Patriarca Kirill: le “nozze” gay “come apartheid o leggi naziste”

Parola del patriarca di Mosca e tutte le Russie, capo della Chiesa ortodossa russa, Kirill: “Quello che sta accadendo dei paesi occidentali è che, per la prima volta nella storia umana, la legislazione va contro la natura morale degli esseri umani. Non è la stessa cosa, certo, ma in qualche modo possiamo paragonarlo all’apartheid in Sudafrica o alle leggi naziste: erano frutto di un’ideologia e non parte della natura morale. La Chiesa non potrà mai approvarlo”.    Continue reading

C’è un giudice a Milano. Negata la stepchild adoption

E finalmente venne il giorno in cui un Tribunale, dicasi uno, non ha acconsentito all’adozione di un minore da parte di una coppia gay.

I fatti sono questi. Due donne omosessuali conviventi hanno avuto, ciascuno di essa, un figlio tramite fecondazione artificiale eterologa. Il padre biologico è il medesimo. Successivamente si sono unite civilmente. Le due donne hanno chiesto l’adozione incrociata dei rispetti figli biologici. Dunque la donna A ha chiesto la stepchild adoption per il figlio della propria compagna e così anche la donna B.

Il Tribunale di Milano ha respinto la richiesta, nonostante nel recente passato molte altre sentenze dei tribunali minori e la stessa Cassazione in casi identici abbiano invece dato semaforo verde. La coppia richiedeva l’adozione puntellandosi a due dati normativi. Il primo: le due donne sono unite civilmente e la legge sulle unioni civili prevede che le disposizioni di legge riguardanti il matrimonio e quelle che interessano i coniugi siano applicate anche agli uniti civili. Quindi dato che un coniuge può adottare il figlio naturale o adottato dell’altro coniuge, l’equivalenza unito civilmente /uguale/ coniuge avrebbe portato alla conclusione che anche un unito civilmente avrebbe potuto adottare.     Continue reading

La Regione Liguria apre uno sportello anti-gender

Dopo la Lombardia anche la Liguria avrà il suo sportello anti-gender. Ad annunciarlo è stato il promotore dell’iniziativa il capogruppo di Fratelli d’Italia Matteo Rosso:

“Con la creazione di uno sportello dedicato alle problematiche delle famiglie, alle loro denunce delle situazioni di disagio legate alla diffusione delle droghe, dell’alcol, purtroppo in forte crescita tra i giovanissimi, e della prevenzione dell’eventuale diffusione delle teorie gender nei piani formativi scolastici, daremo un importante segno di vicinanza alle famiglie e aggiungeremo un servizio, che a oggi mancava, in ambito educativo e sociale”.

“Come già la Lombardia, la Liguria, a costo zero, avrà uno sportello regionale, con numero verde gratuito e una casella mail, per le segnalazioni e le denunce delle famiglie su tematiche delicate e di stretta attualità come il bullismo, il razzismo, le violenze fisiche e psicologiche, i pericoli delle droghe e alcol, ma anche sull’eventuale proselitismo di teorie gender, da parte di soggetti preposti alla formazione dei ragazzi. Purtroppo, nonostante la minoranza in Regione continui a negarlo, si sono già verificati episodi in città come Padova o Treviso dove, a scuola, all’insaputa dei genitori, i bambini sono stati obbligati dagli insegnanti a vestirsi da maschi se femmine e da femmine se maschi. Con lo sportello delle famiglie, vogliamo prevenire queste situazioni”.
L’iniziativa ha fatto ovviamente sobbalzare le organizzazione LGBT del territorio abituate evidentemente a diffondere le loro teorie senza alcun contraddittorio. I Comitati Arcigay della Liguria – Genova, Savona e Imperia – hanno infatti subito diramato una nota per esprimere il loro

“massimo disappunto per un atto che intende armare una lotta contro un fenomeno fantasma, cioè qualcosa che non esiste. La propaganda “anti gender” non ha vittime né carnefici, è una strategia che ha il solo scopo di denigrare il lavoro quotidiano di associazioni che portano nelle scuole la lotta al bullismo e alle discriminazioni”.

Secondo l’Arcigay le risorse economiche sono ben impiegate solamente quando vanno a foraggiare i programmi di “educazione” all’indifferenza sessuale e alla “genderfluidità”:

“Non è ammissibile che la Regione spenda risorse pubbliche per corrispondere alla strategia di consenso delle destre e di chi su questi fantasmi costruisce carriere politiche. È auspicabile che l’ente dia corso a ciò che è legge, e perciò è esigibile dalla comunità, piuttosto che mettersi al servizio della propaganda. Per questo quanto prima manifesteremo pubblicamente il nostro sdegno e invitiamo ad unirsi a noi le forze e le associazioni della Liguria a sostegno del nostro lavoro”.

“È incredibile – prosegue Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – come in tempi di grandi difficoltà finanziare per gli enti locali e di emergenze reali, alcune politiche, oggi in Liguria e mesi fa in Lombardia, decidano di impegnare gli sforzi delle istituzioni in un’operazione ignobile: la propaganda antigender è infatti come quei venditori di fumo, che per vendere i propri rimedi truffaldini devono prima convincere le proprie vittime di avere il problema a cui quel rimedio porterebbe soluzione”.

Di incredibile, riprendendo le esternazioni stupefatte di Piazzoni, c’è solamente che i sostenitori del gender neghino la realtà dei fatti, pretendendo di imporre il loro folle diktat senza discussione alcuna e all’insaputa delle famiglie. Il “gender”, lungi da essere una “truffa culturale” come vorrebbero farci credere, esiste eccome. Il “gender” è, ad esempio, promuovere programmi “educativi” scolastici che esortano gli adolescenti ad essere ciò che vogliono essere “orientando” liberamente la propria sessualità al di là delle propria natura maschile e femminile. Per questo ben vengono gli sportelli anti-gender !

Redazione Osservatorio Gender

I vescovi italiani non hanno dubbi: gli attivisti gay entrano nei piani pastorali

Se sulla esortazione apostolica Amoris Laetitia quattro cardinali hanno espresso cinque “Dubia” (dubbi), vale a dire delle domande di chiarimento che vanno al cuore della fede cattolica, chi non ha assolutamente dubbi è la CEI, la Conferenza episcopale italiana. Lo scorso fine settimana ha radunato ad Assisi oltre 500 responsabili diocesani di pastorale familiare per riflettere sulla Amoris Laetitia e individuare le linee pastorali in materia. In realtà per i convenuti c’era ben poco da riflettere, solo prendere atto di ciò che i responsabili Cei avevano già deciso. E dietro tanti discorsi fumosi – così almeno appaiono dal resoconto della tre giorni pubblicato ieri da Avvenire – è chiaro che gli obiettivi sono due, i soliti: comunione ai divorziati risposati e promozione dell’omosessualità.     Continue reading

LA PERSECUZIONE INFINITA

La Fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre ha presentato nella sede della Stampa estera la XIII edizione del Rapporto sulla libertà religiosa. Un dossier da cui emerge un quadro globale sempre più drammatico, non solo per i cristiani.
Il perché lo abbiamo chiesto al direttore di Acs Italia, Alessandro Monteduro.

“Per anni abbiamo avuto la percezione che la persecuzione religiosa fosse figlia di un’azione riconducibile allo Stato. Quanto avvenuto nel XX Secolo, con l’ateismo di stato, è lì a dimostrarlo. Oggi quello che accade in Corea del Nord è diretta conseguenza di quel pensiero politico: è lì che registriamo la situazione peggiore, non è tollerato alcun gruppo che non adori la famiglia “regnante”. Registriamo uccisioni, detenzioni, lavori forzati, anche se non abbiamo dati ufficiali. Possiamo raccontare alcuni episodi come quello di un reverendo condannato ai lavori forzati a vita perché accusato di sovversione per aver esercitato il suo ministero o quello di una donna condannata a morte con l’accusa di aver diffuso alcune Bibbie. Ma la novità (che non è uno scoop ma il racconto di quello che è accaduto nell’ultimo biennio in quei 23 Paesi nei quali e ai quali c’è maggior attenzione perché teatro delle persecuzioni più feroci) è che in 12 di questi Paesi la violenza contro le minoranze religiose è messa in atto da organizzazioni fondamentaliste iper-estremiste o ultra-radicali”.      Continue reading

Cardinale Burke: un atto di correzione al Papa è possibile

In un’intervista ad Edward Pentin sul National Catholic Register, il cardinale Raymond Burke ha dichiarato: «In quanto cardinali abbiamo ritenuto di assumere la responsabilità di chiedere una chiarificazione, relativa a tali questioni, per porre fine a quel diffondersi di confusione che sta attualmente inducendo la gente in errore. Dovunque vado lo sento. Tutti sono divisi: i preti l’uno con l’altro, i preti dai vescovi, i vescovi tra di loro. Nella Chiesa si è stabilita una tremenda divisione e questa non è la strada che la Chiesa deve seguire. E’ per questo che ci attestiamo sulle fondamentali questioni morali che ci uniscono».     Continue reading

Ripercussioni dell’appello dei quattro cardinali

I grandi giornali lo ignorano, ma l’avvenimento è storico. L’esortazione apostolica Amoris laetitia di papa Francesco è stata pubblicamente messa in questione da quattro autorevoli cardinali: Walter Brandmüller, presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche; Raymond Leo Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta; Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna, e Joachim Meisner, arcivescovo emerito di Colonia.

Lo scorso 19 settembre i quattro cardinali hanno presentato alla Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta dal cardinale Gerhard Müller, un ricorso formulato secondo la modalità classica dei dubia, in modo tale da esigere una risposta positiva o negativa, conformemente al linguaggio evangelico: « Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno » (Mt 5, 37).    Continue reading

La gravidanza è una malattia? E Il bambino un problema.

La domanda potrebbe apparire retorica, ma questo è quanto viene da pensare nel leggere le nuove raccomandazioni dell’OMS in materia di gestazione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha infatti appena pubblicato un documento nel quale si sostiene la necessità di raddoppiare le visite cui la gestante deve sottoporsi nel corso dei nove mesi di gravidanza: non più quattro, bensì ben otto. Praticamente una visita al mese, su per giù.      Continue reading

Sportello LGBT all’Università di Bologna

L’Università di Bologna si doterà entro un anno di uno sportello LGBT, uno spazio informativo destinato a gay, lesbiche, bisex, transessuali, queer, etc. E’ la terza università, dopo quella di Napoli e Cagliari, ad istituire un servizio simile.

Elena Luppi, delegata alle Pari opportunità dell’Alma Mater spiega: «Inizieremo su Bologna e auspicabilmente lo allargheremo agli altri campus di Ateneo della regione. Progetto Prisma e Arcigay ci hanno presentato la richiesta di recente, dopo l’estate. Per questo abbiamo attivato subito un gruppo di studenti e personale tecnico-amministrativo che ci sta aiutando a dare forma adeguata al progetto da portare agli organi di Ateneo».

E così prosegue il progetto di omosessualizzazione dell’ateneo che qualche mese fa lanciò l’idea del doppio libretto trans, già presente in altri atenei di Italia. Perché, volendo tutelare le minoranze, l’università non istituisce anche uno sportello cattolico per gli studenti cattolici?

L’Osservatorio sul Gender de LaNuovaBQ

Nodi irrisolti di “Amoris laetitia” – Un appello

Quattro cardinali hanno inviato, il 19 settembre, a papa Francesco e al cardinale Gerhard Müller, prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede, una serie di questioni, nella forma canonica dei “dubia”, relative all’Esortazione Apostlica Amoris Laetitia.
Riportiamo il testo integrale, firmato dai cardinali Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna, Raymond Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, Walter Brandmüller, presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche
L’appello non ha ancora ricevuto risposta.

Fare chiarezza.

Nodi irrisolti di “Amoris laetitia” – Un appello

1. Una premessa necessaria

L’invio della lettera al Santo Padre Francesco da parte di quattro cardinali nasce da una profonda preoccupazione pastorale.
Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione, in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa. Abbiamo notato che anche all’interno del collegio episcopale si danno interpretazioni contrastanti del capitolo ottavo di “Amoris laetitia”.
La grande Tradizione della Chiesa ci insegna che la via d’uscita da situazioni come questa è il ricorso al Santo Padre, chiedendo alla Sede Apostolica di risolvere quei dubbi che sono la causa di smarrimento e confusione.
Il nostro è dunque un atto di giustizia e di carità.

Di giustizia: colla nostra iniziativa professiamo che il ministero petrino è il ministero dell’unità, e che a Pietro, al Papa, compete il servizio di confermare nella fede.

Di carità: vogliamo aiutare il Papa a prevenire nella Chiesa divisioni e contrapposizioni, chiedendogli di dissipare ogni ambiguità.

Abbiamo anche compiuto un preciso dovere. Secondo il Codice di diritto canonico (cann. 349) è affidato ai cardinali, anche singolarmente presi, il compito di aiutare il Papa nella cura della Chiesa universale.

Il Santo Padre ha deciso di non rispondere. Abbiamo interpretato questa sua sovrana decisione come un invito a continuare la riflessione e la discussione, pacata e rispettosa.

E pertanto informiamo della nostra iniziativa l’intero popolo di Dio, offrendo tutta la documentazione.

Vogliamo sperare che nessuno interpreti il fatto secondo lo schema “progressisti-conservatori”: sarebbe totalmente fuori strada. Siamo profondamente preoccupati del vero bene delle anime, suprema legge della Chiesa, e non di far progredire nella Chiesa una qualche forma di politica.

Vogliamo sperare che nessuno ci giudichi, ingiustamente, avversari del Santo Padre e gente priva di misericordia. Ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo nasce dalla profonda affezione collegiale che ci unisce al Papa, e dall’appassionata preoccupazione per il bene dei fedeli.

Card. Walter Brandmüller

Card. Raymond L. Burke

Card. Carlo Caffarra

Card. Joachim Meisner

2. La lettera dei quattro cardinali al papa

Al Santo Padre Francesco

e per conoscenza a Sua Eminenza il Cardinale Gerhard L. Müller

Beatissimo Padre,

a seguito della pubblicazione della Vostra Esortazione Apostolica “Amoris laetitia” sono state proposte da parte di teologi e studiosi interpretazioni non solo divergenti, ma anche contrastanti, soprattutto in merito al cap. VIII. Inoltre i mezzi di comunicazione hanno enfatizzato questa diatriba, provocando in tal modo incertezza, confusione e smarrimento tra molti fedeli.

Per questo, a noi sottoscritti ma anche a molti Vescovi e Presbiteri, sono pervenute numerose richieste da parte di fedeli di vari ceti sociali sulla corretta interpretazione da dare al cap. VIII dell’Esortazione.
Ora, spinti in coscienza dalla nostra responsabilità pastorale e desiderando mettere sempre più in atto quella sinodalità alla quale Vostra Santità ci esorta, con profondo rispetto, ci permettiamo di chiedere a Lei, Santo Padre, quale supremo Maestro della fede chiamato dal Risorto a confermare i suoi fratelli nella fede, di dirimere le incertezze e fare chiarezza, dando benevolmente risposta ai “Dubia” che ci permettiamo allegare alla presente.

Voglia la Santità Vostra benedirci, mentre Le promettiamo un ricordo costante nella preghiera.

Card. Walter Brandmüller

Card. Raymond L. Burke

Card. Carlo Caffarra

Card. Joachim Meisner

Roma, 19 settembre 2016

3. I “Dubia”

1. Si chiede se, a seguito di quanto affermato in “Amoris laetitia” nn. 300-305, sia divenuto ora possibile concedere l’assoluzione nel sacramento della Penitenza e quindi ammettere alla Santa Eucaristia una persona che, essendo legata da vincolo matrimoniale valido, convive “more uxorio” con un’altra, senza che siano adempiute le condizioni previste da “Familiaris consortio” n. 84 e poi ribadite da “Reconciliatio et paenitentia” n. 34 e da “Sacramentum caritatis” n. 29. L’espressione “in certi casi” della nota 351 (n. 305) dell’esortazione “Amoris laetitia” può essere applicata a divorziati in nuova unione, che continuano a vivere “more uxorio”?      Continue reading