto e andiamo per le strade del mondo ad annunciare la lieta notizia!

Deo gratias, qydiacdon

23 Maggio 2021: Solennità di Pentecoste. Festa e Preghiera. Vieni Santo  Spirito!

 

 

Ascensione del Signore – Una nuova presenza…

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

Parola del Signore
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Il Signore è risorto dopo la tragedia della crocifissione e quello che sembrava essere il suo fallimento non si è rivelato tale perché il Nazareno è il volto, la presenza di Dio in mezzo a noi. Forse gli apostoli avranno pensato: “è giunto il momento di raccogliere il frutto di quello che sono stati questi tre anni assieme al Maestro”. Come sempre, però, il Signore stravolge quelli che sono i nostri pensieri e le nostre congetture umane. Gesù promette il dono dello Spirito Santo e torna al cielo, questa realtà che le categorie umane non riescono a descrivere. Quindi che succede?

Inizia una nuova fase di una storia, che nonostante quanto possano fare anche di terribile gli uomini è una storia di salvezza. Leggiamo negli Atti degli Apostoli che due uomini in bianche vesti appaiono dicendo agli Apostoli «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

Inizia il tempo della testimonianza e della missione della Chiesa. Scrive un commentatore: “Con l’Ascensione di Gesù accade ciò che avviene ad ogni bambino, quando la mamma improvvisamente stacca le sue braccia e lo lascia camminare da solo”.

Andate, siate testimoni … Dio non è un Dio che vuole risolvere tutto con la bacchetta magica spianando i problemi e le difficoltà che inevitabilmente fanno parte della nostra vita. Al contrario è un Dio che si fida di noi, (è coraggioso), fa strada con noi e affida il cammino del Vangelo a noi, battezzati, che siamo la Chiesa, con tutte le nostre fragilità.
Inizia per noi, che siamo qui a celebrare l’Eucaristia il tempo della responsabilità, il tempo dell’annuncio con le parole e con la vita in un mondo che se da una parte parla di grandi valori spessissimo disattesi, dall’ altra è refrattaria al Vangelo, e al messaggio cristiano.

Coraggio, allora, buttiamo via ogni incertezza, ogni pigrizia, armiamoci di volontà e di coraggio. La missione che il Signore affida ad ogni battezzato può sembrare superiore alle nostre forze, come fare quindi?
Non vi è altra strada che seguire quella strada che il Signore ci ha tracciato: quella dell’amore che diventa dono e servizio facendola diventare la nostra vita.
Non puoi predicare la povertà se non sei tu il primo a farti povero, così come la pace, di cui si sente parlare tanto in questi tempi, se prima di tutto non sei tu un pacifico, così come la giustizia, come la speranza. Io devo essere il primo a sperare. Se il cristiano vive come vivono tutti gli altri non è un punto di domanda per il mondo e nessuno si pone domande. Se vive con coerenza la sua fede diventa un problema per le domande che fa nascere nelle coscienze delle persone.
Suscitare stupore di fronte alla logica del mondo fa parte della testimonianza che i cristiani sono chiamati a dare.

L’ Ascensione ci fa anche riflettere su qualcos’altro. Ci dice che il fine
dell’uomo non è solo in ciò che stiamo vivendo qui ed ora, ma che dobbiamo guardare in alto intravvedendo una vita che va oltre, che approda nell’ eternità. Non dimentichiamo che ascendendo al cielo Gesù risorto porta con noi la nostra umanità.
Péguy ha detto: “Oggi, purtroppo, si sta diffondendo una grave amnesia dell’eternità” e un altro scrittore contemporaneo: “ Ci è accaduto un fatto strano: “abbiamo dimenticato che si deve morire”.

Allora, mentre teniamo gli occhi fissi al cielo, teniamo i piedi sulla terra, perché quanto facciamo di buono e di bene annunciando il Vangelo siano avvisi dell’ eternità che ci attende.

Deo gratias, qydiacdon

 

Vignetta sul Vangelo dell'ASCENSIONE DEL SIGNORE – ANNO C – SOLENNITÀ –  MESSA DEL GIORNO – 2022 – Amici Domenicani

 

VI Domenica di Pasqua: Una Chiesa di perfetti?…

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati».
Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione.
Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. Ci è parso bene perciò, tutti d’accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi, a voce, queste stesse cose. È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: astenersi dalle carni offerte agl’idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».

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Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.
Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».
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S. Giovanni nel libro dell’Apocalisse descrive la Gerusalemme celeste che scende dal cielo, adorna di pietre preziose, bellissima, basta andare a leggere il capitolo 21.

Io però, anche oggi, tante volte sento le critiche rivolte alla Chiesa, ai suoi ministri, fra i quali ci sono anch’io che cerco, come posso di servirla e in lei di servire il Signore, da più di trent’anni affidandomi a Lui, come riesco, come posso e anche con ansia e con trepidazione perché quanto mi è stato affidato non è una semplice finzione, ma qualcosa di vero, di grande, di ampio che mi coinvolge pienamente e totalmente.

È vero noi vorremmo una chiesa perfetta, fatta di perfetti a partire dai suoi ministri e lo è perché lì è la presenza del Signore, pensiamo all’ Eucaristia che stiamo celebrando, alla sua presenza viva e reale che permane nel pane che viene custodito nel tabernacolo. Pensiamo a tutti gli altri Sacramenti!
La Chiesa, però è in cammino nel tempo e nella storia. In questo cammino ci siamo dentro tutti noi battezzati che non siamo perfetti. Del resto perché ci confessiamo? Continue reading

V Domenica di Pasqua: Vi do un comandamento nuovo ….

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
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Un comandamento nuovo …
Eppure di amore quante cose si sono dette nell’arco della storia dell’umanità. Scrittori hanno versato fiumi d’inchiostro per dire cos’è l’amore. Provo a citarvene qualcuno. Fromm scriveva l’amore immaturo dice: “ti amo perché ho bisogno di te” L’amore maturo dice “ho bisogno di te perché ti amo”.
Platone dice: “L’amore è l’artefice di tutte le cose”. Dante Alighieri così scriveva: “È l’amore che muove il sole e le altre stelle”.

Molto spesso l’amore, oggigiorno, però, viene ridotto alla sensualità, al sesso, alla pura e semplice passione oppure quando si è innamorati si crede di essere già capaci di amare, ma non è così. Gesù parlando di un comandamento nuovo dice: “che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.”

Allora andiamo a vedere come ci ha amato Gesù. Un commentatore ha scritto: “Non è un invito ad un amore generico, a voler bene a tutti. Non si ama l’umanità, ma le persone. Quella persona concreta che hai davanti, che incontri. Per Gesù amare vuol dire “reciprocità”, relazione, comunione. Per Lui amare è voce del verbo “servire”, “lavare i piedi”, “donare”. Reciprocità vuol dire che oltre al “dare”, bisogna imparare anche a “ricevere”. Se da una parte amare vuol dire “amare qualcuno”, dall’altra, amare vuol dire “lasciarsi amare da qualcuno”. (D. R.Vico) Continue reading

IV Domenica di Pasqua: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.”

Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
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In quel tempo, Gesù disse: “Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono”
Le mie pecore ascoltano la mia voce. In questa immagine ci siamo noi cristiani, anche i ministri della Chiesa, anche i religiosi che dovrebbero ascoltare la voce di Gesù che risuona nel Vangelo. Ma siamo sicuri di ascoltare questa voce che ci chiama, ci interpella sul nostro modo di pensare, di agire, di porci nei confronti degli altri.
Forse non sempre ascoltiamo il Signore che ci parla. Proviamo a pensare in una settimana a quanto prendiamo in mano il Vangelo e ne sfogliamo una pagina. Ancora quanto tempo diamo alla preghiera, che non è solo riempire il Signore con le mie parole, ma mettersi in ascolto di quello che Lui ci vuole dire. Del modo in cui orientiamo le nostre scelte secondo quella logica di donazione e servizio che il Signore stesso ha vissuto e ci ha lasciato come comandamento.
Come siamo aperti alla novità del Vangelo? Certo vivere la novità del Vangelo non è scontato. Spesso noi prendiamo quello che del Vangelo ci aggrada e tralasciamo quello che è più impegnativo. Pensiamo solo al discorso sul perdono quando Gesù viene interpellato e ci dice che dobbiamo perdonare sempre. Magari anche quando un nostro collega sul luogo del lavoro ci fa lo sgambetto per passarci davanti, oppure quando qualcuno va in giro sparlando di noi. Perdonare diventa difficile, la prima reazione sarebbe quella dell’occhio per occhio dente per dente. Ci vuole davvero una forza più grande che non deriva dalle nostre capacità umane.
Ma il Signore ci conosce e … “nessuno ci strapperà dalla sua mano”. Continue reading

III DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)… È il Signore…

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
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Il Signore è risorto, ma anche questa Domenica ci incontriamo con la difficoltà di credere a questo fatto, questo accadimento e gli apostoli non ne sono esenti proprio come può accadere a tanti di noi e non mi riferisco a quelli che stanno fuori, ma a quelli che hanno partecipato ai riti della Settimana Santa, che hanno partecipato alla veglia, hanno ascoltato
l’Exultet, l’annuncio della Pasqua e poi tutto rimane come prima, non cambia nulla.
Così accade agli apostoli, tornano all’inizio e tornano ad essere dei pescatori. Eppure sono stati con Gesù, hanno visto ciò che ha operato, hanno ascoltato quello che ha insegnato, ma ancora fanno fatica. Chissà quali sono i sentimenti che agitano i loro cuori.

E tornano a pescare di notte, magari come quella pesca di tre anni prima in cui non avevano preso nulla, ma che aveva sconvolto la vita di Pietro. Anche questa volta non prendono nulla. Di tutti quegli anni cosa rimane? Il maestro è morto e si ritrovano stanchi, disillusi, hanno creduto e il risultato?
Un fallimento completo. Continue reading

2 Domenica di Pasqua – Della divina misericordia … dell’ incredulità

Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
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Primo giorno della settimana, quello che stiamo vivendo a dispetto della cultura del fine settimana. Gesù appare ai suoi con un saluto vorremmo si realizzasse oggi e che appare così lontano: “Pace a voi”. In un contesto come quello attuale dove nessuno sembra desideri la pace, vorremmo che risuonasse forte questo grido, che i cristiani lo gridassero a tutti. Una pace che non si costruisce sulla forza delle migliaia di armi, della violenza da qualsiasi parte provenga, ma che è dono che viene dall’alto, dono che nasce e può nascere solo dall’amore, dall’amore liberante di Dio. Continue reading

DOMENICA DI PASQUA – RISURREZIONE DEL SIGNORE (ANNO C)

Dal Vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti
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Cristo è risorto ed è veramente risorto!
Venerdì santo ci siamo fermati a guardare Gesù, morto, appeso ad una croce, ma ora siamo chiamati a credere nella Risurrezione, nel Signore che ha vinto la morte ed è il Vivente. Non è così scontato. Di fronte all’ annuncio della Pasqua siamo chiamati e guardare in noi stessi e ripensare quanto questo Vivente abbia spazio nella nostra vita. “Un commentatore scrive: “troppo spesso il Gesù in cui crediamo è un Gesù che rimane morto e noi pensiamo di fargli un piacere portandogli ancora degli unguenti per imbalsamarlo! Continue reading

Riflessione per il venerdì Santo

Allora come tutti i morenti, cominciò a ripensare la sua vita. Tutta la sua vita a Nazareth
Si rivedeva nel corso della sua esistenza.
E si chiedeva come aveva potuto farsi tanti nemici?
Era una follia. Come era riuscito a farsi tanti nemici?
Era una follia. Era una sfida …
Era la grande festa della salvezza del mondo.

Quelli della città, quelli dei sobborghi, quelli delle campagne. Continue reading

GIOVEDì SANTO 2022

 

Dal Vangelo secondo Giovanni

Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi

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Con questa celebrazione iniziamo la celebrazione del Triduo Pasquale. Questa sera siamo chiamati a rivivere l’ istituzione dell’Eucaristia, del Sacerdozio ministeriale, e il gesto della lavanda dei piedi, che pone davanti a noi una parola importante: Servizio. Vi è una discussione sorta fra i discepoli su chi poteva essere considerato il più grande Gesù aveva detto: “Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve”

Allora assieme alla parola Eucaristia, sacerdozio, mettiamo questa parola: Servizio, che fa un po’ da denominatore comune. Gesù continua a servire nell’Eucaristia, chi esercita il ministero sacerdotale si pone a servizio della Chiesa e della missione che Gesù stesso le ha affidato: “fate questo in memoria di me”. Che possiamo tradurre in questo modo: fate della vostra vita un dono: il dono di voi stessi come ho fatto io, nell’ Eucaristia, ma anche nel servizio al progetto del Padre e dei fratelli. Continue reading