L’ Islam: una religione intrinsecamente violenta.

 

Il problema della non assimilazione di una popolazione islamica immigrata che non vuole integrarsi ai valori di rispetto della persona, in modo particolare della donna, della famiglia, della libertà, del rispetto delle leggi, delle tradizioni, della cultura dei paesi ove sono immigrati è evidente. Chi lo nega, fa come gli struzzi che di fronte al pericolo infilano la testa sotto la sabbia. Chi parla dell’ Islam, poi, come di una religione di Pace, non conosce assolutamente né l’ Islam, né il Corano. Questo non toglie che vi possono essere musulmani pacifici e che in certi momenti storici sia stata possibile anche una certa convivenza, con alcuni distinguo.

“Partendo dal Corano troviamo una distinzione fondamentale dei non credenti fra gli idolatri e gli Ahl al-Kitab (“genti del libro”, cioè della Bibbia, cristiani ed ebrei) Per i primi non è prevista alcuna tolleranza che è invece concessa ai secondi. (…) Si creano quindi comunità distinte: cristiani ed ebrei non furono mai equiparati ai musulmani,” la parte migliore” e l’unica che può avere la pienezza dei diritti politici : vengono considerati dhimmi (protetti) in cambio di una tassa detta gizha che si deve pagare ai musulmani spesso con modalità umiliati (shāghirūn ).
Va pure notato che in seguito sono assimilati alla condizione delle “genti del libro” anche appartenenti ad altre religioni come i zoroastriani in Persia e soprattutto gli induisti in India.
L’importante però è il principio di segregazione delle due comunità: la tolleranza è subordinata a certe condizioni come il non fare propaganda religiosa, non danneggiare in nessun modo gli islamici, non calunniarli norme così vaghe da permettere poi ogni interpretazione ma che chiaramente comunque escludono ogni libertà di espressione di pensiero che invece è la base essenziale della moderna libertà di religione.    Continue reading

L’ Islam e l’ omosessualità, atteggiamenti contrastanti.

 

Il Corano condanna severamente l’ omosessualità maschile, con la pena di morte, mentre tace sull’ omosessualità femminile, praticata negli harem e nelle saune per sole donne. A fronte di un Iran sciita, che non ammette deroghe, l’ Islam sunnita è invece molto più tollerante, alimentando un frequentato turismo sessuale in questo senso.

Dove trova fondamento questa tolleranza sunnita?

“Accanto al Corano, i sunniti, seguono una Tradizione, la Sunna, appunto, costituita da migliaia di frammenti detti hadith. Questi riportano, tramandati per secoli oralmente, una parola, un detto, un atto, un silenzio del profeta. (…) Ebbene, c’è un hadith (il 12669, detto Detto Musnah Amad) del quale non parlano in pubblico i dotti, ma che, segretamente, ha contribuito a creare un clima di tolleranza verso l’ omosessualità. Maometto, dopo i suoi successi religiosi e militari, era circondato da una corte (tutta maschile) composta anche da giovani e giovanissimi. Uno di questi, a nome Zahid, si distingueva per la sua bellezza e la sua grazia. Avvenne così, narra il frammento entrato a far parte della Tradizione sunnita, che un giorno il Profeta       Continue reading

Ma siamo proprio sicuri che il Dio dell’ Islam sia un Dio” misericordioso e amante della vita?”

 

In un certo insalatone misto delle religioni ( leggi sincretismo), sembra che non vi siano più differenze e specificità. Questo negli ultimi tempi anche nei confronti dell’ Islam, con il quale , se anche condividiamo la concezione di un unico Dio, certamente sono più le differenze su come è la concezione di Dio che le convergenze. In modo particolare , in modo molto rapido, visto che siamo nel anno giubilare della Misericordia, su un Dio misericordioso.

Il Dio dell’ Islam è diverso dal Dio della Bibbia e dal Dio che ci ha rivelato Gesù Cristo. Non vi è infatti fra i 99 nomi di Dio, con i quali il credente musulmano invoca Allah, il termine Padre, come ci rivela Gesù nella preghiera del Padre Nostro, un Padre misericordioso, come viene descritto nel Vangelo di Luca , nella parabola del Padre misericordioso.( Lc 15)

Non vi è poi nel Corano il consiglio evangelico di ” amare i propri nemici e pregare per quelli che vi perseguitano”, di perdonare non ” 7 volte, ma 70 volte 7″. Manca poi il precetto dell’ Amore al prossimo, in senso estensivo, come avviene nel Nuovo Testamento”.

Ecco alcuni versetti sulla ” misericordia” da usare verso gli infedeli:       Continue reading

PADRE SAMIR KHALIL SAMIR: «ACCOGLIENZA VIGILE. L’INTEGRAZIONE RICHIEDE REGOLE DI FERRO»

 

Alcune considerazioni di Samir Khalil Samir gesuita nato in Egitto, vissuto in Libano, grande islamologo e docente all’Université Saint Joseph di Beirut e al Pontificio istituto orientale di Roma.

Ma buona volontà e predisposizioni naturali e culturali non bastano. Per un’integrazione reale servono innanzitutto regole chiare: «Mi ricordo che in viale Jenner a Milano il venerdì i musulmani bloccavano la circolazione per pregare, come si fa in tanti paesi musulmani», continua il padre gesuita. «Questo può avvenire una o due volte all’anno, in casi eccezionali, chiedendo il permesso alla polizia. Ma non ci si può impossessare della strada tutti i venerdì, per di più senza chiedere il permesso. Chi arriva in Italia da un altro paese deve rispettare le regole». È quindi necessario che «chi arriva qui impari la lingua, anche le donne. Nella tradizione musulmana tendono a stare in casa e a parlare solo la lingua di origine, ma bisogna aiutarle. Negli Stati Uniti ad esempio non ti accettano come immigrato se non hai imparato prima l’inglese».

Il comportamento sociale
Queste regole, che possono sembrare un ostacolo all’accoglienza, sono in verità «un modo per aiutare l’immigrato, non per andare contro di lui. Un musulmano deve sapere che in Italia non può trattare sua moglie come farebbe in Arabia Saudita. Non può tenere le figlie rinchiuse e i figli mandarli liberamente in giro. Se non assume questi aspetti della nuova cultura, un immigrato non potrà integrarsi e di conseguenza non sarà mai felice. Le regole servono soprattutto a lui». Continue reading

La Jihad non è nata con l’Isis, ma con l’islam

 

Ne ha parlato anche la stampa italiana, sia pure senza troppa enfasi, dei bambini brutalmente eliminati dalla ferocia islamica, perché portatori d’handicap. Nei territori siriani occupati dagli jihadisti, almeno 38 piccoli, di età compresa tra la settimana ed i tre mesi, affetti da sindrome di Down e da altre malattie congenite, sono stati uccisi, alcuni per soffocamento, altri con un’iniezione mortale, in ottemperanza alla terribile fatwa emessa contro di loro da Abu Said Aljazrawi, un giudice islamico di origine saudita.

A rivelare al mondo l’abominio consumatosi è stato un abitante di Mosul sul suo blog, dove ha pubblicato anche un video, che mostra un bambino di pochi anni, costretto sulla sedia a rotelle, mentre spiega di esser stato condannato a morte da un’altra fatwa, unicamente a causa della sua malattia. Fatti sconcertanti, senza dubbio. Di una crudeltà e di un’infamia inqualificabile. Che però, si noti, non sono accaduti per ragioni legate al terrorismo in quanto tale, bensì all’esecuzione “tecnica” di una fatwa ovvero di una sentenza giuridica conforme alla legge coranica, quindi basata esclusivamente sulla sharia.     Continue reading

8 per mille all’islam e non alla Chiesa

 

Per ora è solo una proposta, ma con l’aria che tira non vi sarebbe di che stupirsi, se divenisse prima o poi realtà.

L’on. Emma Petitti (nella foto), divenuta parlamentare nelle fila del Pd alle politiche del 2013 e l’anno dopo assessore alle pari opportunità della Regione Emilia-Romagna, ha lanciato l’idea di inventarsi un 8 per mille pro islam. I soldi raccolti, secondo lei, dovrebbero permettere alle comunità musulmane – come ha scritto sul suo profilo Facebook – di «costruire moschee, favorire integrazione e inclusione, alternative alla creazione di enclave generatrici di odio: credo sia questa la strada giusta, su cui serva lavorare», ha commentato. Secondo lei, ciò basterebbe, per rendere «l’islam europeo più aperto e moderno rispetto a quello fondamentalista che viene da certi Paesi». Resta da capire come finanziare le loro attività possa tradursi automaticamente in «integrazione e inclusione», trattandosi di campi tra loro totalmente impermeabili, di grandezze non comparabili: in «certi Paesi» non risulta che il tifone della jihad si sia scatenato a causa di licenze non concesse, di permessi non rilasciati o di cantieri interrotti per mancanza di fondi.   Continue reading

Pregare Allah in Chiesa?

 

Di questi giorni l’ iniziativa di due parroci pistoiesi, don Massimo Biancalini e don Alessandro Carmignani, che hanno deciso di offrire le loro chiese ai musulmani per la preghiera “per favorire,( riporto dal quotidiano nazionale) un’ integrazione completa tra la religione cattolica e quella musulmana”, dimenticando che questo è ciò che si chiama sincretismo, cioè quell’ incontro “ che genera mescolanze, interazioni e fusioni fra elementi culturali ( e religiosi) eterogenei” ( Treccani).      Continue reading

Islam e Cristianesimo: quale dialogo?

Oggi, spesso, quando si parla di Islam, della sua matrice violenta e conflittuale esortando alla prudenza, valutando quale dialogo sia possibile, senza rinunciare alla propria identità culturale e religiosa, si è tacciati di islamofobia. Ma quale dialogo è possibile e a quale prezzo? Riporto alcuni stralci di un’ intervista dal quotidiano on line In Terris al prof. Massimo De Leonardis, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

L’enciclica Pacem in terris, la prima di un papa rivolta a tutti gli uomini di buona volontà, afferma che la pace tra i popoli si fonda su verità, giustizia, amore e libertà. E’ questa una possibile chiave di lettura per cambiare la storia di conflittualità tra cristiani e musulmani?

“Il Magistero costante della Chiesa non ha mai predicato la pace a qualunque prezzo. Recentemente Joseph Ratzinger ha richiamato tale dottrina. ‘La pace e il diritto, la pace e la giustizia sono inseparabilmente interconnessi. Quando il diritto è distrutto, quando l’ingiustizia prende il potere, la pace è sempre minacciata ed è già, almeno in parte, compromessa. Certamente la difesa del diritto può e deve, in alcune circostanze, far ricorso a una forza commisurata. Un pacifismo assoluto, che neghi al diritto l’uso di qualunque mezzo coercitivo, si risolverebbe in una capitolazione davanti all’iniquità, ne sanzionerebbe la presa del potere e abbandonerebbe il mondo al diktat della violenza’. Un ‘dialogo’ sul tema della pace tra Cattolicesimo e Islam può certamente ricercarsi sulla base del principio che non bisogna uccidere in nome di Dio, ma andare oltre su un piano teologico mi pare arduo. ‘Se la pace è un dono del cielo, una grazia’, l’utilità di preghiere per la pace che accomunano rappresentanti di diverse religioni può forse essere politica o diplomatica, ma non certo avere un valore soprannaturale”.

E’ possibile e vale la pena riscoprire elementi comuni tra Cristianesimo e Islam nell’attuale mondo secolarizzato?

“In effetti, abbiamo una situazione con alcuni elementi contraddittori. Nei Paesi musulmani i cristiani sono soggetti a vari gradi di persecuzione o emarginazione, tanto da essere costretti a espatriare. Allo stesso tempo il Cattolicesimo e l’Ortodossia condividono con l’Islam la difesa di alcuni fondamenti del diritto naturale e l’opposizione ad alcune degenerazioni come appunto i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso. Tuttavia l’Islam ammette le pratiche anticoncezionali, ad esempio attivamente promosse in Iran, e la distruzione degli embrioni in soprannumero a fini di ricerca sulle cellule staminali, mentre la condanna dell’aborto non è per nulla totale. Ritengo quindi che in alcune sedi internazionali dove si manifesta virulento il pensiero laicista possano verificarsi convergenze tattiche tra Santa Sede e Paesi islamici in opposizione ad esso, il resto è tutto da costruire”.

Essere consapevoli della nostra identità che ha le sue radici nel cristianesimo è il miglior servizio per un dialogo franco e rispettoso da indicare e promuovere alle giovani generazioni, evitando ogni genere di Sincretismo, come oggi, purtroppo, si tende fare. (dqy)

TUTTE LE DIFFERENZE TRA GESU’ E MAOMETTO

L’errore del multiculturalismo è considerare le religioni tutte uguali, ma guardando al fondatore le differenze emergono da dietro le quinte.

Nessuna profezia preannunciò la venuta di Maometto.
Numerose e precise e antiche profezie si sono avverate con la nascita di Gesù.
Il concepimento di Maometto fu umano e naturale.
Gesù fu concepito in modo soprannaturale e nacque da una vergine.
Numerose rivelazioni di Maometto servivano a soddisfare i suoi interessi personali, come ad esempio la legalizzazione del matrimonio con la sua nuora.
Le rivelazioni e la vita di Gesù erano «sacrificali», come la sua crocifissione per i peccati del mondo.
Maometto non ha fatto alcun miracolo.
Gesù ha guarito lebbrosi, dato la vista ai ciechi, camminato sulle acque, risuscitato i morti.
Maometto ha instaurato un regno terreno.
Gesù ha detto «il mio regno non è di questo mondo».
Maometto ha ammesso che le sue più grandi passioni erano le donne, gli aromi e il cibo.
La passione principale di Gesù era di glorificare il nome del suo Padre celeste.
Maometto era un re terreno che accumulava ricchezze, divenendo il più ricco possidente in Arabia.
Gesù non aveva un posto dove appoggiare il suo capo.
La vita di Maometto era contrassegnata dalla spada.
La vita di Gesù era contrassegnata da misericordia e amore.
Maometto incitava alla jihad, la guerra santa.
Gesù ha detto che «coloro che feriscono di spada, periscono di spada». Uno dei suoi titoli è «Principe della pace».
Se una carovana era debole, Maometto l’attaccava, la saccheggiava e la massacrava; se era forte, fuggiva.
Gesù disse: «Splenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.» «Amate i vostri nemici e benedite coloro che vi odiano.»
Maometto fece lapidare un’adultera.
Gesù perdonò un’adultera.
Maometto sposò quattordici donne, compresa una bambina di sette anni.
Gesù non ebbe relazioni sessuali.
Maometto riconosceva di essere un peccatore.
Gesù fu senza peccato, perfino secondo il Corano.
Maometto non predisse la sua morte.
Gesù predisse esattamente la sua crocifissione, morte e risurrezione.
Maometto non nominò né istruì un successore.
Gesù nominò, istruì e preparò i suoi successori.
Maometto era così incerto riguardo alla sua salvezza che pregava settanta volte al giorno per ricevere perdono.
Gesù era l’essenza della salvezza, egli disse: «Io sono la via, la verità e la vita! Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.»
Maometto massacrò i suoi nemici.
Gesù perdonò i suoi nemici.
Maometto morì e le sue spoglie sono sepolte sulla Terra.
Gesù risuscitò dai morti e salì al Cielo!

GLI ERRORI DEL MULTICULTURALISMO         Continue reading

Padre Douglas al Bazi: “L’islam moderato non esiste” di Matteo Matzuzzi*

“Per favore, se c’è qualcuno che ancora pensa che l’Isis non rappresenta l’islam, sappia che ha torto. L’Isis rappresenta l’islam, al cento per cento”. Ha alzato la voce, intervenendo al Meeting di Rimini, padre Douglas al Bazi, sacerdote cattolico iracheno e parroco a Erbil, formulando – a mo’ di provocazione e con toni duri – un’equazione che ben pochi si erano spinti a sostenere.

Porta sul corpo i segni delle torture subite nove anni fa, quando una banda di jihadisti lo sequestrò per nove giorni, tenendolo bendato e in catene, con il setto nasale fracassato da una ginocchiata: “Per i primi quattro giorni non m’hanno dato neanche da bere. Mi passavano davanti e mi dicevano ‘padre, vuoi dell’acqua?’. Ascoltavano tutto il giorno la lettura del Corano per far sentire ai vicini quanto fossero bravi credenti”. A padre Douglas non appartiene il felpato linguaggio della diplomazia, il perbenismo di gran moda di cui si fa gran uso per non urtare sensibilità varie. Nessuno spazio, nelle sue parole, neppure per le discettazioni sul grado più o meno alto di moderazione insito nelle religioni e per gli appelli al dialogo a tutti i costi con i tagliatori di teste, gli impiccatori di vecchi studiosi in pensione e, perché no, con il califfo in persona. Più che con i salotti e con certi pulpiti occidentali, l’intervento di padre Douglas è in sintonia con quel che dicono da tempo i presuli locali, a partire dal patriarca di Baghdad, mar Louis Raphaël I Sako, che nel suo libro Più forti del terrore (Emi) ha accusato l’ayatollah al Sistani – la massima autorità sciita irachena – di non aver aperto bocca sulle persecuzioni dei jihadisti contro le minoranze perché “tanto non mi ascoltano”.

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