Alcuni nomi dello Spirito Santo

Spirito Santo
Il primo nome attribuito alla terza persona divina è appunto: “Spirito Santo”. Riflettendo su di esso qualcuno potrebbe giustamente obiettare che è un nome comune e quindi non sarebbe adatto ad indicare, a “nominare” una Persona divina. Anche il Padre infatti è “Spirito” ed evidentemente “Santo”; anche il Figlio è tale; sono Spiriti santi gli angeli; perfino le anime purganti, ( le anime sante del purgatorio). Questo è vero, tuttavia diciamo che tale nome è “appropriato” alla Terza Persona divina, dando alla parola “Spirito” il senso di “ Colui che è spirito” che cioè procede per “spirazione” d’ amore dal Padre e dal Figlio; e alla parola “Santo” il senso di colui che dice ordina alla volontà del Padre e del Figlio.
S. Agostino trova la motivazione della denominazione proprio nel fatto che l’ essere spirito e l’ essere santo costituiscono la descrizione dell’ essenza di Dio stesso, di ciò che lo caratterizza in quanto Dio.      Continue reading

Esame di coscienza per i figli … e per i genitori.

Esame di coscienza per i figli

• Quando un figlio si fa attendere dai genitori fino alle due o alle tre della notte, non ama i genitori…
• Quando un figlio mangia fuori orario o in silenzio o guardando la televisione o chattando con il telefonino, non ama i genitori
• Costui da grande depositerà i genitori in un ospizio, ( se va bene), perché in casa saranno di peso: infatti chi si comporta così ama i genitori per quello che danno e non per quello che sono. E questo non è amore, ma vile sfruttamento. Com’è diffuso!

Esame di coscienza per i genitori:       Continue reading

“ Fede fai da te”: il fallimento della catechesi.

 

Il numero della rivista: Il Timone di maggio propone un interessante Dossier sui motivi per cui il catechismo non funziona
e i giovani non sappiano definire la fede se non “ con concetti riduttivi, ma anche talvolta distorti”, mentre la maggior parte non sente la fede come una componente che trasforma e incide sulla vita. Il Dossier si basa sul lavoro svolto dall’ Istituto Giuseppe Toniolo raccolto nel libro: Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia, edito da Vita e Pensiero e curato da Rita Bichi e Paola Bignardi.

Ho pensato di proporne alcuni stralci ad uso e sostegno dei catechisti, degli animatori e della loro fatica, rimandando ad una lettura completa del Dossier o del libro.(dqy)

(…) “L’ immagine prevalente che sembra emergere dalle interviste è classificata con la categoria del cattolico anonimo” , ossia del fedele che si costruisce la propria fede à la carte, un cattolicesimo in cui “i contenuti come pure le pratiche, i valori come pure le regole, tutto viene deciso dal singolo, che pesca dalla tradizione come da un serbatoio, prendendo ciò che gli è utile, lasciando ciò che gli appare inutile o lontano o addirittura estraneo”. Interessante notare che in questo quadro si innesta la sempre maggior influenza del mondo digitale, cioè un tipo di fede alla continua ricerca di esperienze, prevalentemente di carattere emotivo. (…)     Continue reading

Perché fare la Cresima? Incontro con i genitori dei Cresimandi, 10-4-2016

 

Molti parroci e catechisti vivono il giorno della Cresima con sofferenza e tristezza. Vedono i ragazzi ben vestiti e pettinati, schierati per l’ ultima volta nei primi banchi della chiesa. ( per qualcuno anche per la prima …). Li conoscono, sanno anche che molti sono distanti da quello a cui stanno partecipando e vivono questo giorno come un giorno di grande liberazione. Conoscono benissimo, anche, le critiche nei loro confronti, quelli nei confronti della Messa, della religione.

Che cosa rimane di un cammino di tanti anni?
Forse qualche nozione, ma per molti la loro vita scorre su altri binari, in altre direzioni, lontana da Gesù e dal Vangelo. Che cosa rimane del dono dello Spirito Santo, che è Dio e il protagonista assoluto della Cresima?        Continue reading

La Risurrezione: un annuncio difficile. – Incontro con i genitori dei bambini di 2 elementare ( 2016)

 

Come introduzione leggiamo il testo degli Atti degli Apostoli:

Paolo, mentre li attendeva ad Atene, fremeva dentro di sé al vedere la città piena di idoli. 17Frattanto, nella sinagoga, discuteva con i Giudei e con i pagani credenti in Dio e ogni giorno, sulla piazza principale, con quelli che incontrava. 18Anche certi filosofi epicurei e stoici discutevano con lui, e alcuni dicevano: «Che cosa mai vorrà dire questo ciarlatano?». E altri: «Sembra essere uno che annuncia divinità straniere», poiché annunciava Gesù e la risurrezione. 19Lo presero allora con sé, lo condussero all’Areòpago e dissero: «Possiamo sapere qual è questa nuova dottrina che tu annunci? 20Cose strane, infatti, tu ci metti negli orecchi; desideriamo perciò sapere di che cosa si tratta». 21Tutti gli Ateniesi, infatti, e gli stranieri là residenti non avevano passatempo più gradito che parlare o ascoltare le ultime novità.
( …)
Allora Paolo, in piedi in mezzo all’Areòpago, disse: 
«Ateniesi, vedo che, in tutto, siete molto religiosi. 23Passando infatti e osservando i vostri monumenti sacri, ho trovato anche un altare con l’iscrizione: «A un dio ignoto». Ebbene, colui che, senza conoscerlo, voi adorate, io ve lo annuncio. (…)
30 Ora Dio, passando sopra ai tempi dell’ignoranza, ordina agli uomini che tutti e dappertutto si convertano, 31perché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare il mondo con giustizia, per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti». 
32Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni lo deridevano, altri dicevano: «Su questo ti sentiremo un’altra volta». 33Così Paolo si allontanò da loro. 34Ma alcuni si unirono a lui e divennero credenti: fra questi anche Dionigi, membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri con loro.

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Nel credo diciamo:  “Credo in un solo Signore Gesù Cristo (…) fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto, il terzo giorno è risuscitato secondo le Scritture …”, la stessa professione di fede è stata fatta quando avete battezzato i vostri figli “ nella fede della Chiesa” e vi siete presi l’ impegno ad educarli a questa fede.

Non è facile parlare di Risurrezione anche se a questo proposito dice papa Benedetto XVI: “ L’ evento della morte e della risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede, leva potente delle certezze, vento impetuoso che spazza via qualsiasi paura e indecisione, qualsiasi dubbio e calcolo umano.”      Continue reading

Educare alla Quaresima, educare alla fede … le opere di misericordia

Digiuno, astinenza dalle carni, Penitenza, penitenza, il richiamo severo alla conversione, fare qualche delle rinunce, impegnarsi in opere di carità, in modo maggiore o cominciare se ancora non l’ abbiamo fatto … presentata in questo modo la Quaresima è una tristezza.

Eppure se , come dice la Dichiarazione del Concilio Vaticano II sull’ educazione cristiana, “. I genitori, poiché han trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita. Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell’atmosfera vivificata dall’amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l’educazione completa dei figli in senso personale e sociale.”

Allora come riuscire a far percepire questo tempo di Quaresima, di preparazione alla festa più importante per i cristiani, che è la Pasqua?

Facciamo una veloce disamina:      Continue reading

Stanno attacando l’ umanità dell’ uomo: la famiglia. Incontro con i genitori dei bambini che hanno celebrato la 1 comunione (2/2016)

Ho voluto intitolare così questo incontro che facciamo in un momento cruciale per quello che è il futuro della famiglia, sulla quale si sta sparando a zero, dimenticando che è come sparare sulla croce rossa. Ho ripreso le parole di San Giovanni Paolo II: “ Stanno attaccando l’umanità dell’ uomo, cioè il progetto di umanità così come è scritto chiaramente nel libro della vita: le conseguenze saranno tragiche, perché nessuno può cambiare il progetto di umanità così come lo ha pensato Dio. Chi lo fa si autodistrugge”.
Credo che sia indubbio e che nessuno possa contestare l’importanza della famiglia come cellula costitutiva della società, ma quando se ne snatura l’essenza stessa la cellula si ammala e la società tutta si ammala.

Vorrei riflettere assieme, ancora una volta, sull’ importanza di questa realtà partendo da alcuni testi.
Per capire l’ importanza della famiglia vorrei iniziare con questa testimonianza, che io ho intitolato: Sono figlio di una prostituta, riportata dal card. Angelo Comastri nel suo libro: Una buona notizia per te – ciclo C.

“ Sono figlio di una prostituta
e non conosco mio padre:
Talvolta mi sembra di essere nato senza genitori.
Dentro di me urlo e invoco
ciò che la vita mi ha tolto violentemente
e vorrei, come un pazzo, correre per le strade
almeno per vedere … le mamme.
Vorrei incantarmi
guardando mentre baciano i loro figli
e poi vorrei fermarmi a guardare i figli
per intuire cosa provano
in quei momenti beati
che per me non potranno mai esistere.
Ho bisogno di una carezza,
di una dolce voce che mi chiami “figlio”!
Mamma! Mamma del Signore,
mi vuoi bene almeno tu?
Mamma di Gesù, se dici di sì,
baciami questa sera
quando mi addormenterò
e portami in Cielo con te.
Fallo tranquillamente!
Non danneggerai nessuno
perché io sono solo.
Non lascio nessuno
e nessuno piangerà
perché non esisto”.

Questo giovane, che si chiama Sergio si toglierà la vita in carcere nel 1980, la lettera è stata scritta alcuni anni prima.

Che dire?     

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Il Giubileo/Meditazione sulla misericordia. – 3 incontro genitori cresimandi 2016

Dal capitolo 18 del Vangelo di Matteo

21Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». 22E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
23Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. 24Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. 25Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. 26Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa». 27Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
28Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: «Restituisci quello che devi!». 29Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: «Abbi pazienza con me e ti restituirò». 30Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
31Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. 32Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: «Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. 33Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?». 34Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. 35Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
TITUS BRADSMA, a Dachau 26 Luglio 1942

26 Luglio 1942 a Dachau,

nel tristemente noto campo di concentramento, una giovane infermiera si avvicina al sacerdote Titus Brandsma per ucciderlo con una iniezione di veleno: così era stato ordinato dalle autorità del campo.

“ Il sacerdote – ha poi raccontato la giovane pentita – non mostrò il minimo odio nei miei confronti. Disse con disarmante mitezza: “Povera ragazza io pregherò per te”. E mi diede la sua corona del rosario. Io risposi che non ero capace di pregare e quindi non mi serviva.
Egli mi disse: “ Anche se non sai pregare. Dì almeno la seconda parte dell’ Ave Maria. Ripeti spesso: “ Prega per noi peccatori! Se preghi ti salverai”.

Allora io risi: oggi invece piango e trovo fiducia solo pensando al perdono di quel condannato”. ( A. Comastri in : Una buona notizia per te)

Questi due testi evidenziano diversi atteggiamenti.

Il Vangelo      Continue reading

Avvento: ravviviamo la nostra Speranza. – incontro con i genitori dei bambini di 4 elementare

Cambiano i tempi e cambia anche il modo di divertirsi dei giovani. L’ungherese Bence Agoston. L’ultima frontiera dello sballo è opera sua: allucinazioni come esperienza quotidiana, attraverso occhiali da sole ottenuti da una stampante 3D. In pratica sarebbero capaci di simulare una replica visiva di un viaggio con Lsd.
I rischi intrinsechi sono altissimi. Gli effetti degli occhiali provocano comunque stimolazioni al cervello, che dunque in qualche modo viene “dopato”, anche senza l’utilizzo di droghe, il che in qualche modo gli darebbe una patente di non pericolosità. Ma una cosa è l’aspetto organico, altra è quello psicologico, di cui nessuno sembra preoccuparsi. Uno schiaffo alla tutela delle future generazioni.
Non si ha bisogno della prescrizione medica per ottenere questo attrezzo, battezzato dallo stesso autore con il nome di “Mood” (umore).

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Pochi mesi fa a Londra è stato inaugurato un bar che permette ai propri clienti di ubriacarsi solo respirando l’aria. Attraverso uno speciale gas, fatto di alcol e aromi, è possibile raggiungere lo sballo evitando due effetti collaterali: il fegato non lavora, il tutto viene assunto attraverso occhi e polmoni; si ingrassa meno poiché l’apporto di calorie si riduce.
In un certo senso, si sta legittimando lo sballo che va tanto di moda tra i giovani di oggi. ( ridotto da Interris)
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Da: Equivoci sul Natale, la scuola e la falsa laicità di Enrica Cattaneo, fonte La nuova Bussola quotidiana

Caro direttore,
Un’ insegnate in una scuola elementare del Nord mi ha comunicato quello che è successo nell’incontro delle maestre per preparare la festa del Natale. Siccome questa è una questione che ritorna puntualmente ogni anno, sarà bene chiarire qualche punto. Diceva dunque la dirigente: «Dobbiamo fare qualcosa con i ragazzi per il Natale, ad esempio preparare una recita. Ma siccome siamo una scuola laica, dobbiamo usare dei termini “laici”, quindi non nominare Maria, Gesù o il Vangelo, perché quelli di altre religioni o non credenti potrebbero sentirsi a disagio». Tutte le maestre, anche l’insegnante di religione, erano d’accordo con la dirigente, tranne quella maestra di mia conoscenza.

«Allora che termini usiamo?», dice la mia amica. Risponde la dirigente: «Ad esempio, immaginiamo il Grande Architetto che manda nel mondo un messaggio di pace e di fratellanza…». «Il Grande Architetto? Ma ti rendi conto di quello che dici? Questo è un termine massonico!». «Va be’, possiamo cambiare, magari prendendo lo spunto da una fiaba con vari personaggi… Avete qualche idea?». «Scusa», dice la mia amica, «ma se il Natale è una festa cristiana, perché non rappresentiamo il presepe vivente? Lì c’è un messaggio di pace, di salvezza per tutti, in un contesto di famiglia, di una famiglia provata, non accolta..». «Assolutamente no! Questa è una scuola laica, non cattolica! Ora chiudiamo la riunione. Pensate qualcosa e poi mi direte».

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Per non dimenticare poi i fatti di Parigi del 13 Novembre scorso, con tutte le conseguenze, le ripercussioni sia sul piano emotivo personale, sia sul piano politico, che ho volutamente tenere per ultimi, ma che sono vivi e nitidi in tutti noi, penso.

Perché ho introdotto il nostro incontro con questi accenni?      

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Essere e fare: essere cristiani/ fare i cristiani. Coerenza e incoerenza a confronto. ( incontro con i genitori dei cresimandi)

Un po’ di tempo fa’ prima di una celebrazione della Messa con i bambini e i ragazzi del catechismo, uno di questi; uno con una faccia birichina, due occhi vivaci e lucidi, mi ha detto sotto voce: “faccio il bravo”. Al che gli ho detto: “ non devi fare il bravo devi essere bravo”. Iniziando l’ omelia ho raccontato il fatto ed ho anche detto che vi è una differenza fra fare il bravo ed essere bravo.
La differenza è questa: io posso fare il bravo e lo faccio finché papà e mamma mi guardano, finché la maestra mi guarda, finché mi guarda il mio catechista, finché mi guarda un adulto, poi quando queste persone non mi guardano più … bè, allora, posso anche non fare il bravo, posso fare il monello, combinare tutto quello che posso e anche di più!

Guardate che questa cosa non riguarda solo i bambini, fanciulli, ragazzi, giovani, ma riguarda anche noi adulti quando le nostre azioni , le nostre parole sono impregnate ad un formalismo di facciata, ma in realtà nel momento che non dobbiamo più mantenere un ruolo, uno status quo agli occhi della gente, diventa un’ altra cosa.

Allora posso anche smarcarmi e buttare una maschera che indosso secondo le apparenze, secondo le circostanze. Se ciò accade nelle situazioni della vita, questo può accadere anche nella nostra esperienza di fede! Quanti, oggi, si dicono cristiani, ma in realtà lo sono proprio?

Il personaggio del ragionier Ugo Fantozzi, portato sulla schermo, che a suo tempo raccolse ben più di un simpatizzante è la caricatura di chi, a seconda delle occasioni e delle varie situazioni ama indossare “ maschere di circostanza”.

Vi è anche poi un vecchio adagio della saggezza popolare: “ Forte con i deboli, debole con i forti”, che ben sintetizza la mancanza di coerenza e di personalità.

D.Franco Caserta, missionario della diocesi di Savona a Manaus, in Brasile scrive: “L’in-coerente appare come uno che è schiavo, vittima dei propri interessi, dei propri vizi o bisogni; a volte è sinonimo di persona che non sa dove andare, che non ha una meta, un obiettivo per cui valga la pena organizzare la sua vita. Oppure è una persona che vive del momento, un opportunista che cavalca il cavallo che vince senza preoccuparsi di altro. Varie sfumature quindi sembrano esserci nell’uso del termine, dalle più miti alle più colpevoli: dal poveretto al delinquente.

Papa Francesco, delineando “ il profilo spirituale del cristiano”, indica proprio nella coerenza l’elemento centrale. In tutte le cose della vita, ha detto, bisogna «pensare come cristiano; sentire come cristiano e agire come cristiano». È questa «la coerenza di vita di un cristiano che nel suo agire, nel suo sentire, nel suo pensare» riconosce la presenza del Signore.(…) Del resto «uno può anche dire: io sono cristiano!». Però «se tu non vivi come cristiano; se tu non agisci come cristiano; non pensi come cristiano e non senti come cristiano c’è qualcosa che non va. C’è una certa incoerenza!». Tutti noi cristiani, ha avvertito il Pontefice, «siamo chiamati a dare testimonianza di Gesù Cristo». E i cristiani che invece «vivono ordinariamente, comunemente, nell’incoerenza, fanno tanto male».(…)
Le conseguenze, poi, sono sotto gli occhi di tutti. È capitato a tutti i cristiani, ha commentato il Papa, di sentirsi dire «io credo in Dio ma non nella Chiesa, perché voi cristiani dite una cosa e ne fate un’altra!». Sono parole che «abbiamo sentito tutti: io credo in Dio ma in voi no!». E questo accade proprio «per l’incoerenza» dei cristiani. ( Come ci troviamo di fronte a queste parole? Che effetto ci fanno?)

Ma cos’è che ci fa essere coerenti?
L’ etimologia del termine ci può aiutare: cohaerentia(m), è derivato di cohaerìre “essere unito, connesso. Noi che ci diciamo cristiani siamo profondamente uniti, “connessi” con il Signore Gesù?

Questo significa andare all’ essenza e verificare quanto il nostro agire si coniughi con ciò che noi profondamente siamo e non diciamo solo di essere.

Mettiamoci in ascolto della Parola del Signore!
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