SARDEGNA Satanisti devastano chiesa. L’unica legge che serve è sulla Cristianofobia

Satanisti, e non semplici vandali, devastano una chiesetta in riva al mare, disegnano simboli di rituali demoniaci. Poi fanno sesso sull’altare e orinano sulle acquasantiere vuote. Mentre si fa la guerra alle opinioni col Ddl Zan, episodi come quello accaduto in un condominio per vacanze a Porto San Paolo, in Sardegna, sono all’ordine del giorno e vengono denunciati a fatica. Il parroco alla Bussola: «Faremo una Messa di riparazione». E se la legge necessaria fosse quella sulla cristianofobia che punisca i satanisti? 

Si sono scagliati con violenza satanica contro tutto ciò che di sacro hanno trovato. Difficile derubricare a semplice atto di vandalismo la gravissima profanazione ai danni della cappella estiva Madonna del mare di Porto San Paolo, in Sardegna, avvenuta all’inizio del week end scorso. Una violenza che potrebbe essere ascritta alla Cristianofobia montante, se mai esistesse un reato del genere. Sono questi gli atti di violenza ai danni dei cristiani che andrebbero denunciati con un Ddl apposito, che a differenza di quello sull’omotransfobia ci si guarda bene dal disegnare.

Il fatto è che di episodi, anche in assenza di un Ddl che sanzioni e di un’osservatorio che li registri, ce ne sono in continuazione anche in Italia, solo che non fanno notizia.

Per occupare le prime pagine dei giornali, alla compagine Lgbt bastano denunce di respingimenti di gay dagli stabilimenti balneari o di aggressioni di omosessuali, salvo poi scoprire che sono bufale, le violenze ai luoghi di culto dei cristiani invece sono vere e non solo non fanno notizia, ma si fatica persino anche a denunciarle. Continue reading

IL CASO Lizzano, un anticipo del regime Lgbt voluto dal Ddl Zan

Chiesa di San Nicola, Lizzano (Taranto), 14 luglio: una semplice veglia di preghiera per chiedere a Dio di fermare l’iter del liberticida Ddl Zan sulla cosiddetta “omotransfobia”. Alcuni attivisti Lgbt tappezzano il sagrato di volantini con slogan arcobaleno offensivi della fede. Il parroco, spaventato, chiama i carabinieri. Ma interviene il sindaco che chiede invano alle forze dell’ordine, gridando, di prendere i nominativi di chi prega in chiesa. Una scena inquietante che mostra l’intolleranza della nuova “religione di Stato” Lgbt e prefigura quel che ci attende in caso di approvazione del Ddl Zan.

Una scena inquietante è quella che si è svolta martedì 14 luglio, a Lizzano, in provincia di Taranto, nello spazio prospiciente la parrocchia di San Nicola, dove era stata organizzata una semplice veglia di preghiera per chiedere l’aiuto divino affinché l’iter del Ddl Zan potesse essere fermato.

Il fattaccio si è verificato subito dopo l’inizio della veglia. Si è trattato di un crescendo, iniziato con l’iniziativa di un gruppo di attivisti Lgbt che hanno pensato bene di circondare la chiesa con bandiere arcobaleno. Alcuni di loro sono anche saliti sul sagrato e hanno tappezzato il colonnato della parrocchia con volantini recanti frasi di questo tenore: “Dio ti insegna a non amare il diverso?”, “Dio ti insegna a discriminare?”. Frasi tendenziose da parte di chi evidentemente finge di non sapere che questo Ddl non gioca in difesa (cercando di prevenire davvero le discriminazioni) ma in attacco (arrivando a punire con il carcere anche le opinioni e finanziando lautamente i corsi gender nelle scuole). Ma si sa, quando si è consapevoli di aver torto in partenza, si giocano le solite due carte estreme: o l’autocommiserazione o la violenza perché, evidentemente, non si ha la forza delle argomentazioni.

In questo caso, anche se non ci sono stati episodi di violenza fisica, tuttavia, il tentativo di censura, avanzato dalle associazioni Lgbt, verso un’iniziativa che rientra nell’ambito della libertà religiosa (che dovrebbe essere considerata una sfera non solo sacra, ma intoccabile), non si può certo definire “liberale” e “democratico”. È stato invece un tentativo di imbavagliamento vero e proprio, quello che, peraltro, da tempo andiamo denunciando e che reca in sé una vera e propria violenza, quella dell’ideologia.

Per questo il parroco, don Giuseppe Zito, colto di sorpresa da una simile reazione e, temendo che la situazione potesse sfuggire di mano, ha chiamato subito i carabinieri che, giunti sul luogo della protesta, hanno fatto semplicemente il loro dovere, chiedendo i nominativi dei manifestanti per identificarli. In realtà non si è trattato nemmeno di un gesto eclatante ma di semplice prassi, dovuta al fatto che la manifestazione non era autorizzata.

Tuttavia, dulcis in fundo, proprio chi avrebbe il dovere di far rispettare le regole, soprattutto quelle civiche, ovvero il sindaco (Antonietta D’Oria), venuto a conoscenza di quanto stava accadendo, si è precipitato sul luogo, ma non per dare solidarietà al parroco (come ci aspetteremmo) di fronte a simili vergognosi tentativi di intimidazione, ma – al contrario – per chiedere alle forze dell’ordine di lasciar perdere i manifestanti e di prendere, piuttosto, i nominativi nientemeno che delle persone che erano in chiesa a pregare (vedi qui; nel fermoimmagine in alto il sindaco D’Oria mentre discute con i carabinieri), come se stessero commettendo chissà quale atto illecito. E tutto questo, per di più, inveendo contro i carabinieri, a loro volta straniti da una simile reazione del sindaco, che ha gridato a gran voce che “Lizzano è un paese democratico”. E menomale…! Evidentemente siamo di fronte ad una forma di democrazia “selettiva”, da parte del sindaco. Fortunatamente, però, i carabinieri hanno risposto picche al primo cittadino e si sono allontanati. Continue reading

Ddl Zan: “Piano diabolico contro i prof di religione” LIBERTÀ RELIGIOSA11-07-2020 Se passasse il Ddl Zan e un insegnante di religione parlasse a scuola della famiglia naturale come la sola riconosciuta dalla Chiesa, potrebbe essere accusato di “omotransfobia” rischiando pene severe: in questo modo, nonostante il Concordato, si riuscirà a mettere alla porta la fede che ha plasmato l’Italia e a cui tanti genitori desiderano educare i propri figli. Prima del martirio bianco, però, ci è chiesto di combattere. La Nuova Bussola intervista Nicola Incampo. –

 

L’insegnamento della Religione Cattolica è tornato al centro della discussione per via della presentazione in Parlamento della legge sull’”omotransfobia”. Prevedendo il carcere per una non meglio precisata “istigazione all’odio”, il provvedimento sta preoccupando seriamente migliaia di insegnanti di Religione Cattolica. La Nuova Bussola Quotidiana ha intervistato Nicola Incampo, direttore dell’Ufficio Scuola della diocesi di Tricarico (Matera), autore di diversi testi di religione adottati nelle scuole italiane e responsabile dell’area IRC del sito CulturaCattolica.it

Professore, se la legge sull’omotransfobia venisse promulgata, potrebbero esserci delle conseguenze per gli insegnanti di religione?
La ricaduta sulla scuola e sugli IdR in particolare, sarebbe pesantissima.

Ci spieghi.
Già con la legge 107, la cosiddetta “Buona scuola”, l’ideologia gender era entrata nelle scuole dalla porta principale. Con una serie di rimandi, il comma 16 rinviava all’applicazione di un “Piano d’azione straordinario” dal tenore inequivocabile.

Ce lo ricorda?
Al paragrafo 5.2 del “Piano”, ad esempio, si leggeva questo diktat raggelante: «Obiettivo primario deve essere quello di [..] superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale, la rappresentazione e il significato dell’essere donne e uomini, ragazzi e ragazze, bambine e bambini, sia attraverso la formazione del personale della scuola e dei docenti, sia mediante l’inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa». Più chiaro di così…

Che si tratti di un approccio teso a rimodellare l’identità sessuale a tutte le fasce d’età è abbastanza palese. Ma con la nuova legge cosa cambierebbe?
Tutto. Saremmo di fronte ad un salto di qualità devastante: Se prima un insegnante – di religione o di lettere che sia – facendo da scudo poteva respingere alcuni progetti Lgbtq, sottoponendo magari al Collegio docenti le proprie perplessità in ordine alla finalità, alla ricaduta sugli alunni, alle associazioni proponenti, nella maggior parte dei casi con la nuova legge non sarebbe più autorizzato a farlo.

Nel concreto, se per esempio un IdR parlasse a scuola del valore intrinseco della famiglia fondata da uomo e donna affermando che quello è l’unico modello di famiglia?
Starebbe difendendo un disvalore. Per cui l’autorità alla lunga sarebbe obbligata a metterlo a tacere, ad accompagnarlo alla porta. Sembra assurdo ma è solo consequenziale. Pochissimi l’hanno capito.

Professore, pare un po’ esagerato?
Le racconto una mia esperienza. Recentemente sono stato ad una Tavola rotonda con un direttore regionale del Miur. A un certo punto si parla di famiglia come valore da proteggere e valorizzare, che poi è quello che faccio nelle mie lezioni. Subito il direttore del Miur mi blocca: «Ma la famiglia che sta descrivendo è quella a cui pensa lei, non quella a cui si riferisce la Scuola».

E lei?
Gli ho semplicemente risposto che sono un insegnante di Religione Cattolica e che quindi l’alunno e la famiglia mi hanno scelto non per sapere quello che lo Stato pensa della famiglia. Nel Concordato è scritto che lo Stato offre la possibilità di avvalersi di questa disciplina perché in Italia, piaccia o no, tutto è impregnato di cristianesimo, e di cattolicesimo in particolare. Che l’alunno sappia qual è il valore della famiglia per la Chiesa cattolica (e perché) è esattamente il mio compito, il mio dovere di insegnante di Religione Cattolica. Continue reading

IO NON MI VACCINERO’ CONTRO IL CORONAVIRUS Con la vaccinazione anti-influenzale inoculiamo il virus della stagione precedente, ma siccome questo varia da una stagione all’altra non solo non seve a niente, ma peggiora la situazione, perché si indebolisce l’organismo

Oggi nessun decesso segnalato in Lombardia. La malattia è diventata curabile. Ci sono stati 50 morti in un giorno su una nazione di 60 milioni di abitanti passa, vale a dire meno di un morto per milione. Il governo è terrorizzato: rischia di perdere la motivazione per tenere in pugno nazione. Come ripetuto innumerevoli volte questo virus ha colpito molto anche a causa dei protocolli terapeutici sbagliati, che sbagliati sono rimasti fino a che alcuni medici contravvenendo alle incredibili e ascientifiche raccomandazioni del Ministro della Salute hanno fatto le autopsie necessari a comprendere la patogenesi, e quindi la cura. Ora gli ospedali sono vuoti. Ora le rianimazioni sono vuote. Con antinfiammatori, immunomodulatori, eparina, un po’ di chinino che non fa mai male come ai bei vecchi tempi, e il plasma la malattia è perfettamente gestibile. Non c’è nessun senso nel continuare a imbavagliare una nazione, nel costringerla fallire, nell’imbrigliarla in una serie di regolamenti pensati probabilmente da qualche nerd mai vissuto nel mondo vero, che hanno il solo scopo di uccidere di multe ogni tentativo di sopravvivenza. Continue reading

L’ANALISI Hong Kong, la Santa Sede si inchina al regime cinese

Clamoroso episodio all’Angelus di ieri: fatto saltare all’ultimo momento l’intervento che papa Francesco avrebbe dovuto riservare alla situazione di Hong Kong. Pressioni cinesi o autocensura, la cosa non cambia: la Santa Sede sta sacrificando la sua libertà e quella dei cattolici cinesi e hongkonghesi, in vista di una normalizzazione dei rapporti con Pechino. E infatti lo storico Giovagnoli (Comunità di Sant’Egidio, molto influente sul Papa) spiega su Avvenire quanto ha ragione la Cina nel reprimere le proteste pro-democrazia.

Era già abbastanza imbarazzante – per non dire peggio – che la Santa Sede non dicesse nulla su quanto da mesi sta accadendo a Hong Kong, ovviamente per non dispiacere a Pechino. Ma quello che è successo ieri all’Angelus va oltre qualsiasi limite.
Come solito ai giornalisti era stato distribuito in anticipo il testo dell’Angelus che il papa avrebbe recitato da lì a poco: conteneva un riferimento alla situazione di Hong Kong invitando al dialogo e ad evitare derive violente. Non certo un discorso memorabile, ma almeno il segno di un’attenzione.

Senonché, pochi minuti prima dell’Angelus, la Sala Stampa ha reso noto che il Papa non avrebbe letto quella parte su Hong Kong, che andava dunque annullata. Un fatto a dir poco sconcertante, riportato da Marco Tosatti nel suo blog, che, qualunque sia la ragione, testimonia di una sudditanza della Santa Sede nei confronti del governo e del Partito comunista cinese. A ulteriore riprova che l’accordo segreto tra Cina e Santa Sede sulle nomine episcopali, di cui a breve si dovrà discutere il rinnovo, si è abbondantemente ridotto a strumento di controllo del Partito comunista sulla Chiesa cattolica, un vero e proprio bavaglio per la Chiesa.

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TRE RIMEDI CONTRO IL DEMONIO La lotta che dobbiamo sostenere contro il demonio ci rafforza nella vita soprannaturale, anzi ci fa anche progredire

da I Tre Sentieri

Padre Adolphe Tanquerey nel ”Compendio di Teologia Ascetica e Mistica” elenca i consigli di Santa Teresa d’Avila per opporsi al Nemico.

PRIMO RIMEDIO: LA PREGHIERA UMILE E FIDUCIOSA
Il primo è una preghiera umile e fiduciosa, per trarre dalla nostra parte Dio e gli angeli suoi. Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Chi infatti può essere paragonato con Dio? “Quis ut Deus?”
Questa preghiera dev’essere umile; perché nulla v’è che metta più rapidamente in fuga l’Angelo ribelle, il quale, ribellatosi per orgoglio, non seppe mai praticare questa virtù: l’umiliarsi dinanzi a Dio, il riconoscersi impotenti a trionfare senza il suo aiuto, sconcerta i disegni dell’Angelo superbo. Dev’essere pure fiduciosa; perché, premendo alla gloria di Dio il nostro trionfo, possiamo avere piena fiducia nell’efficacia della sua grazia.
È bene pure invocare San Michele Arcangelo, che, avendo inflitto al demonio una splendida sconfitta, sarà lieto di coronare la sua vittoria in noi e per mezzo di noi. E volentieri lo asseconderà il nostro Angelo custode se confidiamo in lui. Ma non dimenticheremo di pregare specialmente la Vergine immacolata, che col piede verginale non cessa di schiacciare il capo al serpente ed è per il demonio più terribile di un esercito schierato in battaglia.

SECONDO RIMEDIO: I SACRAMENTI E I SACRAMENTALI
Il secondo mezzo è l’uso confidente dei sacramenti e dei sacramentali. La confessione, essendo un atto d’umiltà, mette in fuga il demonio; l’assoluzione che dona ci applica i meriti di Gesù Cristo e ci rende invulnerabili ai suoi dardi; la Santa Comunione, mettendo nel nostro cuore Colui che ha vinto Satana, ispira al demonio un vero terrore.
Gli stessi sacramenti, il segno della croce o le preghiere liturgiche fatte con spirito di fede in unione con la Chiesa, sono pure di prezioso aiuto. Santa Teresa raccomanda in particolare l’acqua benedetta, forse perché è molto umiliante per il demonio vedersi sbaragliato con un mezzo così semplice. Continue reading

A Messa col biglietto e la polizia ci darà il benvenuto

A Milano consigliano la polizia in chiesa per “dirigere” il traffico; a Firenze tracceranno i fedeli e a Venezia si dovranno prenotare i posti. Mentre a Mantova gli sposi devono igienizzarsi le mani prima delle promesse matrimoniali. In vista della riapertura di lunedì le diocesi si attrezzano, ma emerge una Chiesa patriottica impaurita, igienista, fobica, lontana dalle famiglie e dall’Eucarestia: il catalogo di detergenti di Sassari, a Imperia si risparmia sulle Messe, coi guanti buttati si sprecano i sacrilegi. E se non si trova posto? “Ritenta, sarai più fortunato”, dicono a Brescia. Il viaggio della Bussola tra le assurdità dei protocolli diocesani, dove emerge la solitudine del parroco al quale è scaricato tutto il peso della responsabilità legale.

«E domenica, tutti in seconda fila a Messa: vi ho preso i biglietti». Prepariamoci perché non è la trama di un romanzo distopico, ma la realtà che ci troveremo ad affrontare da lunedì 18 maggio, quando le chiese riapriranno per le messe cum populo. Dopo il protocollo siglato da Cei e Governo, già pesantamente limitativo della libertas Ecclesiae alla quale il Viminale ha sostanzialmente dettato le norme liturgiche, i vescovi hanno dovuto recepire il protocollo.

E – come era naturale – ci hanno messo del loro per “impreziosire” le disposizioni che già erano problematiche di loro.

Ne esce un quadro piuttosto variegato – e mesto – di una Chiesa che fa di tutto per non farsi beccare in castagna dalle autorità, super igienista, che non riflette sull’aspetto spirituale, impaurita di prendere multe e che per questo cerca di coprirsi le spalle il più possibile, anche inserendo disposizioni non richieste, ma che rendono l’idea di che cosa voglia dire l’idea di una Chiesa di Stato.

“SBIRRI” IN CHIESA

A cominciare dal recepimento della direttiva dell’ormai ministro del culto del Viminale Michele Di Bari, il quale il 13 maggio scorso ha disposto che in chiesa non entrino comunque più di 200 persone. Una decisione unilaterale – non concordata con la Cei – e univoca, cioè che vale sia per le chiese piccole che per la grandi basiliche.

Abituarsi dunque: il controllo dello Stato sarà presente e neanche tanto discreto. A Milano ad esempio, ma lo stesso vale anche per Lodi, gli “sbirri” potranno entrare in chiesa come se fosse una bisca clandestina, a controllare che tutto si svolga per il meglio. Sono gli stessi vescovi a suggerire ai parroci che per gestire gli ingressi contingentati possono avvalersi della collaborazione della Polizia municipale o della Protezione civile. Avremo così le forze dell’ordine in chiesa indicarci dove sederci e controllare se abbiamo con noi guanti e mascherina. Continue reading

IL CASO SILVIA ROMANO Quelli che «meglio musulmani che morti»

È sconcertante la reazione di Avvenire, Famiglia Cristiana, il cardinale Bassetti e il parroco per il ritorno di Silvia Romano in Italia. È considerato inevitabile convertirsi all’islam in certe condizioni, rinnegando così tutta la storia della Chiesa; e non si coglie la differenza tra essere vivi ed essere liberi. Silvia è tornata viva, ma schiava

Tra Famiglia Cristiana che la indica come modello per i ragazzi; il cardinale Bassetti che se la cava con un «è nostra figlia»; Avvenire che pensa che le reazioni negative di tante persone siano dovute al fatto che Silvia Romano è donna ed è andata in Africa; e il parroco che «è solo contento» se a mente fredda reputerà «l’islam la risposta corretta per la sua esistenza», c’è da essere più che perplessi per le reazioni di autorevoli voci del mondo cattolico, addirittura quelle ufficiali.

Non ci soffermiamo neanche sulla banalità della retorica terzomondista per cui chi decide di andare in Africa «ad aiutare i poveri» ha una superiorità morale a prescindere dal perché, dal come, dal dove e dal con chi. Né ci ripeteremo sull’immoralità del pagamento di un riscatto che in cambio di una vita ne sacrificherà molte altre. Non staremo neanche a sottolineare come il presidente dei vescovi italiani non abbia speso neanche una parola per una conversione forzata da parte di fondamentalisti islamici, un tasto evidentemente da non suonare nel clima attuale di “fraternità umana”. Continue reading

MAMMA DI SETTE FIGLI Lettera a Bassetti: «Ci avete abbandonati, non prendeteci in giro»

 

«Caro Bassetti, mia mamma e mio nipote sono disabili. Io e mio marito cerchiamo di trasmettere la fede ai nostri sette figli con lavoro perso e i soldi finiti. Solo Dio può sostenerci, ma voi pastori ci avere abbandonato: se foste arrabbiati, autorizzereste i parroci a dire Messa. Lo Stato non ha potere di proibirla. Quindi: o ci fate andare domani o siete complici che piangono per tenerci buoni».

La lettera di una madre ternana inviata al presidente della Cei e pubblicata dal Umbria On.

Sono una mamma di sette figli, nonna di cinque nipoti, figlia di una donna disabile gravissima alimentata artificialmente con peg (è affetta anche da Alzheimer, parkinson, epilessia con catetere a dimora e respirazione assistita 24 ore su 24) ed infine zia di un bambino di 13 anni affetto da trisonomia 21 grave a cui si è aggiunta una neoplasia maligna al cervello rarissima e inoperabile. Le chiedo o Dio c’è e da un senso a tutto ciò, oppure Dio non c’è e tutto diventa un fardello insopportabile, una condanna. Io credo che Dio c’è, Lui è il mio Signore e tutto diventa dono, benedizione e grazia. Continue reading

LE DISPOSIZIONI PER I FUNERALI Termometro e incenso: Cei sottomessa anche sulla liturgia

Alla Conferenza Episcopale Italiana non è bastato farsi prendere in giro dal Governo. Adesso si fa anche sottomettere sulla liturgia. Il Viminale impone anche tempi e riti dei funerali. E la Cei ricambia inserendo termoscanner in tutte le celebrazioni e proibendo l’ingresso a chi ha più di 37.5°, ignorando che la febbre non è sinonimo di Covid. La Chiesa non è più sovrana, non è più libera di esercitare il culto.

Alla Conferenza Episcopale Italiana non è bastato farsi prendere in giro dal Governo, allorché gli “esperti” – sempre loro – hanno ritenuto di dover negare una presunta autorizzazione a riprendere le Messe con la presenza del popolo. L’errore clamoroso reiterato per due mesi dalla CEI è stato quello di andare a chiedere l’autorizzazione al Governo per una cosa che non è affatto di competenza dello Stato. Poi, il comunicato piccato, che però nascondeva il peccato originale della posizione dei Vescovi italiani (vedi qui): quello di tirare in ballo la libertà di culto dei cittadini. Non che questo diritto non c’entri nulla, ma non era a questo livello che la CEI doveva giocare la partita.

Il Concordato del 1985, all’art. 1 afferma chiaramente che «la Repubblica italiana e la Santa Sede riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». L’articolo seguente specifica che «in particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica».

In altre parole, libera Chiesa e libero Stato; mentre invece l’atteggiamento della CEI si sbilancia drammaticamente verso il principio cavouriano “libera Chiesa in libero Stato”: il che significa semplicemente che la Chiesa è libera come l’uccellino nella gabbia. Questo sbilanciamento è pericolosissimo innanzitutto per la libertas Ecclesiae, prima ancora che per la libertà di culto.

«Niente Dio ama più in questo mondo della libertà della Chiesa»: così Sant’Anselmo di Aosta nell’epistola 235, indirizzata al re Baldovino. Ma non pare che sia questa la preoccupazione principale della CEI, visto l’ultimo clamoroso scivolone nelle sue relazioni con il Governo, che suona non solo come una calata di braghe, ma come l’accettazione del modello cinese di controllo dello Stato sulla Chiesa. Continue reading