«Grazie Caffarra per la difesa della famiglia»

Di seguito l’omelia pronunciata dall’Arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi in occasione dei funerali del Cardinale arcivescovo emerito di Bologna, Carlo Caffarra, che si sono svolti ieri nella Cattedrale di San Pietro. 

 

Care Anna Maria e Norma, sorelle del Cardinale, nipoti e parenti tutti, Care Lia e Luisa e quanti lo avete accompagnato per tanti anni, in questi ultimi il seminario e le suore minime, cari rappresentanti dell’Istituto Giovanni Paolo II e cari fratelli tutti di Ferrara e Bologna, “Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi”, dice Gesù ai suoi discepoli. Il Signore ci fa conoscere il desiderio di Dio, che risponde al vero desiderio che abbiamo scritto dentro di noi e che è sempre, e per tutti, quello di pienezza, di senso, di futuro, insomma di amore che non finisce. Il Verbo si è fatto carne proprio per aprire agli uomini del mondo la via del cielo perché, come scrive Sant’Agostino, “Egli sarà il fine di tutti i nostri desideri, contemplato senza fine, amato senza fastidio, lodato senza stanchezza”. (De civ. Dei 22, 30. 1).

Il Cardinale al termine del suo servizio episcopale pregò così: “Guidami in questi anni che mi restano perché incontri nel momento della morte il volto festivo del tuo Figlio: Lui che ho sempre desiderato, Lui che ho sempre amato”. Oggi il nostro caro Cardinale “Migravit in sideribus” e contempla quel volto festivo, cioè gioioso, risorto, luce piena, che ha desiderato. Lo salutiamo inaspettatamente, con l’amarezza di tanti discorsi interrotti e con una presenza che viene a mancare, importante per la Chiesa tutta e per la nostra città. Continue reading

Immigrazione, i fatti e i numeri parlano chiaro: non fuggono da guerre, partenze da scoraggiare

Dalle primavere arabe ad oggi, quelle per intenderci targate Obama-Clinton che hanno devastato l’equilibrio in Nordafrica e Medioriente, sono passati sei anni. Il fenomeno migratorio è prima esploso per poi raggiungere una sorta di costante stabilità, quasi una normalità, che però, con tutta evidenza, si legge ‘stabile emergenza’. Le primavere sono state “false rivoluzioni” senza esito finale né si sono completate in un cambiamento stabile. Parlare di democrazia, poi, è roba da farsi ridere dietro. Nel frattempo, e quasi parallelamente nei tempi e nei riferimenti geografici, cresceva il sogno del Califfato, con le vittorie, l’espansione e la conquista prepotente della scena a opera del Daesh. O Isis come in Europa viene chiamato.

La paura e poi il terrore sono gli ingredienti di un mix micidiale insieme a confusione, titubanza, e indecisione mostrati da un Occidente timoroso e lento nel leggere la vera minaccia e nel reagire. Stranamente lento. Oggi, mentre il Daesh – militarmente almeno – boccheggia, il fenomeno migratorio non rallenta. Anzi, inizia a mostrare ulteriori nuovi aspetti preoccupanti anche e soprattutto in coloro i quali una sorta di accoglienza già l’hanno ricevuta.  Continue reading

Addio a Carlo Caffarra, un gigante che difese fede, verità e famiglia

Scomparso nella sua Bologna a 79 anni. Dallo stile pastorale all’unione indissolubuile tra uomo e donna, sino ai “dubia” e alla lettera a Papa Francesco

 Il cardinale Carlo Caffarra si è spento il 6 settembre a Bologna. Aveva 79 anni. Dal 27 ottobre 2015 è arcivescovo emerito di Bologna.

Di lui si ricordano sopratutto le battaglie per il matrimonio e la famiglia basata sull’unione indissolubile tra l’uomo e la donna.

 SERVO FEDELE DELLA CHIESA
All’indomani della sua rinuncia alla guida dell’arcidiocesi di Bologna, per limiti d’età, Il Foglio (12 dicembre 2015) scriveva di lui:«Cosa resterà del magistero di questo grande cardinale? Sicuramente il suo esempio di vita personale: chi lo ha conosciuto sa quanto sia un servo fedele della chiesa, un pastore teso non a predicare “novità” originali di cui pavoneggiarsi come i teologi alla moda, ma a penetrare sempre più nella ricchezza inesauribile del Vangelo e della tradizione della chiesa. Ha dedicato parte della sua vita a indagare il “mistero buono” dell’amore sponsale, certo che il progetto di Dio sul maschio e la femmina non può che essere il bene per ogni uomo, in tutti i tempi e sotto ogni cielo».

 “LO SCONTRO CON SATANA E’ SUL MATRIMONIO”
Per questo fu scelto, nel 1981, da Giovanni Paolo II come presidente del Pontificio Istituto per gli studi su Matrimonio e Famiglia, la cui nascita fu annunciata, insieme a quella del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il 13 maggio 1981: il giorno dell’attentato a Wojtyla e dell’anniversario dell’apparizione di Fatima.
Proprio Lucia di Fatima, ha ricordato recentemente Caffarra, lo aveva ammonito per lettera, con parole che il cardinale ha così riassunto: «Lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio. Non abbia paura, aggiungeva, perché chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti modi, perché questo è il punto decisivo».

 I “DUBIA”
L’arcivescovo emerito di Bologna è stato tra i quattro cardinali, considerati “conservatori”, che espressero in una lettera a Papa Francesco (resa pubblica nel novembre 2016) perplessità sulle “aperture” del Sinodo e dell’enciclica papale Amoris Laetitia. In particolare sulla discussa questione della comunione ai divorziati risposati, e il valore delle norme morali che riguarda proprio la concezione della vita cristiana (La Nuova Bussola, 14 novembre 2016).

«Credo che vadano chiarite diverse cose – disse Caffarra a Il Foglio (15 gennaio 2017) – La lettera, e i dubia allegati, è stata lungamente riflettuta, per mesi, e lungamente discussa tra di noi. Per quanto mi riguarda, è stata anche lungamente pregata davanti al Santissimo Sacramento».

«Che cosa ci ha spinto a questo gesto? (…) Esiste per noi cardinali il dovere grave di consigliare il Papa nel governo della Chiesa. E’ un dovere, e i doveri obbligano. Di carattere più contingente, invece, vi è il fatto – che solo un cieco può negare – che nella Chiesa esiste una grande confusione, incertezza, insicurezza causate da alcuni paragrafi di Amoris laetitia. In questi mesi sta accadendo che sulle stesse questioni fondamentali riguardanti l’economia sacramentale (matrimonio, confessione ed eucaristia) e la vita cristiana, alcuni vescovi hanno detto A, altri hanno detto il contrario di A. Con l’intenzione di interpretare bene gli stessi testi».

“SONO NATO PAPISTA E MORIRO’ PAPISTA
Eppure a chi lo accusava di essere un esponente del fronte anti-Bergoglio, lui replicava deciso: «Scusatemi la battuta: avrei avuto più piacere che si dicesse che l’Arcivescovo di Bologna ha un’amante piuttosto che si dicesse che ha un pensiero contrario a quello del Papa». E ancora: «Io sono nato papista – ha concluso – sono vissuto da papista e voglio morire da papista!».

 “L’ABORTO E’ UN OMICIDIO”
Di Caffarra si ricordano prese di posizioni radicali sull’aborto: «L’aborto è un vero e proprio omicidio, poiché è l’uccisione deliberata e diretta di un essere umano».«Se l’uomo non è più sicuro neppure nel seno di sua madre e nei confronti di sua madre, dove e nei confronti di chi potrà sentirsi sicuro?» (da Omelia per la Giornata per la Vita, 4 febbraio 1996).

 “SIAMO AL CAPOLINEA DELLA CULTURA DELLA MORTE”
Da presidente emerito del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per la Famiglia, Caffarra è intervenuto di recente, in modo durissimo, sul caso di Charlie Gard (Il Giornale, 28 giugno): «Siamo arrivati al capolinea della cultura della morte. Sono le istituzioni pubbliche, i tribunali, a decidere se un bambino ha o non ha il diritto di vivere. Anche contro la volontà dei genitori. Abbiamo toccato il fondo delle barbarie».

 “AMORE E’ DIVENTATO UN TERMINE VUOTO”
E come non dimenticare quelle sue parole sull’amore, così crude ma altrettanto realistiche. «È avvenuto come uno scippo. Una delle parole chiavi della proposta cristiana, appunto ‘amore’, è stata presa dalla cultura moderna ed è diventata un termine vuoto, una specie di recipiente dove ciascuno vi mette ciò che sente. Così la verità dell’amore è oggi difficilmente condivisibile».

Gelsomino del Guercio
In Aleteia

Il caso Seifert: chi si separa dalla Chiesa?

La notizia è stata divulgata da Maike Hickson. Il 31 agosto, mons. Javier Martínez Fernández, arcivescovo di Granada, dopo aver sospeso dall’insegnamento il filosofo austriaco Josef Seifert, lo ha estromesso dalla Accademia Internazionale di Filosofia, di cui è uno dei fondatori, ma che oggi dipende dall’arcidiocesi.

Va ricordato che il prof. Josef Seifert è considerato uno dei maggiori filosofi cattolici contemporanei. Il suo curriculum e la sua bibliografia occupano numerose pagine. Ma soprattutto è noto per la sua fedeltà al Magistero pontificio, che gli ha valso la nomina a membro della Pontificia Accademia per la Vita. Qualsiasi università cattolica sarebbe onorata di averlo tra i suoi docenti. Qual è la ragione del drastico provvedimento nei suoi confronti? Secondo un comunicato dell’arcidiocesi il motivo del suo ultimo licenziamento consiste in un articolo in cui il prof. Seifert ha rivolto una supplica a proposito della Esortazione post-sinodale Amoris laetitia di papa Francesco . Nell’articolo incriminato, Seifert ha chiesto a papa Francesco di ritrattare un’affermazione di Amoris laetitia dalla quale, sulla base di una logica stringente, può derivare la dissoluzione dell’intero insegnamento morale cattolico. Seifert cita la sentenza di Amoris laetitia secondo cui la coscienza di coppie adultere o altrimenti dette “irregolari”,

«può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo» (AL, n. 303). Continue reading

Caffarra, una presenza imponente e umile Strenuo difensore della verità della fede cattolica

Il cardinale Carlo Caffarra è stato nella vita della Chiesa italiana, e quindi anche nella mia vita, una presenza imponente, gigantesca, ma che si esprimeva nella assoluta normalità. Era una grandezza umile, un’umiltà fatta di fede; la fede che aveva ereditato dai suoi genitori e dal sano popolo lombardo in cui era nato e che ha onorato per tutta la sua vita assumendo anche gli atteggiamenti più immediatamente consoni al popolo di cui era espressione. Una fede limpida e profonda, una fede che egli aveva saputo evolvere in maniera critica e sistematica attraverso gli studi lunghi e felicissimi condotti spaziando per vari campi della teologia ma soprattutto della teologia morale.

Sin dai primi momenti egli seppe impartire l’insegnamento con una grande profondità e assieme con una grande semplicità. Lo ricordo, io giovane studente dell’Università Cattolica e lui giovane insegnante nell’introduzione alla teologia morale, per il dispiegarsi nelle sue lezioni della grandezza delle direttive etiche della vita cristiana, delle grandi direttive di intelligenza e di dialogo che ci consentivano poi di essere pronti – proprio per l’insegnamento che avevamo ricevuto – al confronto attivo con il mondo circostante, anche quello più lontano dalla fede o quello direttamente ostile alla fede. Continue reading

Quel che resta dell’accanimento dopo Charlie

Il triste epilogo della vicenda di Charlie Gard ha lasciato molti nello sconcerto: dopo la lunga e sofferta battaglia dei genitori con i medici del Great Ormond Streeet Hospital di Londra per rinviare il distacco della ventilazione meccanica, alla fine – il 28 luglio – il mondo ha assistito alla loro resa incondizionata, quasi improvvisa, e all’accettazione della procedura voluta dai medici, senza rientro a casa per gli ultimi istanti o tentativi di terapie sperimentali all’estero. “È tempo che vada con gli angeli”, hanno detto dopo l’ultimo consulto medico, e l’immagine del bimbo con la cannula nelle narici e il peluche accanto, divenuto in poche settimane il simbolo di una nuova forma di autonomia, quella che rivendica il diritto di vivere, è sparita dai riflettori.

Inevitabili i dubbi e le domande: era allora veramente accanimento terapeutico e non eutanasia? È stata una svolta dettata dallo sfinimento fisico e psicologico? È cambiato qualcosa durante i mesi di lotta che ha infine indotto il mutamento di prospettiva dei genitori? Molti, in particolare, desiderano delucidazioni sulla nozione di accanimento terapeutico, che è stato il fulcro del dibattito e che continua a essere un concetto sottoposto alle più varie interpretazioni, anche dentro il mondo cattolico. Continue reading

Il vescovo duro con Forza Nuova tenero con l’omoeresia

Con gli immigrati ha avuto gioco facile. Don Massimo Biancalani, il parroco di Vicofaro di Pistoia finito sui giornali per lo scontro con Forza Nuova aveva incassato il sostegno del suo vescovo in occasione della sortita dei militanti di estrema destra in chiesa. Una vicinanza, quella del pastore toscano, certificata dalla presenza a messa del vicario della diocesi di Pistoia che ha di fatto messo il prete pro immigrati in una botte di ferro.

Tutto facile insomma. Peccato che la solerzia del vescovo nel difendere un suo sacerdote non ci sia stata in altri casi, come accaduto ad esempio a don Massimiliano Pusceddu, umiliato per aver citato San Paolo dall’ambone circa i comportamenti omosessuali. Perché se si parla di immigrazionismo il buonismo e il conformismo prendono il sopravvento, ma se l’argomento sono i cosiddetti rapporti contro natura, ecco che la solerzia di certi vescovi nel ribadire quel che è loro compito, cioè la dottrina, si fa di nebbia.

Don Massimo Biancalani infatti non ha mai nascosto non solo un tifo da ultras per l’immigrazionismo fino a spingersi a dare del fascista a chiunque non la pensi come lui, ma è particolarmente attivo anche nel seguire i cristiani Lgbt secondo logiche e metodologie di accettazione dell’omosessualità che sono in netto contrasto con la dottrina della Chiesa. Continue reading

Sarah condanna l’omoeresia del gesuita Martin

Il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il Culto Divino, prende posizione in maniera molto netta sul tema della castità, dell’omosessualità e della fede. Lo fa con un articolo di opinione scritto per il Wall Street Journal; e si riferisce in particolare al libro del gesuita James Martin, strenuo propagandista dei “diritti” delle persone omosessuali all’interno della Chiesa. Martin, che è anche direttore della rivista progressista dei gesuiti “America” è stato nominato nell’aprile scorso consulente del Segretariato Vaticano per le Comunicazioni, di cui è a capo mons. Dario Viganò, che evidentemente condivide la sensibilità di Martin a queste problematiche. Continue reading

Ideologia del dialogo: divinità indù venerata in chiesa

Se avessi meno anni, più energia e più neuroni mi divertirei forse a scrivere un bestiario ecclesiale, elencando alcune – tutte è impossibile – delle scemenze commesse in buona fede da quelli che dovrebbero essere le guide del povero gregge che siamo. A cominciare dal parroco iper-progressista Biancalani che parla di “nemici” (fascisti e razzisti) in un post. Un prete che parla di “nemici” e non di persone da convertire? Ma che prete è? E che vescovo è quello che non lo corregge? Per non parlare del vicario di Ceuta e parroco della cattedrale della città spagnola.

Qualche giorno fa – precisamente domenica scorsa – la cattedrale di Ceuta ha infatti aperto le sue porte per onorare un dio indù, Ganesh. La chiesa, conosciuta anche come santuario della Vergine d’Africa, è stata attraversata da una processione della comunità indù dopo aver percorso le strade della città portando un palanchino su cui era seduto Ganesh. Così, sempre sul palanchino, la statua è entrata in cattedrale ed è stata deposta davanti all’altare. Dopodiché il vicario generale di Ceuta ha tenuto un breve discorso. Ganesh, un dio con il corpo di bambino e la testa di elefante, è una divinità popolarissima che si invoca come buon auspicio, come protezione del commercio, per aprire le strade chiuse, libersi dagli ostacoli e per riuscire in molte altre cose. Di recente, anche in Occidente, c’è stato un forte revival del suo culto.  Continue reading

Sbai: stupri, gli immigrati vanno ri-educati

«Gli immigrati nei centri di accoglienza sono per l’89% uomini giovani, sono tanti, troppi. Sono abbandonati a se stessi, per la loro cultura stuprare una donna cristiana non è un problema. Non ci si può stupire se accadono cose come quelle di Rimini. Ma è criminale lasciarli così, bisogna intervenire subito». A parlare così è Souad Sbai, giornalista italiana, di origine marocchina, ex parlamentare, presidente di Acmid, associazione delle donne marocchine in Italia, impegnata soprattutto nella difesa e nell’aiuto alle donne immigrate vittime di violenza. «La vicenda di Rimini è allucinante, peggiorata dai commenti del mediatore culturale marocchino», contro cui peraltro la stessa Sbai ha ieri presentato denuncia.

Dottoressa Sbai, sembra proprio si faccia fatica a riconoscere la gravità di questo problema.
Sì, c’è un silenzio incredibile. Ed è criminale lasciare questi uomini così. O vengono rimandati a casa o comunque non si possono tenere nei centri di accoglienza a fare nulla, liberi di andare in giro e fare qualsiasi cosa. È chiaro che si sfogheranno da qualche parte. Continue reading