Umbria: una legge anti-omofobia, pro Gaystapo, ( invece di pensare al terremoto)

Umbria: una legge anti-omofobia, pro Gaystapo, ( invece di pensare al terremoto)

In Umbria la Gaystapo sta per ottenere l’approvazione di una legge regionale che, con la solita scusa dell’omofobia e delle discriminazioni di genere, sperpera denari pubblici per associazioni gay e impone la diffusione del pensiero unico omosessualista: non solo nelle scuole. Esso diviene anche condizione per essere assunti nei posti di lavoro.
Ne abbiamo parlato con l’avvocato Simone Pillon, membro del Comitato Difendiamo i Nostri Figli.
– La regione Umbria domani discuterà la legge sull’omofobia : quali sono le principali criticità della norma?
Simone Pillon_omofobia_Umbria     Continue reading

Lanciano: l’Arcigay contro la preside che informa le famiglie

A Lanciano, in provincia di Chieti, l’Istituto scolastico De Titta-Fermi si trova al centro di una bufera mediatica per aver osato informare, attraverso una circolare, le famiglie riguardo il coinvolgimento dei propri figli ad un incontro sul tema dell’omosessualità avente come ospite la super impegnata Francesca Vecchioni.

La saggia e sacrosanta decisione della dirigente scolastica Daniela Rollo ha fatto però andare su tutte le furie il Collettivo Studentesco e l’Arcigay Chieti, evidentemente abituati ad entrare nelle aule scolastiche con il loro programmi “educativi” senza chiedere alcun permesso.    Continue reading

Impossibile camminare con Lutero

In questo 500mo anniversario della Riforma luterana, i cattolici – soprattutto uomini di Chiesa e teologi – sembra abbiamo scelto di puntare su due aspetti. Il primo è quello delle intenzioni soggettive di Lutero piuttosto che i contenuti dogmatici della Riforma. Il secondo è di fare comunque “un tratto di strada insieme” indipendentemente dalle questioni dottrinali. A ben vedere, però, ambedue queste sottolineature sposano già la prospettiva luterana, sono interne alla Riforma in quanto ne accettano due importanti presupposti.

E’ evidente che la Riforma deve molto alla soggettività di Lutero, alla sua vicenda interiore, al suo carattere. La sua biografia sia psicologica che spirituale non va messa da parte. Su questo hanno scritto – e giustamente – in molti, da Jacques Maritain a Jean Guitton ad Angela Pellicciari. Però non va nemmeno assolutizzata, facendone l’unico focus.     Continue reading

È l’ora di san Giuseppe, patrono della Chiesa e della famiglia

Celebrare la festa di san Giuseppe del 19 marzo (i primi furono i monaci benedettini nel 1030, seguiti dai Servi di Maria nel 1324 e dai Francescani nel 1399; venne infine promossa dagli interventi dei papi Sisto IV e Pio V e resa obbligatoria nel 1621 da Gregorio XV) significa rendere onore liturgico al Patrono universale della Chiesa e all’avvocato di ogni famiglia. Oggi più che mai occorre pregare ed implorare la sua intercessione per l’una e per l’altra realtà. Alla Vergine Maria si tributa il culto di iperdulia (al di sopra di tutti i Santi), mentre a san Giuseppe il culto di proto dulia (primo fra tutti i Santi).

Santa Teresa d’Avila affidò sempre a lui la risoluzione dei suoi problemi e dei suoi affanni e mai San Giuseppe la deluse. Lasciò scritto la mistica spagnola: «Ad altri Santi sembra che Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in quell’altra necessità, mentre ho sperimentato che il glorioso san Giuseppe estende il suo patrocinio su tutte. Con ciò il Signore vuol farci intendere che a quel modo che era a lui soggetto in terra, dove egli come padre putativo gli poteva comandare, così anche in cielo fa tutto quello che gli chiede». Perciò, «qualunque grazia si domanda a S. Giuseppe verrà certamente concessa, chi vuol credere faccia la prova affinché si persuada», infatti, «ho visto chiaramente che il suo aiuto fu sempre più grande di quello che avrei potuto sperare» (Vita, VI, 5-8).    Continue reading

Lutero: l’ astinenza dalle carni e il digiuno

Vittorio Messori scrive che terminati gli studi liceali lavorò al Lido di Venezia per un paio di mesi in un albergo molto frequentato da gente del cinema e sovraffollato in occasione del festival del cinema e annota:

“Tra le prime cose che mi insegnò il portiere titolare fu di porre una domanda ai clienti giunti per la prima volta: “Vegetarian?”. Se la risposta era positiva, occorreva aggiungere: “Strictly vegetarian?”, che sarebbe poi il mangiare “vegano”, come si dice ora. E questo per dare istruzioni alla cucina, visto che l’albergo era fornito di ristorante. Quando comincia a porre la domanda, restai molto sorpreso dalla quantità di “Yes” che ricevevo in risposta, mentre da noi il vegetarianesimo sembrava una bizzarria di qualche eccentrico e quello radicale, vegano, era sconosciuto, tanto che non ne conoscevamo nemmeno il nome.    Continue reading

Autobus sequestrato: dice la verità sull’uomo

I lettori ricorderanno la storia dei manifesti comparsi in Spagna con scritto: “Ci sono bambini con la vagina e bambine col pene. E’ così semplice”. Era il risultato di una campagna promossa da un’associazione Lgbt volta a imporre l’attuazione della legge che a Madrid ordina l’ideologia di genere nelle scuole. In sostanza: se il bambino si sente femmina bisogna aiutarlo e viceversa.

A sostegno della legge, che nell’ultimo anno è stata oggetto di una fortissima protesta della Chiesa spagnola e del laicato organizzato si erano mossi tutti i rappresentanti del mondo lgbt. Il manifesto voleva proprio inserirsi in questo filone.

A contrastarlo, con la stessa moneta è il caso di dire, ci ha pensato la piattaforma Hazte Oir, che si occupa di lanciare campagne di raccolta firme per i temi sensibili. Piccolo inciso: è ispirata ai valori cattolici, così quando i giornali di Spagna si sono occupati del caso, è stata definita con disprezzo: ultracattolica. Ma a questo si è abituati.     Continue reading

La santa quarantena: invito alla ragionevolezza e al buon senso

Il tempo di Quaresima è sempre stato considerato dalla cristianità di tutti i tempi una sorta di grande ritiro fatto da tutti i figli della Chiesa che, con quaranta giorni di raccoglimento e di penitenza, si preparavano alla grande festa della Pasqua. Era il mezzo più potente che la Chiesa da sempre prescriveva ai suoi figli per richiamarli dalle effimere attrattive del mondo e per ravvivare in essi la fedeltà al loro unico Signore.

Infatti – scrive Dom Guéranger – «Che cosa siamo quaggiù? Degli esiliati, degli esseri in catene, in preda a tutti i pericoli che Babilonia ci nasconde. Orbene, se amiamo la Patria, se desideriamo rivederla, dobbiamo romperla con le false lusinghe di questo perfido straniero e respingere lungi da noi quella tazza, alla quale s’inebria una gran parte dei nostri fratelli di cattività. Essa c’invita ai trastulli ed ai piaceri; ma le nostre arpe devono rimaner sospese ai salici presso le rive del suo fiume, fino a quando ci sarà dato il segnale di rientrare in Gerusalemme. Vorrebbe impedirci di riascoltare i canti di Sion entro le sue mura, come se il nostro cuore potesse star contento lontano dalla Patria, mentre un esilio eterno sarebbe la pena della nostra infedeltà».

Per sottrarre i cristiani agli allettamenti del mondo, nella società cristiana d’un tempo, durante la Santa Quarantena, si sospendevano le attività nei tribunali e le guerre; erano proibite le nozze e gli sposi erano esortati a vivere in continenza. Tutti i cristiani, riuniti come in una grande milizia, combattevano insieme i loro tre grandi nemici, il mondo, la carne e il demonio, con le tre armi che la Santa Chiesa raccomandava loro in questo santo tempo: la preghiera, il digiuno, l’elemosina.

La Chiesa – scrive dom Guéranger – vedeva in loro «un immenso esercito, che combatte giorno e notte contro il nemico di Dio». Per questa ragione «il Mercoledì della Ceneri essa nella Liturgia chiamava la Quaresima la carriera della milizia cristiana». Si trattava di uno spettacolo che il Cielo e la terra guardavano ammirati, e l’inferno gemeva. Tutti i cristiani, come un esercito spiegato in battaglia, si ritiravano nel deserto della Quaresima per pregare e digiunare col loro Signore, sospendendo, oltre alle guerre e alle attività dei tribunali, anche la caccia. Solo gli annali della storia possono testimoniare quanto sangue è stato risparmiato durante le guerre, grazie alla sospensione delle attività belliche per via della Quaresima. Il digiuno e l’astinenza erano rigorosissimi.

I cristiani rinunciavano a cibarsi di carne e talvolta anche di latticini. Le dispense erano concesse con molta discrezione tanto che, solo per portare uno dei tanti esempi, quando nel 1297 il re Venceslao di Boemia, caduto ammalato, non poteva sostenere i rigori del digiuno quaresimale, si appellò al papa Bonifacio VIII per ottenere la dispensa di mangiare carne. Il Papa incaricò allora due Abati di accertarsi dello stato reale di salute del Re e, ottenutane favorevole sentenza, concesse la dispensa, ma alle seguenti condizioni: che i venerdì, i sabati e la vigilia di S. Mattia rimanessero esclusi dalla dispensa e che il Re prendesse cibo privatamente e con sobrietà. Tale era il rigore e la serietà con cui si dispensava da un obbligo che era considerato tra i più sacri che avesse il Cristianesimo.

La Quaresima si apriva con l’imposizione delle Ceneri che venivano poste sul capo dei fedeli con le parole: «Ricordati, o uomo, che sei polvere e che in polvere ritornerai». Sono queste le vestigia di una più antica cerimonia durante la quale i pubblici peccatori dovevano sottostare ad una pubblica penitenza. Il Mercoledì delle Ceneri il Vescovo benediceva i cilici che essi avrebbero dovuto portare durante la santa Quaresima. Poi, mentre tutti cantavano i Salmi penitenziali, i penitenti venivano espulsi dal luogo santo a causa del loro peccato, come Adamo dal Paradiso terrestre. Essi non deponevano gli abiti della penitenza e non rientravano in chiesa se non il Giovedì santo, dopo aver ottenuto il perdono con la penitenza quaresimale, la confessione e l’assoluzione sacramentale.

Questa funzione venne poi generalizzata e, nel 1091, papa Urbano II prescrisse che le Ceneri fossero imposte anche ai semplici fedeli, poiché tutti abbiamo peccato. «L’osservanza della Quaresima – ammonì solennemente papa Benedetto XIV – è il vincolo della nostra milizia: per mezzo di questa distinguiamo i nemici della Croce di Gesù Cristo, per mezzo suo allontaniamo dal nostro capo i castighi della collera di Dio; con essa protetti dal celeste soccorso durante il giorno, ci fortifichiamo contro lo spirito delle tenebre. Se questa osservanza viene a rilassarsi, è a tutto detrimento della gloria di Dio, a disdoro della religione cattolica, a pericolo delle anime cristiane; e senza alcun dubbio questa negligenza diviene fonte di disgrazie per i popoli, di disastri nei pubblici affari e di infortuni per quelli privati».     Continue reading

Il (non) giudizio universale

Spiegava diversi anni fa un bravo sacerdote ambrosiano, che dopo il Concilio Vaticano II – quando le esequie sono diventate possibili anche per i suicidi – c’era la prassi di celebrare i funerali delle persone che si sono tolte la vita all’alba, un po’ di nascosto. In questo modo si intendeva conciliare la pietà per il suicida, che ha grande bisogno di preghiere, con la necessità di non dare pubblico scandalo, essendo il suicidio condannato dalla Chiesa. Che la gente non equivocasse e avesse sempre ben chiaro che il suicidio è sempre un male.

Aggiungeva il sacerdote che tale misura aveva anche un significativo impatto sociale perché funzionava da deterrente al suicidio. Per un popolo fortemente influenzato dalla tradizione cristiana, avere coscienza che il suicidio porta all’inferno è certamente un richiamo molto concreto alla vita e un incentivo a superare le tentazioni di farla finita con la vita dovute a debolezze, fragilità, problemi ritenuti insormontabili.     Continue reading

“BLUE WHALE GAME”, UCCIDERSI PER GIOCO

“Guarda film horror per 24 ore”, “svegliati ogni giorno alle 4.20 del mattino”, “incidi sul tuo braccio una balena con il coltello”: sono solo alcune delle orribili “sfide” lanciate dalla piattaforma online che risponde al nome di “Blue whale game”, la nuova inquietante “moda” virtuale arrivata dalla Russia che spinge i giovani utenti del web in un’alienante e masochista battaglia di 50 giorni con se stessi, fino alla dannata prova decisiva: “Trova il palazzo più alto… e salta”. Qualcuno, anzi, più di qualcuno è a quanto pare arrivato fino in fondo: sarebbero stati finora 130 i suicidi, secondo quanto riportato dai media russi. Le ultime, due ragazze che sono state rinvenute ai piedi di un edificio, dal quale entrambe avevano deciso di lanciarsi onorando l’ultima folle provocazione apparsa sul loro schermo e non prima di aver concluso la propria “navigazione” twittando la parola “fine” sui loro profili. Una fine innaturale, istigata, frutto di una mente perversa che, sfruttando le instabilità caratteriali dei giovani, ha pensato di creare una macchina del male, convincendo le personalità più vulnerabili che dal vortice di naturali incertezze dell’adolescenza non ci fosse via d’uscita. Non c’è niente di confermato e sono attualmente in corso adeguate indagini per cercare di fornire una verità definitiva. A ogni modo, che venga o meno provata la correlazione tra i suicidi e il terribile “gioco”, la natura del dramma non viene sminuita: “Blue whale game” o meno, i dati restano preoccupanti e vanno a inserirsi in un discorso certamente più ampio.    Continue reading

Leggi sul “fine vita”: i malati nelle mani dei giudici.

La piccola Marwa, la bimba francese la cui vita era sospesa nelle mani del tribunale supremo del suo paese, non è l’unica ad aver rischiato la morte di Stato. Se infatti il Consiglio di Stato francese ha deciso ieri che la piccola vivrà, ci si chiede se sia giusto che siano i giudici a stabilire quando la vita è degna o meno di essere vissuta. Nel caso di Vincent Lambert, infatti, il Consiglio di Stato si espresse a favore della morte per fame e sete del malato. Altri episodi come quello francese, dove vigono leggi simili alle Dat (Dichiarazioni anticipate di trattamento) in discussione al Parlamento italiano, si sono verificati anche in Spagna o in Gran Bretagna dove per altro, grazie alle norme sul “fine vita”, molti omicidi sono rimasti impuniti.    Continue reading