Legalità, un totem che non vale per gli Islamici

Il buonismo che genera illegalità ha il volto di amministratori comunali ed esponenti politici che in questi anni hanno chiuso gli occhi su tutto. Anche sull’arroganza con la quale le associazioni di promozione islamica, spacciate da comunità religiose, pretendono spazi riservati al culto senza avere il benché minimo requisito legale. Due episodi accaduti in queste ore lo dimostrano.

A Sesto San Giovanni dopo 70 anni di incontrastato dominio rosso, il neo sindaco di Forza Italia Roberto Di Stefano ha guardato dentro il corposo dossier dei rapporti con le locali comunità islamiche e come prima cosa ha stoppato il mega progetto di costruzione di una moschea. Troppa confusione sui finanziamenti, ha fatto sapere il primo cittadino. Poi ha scoperto che la principale associazione islamica deve al Comune la bellezza di 320mila euro. Soldi questi che il Comune sborsa dal 2010, da quando le precedenti amministrazioni hanno iniziato a concedere l’uso del Palasesto per la celebrazione della Festa del Sacrificio di Abramo, in arabo chiamata Eid al Adha. Continue reading

Immigrazione e islam, l’Europa si è già arresa E parte della Chiesa è già pronta alla sottomissione

A Londra ci voleva un giudice musulmano, Khatun Sapnara, per rovesciare la decisione del municipio che aveva affidato una bambina cristiana di 5 anni in sequenza a due famiglie musulmane radicali. Ora la bambina è stata affidata ai nonni ma resta lo sconcerto per decisioni che sono espressione di una resa culturale a una identità forte quale quella costituita dalla presenza islamica.

Non si tratta di un episodio isolato ma l’ultimo di una lunga sequenza. Basti pensare che appena due settimane fa, sempre in Inghilterra, si è dovuta dimettere e anche scusare pubblicamente il ministro “ombra” per le uguaglianze, la laburista Sarah Champion, per aver scritto un articolo in cui esplicitava il problema posto da alcuni gruppi nazionali (pachistani in testa) in fatto di violenze sessuali contro le ragazze bianche. L’articolo, che citava dati ufficiali, partiva dal gravissimo caso di Rotherham – peraltro la circoscrizione di cui la Champion è rappresentante – dove per anni ragazze bianche sono state abusate da gruppi di giovani pachistani senza poter denunciare il fatto per evitare accuse di razzismo. La Champion si dilungava poi sul recente caso di Newcastle dove 700 donne hanno subito aggressioni a sfondo sessuale da 18 giovani nati in Gran Bretagna ma di origine pachistana, indiana, bengalese, iraniana, turca. Continue reading

GB, bambina cristiana affidata a famiglie islamiche E “La Repubblica” si scopre clericalista musulmana

C’è qualcosa che avvicina la vicenda di Tower Hamlets (la bambina cristiana data in affido a coppie musulmane radicali) a quella di Charlie Gard. Entrambe sono accadute in quella Londra che dalla Magna Carta in poi è additata come il luogo storico della tutela dei diritti e della difesa da ingerenze dispotiche dei poteri sovraordinati.

Nel giro di poche settimane uno dei più importanti e stimati nosocomi della Capitale inglese, il Great Ormond Street Hospital, e uno dei municipi londinesi, Tower Hamlets, hanno assunto decisioni di peso su diritti fondamentali, con controverse implicazioni di ordine etico, e in entrambi i casi non hanno fornito informazioni, e ancora meno illustrazione delle ragioni che hanno determinato quelle scelte. Anche a tutela di entrambe le autorità sarebbe stato utile, nel rispetto della delicatezza dell’uno e dell’altro caso, capire perché; invece ci si trova di fronte a passi che hanno dell’apodittico, per Charlie con l’avallo dell’autorità giudiziaria nazionale e della Cedu, per la bambina data in affido a due famiglie musulmane con la sola difesa del silenzio. E’ inevitabile che la gravità del fatto provochi le reazioni più varie, pur se l’incompletezza di dettagli rischia di far sfuggire qualcosa. Continue reading

Inghilterra. Il caso della bimba cristiana affidata a musulmani. «Natale e la Pasqua sono feste stupide»

Una bambina di cinque anni, bianca, inglese, è stata affidata dai servizi sociali, per due volte negli ultimi sei mesi, a famiglie musulmane osservanti, nonostante l’opposizione dei genitori. Nella prima famiglia le donne indossano il niqab, l’indumento che lascia scoperti solamente gli occhi, mentre nella seconda mettono il burqa quando escono di casa. Il caso, riportato in esclusiva dal quotidiano britannico Times, ha suscitato scalpore nella capitale. Un supervisore dei servizi sociali ha raccontato che la bambina ha chiesto in lacrime di non tornare alla famiglia affidataria perché «non parlano inglese». La piccola ha raccontato che le è stata tolta la collanina con il crocefisso, è stata incoraggiata a studiare l’arabo e le è stato proibito di mangiare la carbonara, il suo piatto preferito preparatole dalla madre, perché contiene la pancetta. Inoltre, sembra che la bambina abbia detto a sua madre che «il Natale e la Pasqua sono feste stupide» e che «le donne europee sono stupide e alcolizzate». Continue reading

Barcellona: bisogna dire che è terrorismo islamico

Caro direttore,

ci risiamo. Dopo la strage di Barcellona ho scritto sulla mia pagina facebbok più o meno questo commento: “Maledetti i terroristi islamici, ma maledetti anche gli inetti occidentali che rispondono alle stragi con le solite banalissime frasi di sempre (“il terrorismo non vincerà”; “non ci faranno cambiare i nostri stili di vita”, come fossero chissà che cosa; “non abbiamo paura” e così banalizzando), mentre il popolo crede di consolarsi deponendo candeline, fiori e pelouche sui luoghi delle mattanze. Ci vuole ben altro e ci vogliono ben altre analisi e, innanzi tutto, occorre partire dall’ammettere che si tratta di TERRORISMO ISLAMICO, perché in ogni azione occorre prendere atto della realtà”. Questo ho scritto e ciò ha dato vita ad un vivace dibattito al quale io, come mia abitudine, non ho partecipato, anche perché quello che pensavo l’avevo già scritto. In particolare, un vecchio amico mi ha chiesto: “Ma allora, cosa vuoi, la guerra?”.

Vorrei rispondergli tramite il tuo libero giornale. NO, non voglio la guerra. La guerra no, ma la verità SI’. Quella verità che quasi tutti, politici, giornalisti, c.d. intellettuali, opinionisti, conduttori televisivi e radiofonici fanno di tutto per nascondere dietro la cortina di ferro del “politicamente corretto” e del malinteso “buonismo”. E’ chiaro che occorre, innanzi tutto, cercare di dialogare (muniti di giubbotti antiproiettile, naturalmente), ma se ciò non avviene a partire da una verità almeno approssimativa, il dialogo non porta a nulla, se non a far perdere tempo e idee. Continue reading

Cresce in Europa il fenomeno delle bande armate islamiche

In un’Europa, sempre più invasa da flotte di immigrati e rifugiati politici di fede musulmana, fioriscono e si consolidano, ogni giorno di più, ghetti islamici e “no go zones”, vere e proprie aree territoriali autogestite, off-limits per la polizia, sotto il controllo di bande armate, sottratte al controllo dello Stato.
Uno dei paesi maggiormente colpiti da tale processo di islamizzazione è la Germania che, dopo aver preso atto della situazione, in maniera improvvisa e drammatica, la notte di Capodanno del 2015, quando, nel centro di Colonia, migliaia di uomini di origine “araba o nordafricana” molestarono ed aggredirono sessualmente più di 500 donne tedesche, oggi, giorno dopo giorno, sta sempre più aprendo gli occhi riguardo alla mancata integrazione dei milioni di turchi ed immigrati islamici presenti sul proprio territorio.
Uno scenario suicida, efficacemente descritto in un brano tratto da un documento riservato del governo tedesco, pubblicato su Die Welt, dove si legge:

«Noi stiamo importando l’estremismo islamico, l’antisemitismo arabo, i conflitti nazionali ed etnici di altri popoli, come pure una diversa concezione della società e del diritto. Le agenzie di sicurezza tedesche non riescono ad affrontare questi problemi di sicurezza importati e le conseguenti reazioni da parte della popolazione tedesca».

Il fallimento del modello multiculturale tedesco è stato chiaramente messo in luce in uno studio di 22 pagine, realizzato dal Dipartimento di Religione e Politica dell’Università di Münster e riportato dal Gatestone Institute, intitolato Integrazione e religione dal punto di vista dei turchi che vivono in Germania (Integration und Religion aus der Sicht von Türkeistämmigen in Deutschland) dove si evidenzia come

«quasi la metà dei tre milioni di turchi che vivono in Germania crede che sia più importante rispettare la legge islamica della Sharia piuttosto che la legislazione tedesca, se esse si contraddicono. (…) La ricerca – che si basa su un sondaggio che ha coinvolto i turchi che vivono in Germania da molti anni, spesso decenni – confuta quanto asserito dalle autorità tedesche, ossia che i musulmani sono ben integrati nella società tedesca». Continue reading

Gli “eserciti” jihadisti in Europa occidentale

Il presidente francese Emmanuel Macron, al summit di Bamako con i cinque paesi del Sahel, ha assistito alla nascita di una nuova coalizione militare, la Forza G5. E’ composta da contingenti militari di Burkina, Mali, Niger, Ciad, Mauritania e dovrà appoggiare unità francesi nella lotta agli jihadisti nel Sahel, sempre più numerosi, agguerriti e attivi nella tratta degli esseri umani verso il Mediterraneo. Lo sforzo francese nella lotta al jihadismo è rivolto all’estero, in Africa, Medio Oriente e Asia, ma il problema è anche in casa. Soprattutto in casa.

Una recente mappatura del panorama jihadista francese, del ministero dell’Interno, rivela la presenza di almeno 11mila persone radicalizzate e potenzialmente terroriste. Secondo fonti de Le Journal de Dimanche, la cifra sale a 15mila uomini. Purtroppo non è solo un problema della Francia. In questo database, almeno 4mila sono considerati elementi a forte rischio terrorismo che potrebbero condurre un attacco nel prossimo futuro. Queste sono stime che potrebbero addirittura risultare al ribasso. Secondo altri sondaggi riportati dall’Institut Montaigne, i salafiti in Francia sono circa 20mila uomini. E sono tutti possibili radicali islamici. Continue reading

TUTTE LE GUERRE DELL’ISLAM CONTRO I CRISTIANI

Scorrendo questo elenco viene da pensare che una decina di crociate siano state una reazione fin troppo timida…

622-632 d. C. Maometto organizza politicamente il suo movimento, compie le prime stragi di ebrei (ne fa decapitare 900 e vende come schiavi donne e bambini). Con una serie di battaglie conquista La Mecca e poi tutta la penisola araba.
632-634 Conquista araba della Mesopotamia e della Palestina.
635 Conquista araba di Damasco.
638 Conquista araba di Gerusalemme.
642 Conquista araba di Alessandria di Egitto.
647 Conquista araba della Tripolitania.
649 Inizio delle guerre sul mare e conquista di Cipro.
652 Prima spedizione contro la Sicilia.
667 Occupazione araba di Calcedonia (Anatolia).
669 Attacco a Siracusa.
670 Attacco ai berberi e conquista del Màghreb.
674-680 Primo assedio arabo di Costantinopoli.
698 Gli arabi prendono Cartagine ai bizantini.
700 Assalto arabo a Pantelleria.
704 L’emiro Musa proclama la “guerra santa” nel Mediterraneo occidentale; infesta il Tirreno e assale la Sicilia.
710 Attacco arabo a Cagliari.
711 Sbarco arabo nella Spagna meridionale. Inizia la conquista della penisola iberica.
715-717 Secondo assedio arabo di Costantinopoli.
720 Attacco alle coste della Sicilia.
727-731 Aggressioni alle coste della Sicilia.
738 Liutprando sconfigge gli arabi ad Arles.
740 Primo sbarco in Sicilia di un esercito saraceno.
753 Ulteriore sbarco in Sicilia.
778 Il giorno 8 settembre, Franchi e Longobardi sconfiggono gli arabi a Sabart, sui Pirenei.
806 I musulmani occupano Tyana, in Anatolia, e avanzano fino ad Ankara. Ademaro, conte franco di Genova, combatte i saraceni in Corsica.
812-813 I saraceni attaccano Lampedusa, la Sicilia, Ischia, Reggio Calabria, la Sardegna, la Corsica e Nizza. Continue reading

Ci voleva un musulmano per dire ciò che per papa e vescovi è tabù

Con stupefacente tempismo, la mattina della domenica di Pentecoste, poche ore dopo il massacro di Londra avvenuto in quella stessa notte, il quotidiano dei vescovi italiani “Avvenire” è uscito con in prima pagina l’editoriale di un musulmano, l’egiziano Fael Farouq, che diceva finalmente lui, fin dalla prima riga, ciò che i più alti esponenti della gerarchia cattolica si ostinano pervicacemente a negare, e cioè che esiste un legame essenziale tra il terrorismo islamico e “una precisa dottrina” dello stesso islam.

Farouq aveva scritto questo suo editoriale prima del massacro di Londra, di cui “Avvenire” per ragioni di tempo non dava ancora notizia. E con coincidenza anch’essa stupefacente, il suo articolo affiancava il vistoso lancio in prima pagina della prima grande intervista del nuovo presidente della conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti. Il quale, pochi giorni prima, fresco di nomina papale, aveva detto proprio l’esatto contrario di ciò che sosteneva Farouq: Continue reading

Numeri del terrorismo in Europa: l’allarme è reale

Terrorismo in Europa? “Niente di nuovo sotto il sole, negli anni ’70 era peggio”, tende a rispondere lo storico. “La maggior parte delle vittime del terrorismo è costituita da asiatici musulmani, non da europei cristiani”, tende a rispondere l’analista. E così il cittadino comune europeo, scioccato dalle notizie che arrivano da Manchester e Londra, Nizza e Berlino, è indotto a sentirsi come un esagerato, o comunque viziato da “troppi” anni di quiete. Negli anni ’70 il terrorismo, di matrice marxista, fascista, indipendentista o arabista, era molto più frequente e letale. Eppure, c’è qualcosa che rende il terrorismo attuale un fenomeno molto più inquietante. E non è solo un’impressione soggettiva. Continue reading