E’ passata dal volersi uccidere nel nome di dio al voler dare la vita agli uomini in Suo nome, fino a rischiare la propria pelle per le rivelazioni circa la strategia della Jihad a cui apparteneva. L’ex musulmana Isik Abla, prima residente in Turchia e poi scappata in America dal secondo marito, violento come il primo, ha mostrato al Christian Post il piano con cui gli islamisti pensano di conquistare l’Occidente. Alma ha così messo in chiaro che le preoccupazioni sull’immigrazione non sono da minimizzare, spiegando che non si può ridurre il problema agli attentati in Occidente come si trattasse di un’azione circoscrivibile a certe schegge impazzite. Infatti, insieme alla violenza manifesta, esiste un’operazione più subdola e pericolosa: “Esiste un’educazione alla Jihad – ha spiegato Abla – c’è una popolazione della Jihad, un sistema mediatico della Jihad e un sistema economico della Jihad”. Continue reading
Islam
EGITTO. CRISTIANO COPTO BRUCIATO VIVO DAL DAESH NEL SINAI!
Si tratta di un uomo di 45 anni. Il padre ucciso a colpi d’arma da fuoco. Sono già 5 i cristiani uccisi dall’inizio dell’anno.
Un cristiano egiziano è stato bruciato vivo dal Daesh (Stato islamico, o Isis) nel nord-est della penisola del Sinai, in Egitto. Lo ha riferito una fonte della sicurezza precisando che presunti jihadisti del Daesh hanno ucciso a colpi di arma da fuoco anche un altro copto. Le due uccisioni seguono minacce di colpire i cristiani egiziani fatte dal Daesh attraverso un video diffuso tra domenica e lunedì.
Il copto che sarebbe stato bruciato vivo si chiamava Medhat Hana e aveva 45 anni. L’altra vittima è il padre, Saad, di 65. All’agenzia Ansa fonti della sicurezza si sono limitate a confermare che i corpi dei due copti sono stati ritrovati stamattina “dietro una scuola nel centro di Al Arish”: “Uno era bruciato e l’altro era stato ucciso a colpi di arma da fuoco”. Continue reading
Islamofobia: il Canada discrimina se stesso
Cosa fareste se una minoranza religiosa perseguitata da parte di un gruppo che appartiene ad un’altra confessione venisse discriminata rispetto a quest’ultima nella richiesta di asilo politico?
Basta un minimo di buon senso per riconoscere che la minoranza perseguitata dovrebbe essere tutelata rispetto al gruppo della maggioranza che la minaccia. Invece, per una sorta di strano autolesionismo, oggi accade esattamente l’opposto: si dà precedenza alla confessione a cui appartengono i propri persecutori per discriminare chi già subisce atrocità indicibili. E chi osa opporsi viene accusato di intolleranza. Continue reading
Marocco: l’apostata non rischia più la morte
Svolta degli ulema del regno: abbandonare l’Islam è una questione personale e non rappresenta un reato
Liberi di abbandonare l’Islam senza rischiare la morte: è la svolta degli ulema del Marocco, i dotti religiosi. L’apostasia, in arabo “ridda”, è da sempre un tema critico e molto dibattuto nel mondo musulmano. Nel diritto islamico infatti è considerata un reato punibile con la pena di morte. I due casi più noti in Occidente sono quello di Salmān Rushdie, autore del romanzo I versi satanici, che nel 1989 gli valse la fatwa con cui l’ayatollah Ruhollah Khomeini chiedeva di condannarlo a morte, e il caso di Nasr Hāmid Abū Zayd, intellettuale egiziano condannato nel 1995 per aver avanzato un’interpretazione storico-razionalistica del Corano. Si è poi rifugiato in Olanda.
Ciclicamente, intellettuali, ulema, giurisperiti e politici musulmani ritornano sulla domanda se l’apostata meriti un castigo terreno o se invece la punizione sia prerogativa esclusiva di Dio nell’aldilà. Se in molti momenti della storia è prevalsa la prima interpretazione, a questa oggi se ne affiancano altre, che mettono in discussione la pena tradizionalmente comminata all’apostata (murtadd), ma anche il significato stesso del termine.
In questo senso sono inedite le dichiarazioni rilasciate solo pochi giorni fa dal Consiglio scientifico superiore del ministero degli Habous (Affari religiosi) marocchino che, in Sabīl al-‘ulamā’ (La via degli ulema), volume di oltre 150 pagine, prende le distanze dalla tradizionale accezione di apostasia e dalla pena prevista per questo reato. Secondo questo documento Murtadd non sarebbe infatti chi abbandona l’Islam a favore di un’altra religione, ma chi tradisce il proprio gruppo di appartenenza. Continue reading
Un problema inassimilabile chiamato Islam
Come avevamo facilmente profetizzato, il neopresidente Trump sta iniziando a salire il calvario che toccò al nostro Berlusconi (per il quale la via crucis ancora non accenna a finire) quando decise di scendere, e con successo, in campo. Entrambi ricchi imprenditori prestati alla politica, entrambi capaci di parlare alla pancia della gente, entrambi premiati dalle urne (l’unico posto, ormai, in cui il cittadino può esprimersi liberamente senza essere subissato, linciato, emarginato e perseguitato).
La tempesta che Trump si è tirato addosso con la sua decisione di limitare fortemente l’immigrazione da Paesi a rischio terrorismo, purtroppo vede titubanti anche quelli che, per primi, dovrebbero essere d’accordo. Già a suo tempo il compianto (da noi, ovvio) cardinale Giacomo Biffi aveva detto una cosa lampante: accogliere immigrati cristiani facilita l’integrazione ed evita problemi. Perché? Perché i musulmani sono inassimilabili, a meno che non facciano i “moderati”. Ebbene, la si giri come si vuole, ma il musulmano «moderato» è uno che ha deciso di vivere da non musulmano. Ora, la ventilata (si badi: solo ventilata) da Trump «corsia preferenziale» per i profughi cristiani che cerchino rifugio negli Usa ha scatenato, come previsto, il putiferio. Continue reading
Com’è difficile convertirsi al cristianesimo se sei ex islamico in Germania
Le stime dichiarate l’anno scorso dalla chiesa evangelica iraniana di Amburgo sono di circa 500 conversioni al cristianesimo di immigrati musulmani. L’anno precedente la chiesa evangelica luterana di Berlino ne aveva già battezzati 185. Le altre cifre francesi parlavano poi di circa il 4 per cento di conversioni dall’islam sui 4 mila battesimi annui, mentre in Austria si riportavano 40 conversioni da gennaio ad aprile 2016. I numeri avevano fatto il giro dei giornali tedeschi, suscitando non poche polemiche sull’opportunismo degli islamici richiedenti asilo. Ma c’era stato chi, come lo scrittore e giornalista libanese Camille Eid, era intervenuto spiegando che quanti si esprimevano così ignoravano le conseguenze della conversione per un musulmano. Continue reading
«Gesù non è figlio di Dio». Passi del Corano letti durante la funzione anglicana per l’Epifania in Scozia
Perché i re Magi hanno portato in dono a Gesù oro, incenso e mirra se non è figlio di Dio? È questa la domanda che molti fedeli anglicani di Glasgow avrebbero potuto farsi durante una celebrazione dell’Epifania alla cattedrale di Saint Mary. Avrebbero potuto, se avessero saputo l’arabo.
CORANO IN CHIESA.
Ha destato scalpore la decisione della Chiesa episcopale scozzese, che fa parte della Comunione anglicana, di includere nel servizio per l’Epifania passi dal Corano letti in arabo. Durante la funzione Madinah Javed, 19 anni, ha letto alcune parti del libro di Maryam, che narra la storia della nascita di Gesù e dice chiaramente che il figlio di Maria non è figlio di Dio, ma profeta e «servo di Allah, al quale non si addice prendersi un figlio». Continue reading
Tra dieci anni o meno in Europa diventeremo tutti musulmani per via demografica …
“ Temo che tra dieci anni o meno in Europa diventeremo tutti musulmani per via demografica. Per fermare l’Islam che è una minaccia, dovremo tutti ricordare quel glorioso spirito di Lepanto e di Vienna che ci permise di salvare l’Occidente grazie a Maria e al Rosario e noi siamo qui a cercare un dialogo impossibile e velleitario con chi ci vuole sottomettere perché ci reputa infedeli. […] Io non voglio morire islamico e sostengo che tutti noi credenti dovremmo impugnare la spada della fede e della verità. L’ islam è violento perché tale lo è il Corano, finiamola con la credenza dell’ islam moderato”
Mons . Carlo Liberati Arcivescovo e Prelato emerito del Santuario di Pompei .
fonte: La verità, quotidiano
Nel Braccio della morte a causa del Vangelo
Petr Jašek è un missionario della Repubblica Ceca partito per il Sudan per aiutare i cristiani perseguitati a causa del Vangelo. Adesso però, Petr è uno di loro, ed è lui ad aver bisogno del nostro aiuto. Giunto in Sudan nel dicembre 2010 per aiutare i cristiani in difficoltà per la loro fede, al momento di ripartire per il suo Paese un anno dopo Petr è stato prelevato all’aeroporto dai servizi segreti e tenuto prigioniero in un luogo sconosciuto. Continue reading
L’ISIS ad Aleppo immola altri 12 cristiani. Nel silenzio dei media
Quattro crocifissi, otto decapitati. Le donne violentate e picchiate pubblicamente
Terroristi dello Stato islamico in Siria hanno torturato e uccisi un ragazzo di 12 anni, insieme a 11 missionari cristiani, dopo aver rifiutato di lasciare il paese e rinunciare a Cristo. Continue reading