Documento di sostegno ai “dubia” dei quattro cardinali

Sul blog del vaticanista Sandro Magister viene pubblicato un documento, firmato da studiosi dei cinque continenti, di sostegno ai “dubia” posti da quattro cardinali in merito all’intepretazione del capitolo VIII dell’esortazione Amoris laetitia. Lo riportiamo di seguito:

DICHIARAZIONE DI SOSTEGNO AI “DUBIA” DEI QUATTRO CARDINALI

Come studiosi e pastori d’anime cattolici, desideriamo esprimere la nostra profonda gratitudine e il nostro pieno sostegno alla coraggiosa iniziativa dei quattro membri del collegio dei cardinali, le loro eminenze Walter Brandmüller, Raymond Leo Burke, Carlo Caffarra, Joachim Meisner.

Essi, come è ampiamente noto, hanno sottoposto formalmente quattro “dubia” a papa Francesco, richiedendogli di chiarire cinque punti fondamentali della dottrina cattolica e della disciplina sacramentale, il cui trattamento, nel capitolo VIII della recente esortazione apostolica “Amoris laetitia”, sembra essere in conflitto con la Sacra Scrittura e/o con la Tradizione, e con gli insegnamenti dei precedenti documenti pontifici, in particolare l’enciclica “Veritatis splendor” e l’esortazione apostolica “Familiaris consortio” del papa san Giovanni Paolo II.    Continue reading

Al doposcuola arriva Satana e dà i voti

Nelle nostre società sempre più secolarizzate, sta quasi diventando un’abitudine sentir parlare di iniziative per bandire il crocifisso e il presepe dai luoghi pubblici, vietare la festa del Natale e i suoi tradizionali canti nelle scuole, impedendovi perfino la benedizione pasquale e ogni forma di preghiera che possa ricordarci il nostro essere creature. E il nostro bisogno di essere salvati da Colui che ci ha creato. Da anni questi fatti riempiono le cronache del nostro e di tanti altri Paesi forgiati dal cristianesimo, i quali oggi, invece di riconoscere la propria identità e guardare con gratitudine ai laici e religiosi che nei secoli hanno contribuito a plasmarla, preferiscono per lo più affermare una cultura anonima, slegata dalle sue radici, dove un laicismo estremo viene spacciato per laicità, assurgendo a nuova religione in compagnia di nichilismo e relativismo.      Continue reading

“Dubia”, arriva il soccorso del cardinale Muller

E adesso la parola d’ordine è: “minimizzare”. Stiamo parlando del valore dirompente che hanno nel dibattito sull’Amoris Laetitiae i “dubia” dei quattro cardinali, le parole del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Gerhard Ludwig Muller. In un’intervista all’agenzia austriaca Kathpress, spiega che ufficialmente la Congregazione non prende posizione e anzi il prefetto invita a non polarizzare il dibattito e a non alzare i toni, ma nello stesso tempo indica chiaramente – entro i limiti che gli sono posti dal ruolo che riveste – ciò che afferma la tradizione della Chiesa, vale a dire che la comunione ai divorziati risposati è chiaramente esclusa. E allora ecco che subito Vatican Insider spiega ai suoi lettori che si tratta di «un’opinione personale», escludendone dunque alla radice ogni valore oggettivo. L’ovvio quanto goffo tentativo è di depotenziare una critica radicale a quella che qualcuno ha definito «l’eresia Kasperiana». Ma se guardiamo all’intervista non erano certo queste le intenzioni del cardinale Muller.      Continue reading

Dopo la Lettera Misericordia et misera: uno scenario confuso

Per la Chiesa l’aborto è sia un peccato che un delitto. Ciò a dire che non è solo una grave offesa a Dio, ma è anche un illecito giuridico perché reca un vulnus, oltre che al nascituro, anche a tutta la comunità dei credenti, all’intera Chiesa. Duplice quindi sarà la pena: la penitenza sacramentale comminata dal confessore e che dovrà essere soddisfatta dal penitente (Codice di diritto canonico, can. 981) e una pena giuridica che nel caso dell’aborto rientra nel genus delle “censure” e tra queste nella species della scomunica latae sententiae (cann. 1331 e 1398).

Questa particolare pena consiste nella esclusione della comunità dei credenti intesa come corpo giuridico-sociale (can. 2257 § 1 Codice previgente) e si incorre in essa ipso facto, cioè nel momento stesso in cui si compie la condotta delittuosa. Una successiva sentenza della autorità competente ha valore solo declaratorio. Chi può rimettere la scomunica latae sententiae? Il Codice di diritto canonico risponde che possono rimetterla l’Ordinario del luogo, un suo delegato oppure un qualsiasi vescovo ma solo nell’atto della confessione sacramentale (can. 1355 § 2).

Uno degli effetti della scomunica, intrinseco ad essa, – aspetto su cui torneremo tra breve – consiste nel divieto di ricevere i sacramenti (can. 1331, § 1, 2°). Ecco perché la donna che ha abortito – o uno dei complici di questo delitto – prima deve ricevere dall’Ordinario del luogo o da un suo delegato la remissione della scomunica e poi potrà legittimamente confessarsi.    Continue reading

LA SCOMUNICA PER L’ABORTO RIMANE, IL PAPA VUOLE AVVICINARE I PECCATORI AL CONFESSIONALE

Tra le disposizioni contenute nella Lettera apostolica Misericordia et Misera, pubblicata il 21 novembre, quella che avrà l’effetto più risonante è certamente l’estensione in modo stabile a tutti i confessori della possibilità di assolvere il peccato di aborto procurato e contemporaneamente di rimettere la scomunica latæ sententiæ ad esso legata.

Il provvedimento, infatti, era già stato preso all’inizio del Giubileo straordinario, un anno fa, come misura altrettanto straordinaria, per favorire il ricorso più ampio possibile di tutti i fedeli al sacramento della confessione e favorire così quella generale purificazione dalle colpe del popolo cristiano, che è il senso ultimo di ogni Anno santo. Ora questa concessione viene estesa ad ogni sacerdote che confessa. Il cambiamento è molto importante: vediamo dunque di capirne meglio la portata con l’aiuto di qualche domanda e relativa risposta, speriamo, chiarificatrice.      Continue reading

Con Giovanni Paolo II non c’era bisogno di interpretazioni

Il presidente del Consiglio per la famiglia della Conferenza episcopale polacca, monsignor Jan Wątroba, [ ha dichiarato], la decisione dei quattro cardinali che hanno presentato 5 “dubia” al Papa su alcune questioni sollevate dall’esortazione Amoris laetitia, «non [è] riprovevole».

Si tratta, invece, «dell’espressione di una preoccupazione per la corretta comprensione della dottrina di Pietro». Lo ha detto ad una agenzia polacca (KAI), sostenendo che «è un peccato che non ci sia nessuna interpretazione generale e passi un messaggio non chiaro del documento, al punto che si devono aggiungere interpretazioni al documento. Io personalmente – forse per abitudine, ma anche con profonda convinzione – preferisco un interpretazione come era solito fare Giovanni Paolo II dove non c’era bisogno di commenti o interpretazioni del magistero di Pietro»

Pubblicato il 24/11/2016 in sinodo2015.

SPECIALE – Una nuova voce si leva: il vescovo Athanasius Schneider in difesa dei quattro Cardinali

Riportiamo, in esclusiva per Corrispondenza Romana, la traduzione italiana di una dichiarazione in difesa dei quattro cardinali ricevuta da mons. Athanasius Schneider, Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Santa Maria in Astana. L’ intervento di S. E. mons. Schneider può essere definito una voce altrettanto profetica di quella dei quattro cardinali.

Non possiamo fare nulla contro la verità, ma solo per la verità” (2 Cor. 13: 8)

Una voce profetica di quattro cardinali della Santa Chiesa Cattolica Romana

Mossi da “profonda preoccupazione pastorale”, quattro cardinali di Santa Romana Chiesa, Sua Eminenza Joachim Meisner, Arcivescovo emerito di Colonia (Germania), Sua Eminenza Carlo Caffarra, Arcivescovo emerito di Bologna (Italia), il cardinale Raymond Leo Burke, Patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, e sua Eminenza Walter Brandmüller, presidente emerito della Pontificia Commissione di Scienze storiche, il 14 novembre 2016 hanno pubblicato il testo di cinque domande, dette dubia(termine latino per “dubbi”), che in precedenza, il 19 settembre 2016, avevano inviato al Santo Padre e al Cardinale Gerhard Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, insieme ad una lettera di accompagnamento. I cardinali chiedono a Papa Francesco di chiarire “il grave disorientamento e grande confusione” relativi all’interpretazione e all’applicazione pratica, soprattutto del capitolo VIII, dell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia e dei suoi passaggi in materia di ammissione dei divorziati risposati ai sacramenti e all’insegnamento morale della Chiesa.      Continue reading

Le contraddizioni di un giubileo che si chiude

Tra le chiavi di interpretazione del pontificato di papa Francesco c’è sicuramente il suo amore per la contraddizione. Questa disposizione di animo risulta evidente dalla lettera apostolica ‘Misericordia et misera‘, firmata a conclusione del Giubileo straordinario della misericordia. In questa lettera papa Bergoglio, stabilisce che quanti frequentano le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità san Pio X possano ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale. Il Papa sana dunque quello che, costituiva il principale fattore di “irregolarità” della Fraternità fondata da mons. Lefebvre: la validità delle confessioni. Sarebbe contraddittorio immaginare che una volta riconosciute valide e lecite le confessioni non siano considerate altrettanto lecite le Messe celebrate dai sacerdoti della Fraternità, che sono in ogni caso certamente valide. A questo punto non si capisce che necessità c’è di un accordo tra Roma e la Fraternità fondata da mons. Lefebvre, visto che la posizione di questi sacerdoti è di fatto regolarizzata e che i problemi dottrinali ancora sul tappeto, al Papa, come è noto, interessano scarsamente.

Nella stessa lettera, affinché «nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio», papa Bergoglio concede, d’ora innanzi «a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto». In realtà, i sacerdoti avevano già la facoltà di perdonare il peccato di aborto in confessione. Però, secondo la prassi plurisecolare della Chiesa, l’aborto rientra tra i peccati gravi puniti automaticamente con la scomunica. «Chi procura l’aborto, ottenendo l’effetto incorre nella scomunica latae sententiae» recita il Codice di Diritto Canonico del 1983 al canone 1398. I sacerdoti, dunque, avevano bisogno del permesso del proprio vescovo per togliere la scomunica prima di poter assolvere dal peccato di aborto. Adesso ogni sacerdote può assolvere anche dalla scomunica, senza bisogno di ricorrere al suo vescovo o d’esserne delegato. La scomunica di fatto cade e l’aborto perde la gravità che il diritto canonico gli attribuiva.

In un’intervista rilasciata il 20 novembre a Tv2000, papa Francesco ha affermato che «l’aborto rimane un grave peccato», un «crimine orrendo», perché «pone fine a una vita innocente». Può il Papa ignorare che la sua decisione di sganciare dalla scomunica latae sententiae il reato di aborto relativizza questo «crimine orrendo» e permette ai mass-media di presentarlo come un peccato che la Chiesa considera meno grave del passato e che facilmente perdona?

Il Papa afferma nella sua Lettera che «non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre», ma, come è evidente dalle sue stesse parole, la misericordia è tale perché presuppone l’esistenza del peccato, e dunque della giustizia. Perché parlare sempre e solo del Dio buono e misericordioso, e mai del Dio giusto, che premia e punisce secondo i meriti e le colpe dell’uomo? I Santi, come è stato osservato, non hanno mai cessato di esaltare la misericordia di Dio, inesauribile nel dare; e, insieme, di temere la sua giustizia, rigorosa nell’esigere. Sarebbe contraddittorio un Dio capace soltanto di amare e premiare il bene e incapace di odiare e punire il male.

A meno di non ritenere che la legge divina esiste, ma è astratta e impraticabile e l’unica cosa che conta è la vita concreta dell’uomo, che non può non peccare. Ciò che importa non è l’osservanza della legge, ma la fiducia cieca nel perdono e nella misericordia divina. Pecca fortiter, crede fortius. Ma questa è la dottrina di Lutero, non della Chiesa cattolica.

Roberto de Mattei su “Il Tempo” del 22/11/2016

Grande Fuga dalla realtà della Chiesa …

É uscito un interessante libro di Enrico Maria Radaelli, Street Theology. Teologia di strada. La scristianizzazione o Grande Fuga dalla realtà della Chiesa post moderna dal Concilio Vaticano II a Papa Francesco (Fede & Cultura). Si tratta di un utile sussidio per comprendere, passo dopo passo, che cosa è accaduto in questi ultimi 50 anni nella Chiesa, succube di un Occidente che si è orgogliosamente emancipato da Dio. Ve ne proponiamo alcuni stralci tratti da un articolo di Cristina Siccardi, apparso in Corrispondenza Romana.
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«Qual è l’oggetto dello scontro tra Liberalismo e Veritarismo? Qual è il problema della civiltà occidentale d’oggi? Il problema della civiltà occidentale d’oggi è Dio. Cioè se esiste o non esiste Dio. Sì, perché da questo esserci o non esserci di Dio dipende l’esistenza o la non esistenza delle sue leggi, del suo culto, della sua più o meno forte presenza nella società civile, e dipende la necessità, in essa società, di adeguarsi o non adeguarsi alle sue leggi e al suo culto» (pp. 14-15).      Continue reading