L’ anniversario- Divorzio, la “conquista” che sfasciò famiglia e società

Non c’è nulla da festeggiare per i 50 anni della legge sul divorzio: ha costituito il primo passo della rivoluzione antropologica che stiamo tuttora vivendo. L’indissolubilità del matrimonio era la linea Maginot di quella società che era ancora in grado di mantenere e garantire una certa solidità. La profezia di Fanfani e gli utili idioti Dc grazie ai quali poi abbiamo avuto anche aborto, unioni gay e prossimamente anche legge sull’omotransfobia.

Poco prima del sorgere dell’alba dell’1 dicembre 1970, al termine di una tra le sedute notturne più lunghe nella storia del Parlamento italiano, l’allora presidente della Camera dei deputati, il socialista Sandro Pertini, annunciò l’approvazione definitiva della contrastata proposta di legge “Fortuna-Baslini” (dal nome dei due deputati che l’avevano promossa), la quale prevedeva l’introduzione dell’istituto del divorzio in Italia. Esattamente cinquant’anni fa la Legge 1 dicembre 1970, n.898, legalizzava lo scioglimento del matrimonio.

In realtà, quell’evento costituì il primo passo della rivoluzione antropologica che stiamo tuttora vivendo. L’indissolubilità del matrimonio, infatti, rappresentava la linea Maginot di quella società che era ancora in grado di mantenere e garantire una certa solidità. Prima di ridursi nell’attuale forma liquida ben descritta da Zygmunt Bauman. Continue reading

CLAMOROSO ERRORE Manca un traduttore al Corriere, ma c’è Paglia

Sul presunto stop alle Messe di Natale chiesto dalla Commissione Europea clamoroso abbaglio del Corriere della Sera: un errore di traduzione trasforma il divieto di “raduni di massa” in divieto di “celebrare le messe”. Era tanto il desiderio di vedere vietate le messe che hanno preso fischi per fiaschi. E per finire ci hanno anche messo un’intervista a monsignor Paglia che ci spiega Gesù in lockdown.

La sera del 30 novembre siamo rimasti molto colpiti quando sul sito del Corriere della Sera è apparsa alle 19.47 la notizia che la Commissione Europea chiedeva lo stop alle Messe natalizie. Per quanto fosse una raccomandazione (valutare di «non permettere la celebrazione delle messe») la gravità della cosa non può sfuggire. Infatti, a seguire altri hanno rilanciato la notizia e noi stessi l’1 dicembre ne abbiamo dato conto nell’articolo in Primo Piano. Quella pubblicata dal Corriere era un’anticipazione del documento poi uscito ieri pomeriggio, “Staying safe…”, 15 pagine di linee guida per mettersi al riparo dal Covid in questo periodo invernale.

Ma nel testo reso pubblico ieri – sorpresa – quella frase sulle Messe non c’è più. C’è invece l’altra parte citata nell’anticipazione del Corriere, ovvero un’indicazione più generale sulle cerimonie religiose, per le quali vanno evitati assembramenti e favorite in streaming, Tv e radio, con proibizione in ogni caso dei canti comunitari (basta canti natalizi, insomma). Continue reading

LIBERTÀ RELIGIOSA Attacco alle Messe di Natale, ora arriva dall’Unione Europea

Le linee guida anti-Covid della Commissione Europea chiederanno agli Stati membri di proibire le Messe di Natale o comunque di celebrarle con un numero minimo di fedeli. Una ingerenza sempre più pesante, avallata finora anche dalla CEI, anche se qualche vescovo – vedi mons. Camisasca – avverte la minaccia alla libertà religiosa. Ma ora si guarda alla risposta da papa Francesco, finora in aperto sostegno dei governi che impongono i lockdown. E i cui interventi sono usati negli Stati Uniti da Jeffrey Sachs – da anni tra i principali consiglieri di Santa Marta – per sostenere la chiusura delle chiese.

Ed eccoci arrivati al «Ce lo chiede l’Europa». Ora è infatti la Commissione Europea a raccomandare a tutti gli Stati membri della UE di non far celebrare le Messe di Natale. Non solo la discussa Messa di mezzanotte, ma proprio tutte le Messe di Natale. È quanto anticipato ieri in una bozza circolata a Bruxelles del documento che verrà ufficialmente presentato domani 2 dicembre e che rappresenta le linee guida per gestire Natale e Capodanno in modo da minimizzare i rischi di contagio del Covid.

“Stay Safe Strategy” (Strategia per stare sicuri) si chiama il documento e, secondo quanto diffuso ieri sera, c’è la raccomandazione agli Stati di valutare di «non permettere la celebrazione delle messe». E in ogni caso si chiede di «considerare di evitare cerimonie religiose con grossi assembramenti, sostituendole con iniziative online, in tv o alla radio». Nel caso i governi insistessero a consentire la celebrazione delle Messe con popolo, dovranno essere garantiti posti in cui le famiglie possano isolarsi, distanziate dalle altre persone, e comunque dovranno essere proibiti i canti. Continue reading

IL CORONAVIRUS HA SEPPELLITO DEFINITIVAMENTE LA CREDIBILITA’ DELL’OMS L’Organizzazione mondiale della sanità diffonde aborto e propaganda gay, nasconde i dati scomodi sui farmaci e sul Covid ha collezionato ritardi, errori e indecisioni

L’Organizzazione mondiale della sanità (World Health Organization – Who) è stata fondata il 7 aprile del 1948. Con sede a Ginevra, ha circa 7000 collaboratori di oltre 150 Paesi e conta 194 Stati membri. Dal 2017, il suo direttore generale è l’ex ministro della sanità e degli esteri etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus. Sul sito istituzionale leggiamo che «L’Oms lavora in tutto il mondo per promuovere la salute, mantenere il mondo un luogo sicuro e servire i più vulnerabili». Un obiettivo certamente nobile e lodevole. Tuttavia quest’anno non si sono contate le critiche all’Oms riguardo alla gestione della pandemia Covid.
Dai tamponi all’uso delle mascherine, fino al dietrofront sugli asintomatici come portatori di infezione da coronavirus, l’Oms ha collezionato ritardi, errori circa le norme di comportamento, indecisioni e indicazioni vaghe e contraddittorie che hanno condizionato l’evolversi dell’emergenza sanitaria, con le autorità sanitarie italiane che si sono affidate totalmente ai dettami della stessa. L’Ente ci ha abituati a notevoli scivoloni nella comunicazione: partendo da quel 28 gennaio quando il direttore Ghebreyesus elogiò apertamente il governo cinese nonostante non avesse ancora fatto neanche un’ispezione in Cina. L’Oms farà la sua prima missione sul campo solo 18 giorni dopo, a febbraio, quando il disastro era già avvenuto. Ha quindi dichiarato la pandemia solo l’11 marzo, quando ormai vi erano già più di 100mila casi in tutto il mondo con oltre 4mila morti sparsi in più di cento Paesi, mentre in Italia si contavano già 827 morti e 12 mila positivi. E se il vice premier nipponico Taro Aso l’ha ribattezzata con sarcasmo “Organizzazione cinese della sanità”, il Wall Street Journal ha preferito l’epiteto “Disinformazione mondiale della sanità sul Coronavirus”. Continue reading

MODIFICA DISCUTIBILE Il Padre Nostro: eppure Dio non abbandona mai

La nuova versione del Padre Nostro sarà ufficialmente introdotta domani, prima domenica di Avvento. Il verbo cambiato è una scelta interpretativa, ma non corrisponde al testo originario. Al più, si poteva cambiare la parola “tentazione” con “prova”, uno dei significati del termine peirasmòs. Perché quello che si chiede a Dio è di risparmiarci da una prova troppo grande. Invece, “non abbandonarci” è una traduzione infelice.

Nel Padre Nostro, la preghiera insegnata da Gesù, l’invocazione rivolta a Dio «non indurci in tentazione» è modificata con la traduzione «non abbandonarci alla tentazione». Si dice che sia più appropriata. La nuova versione sarà ufficialmente introdotta la prima domenica di Avvento, il 29 novembre. Questa traduzione, dunque, viene ritenuta maggiormente fedele sia alle intenzioni che Gesù voleva esprimere sia al testo originale greco. Il termine “indurre”, dal latino inducere, suggerirebbe al fedele che Dio voglia spingerlo a cadere in tentazione. Superfluo precisare che i vescovi italiani hanno risposto alle indicazioni di papa Francesco, il quale in più occasioni aveva manifestato il proprio pensiero su questo passo.

La richiesta rivolta al Padre Nostro di «non indurci in tentazione», pertanto, sarebbe dissonante rispetto al Dio amorevole di Gesù, facendolo apparire un tentatore. Al contrario, l’espressione: «Non abbandonarci alla tentazione», salverebbe Dio, restituendogli – dopo duemila anni – il suo volto paterno e misericordioso, sempre pronto a soccorrerci e a liberarci dalle tentazioni. Continue reading

LA POLEMICA Messa di Natale, il problema è chi decide l’orario

L’orario non è un problema, l’importante è avere la Messa, ci dicono alcuni lettori. Ma quello che noi diciamo è che il problema non è l’orario in sé, ma chi lo decide, e perché. E tacere o assecondare il dispotismo dello Stato è una pessima idea. 

Vogliamo davvero metterci a fare una polemica sull’orario della Messa di Natale? Così alcuni lettori ci scrivono dopo i servizi pubblicati ieri (qui e qui) sulla questione del coprifuoco alle 22 anche per la notte di Natale, con relativo anticipo forzato delle veglie. Ci fa notare ad esempio un prete che anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano anticipato la classica messa di mezzanotte, e per motivi pastorali tanti preti già lo fanno da molti anni. L’importante è poter celebrare la messa con il popolo, continua il nostro amico: «Oltretutto, prima della Riforma liturgica ultima, il sacerdote celebrava di seguito, senza interruzione, le tre Messe di Natale, a prescindere dall’orario. Nel Messale di Paolo VI si raccomanda di distinguere le tre celebrazioni e di farle coincidere il più possibile con l’indicazione temporale, ma non c’è un’indicazione stringente di un orario».

Tutto vero, ma chi pone queste obiezioni a quanto abbiamo scritto, credo non abbia compreso il punto centrale della questione: il problema non è l’orario della messa in sé, ma chi lo decide. E perché. Da una parte, il dibattito che si è creato ci ha spinto a riprendere il perché della Messa di mezzanotte a Natale, riscoprendone le origini storiche e bibliche, cosa ormai che anche molti pastori ignorano. Quindi l’orario non è proprio indifferente.
È vero però che legittimamente molti parroci per motivi pastorali già da tempo anticipano l’orario della veglia: sia perché devono coprire più parrocchie, sia per facilitare la presenza di persone anziane e famiglie con bambini. Ma in questi casi sono appunto i sacerdoti o i vescovi a decidere esercitando il proprio legittimo potere. Con una piccola chiosa: il vice-presidente della CEI, monsignor Antonino Raspanti, in una intervista alla Stampa ha ribadito la stessa noncuranza del coprifuoco affermando che tanto già i Papi e tanti preti lo anticipavano già prima: «chi alle 22, chi alle 21.30, chi alle 21». Giusto, ma tutti costoro sarebbero già in violazione del coprifuoco; per starci dentro è richiesto un ben altro anticipo dell’ora. Quindi la novità c’è, eccome.In ogni caso è un’altra cosa, ed è inaccettabile, se a decidere l’orario della messa è lo Stato; a maggior ragione se il motivo è assurdo. Dovrebbe indignare sentire un qualsiasi membro del governo liquidare la faccenda con battute sull’ora di nascita di Gesù. Si dirà che sono sottigliezze, che alla fine l’importante è che si possa andare a Messa, qualsiasi sia l’ora.

Noi invece crediamo proprio di no: c’è in ballo la libertà religiosa, anzi meglio: la libertà della Chiesa. Libertà che non è il diritto di fare ciò che si vuole in nome della religione. Ma riconoscere anzitutto la dignità della persona umana che trascende la pura materialità e quale, dice la Dignitatis humanae, «l’hanno fatta conoscere la parola di Dio rivelata e la stessa ragione». Come ha detto il vescovo Massimo Camisasca (lo abbiamo riportato ieri) «la fede, mai come in questo tempo, è un fatto sociale. In questo tempo abbiamo bisogno di speranza e la fede per molta parte del nostro popolo alimenta la speranza, dona le energie per combattere, sostiene nei momenti difficili».

Allo Stato è chiesto di riconoscere questa realtà. E riconoscere che la Chiesa cattolica ha per questo un ruolo fondamentale che lo Stato deve garantire. Dice il Concordato, recepito dall’articolo 7 della Costituzione, che «la Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica» (art. 2).

Come abbiamo più volte rilevato, purtroppo la Chiesa italiana ha rinunciato al suo ruolo già lo scorso febbraio, lasciando allo Stato il potere di decidere come esercitare il culto, in nome di una concezione distorta di bene comune. Questo peccato originale lo paghiamo anche oggi e lo pagheremo ancor più caro in futuro se non ci si sveglia. “L’importante è che ci lascino andare a messa” è un minimalismo comprensibile dopo mesi passati in bilico, ma evita di affrontare il nodo cruciale e apre le porte a un progressivo e sistematico restringimento della libertà della Chiesa.

Questo per quanto riguarda chi deve decidere l’orario delle messe. Ma c’è anche il perché.
Il problema sarebbero le norme per evitare il contagio del virus e quindi la Chiesa, per tutelare la salute delle persone, si dovrebbe attenere alle norme generali senza chiedere deroghe. Al proposito però si deve dire che già è assurdo il coprifuoco alle 22, quando tutti i locali sono chiusi. Dove vuoi che si assembrino le persone, oltretutto in inverno? Ma è ancora più assurdo, in nome di questa norma irrazionale, proibire che le messe vadano oltre le 22.

Se davvero il problema fosse il rischio di assembramento, paradossalmente il governo dovrebbe obbligare la messa a mezzanotte e oltre: il motivo per cui già tanti parroci la anticipano è proprio per favorire una maggiore presenza, per cui ritardare la Messa sarebbe la garanzia di avere meno persone in giro e quindi meno rischi di contagio. Se davvero il problema fosse il rischio di contagio provocato dagli assembramenti non sarebbero consentite manifestazioni come quelle di Napoli per Maradona o di Roma per l’apertura di un centro commerciale. C’è un evidente contrasto tra le clamorose violazioni delle regole che le autorità accettano senza colpo ferire, e la rigorosità esercitata nei confronti dei cattolici che vanno a messa. Un contrasto che rende tutte la vicenda Covid più vicina alla farsa che al dramma.

Nel caso che stiamo trattando evidentemente il problema non è il bene comune, ma ancora una volta è la volontà del governo di affermare il suo dispotismo nei confronti della Chiesa. Tacere o accontentarsi di un guinzaglio un po’ più lungo è una pessima idea.

Riccardo Cascioli in La NBQ

 

 

 

 

COME FIDARSI DI UN GOVERNO CHE DA’ LA CACCIA AI SANI INVECE DI CURARE I MALATI? Curare subito a casa coloro che hanno i primi sintomi eviterebbe ricoveri, collasso di ospedali e morti (perché abbiamo medicine efficaci, ma non

“Non si capisce dove stiamo andando”, ha dichiarato ieri Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, dopo l’ennesimo Dpcm di Conte. È l’impressione generale. E i costi di questa deriva sono altissimi. Le sole cose certe, concrete e utili che si dovrebbero fare, non si fanno. Sono in particolare due.
Primo: curare subito a casa (invece di abbandonarli alla sorte) coloro che hanno primi sintomi non gravi di Covid con i farmaci efficaci (che ci sono) sulla base di un protocollo nazionale: queste cure precoci – dicono gli specialisti – scongiurerebbero aggravamenti, ricoveri, collasso di ospedali e pure morti.
Secondo: predisporre un numero di letti adeguato nelle terapie intensive e nuove strutture con nuovo personale (cosa che non è stata fatta in cinque mesi: se ne parla ora).
Sul primo punto, in queste ore, è stato il governatore veneto Zaia a intervenire decisamente: “chiedo che a livello nazionale si stabiliscano protocolli di cura efficienti per la terapia domiciliare nei primi giorni perché sono quelli che ci evitano i ricoveri. E non parlo solo di cortisone” ha aggiunto “ma di altri principi attivi che hanno funzionato e che sono stati messi in discussione”. Continue reading

Fratelli, ma non tutti

 

L’idea di una fratellanza universale, veicolata dalla modernità e confluita anche nell’ultima enciclica di papa Francesco, più che un sogno è una menzogna, che non ha alcun reale fondamento né nell’ordine naturale né in quello soprannaturale. Nell’ordine naturale non vi è chi non veda che, dopo la caduta originale, l’inclinazione dell’uomo è più verso il male che verso il bene, se si considera che il primo discendente dei nostri progenitori fu molto emblematicamente un fratricida. L’ordine soprannaturale ha instaurato – con la redenzione – il regno della grazia e della carità, ma non in modo univoco e forzato, dunque non universale, ma a seconda dell’accoglienza che ciascuna anima fa a quella grazia, che pure è offerta a tutti. Se il Sangue del Redentore è stato versato per tutti, non gioverà a tutti, poiché non tutti vorranno liberamente giovarsene.
Ma al di là delle speculazioni sulla teologia della grazia, basta sfogliare il Vangelo per comprendere come l’idea di una fratellanza universale sia sconosciuta al testo sacro. In nessuna pagina, in nessuna parabola, in nessun versetto troviamo espressa l’idea di una fraternità universale, che è piuttosto contraria all’insegnamento evangelico. La fraternità universale non è di questa terra e non è un valore cristiano. L’«amatevi gli uni gli altri» di Gv 13,34 non è un generico invito al volersi bene, come la modernità lo intende, ma alla carità soprannaturale, che ha il suo fondamento nella grazia e nella verità.

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Così gli angeli proteggono i corpi di defunti in fama di santità

Bagliori, luci strane, particolari prodigi si sono manifestati vicino ai cadaveri, per evitarne la profanazione. Numerosi testimoni hanno assistito a questi episodi
Una missione degli angeli presso i corpi dei defunti consiste nel sottrarre il corpo d’un santo personaggio – sovente un martire – alla profanazione.

1) I corpi dei defunti abbandonati sul Danubio
E’ quello che accadde per il francescano Ladislao Tomaso Da Foligno ed i suoi compagni, martirizzati nel 1369 a Widdim, in Bulgaria. Al di sopra dei loro corpi lasciati vicino al Danubio, un chiarore accompagnato da intermittenze di canti celesti sussistette fino a che si furono inumati i loro resti.

2) Le luci che seguirono il martirio dei francescani
Dopo il martirio del francescano Friedrich Bachstein e dei suoi tredici compagni, messi a morte a Praga dagli ussiti nel 1611, gli spiriti celesti fecero sentire i loro canti al di sopra dei loro cadaveri. Gli angeli agirono nella cappella dove erano inumati i corpi dei defunti. Mentre il coro cantava, si videro tra l’oscurità della luci misteriose. E una fiamma abbagliante si mostrò nel campanile.

3) I bagliori nelle stanze della morte
Gli eventi che seguirono la morte del sacerdote Marc Kruzeckavin e di due gesuiti, uccisi dagli ussiti cechi il 7 settembre 1619, si ripeterono durante una quindicina d’anni, fino a che la contessa Forgach ebbe ottenuto per essi una sepoltura decente nella chiesa di Hennek. Più d’una volta, si vide una viva luce risplendere nelle stanze dove essi erano stati uccisi. Talvolta, dei canti melodiosi accompagnavano quel chiarore celeste, che si attribuì agli angeli. Continue reading

Silvana De Mari nell’articolo seguente dal titolo “Covid 19, come non ammalarsi e come guarire, perché sia Covid 19, non Covid 1984” impartisce buoni consigli per evitare e curare le epidemie in generale. Ecco l’articolo completo pubblicato sul blog di Silvana De Mari l’11 ottobre 2020:

Buoni consigli per evitare epidemie: arriva l’autunno e con l’approssimarsi dell’inverno, come tutti gli anni, arriveranno i virus parainfluenzali (come i Coronavirus 19-20-21…) ed influenzali.
Con essi arriveranno raffreddori, tracheiti, tracheobronchiiti, broncopolmoniti e purtroppo anche polmoniti interstiziali, tipiche dei virus da sempre, e spesso misconosciute.
Le seguenti raccomandazioni per evitare aggravamenti inutili ed errori come lo scorso inverno:
1) se febbre, mantenere inferiore ai 38,5 gradi C, con FANS che vuol dire antinfiammatori (e non con tachipirina che non ha azione antinfiammatoria, perché il covid uccide con l’infiammazione!) per 3 giorni consecutivi in modo da bloccare l’infiammazione (opzioni alternative: cebion, okitask 40 mg 2/3 volte al giorno; Brufen 600 mg/die, Dicloreum 150 mg/die, Moment 100 mg 2 volte/die, Momendol 220 Mg 3 volte al giorno, Aulin 100 mg 1/2 volte die…) NECESSARIO UN GASTROPROTETTORE  Continue reading