IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». Continue reading

Meditazione serale – Se tu sapessi…

Quando fu vicino alla città. Gesù la guardo e si mise a piangere per lei. Diceva: ”Gerusalemme, se tu sapessi, almeno oggi, quel che occorre alla tua pace! Ma non riesci a vederlo!”

Gesù piange sul nostro mondo. Piange sulla Palestina, sull’ Africa, l’Indonesia, l’Iraq, l’Italia. Piange sui nostri paesi dove regnano l’indifferenza, l’ingiustizia, la violenza. Piange su tutti quelli che vanno in chiesa, ma pensano ad altro.

Meditazione serale – quando

Signore, quando ho fame mandami qualcuno che ha bisogno di cibo;
quando ho sete, mandami qualcuno che ha bisogno di acqua;
quando ho freddo, mandarmi qualcuno da riscaldare;
quando sono nella sofferenza, mandami qualcuno da consolare;
quando la mia croce diviene pesante, dammi la croce di un altro da condividere;
quando sono povero, portami qualcuno che è nel bisogno;
quando non ho tempo, dammi qualcuno da aiutare per un momento;
quando mi sento scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare;
quando sento il bisogno di essere compreso, dammi qualcuno che ha bisogno della mia comprensione;
quando vorrei che qualcuno si prendesse cura di me, mandami qualcuno di cui prendermi cura;
quando penso a me stesso, rivolgi i miei pensieri ad altri.

A Vanvera … – meditazione serale

La lingua più parlata nel mondo è “a vanvera”, miliardi di parole, ogni giorno, ci investono, ci trafiggono, ci soffocano. Saper parlare è un gran dono. Perché l’uomo non dica spropositi Dio gli ha donato dieci dita perché possa ricordare i suoi saggi consigli.

“Che la tua prima parola sia buona,
che la tuaseconda parola sia vera,
che la tua terza parola sia giusta,
che la tua quarta parola sia generosa,
che la tua quinta parola sia coraggiosa
che la tua sesta parola sia tenera
che la tua settima parola sia consolante,
che la tua ottava parola sia accogliente,
che la tua nona parola sia rispettosa
e la tua decima parola sia saggia”

Poi taci

 

Domande- meditazione serale 2024- Epifania

 

Meditazione serale – Epifania 2024

Signore, faccio più domande di quante ne fai tu. Credo che il rapporto sia dieci a uno.

Io chiedo:
Perché permetti la sofferenza?
Per quanto tempo posso sopportarla?
Che scopo ha?
Hai dimenticato di essere misericordioso?
Ti ho stancato?
Ti ho offeso?
Mi hai rigettato?
Dove ho perso la tua guida?
Quando mi sono smarrito?
Vedi la mia totale disperazione?

Tu mi chiedi:
Hai fiducia in me?

Pensate … – meditazione serale

Pensate …

Di approdare sulla riva e scoprire che siete in Paradiso; di afferrare una mano e scoprire che è la mano di Dio; di respirare un’aria nuova e scoprire che è quella del cielo; di sentirvi rinvigoriti e scoprire che è l’immortalità; di passare dalla burrasca tempestosa a una calma sconosciuta; di svegliarvi e scoprire che siete arrivati a Casa.

Nonostante tutto – meditazione serale

Ho chiesto a Dio la forza per conseguire i miei obiettivi.

Sono stato reso debole, per imparare a obbedire con umiltà.

Ho chiesto la salute, per fare grandi cose.

Sono stato reso infermo, per poter fare cose ancora migliori.

Ho chiesto la ricchezza per poter essere felice.

Mi è stata data la povertà perché fossi saggio.

 

Ho chiesto il potere per avere l’approvazione degli uomini.

Mi è stata la debolezza così che sentissi il bisogno di Dio.

Ho chiesto cose per godermi la vita.

Mi è stata data la vita per poter godere delle cose.

 

Non ho avuto nulla di quello che ho chiesto

Ma ho avuto quello che speravo.

Nonostante me stesso, la mia preghiera silenziosa è stata soddisfatta.

Io mi sento, con ciò, ancora più benedetto.

meditazione serale -Fai come lo scultore

 

“Fa’ in te ciò che lo scultore fa per la statua di un cavallo: prende un blocco di marmo e toglie via tutto ciò che non assomiglia a un cavallo. “Che cosa vuol dire? “

“Togli via a colpi di martello tutto ciò che non sei tu: ogni pensiero, sentimento, atteggiamento, costrizione. Solo così scoprirai l’opera d’arte che sei tu e la mano dell’artista”

Lo smeriglio dei giorni, lo scalpello delle sofferenze e degli sforzi rivelano in te la tua vera immagine.

Qualunque cosa pensi di te stesso – meditazione serale

Qualunque cosa pensi di te stesso, agli occhi di Dio tu hai un prezzo altissimo.

Alcuni uomini non sanno quant’è importante che essi ci siano.

Alcuni uomini non sanno quanto faccia bene, anche solo vederli.

Alcuni uomini non sanno quanto sia di conforto il loro benevolo sorriso.

Alcuni uomini non sanno quanto sia benefica la loro vicinanza.

Alcuni uomini non sanno quanto saremmo più poveri senza di loro.

Alcuni uomini non sanno di essere un dono del cielo.

Lo saprebbero se noi glielo dicessimo.

 

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE- 31 dicembre ’23

Dal Vangelo secondo Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Parola del Signore.
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Ma ci vuole una buona dose di follia, nel proporre in questa domenica fra Natale e Capodanno, la festa della Santa famiglia, indicandoci come modello da seguire la famiglia di Nazareth! Un tempo in cui quella che viene definita la famiglia tradizionale è sotto attacco. A 800 anni dal primo presepe, dove la natività è formata da un uomo, una donna e un bambino vediamo che qualcuno propone presepi con due madri, con due padri in nome di un falso concetto di libertà e di rivendicazioni di quali diritti, arrivando alla blasfemia.
Ma che modello può mai essere per noi questa famiglia? E, invece, se abbiamo il coraggio di lasciar parlare gli eventi, qualcosa si smuove in noi.
Perché, come ci dice Luca nel Vangelo che abbiamo appena proclamato, questa è una famiglia concreta, reale, che deve fare i conti con la fatica e la sofferenza, con gli imprevisti e i momenti di stanchezza delle relazioni.
Non è una coppia di semidei. Non ci sono gli angeli a stirare e a fare bucato, a Nazareth.
Non ci sono prodigi che accompagnano la crescita del piccolo Gesù. O miracoli che evitano a Giuseppe di lavorare e di guadagnarsi il pane con fatica.
Questa famiglia è esemplare proprio nella sua vicinanza alle nostre fatiche e stanchezze, alle nostre crisi e ai nostri litigi, alle difficoltà che devono e dovranno affrontare come profetizza il vecchio Simeone.
Nessuna corsia privilegiata, la loro, nessuna eccezione.
Dio nasce e cresce nell’ambiente fecondo e precario delle relazioni famigliari, della quotidianità, degli imprevisti.
Problemi e gioie, difficoltà e allegrie sicuramente non sono mai mancate tra le pareti della santa casa.
Troppo spesso, forse, dimentichiamo che il primo passo per la santità è la normalità. Per essere santi, prima di tutto, bisogno essere normali.
Normali: fragili e appassionati, innamorati della vita e cercatori di Dio, pieni di domande e di dubbi, ma con la certezza che Lui non si stanca di noi e della nostra miseria. Come Maria e Giuseppe: loro si sono messi in gioco, si sono riprogrammati, hanno letto la loro storia d’amore alla luce della Parola. Maria si apre allo sbaraglio della grazia che nel suo ventre plasma il salvatore e Giuseppe si lascia guidare dall’angelo per scoprire dove e come il Signore lo chiama ad essere collaboratore del suo progetto d’amore.
Cosa possiamo imparare dalla Santa Famiglia?
Da Maria la disponibilità. Siamo troppo rigidi, troppo inquadrati, troppo statici. La nostra anima corre il rischio di ammuffirsi e non ce ne rendiamo nemmeno conto. Maria ci insegna la disponibilità, la leggerezza, l’arte antica e sempre nuova di lasciarsi modellare come argilla dalle mani esperte del Padre, da Giuseppe a collaborare e accogliere i disegni di Dio. Sono incontri umani e divini come questi raccontati nel Vangelo che fanno crescere nella fede e anche nella religione. Dentro la città santa e dentro il Tempio di Dio, questa sconosciuta famiglia di Nazareth viene riconosciuta da un uomo e una donna che da una vita cercano Dio e si fidano che prima o poi questa loro ricerca sarà soddisfatta. Non vedono qualche miracolo particolare, ma solo un piccolo miracolo di vita che è il bambino Gesù e la sua famiglia che lo ha accolto umanamente con amore, nonostante le difficoltà. Questa famiglia confusa tra le tante e che vive il suo tempo con le sue tradizioni religiose anche sbagliate, questa famiglia è un segno divino che apre il cuore e fa dire a Simeone che “adesso posso anche morire perché ho davvero visto quello che ho atteso da una vita”.
Oggi per tante persone la famiglia è diventata un bene di consumo: come il televisore, il cellulare, la moto, la macchina…: il bene di consumo si usa finché fa comodo e poi si butta via. E infatti molti oggi si sposano con la decisione che finché va, va, quando non piace più ci si lascia. Con questo atteggiamento la famiglia è tradita fin dal suo nascere; con questo atteggiamento possono nascere accoppiamenti, ma non famiglie.
Ebbene, affidiamo alla Madonna e a san Giuseppe tutte le famiglie, affinché non si scoraggino di fronte alle prove e alle difficoltà, ma coltivino sempre l’amore coniugale e si dedichino con fiducia al servizio della vita e dell’educazione.

Don qydiacdon

30 dicembre: Festa della Sacra Famiglia. In molte parrocchie il rinnovo  delle Promesse Matrimoniali - Sicilia ON Press